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Yusei Sugahara, un prete riformatore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:21

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Yusei Sugahara, un prete riformatore

Alla fine degli anni ottanta è entrato a far parte della Nichiren Shoshu. Negli anni novanta ne è uscito per dare vita al gruppo dei giovani preti riformatori. Recentemente ha viaggiato in Spagna e in Italia per condividere la sua esperienza con i membri della Soka Gakkai

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Alla fine degli anni ottanta è entrato a far parte della Nichiren Shoshu. Negli anni novanta ne è uscito per dare vita al gruppo dei giovani preti riformatori. Recentemente ha viaggiato in Spagna e in Italia per condividere la sua esperienza con i membri della Soka Gakkai

«Sono nato da una famiglia di membri della Soka Gakkai e sono cresciuto insieme ai miei compagni di fede. Recitando Daimoku, impegnandomi nello shakubuku e studiando il Gosho, ho potuto sperimentare tante volte ciò che Nichiren Daishonin descrive come “la gioia delle gioie” che deriva dalla fede». Così inizia il racconto di Yusei Sugahara, giunto in Italia per condividere la sua esperienza.
Dopo la morte dei genitori, negli anni ottanta, Sugahara prende la decisione di dedicare totalmente la sua vita a kosen-rufu, e con questa motivazione entra a far parte della Nichiren Shoshu. «Ma una volta diventato prete – prosegue – sono rimasto esterrefatto nel vedere quale fosse la realtà della Nichiren Shoshu. Pensavo che i preti si impegnassero nel portare avanti la fede, ma non era così». All’interno del tempio principale, il Taiseki-ji, ad esempio, per ordine esplicito del patriarca Nikken la recitazione del Daimoku da parte dei giovani preti si andava riducendo fino a essere del tutto abolita. La motivazione di Nikken era che “recitare troppo Daimoku fa male alla salute”.
«Nonostante ciò – prosegue Sugahara – io continuai a recitare Daimoku da solo. Soffrivo molto di questa situazione e decisi di rivolgermi a un prete anziano di cui allora mi fidavo. Mi spiegò che il clero della Nichiren Shoshu non aveva necessità di sforzarsi nella pratica semplicemente perché i preti erano superiori a tutti i laici.
In quel periodo alcuni amici della Soka Gakkai mi dissero che sensei chiedeva mie notizie: era preoccupato che i preti provenienti dalla Soka Gakkai o dalle scuole Soka venissero vessati.
Mi resi conto che all’interno della Nichiren Shoshu il cuore del Daishonin non c’era più. Non esisteva la relazione tra maestro e discepolo, e tanto meno una relazione di fiducia dei preti tra loro. Quando seppi che la Nichiren Shoshu aveva inviato alla Soka Gakkai l’avviso di scioglimento, sentii che in realtà era Nichiren Daishonin stesso che aveva “scomunicato” il clero. In quel momento realizzai in modo chiaro che coloro che stavano portando avanti in maniera pura e corretta la fede del Daishonin erano i membri della Soka Gakkai».
Sugahara non era l’unico a pensarla così. C’erano altri giovani preti che avevano continuato a recitare Daimoku di nascosto e che presero la ferma decisione di affrontare insieme il patriarca denunciandone gli errori.
«Così il 30 marzo di ventuno anni fa ci presentammo al cospetto di Nikken. In settecento anni di storia della Nichiren Shoshu non era mai accaduto che dei giovani preti facessero le loro rimostranze al patriarca. Con tutte le nostre forze gli elencammo i suoi errori. In quel momento sentii tutto il sostegno di sensei e il Daimoku che i membri della Soka Gakkai stavano recitando in tutto il mondo. Contrariamente al suo solito, Nikken non urlò con veemenza, anzi non proferì parola. Per noi fu la prova della giustezza delle nostre affermazioni, e con questa convinzione decidemmo di lasciare la Nichiren Shoshu».
«Con profonda gratitudine – continua Sugahara – rinnovai la mia determinazione di portare avanti il movimento di kosen-rufu insieme alla Soka Gakkai. In quella situazione il presidente Ikeda ci incoraggiò dicendo: “Voi siete i preti direttamente legati a Nichiren Daishonin”. In seguito ebbi occasione di confidargli il mio sogno di dedicarmi a kosen-rufu in Africa, e sensei mi chiese di partire subito. Ero deciso a rimanervi per il resto dei miei giorni, ma dopo sette anni fui richiamato in Giappone dove mi venne affidata la responsabilità di uno dei templi dissociati dalla Nichiren Shoshu. Memore della mia esperienza vacillai, ma il presidente Ikeda mi incoraggiò dicendo che dovevo considerare quel tempio come un tempio-kaikan che sarebbe stato sempre aperto ai membri della Soka Gakkai.
«Tuttora – conclude con un sorriso Yusei Sugahara – sento in me quel cuore sereno di quando ho lasciato il tempio principale, e la vivida gioia provata nel partecipare alle attività insieme a sensei. Sono deciso a continuare a lottare per la realizzazione di kosen-rufu insieme a tutti voi membri della Soka Gakkai».

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