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Voglio trasmettere speranza e fiducia nell’umanità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:07

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Voglio trasmettere speranza e fiducia nell’umanità

Denise Gonzalez, Roma

Denise racconta la sua esperienza di rivoluzione umana, di sforzi coraggiosi e costanti per cambiare le proprie tendenze, per uscire da una storia di maltrattamenti e dipendenza dalle droghe e sciogliere tutti i rancori. Fino a costruire una vita familiare e lavorativa di valore, mentre si impegna come attivista LGBTQ+ nella società

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Mi chiamo Denise e sono una meravigliosa transessuale nata in Ecuador che vive in Italia da più di vent’anni. Sono scappata di casa all’età di quindici anni perché venivo maltrattata dalla mia famiglia per via della mia natura. A diciannove anni sono arrivata in Italia e ho iniziato a lavorare per strada perché in quel periodo i diritti della comunità LGBTQ+ venivano calpestati. Ero irregolare, dunque mi arrestavano e maltrattavano.
Ho iniziato a praticare il Buddismo nel 2007. Fabio, il mio insegnante di dizione, dopo aver ascoltato quello che accadeva nella mia vita, mi invitò a una riunione. Iniziai a recitare Nam-myoho-renge-kyo fin da subito. Ero disperata per la mia dipendenza da stupefacenti che durava ormai da molto tempo, non riuscivo a smettere e le mie amicizie giravano intorno alla droga e alla prostituzione. Nonostante tutto non rinunciavo mai a parlare di Buddismo e a comunicare agli altri quanto fosse profondo il mio desiderio di cambiare vita. Molte persone in quel periodo hanno iniziato a praticare e a trasformare il loro karma.
Pur recitando Daimoku, però, continuavo a fare uso di sostanze, fino a quando ho toccato il fondo e sono finita in ospedale. Era il 2011. Fui fortunata e capii che dovevo cambiare. Misi davvero al centro della mia vita il Gohonzon e decisi di puntare tutto sulla pratica buddista. Qualche giorno dopo mi decisi a chiedere aiuto e iniziai a seguire un percorso tra il SERT e la comunità terapeutica.
La lettura degli scritti di Nichiren mi sosteneva:

«Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato, che però una volta lucidato sicuramente diverrà limpido e rifletterà la natura essenziale dei fenomeni e il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4)

Recitavo Daimoku con grande fede. Quando riuscii ad accettare il mio problema di dipendenza davanti al Gohonzon non solo cambiò la mia vita, ma cambiarono anche le mie frequentazioni. Subito dopo ho incontrato Gabriele. A differenza degli altri uomini con cui ero stata, con lui riuscivo a stare anche senza uso di sostanze stupefacenti. Mi sosteneva, credeva in me e soprattutto non mi giudicava. Finalmente una persona che non aveva a che fare con certi giri e mi voleva bene così com’ero. Mentre seguivo le terapie, frequentavo un corso come operatrice shiatsu e oggi questa è la mia professione. Ricordo ancora quando il mio psicoterapeuta mi disse: «È ora di andare da sola. Il tuo percorso si è concluso. Sei pronta!». Sentivo di aver vinto. Con gli anni di pratica ho raggiunto molti dei miei obiettivi, ma c’era ancora qualcosa di molto profondo che dovevo affrontare: il rapporto con mia madre. Infatti, quando pensavo a lei provavo un forte rancore e mi dicevo: “Il giorno che la vedrò la prenderò a schiaffi!”. La incolpavo dell’abbandono e delle violenze che avevo dovuto subire dagli altri parenti. Ma la pratica buddista mi ha costantemente allenata ad abbandonare il senso di rancore verso chiunque, a trasformarlo.
Grazie al Daimoku ho iniziato a curare la mia ferita interiore. Continuando a perseverare nella pratica per me e per gli altri, ho iniziato a percepire profondamente l’importanza di trasformare il rapporto con mia madre, per quanto difficile potesse essere.
Il Buddismo ci insegna che se vogliamo essere davvero felici dobbiamo vincere in ogni aspetto della nostra vita. Davanti al Gohonzon sono diventata sempre più forte, pronta ad affrontare il mio karma e a trasformarlo nella mia missione. Più miglioravo il mio atteggiamento, più cresceva in me il coraggio.
All’inizio del 2018 ho deciso di partire per l’Ecuador: sarei andata da mia madre per farle vedere la donna che sono diventata, per poterle parlare e abbracciarla. Il solo pensiero di partire mi faceva paura, ostacoli e resistenze di ogni genere si sono frapposti come a volermi convincere che non c’era bisogno di andare fino in fondo. E invece sono partita!
Il giorno che ho visto lei e mio fratello non ci sono state tante parole ma un lungo, caloroso e sincero abbraccio. In quell’istante ho percepito di aver sciolto qualcosa, mi sentivo serena, avevo vinto!
Ho avuto il coraggio di raccontare alla mia famiglia la mia vita, comprese le cose di cui erano ignari. Si sono commossi nel sapere cosa avevo affrontato in Italia e ho sentito per la prima volta il calore della mia famiglia. Questo sentimento scaturiva prima di tutto da me, dal mio cambiamento interiore, dalla prospettiva nuova con cui guardavo al mio passato e a quelle persone che per tanto tempo avevo tenuto lontano da me, accusandole di avermi lasciata sola, mentre in realtà ero stata io a essermi chiusa.
Il risultato di questo sforzo è che il rancore si è completamente sciolto. Adesso quando penso a mia madre provo un sincero senso di commozione e gratitudine. Nonostante fossi diventata operatrice shiatsu e del benessere, avevo una grande insicurezza dovuta al mio giudizio su me stessa: ero certa che nessuno mi avrebbe assunta perché ero una trans, ma grazie al Daimoku costante e a tutte le attività che ho fatto nella Soka Gakkai, sono riuscita a sentire il mio valore e a fare le azioni giuste. Oggi lavoro presso un centro benessere e ho creato uno studio nella mia casa. Ho un compagno con cui ho creato una famiglia armoniosa. Voglio fare la differenza come buddista anche nella società, e per questo mi impegno come attivista LGBTQ+ dentro e fuori la Soka Gakkai.
Ho promesso al mio maestro Daisaku Ikeda che avrò cura di tutti i membri del mio gruppo e di tutte le persone che incontrerò nella vita. Mi impegnerò a portare in mezzo alla gente quella speranza e quella fiducia nell’umanità che il mio maestro mi ha insegnato, con tutte le sue guide e i suoi incoraggiamenti.
Mi impegnerò perché il movimento di kosen-rufu in Italia non si fermi mai, perché sono assolutamente certa che non vi sia al mondo una sola persona che non possa trasformare il proprio karma attraverso la pratica buddista.

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