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Voci dall'alluvione in Sardegna - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:54

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Voci dall’alluvione in Sardegna

Pioggia torrenziale e fango: questo il panorama che si è prospettato il 18 novembre in molte città sarde. Alcuni membri delle zone colpite raccontano come hanno vissuto quei momenti drammatici, sottolineando l’importanza delle buone relazioni instaurate tra i vicini e una fede incrollabile mantenuta nonostante la paura

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Pioggia torrenziale e fango: questo il panorama che si è prospettato il 18 novembre in molte città sarde. Alcuni membri delle zone colpite raccontano come hanno vissuto quei momenti drammatici, sottolineando l’importanza delle buone relazioni instaurate tra i vicini e una fede incrollabile mantenuta nonostante la paura

Il 18 novembre la Sardegna è stata investita dal ciclone Cleopatra: una “bomba d’acqua” che ha visto cadere sull’isola 450 millilitri d’acqua in dodici ore, causando enormi danni e mietendo diciotto vittime. La provincia più colpita è stata quella di Olbia, ma sono state interessate anche quella di Nuoro e di Oristano. Numerosi i praticanti che, pur vivendo grosse difficoltà, ci hanno rilasciato la loro testimonianza. Monia, una donna olbiese, ci racconta di aver atteso con grande entusiasmo questo 18 novembre, memore dell’obiettivo lanciato nella campagna “la mia prova concreta” all’inizio dell’anno dalla Divisione giovani, di esprimere gratitudine al maestro sperimentando in prima persona i benefici e il potere del Gohonzon. «Fin dalla mattina ho compreso che quella sarebbe stata una giornata difficile. Allora ho iniziato a recitare Daimoku pensando all’inaugurazione del nuovo Centro in Giappone. Ero molto preoccupata per mia figlia che era a scuola e quindi ho deciso di andare a prenderla in anticipo. Una volta rientrate a casa, insieme alla mia amica e compagna di fede Daniela, pensavamo di essere fuori pericolo, ma nel pomeriggio la pioggia aumentò tantissimo e iniziò ad allagare il piano inferiore, dove c’è la stanza dedicata all’attività buddista. Di quella stanza sono riuscita a salvare solo il Gohonzon. Il giorno dopo, prendendo coscienza di quanto era effettivamente accaduto, mentre facevamo la conta dei danni e delle persone a cui Cleopatra aveva tolto la vita, ho compreso che, anche se ho perso tante cose, niente potrà portarmi via quello che ho costruito in questi dieci anni: la mia fede. Adesso voglio rendere ancora più accogliente quella stanza per riprendere al più presto le nostre attività».
Giornata surreale anche per Daniela, la vicina di Monia: «Quando è iniziato il diluvio, ero sola in casa senza acqua, luce e gas. Avevo molta paura, perché percepivo la gravità della situazione dal suono insistente delle sirene dei vigili del fuoco. Il mio compagno era bloccato dall’altra parte della città perché fiumi e canali erano straripati; decisi di andare da Monia per farci forza a vicenda. Il mio compagno riuscì a tornare solo la notte e, mentre cercava di salvare il salvabile ed evitare ulteriori danni, a me che non posso fare sforzi perché incinta, non rimase che recitare Nam-myoho-renge-kyo e pian piano la paura lasciò il posto a una nuova sensazione: mi sono sentita fortunata ad avere il Gohonzon, il punto fermo della mia vita. Oggi, grazie a questa esperienza, ho capito che, anche quando sto vivendo una situazione veramente difficile, posso recitare Daimoku per far emergere dalla mia vita tutto ciò di cui ho bisogno. Farlo quel giorno mi ha permesso di trasformare la paura e vivere un momento così tragico con cuore saldo».
Il soccorso e il sostegno nelle ore successive all’alluvione è stato grande e immediato. «Tantissime persone si sono mobilitate per recare aiuti di ogni genere, come portare beni di prima necessità casa per casa o semplicemente aiutare a spalare il fango», ha aggiunto Daniela. «Appena ci siamo resi conto della gravità della situazione racconta Fabrizio, giovane di Sassari abbiamo creato una rete di comunicazione tra responsabili giovani al fine di aggiornarci e incoraggiarci e poi, visto che le previsioni del tempo continuavano a essere critiche, abbiamo organizzato, unitamente agli staff di protezione delle quattro Divisioni, una catena di Daimoku con lo scopo di proteggere le persone che stavano già vivendo situazioni disperate. Pensando a quanto è accaduto, ho riflettuto su ciò che dice Ikeda riguardo al tenere buone relazioni con i vicini: molte vite, infatti, sono state salvate proprio perché le persone dei quartieri coinvolti hanno saputo individuare chi aveva bisogno grazie alle relazioni create in precedenza. Inoltre, mi ha colpito il fatto che in prima linea nei soccorsi ci siano stati giovani e giovanissimi che, a detta di chi ha lavorato nei centri di raccolta, hanno scoperto proprio in questa occasione la gioia che scaturisce dal dedicarsi agli altri».

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