Nichiren Daishonin scrisse: «I bodhisattva, emersi dalla terra numerosi come i granelli di polvere di mille mondi, si disposero nell’aria come tante stelle» (Sulle preghiere, RSND, 1, 305). Proprio in accordo con queste parole oggi in ogni angolo del pianeta stanno emergendo nuovi compagni di fede come tante stelle luminose e i giovani, eredi dell’avvenire del nostro movimento, stanno meravigliosamente crescendo nella fede.
Niente può rendermi più felice che assistere allo sviluppo di giovani di valore che si impegnano giorno dopo giorno per kosen-rufu nel mondo.
Quando coloro che hanno maturato anni di esperienza nella pratica del Buddismo di Nichiren si dedicano alle due vie della pratica e dello studio con rinnovato spirito di ricerca insieme a giovani compagni di fede pieni di entusiasmo, si avrà un rinnovato progresso e un’accelerazione nella crescita dell’intera famiglia Soka.
Joseph Rotblat, autorevole scienziato e strenuo difensore della pace, affermò: «Ognuno di noi ha la forza di cambiare le cose». Egli fece di tutto per far emergere questa forza dai giovani e per manifestarla insieme a loro nella sua vita.
Il Bodhisattva Mai Sprezzante che appare nel Sutra del Loto viene descritto come «un praticante allo stadio iniziale di gioia» (L’insegnamento, la pratica e la prova, RSND, 1, 420). Lo “stadio iniziale di gioia” è il primo stadio della pratica buddista, quando si accettano gli insegnamenti del Budda, maestro nella fede, e gioiosamente ci si dedica alla pratica.
Abbracciando l’insegnamento del Budda secondo cui l’intero genere umano può conseguire l’Illuminazione, il Bodhisattva Mai Sprezzante mostrava un profondo rispetto nei confronti della Buddità di ogni individuo che incontrava continuando a dialogare con ciascuno. Nonostante le persecuzioni subite da parte di individui arroganti e autoritari che lo attaccavano e lo insultavano, manteneva sempre quella gioia che si percepisce agli inizi della pratica, la gioia di dedicarsi alla stessa grande missione del maestro. Ecco perché non fu mai sconfitto.
La fede non si misura con gli anni di pratica o con la posizione nell’organizzazione. Se diventiamo arroganti o andiamo avanti per inerzia, la gioia di praticare svanisce.
«È il cuore che è importante» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889).
Ammirevoli sono coloro che non dimenticano la decisione presa agli inizi della pratica, che fanno sempre tesoro dei princìpi fondamentali e che hanno una fede “come l’acqua”, cioè continuano a «credere sempre, senza mai retrocedere» (I due tipi di fede, RSND, 1, 798).
Un pioniere della Divisione uomini, originario della prefettura di Gifu e membro del gruppo Molti Tesori di cui serbo un prezioso ricordo, diceva di essere sempre stato commosso e stimolato a dedicarsi seriamente alla pratica buddista dalla storia di Chudapanthaka, un discepolo di Shakyamuni che, nonostante facesse fatica ad apprendere e memorizzare gli insegnamenti del maestro, praticò assiduamente secondo le sue parole e conseguì l’immenso stato vitale della Buddità. Questo compagno di fede affrontò a viso aperto, trattenendo a volte lacrime di rabbia e umiliazione, una caotica e travagliata situazione causata da preti malvagi e corrotti, e in qualità di responsabile promise di fare del suo capitolo la “migliore Terra del Budda in Giappone”, creando con grande coraggio e determinazione una cittadella di persone capaci. Completò anche la costruzione di un centro privato per le attività della Gakkai che aveva promesso al suo defunto figlio, dove continuò a formare e incoraggiare giovani successori di valore come fossero stati figli suoi. Un giorno disse: «Io recito con il massimo impegno per tutti i membri della comunità, soprattutto per quelli che non partecipano alle attività. Attraverso la preghiera ci si rende conto che tutti noi siamo dei Budda, investiti di una missione che solo noi possiamo compiere».
La SGI è un luogo abitato da Budda e costruito grazie al totale impegno dei nobili pionieri delle Divisioni donne e uomini. Se pensiamo ai legami karmici che esistono tra noi membri della SGI non possiamo non sentire emergere da dentro una gioia inesauribile.
Proprio nei momenti più dolorosi e difficili, recitando Daimoku e parlando con i compagni di fede, possiamo rigenerare profondamente la nostra vita. Questo è il ritmo che permea le nostre attività Soka.
Abbiamo un voto da adempiere, battaglie da vincere, e siamo nati con il potere intrinseco alla vita di realizzare tutti questi obiettivi.
Gongyo, che recitiamo mattina e sera, è una cerimonia in cui sperimentiamo la più grande di tutte le gioie, in cui torniamo all’immenso stato vitale del tempo senza inizio e, protetti dagli dèi celesti, dalle divinità benevole e da tutti i Budda e bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni, ci accingiamo a una nuova partenza come se rinascessimo ogni volta a nuova vita.
Il mio maestro e secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda dichiarò con assoluta convinzione: «Siamo Bodhisattva della Terra e siamo tutti apparsi in questo mondo insieme a un folto seguito di compagni. Nel momento in cui ci sforziamo seriamente di realizzare kosen-rufu, questi compagni appariranno e lotteranno insieme a noi».
Scopriamo dunque nuove persone di valore, recitiamo Daimoku e avanziamo insieme a loro da veri vincitori, mantenendo sempre la nostra decisione iniziale nella fede!
Lanciamoci anche oggi
in una nuova partenza dal tempo senza inizio
e con spirito fresco e gioioso,
realizziamo il nostro vero scopo in questa esistenza.