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Vienna - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:06

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Vienna

Dall’ottobre del 1961, il presidente Ikeda ha visitato l’Austria tre volte, incontrando e parlando con figure di spicco come Alfred Sinowatz, vice-cancelliere austriaco e ministro dell’educazione e delle arti, e Egon Seefehlner, il direttore dell’Opera di Vienna. Nel 1992 è stato insignito del riconoscimento più prestigioso in Austria, la Medaglia per le scienze e per le arti

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La nuova rivoluzione umana, vol. 5, pag. 79

Shin’ichi (pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.t.) aveva deciso di acquistare qui alcuni oggetti di arredamento per la Grande sala dei ricevimenti perché l’Austria, situata tra l’Europa orientale e quella occidentale, era un importante crocevia di scambio tra popolazioni germaniche, latine e slave. Il nome, Österreich, significa “regno orientale” e in effetti Vienna era servita come importante roccaforte orientale fin dai tempi del Sacro Romano Impero.
Più recentemente, la dinastia degli Asburgo aveva esercitato un grande potere, portando prosperità alla regione e attirando musicisti, pittori e poeti da tutti i paesi. Vienna era una città cosmopolita dove differenti culture si facevano concorrenza ma allo stesso tempo convergevano; ospitò grandi compositori come Bee­thoven, Haydn, Mozart e Brahms. La Grande sala dei ricevimenti sarebbe stata un edificio che rappresentava l’armonia umana e culturale, un posto dove la gente sarebbe venuta a pregare per la pace mondiale. Per questo Shin’ichi aveva deciso di acquistare vari oggetti in questa città permeata di cultura.
Mentre camminava per le strade della capitale austriaca, Shin’ichi pensò: «Kosen-rufu è un movimento che determinerà il fiorire della cultura umana. In futuro l’Austria, con la sua lunga storia come crocevia culturale, è destinata a diventare un magnifico palcoscenico di kosen-rufu. Sono sicuro che innumerevoli Bodhisattva della Terra appariranno anche qui». Shin’ichi recitò Daimoku silenziosamente nel cuore, pregando che quel giorno giungesse il prima possibile.

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«Costruite con pazienza»

Questo fu il messaggio d’incoraggiamento del presidente Ikeda per i diciassette membri riunitisi a Vienna in occasione della sua visita in Austria nel 1981. Yoshio Nakamura, direttore generale della SGI austriaca, in quel momento capì chiaramente quale direzione prendere per promuovere lo sviluppo dell’organizzazione austriaca e si sentì alleggerito, come se gli fosse stato tolto “un grosso fardello dalle spalle”

«Andate nel mondo con lo scopo di fare kosen-rufu!». Quando sentii il presidente Ikeda rivolgere questo appello ai giovani, l’idea mi riempì di eccitazione, e decisi che un giorno avrei lasciato il Giappone. Nel 1969 partii per l’estero, direzione Austria, viaggiando da solo con la ferrovia Transiberiana.
Poiché era la prima volta che mi trovavo in Austria, non avevo né amici né membri della Soka Gakkai su cui poter contare. Trovai un lavoro part-time per mantenermi, e dopo un po’ ne trovai uno a tempo pieno. Anche se avevo sistemato alcuni aspetti della mia vita personale, mi accorsi che non avevo fatto alcun progresso per diffondere kosen-rufu. Il Seikyo Shimbun che mi arrivava dal Giappone riportava frequentemente i grandi passi in avanti fatti dai membri in tutto il mondo. Mi sentivo frustrato.
Fu il presidente Ikeda, durante la seconda visita che fece in Austria nel 1981, che con il suo incoraggiamento mi aiutò a uscire da questa situazione di stallo. Non dimenticherò mai le parole che mi disse quando gli detti il benvenuto all’aeroporto. Come se avesse percepito immediatamente la mia lotta, disse: «Non preoccuparti. Adesso sono qui». Nel suo programma fitto di impegni trovò anche il tempo di farmi visita nel mio appartamento.
Nell’albergo in cui alloggiò durante la sua permanenza, Ikeda disse ai diciassette membri austriaci riunitisi lì da tutto il paese: «Oggi, in Austria, fondiamo l’organizzazione SGI più piccola al mondo. Vorrei che miraste a far crescere persone capaci piuttosto che ad aumentare velocemente il numero dei membri. Non preoccupatevi se ora la vostra organizzazione è piccola. Per favore create una rete di individui autenticamente umanistica e costruite con pazienza le fondamenta per il futuro».
Queste parole mi fecero capire chiaramente per cosa lavorare e mi sentii come se mi fosse stato tolto un grosso fardello dalle spalle. Da quel momento, determinai di dedicarmi a costruire in Austria una rete di persone che avessero a cuore gli ideali umanistici.
Mentre accompagnavo il presidente Ikeda durante quel viaggio del 1981, ebbi la possibilità di vedere con i miei occhi come lui si comportava per creare concretamente questa rete di relazioni. Dovunque andasse, prestava una particolare attenzione a coloro che lavoravano dietro le quinte e in prima linea, per esempio, in albergo, al fattorino che gli portava la valigia pesante e ai cuochi che lavoravano in cucina. Quando si rivolgeva a queste persone, si inchinava con gentilezza e li ringraziava con sincerità. Avvolti così dal suo calore umano, tutti sembravano felici di averlo incontrato. Spesso mi chiedevano: «Ma chi è questo giapponese? Che fa?».
Il terzo giorno che era in Austria, fece una breve visita nell’hotel dove era stato venti anni prima durante il suo primo viaggio. Il direttore si avvicinò al nostro gruppo, dicendo che si ricordava molto bene di lui. Rivolgendosi a Ikeda, disse: «Quando ci incontrammo la prima volta io ero un dipendente ancora in prova e lei fu molto gentile con me. Non l’ho mai dimenticato. Saremmo onorati se lei venisse ad alloggiare nuovamente da noi. La prego, questa volta ci consenta di provvedere gratuitamente alla sua sistemazione». Il presidente Ikeda lo ringraziò ma declinò l’offerta. Il direttore allora gli chiese se voleva firmare il libro degli ospiti dell’albergo; Ikeda acconsentì e vi scrisse: «Un albergo che non dimenticherò». Questo episodio mi ha insegnato quanto sia importante trattare ogni persona col massimo rispetto. Un’altra cosa che ho capito è sviluppare la capacità di comprendere le cose intuitivamente: un paese che non considera i sentimenti delle persone e che, anzi, li strumentalizza per raggiungere il proprio tornaconto è destinato alla rovina. Nel 1983, quando si recò in Romania, lo raggiunsi là. Durante la sua permanenza ci disse: «L’attuale regime non durerà troppo a lungo. Un governo che svilisce la vita delle persone non può durare». Queste parole mi sorpresero davvero. Io pensavo che la dittatura che vigeva nel paese non avrebbe mai avuto fine. Ma in meno di un decennio il regime venne rovesciato da una rivoluzione. Il presidente Ikeda sapeva guardare al futuro con lungimiranza, basandosi sui princìpi e sulla prospettiva del Buddismo.
Durante il suo soggiorno a Vienna nel 1981, ha avuto modo di intrattenersi con persone diverse, tutte però accomunate dai principi umanistici che stanno alla base del movimento della SGI. Una di queste fu la custode della residenza del grande compositore Ludwig van Beethoven, chiamata la “Casa del testamento di Heiligenstadt”, situata nei boschi viennesi. Quando Ikeda visitò la casa museo, guardò l’esposizione con grande interesse. Vedendo un pianoforte che era in mostra, ne sfiorò delicatamente i tasti, rimanendo immobile. Era come se percepisse profondamente il tormento di Beethoven per aver perduto l’udito. «Questo pianoforte è lo stesso modello di quello che Beethoven suonò durante gli ultimi anni della vita», spiegò la custode. Ikeda allora rispose: «Senza dubbio è stata la sua profonda sofferenza, che lo aveva portato quasi al suicidio, a renderlo tuttavia in grado di comporre i suoi celebri capolavori». Profondamente commossa dalle sue parole, la donna intavolò con lui una vivace conversazione. Era come se, per la prima volta, in trenta anni che lavorava lì, avesse finalmente incontrato qualcuno che condivideva fino in fondo i suoi stessi sentimenti. Gli chiese anche di farsi fotografare insieme.
Da allora, la custode, tutte le volte che arrivavano dei giapponesi al museo, mostrava loro la fotografia domandando: «Conoscete il presidente Ikeda?» Ogni tanto qualcuno le chiedeva perché facesse pubblicità al presidente Ikeda. E sorridendo, lei rispondeva: «Lo avete mai incontrato di persona? È un grande uomo che ha una profonda conoscenza dell’animo di Beethoven».
Dalla visita del presidente Ikeda in Austria ho potuto imparare che è il nostro comportamento ad ampliare la rete di relazioni. Sensei tratta le persone tutte allo stesso modo, intrattenendo dialoghi sinceri. Ha a cuore e aiuta sempre coloro che incontra.
L’Austria è una piccola nazione. Le persone qui sono strettamente legate fra di loro e danno valore ai legami nati nella comunità. Tendono a essere in un certo modo caute nei confronti delle opinioni e culture straniere, ma una volta che decidono che qualcuno merita la loro fiducia, questa fiducia si diffonde in tutta la società. I semi per la creazione di una rete umanistica, piantati da Ikeda durante le sue visite, sono cresciuti fino a diventare oggi una maestosa foresta. Attualmente in Austria ci sono quattro centri, quarantuno settori e tanti fieri Bodhisattva della Terra, ognuno dotato di un suo particolare talento, come i membri che lavorano in ambito artistico e accademico.
Tutto è fiorito proprio come il presidente Ikeda ci aveva prospettato. Sono determinato a continuare a espandere la rete umanistica e a sforzarmi in prima linea per kosen-rufu in Europa.

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L’Austria punta sui giovani

25 giugno 2011. Ore 15,30 circa. Hofburg, la storica residenza dei sovrani d’Austria nel cuore di Vienna oggi sede del capo dello Stato, a pochi passi da una delle più antiche biblioteche del nostro continente. Nella sfarzosa sala che ogni 31 dicembre ospita il Kaiserball, il ballo imperiale, risuonano le prime battute di Gongyo guidato da Hideaki Takahashi, leader della SGI europea. Le voci di 1200 bodhisattva di quindici paesi, emersi danzando dalla terra, danno il via a una cerimonia annunciata da tempo: sono trascorsi cinquant’anni dal primo viaggio a Vienna del presidente Ikeda, e trenta dalla fondazione dell’ÖSGI, la Soka Gakkai austriaca, in occasione di una sua successiva visita alla capitale sul Danubio. La commozione è profonda. Tangibile. Come le prove raccontate dai membri della comunità buddista del paese che ha dato i natali a Mozart, a iniziare dalla giovanissima Eva. «L’Austria punta sui giovani» invita un raggiante Yoshio Nakamura, pioniere nel lontano 1981 e direttore ÖSGI, mentre al principio dell’inverno che si trasforma sempre in primavera, scelto per titolo dell’evento, si ispira il discorso di Sakae Takahashi la portavoce delle donne europee. Conciso e intenso, proprio come le parole dei responsabili ÖSGI, condensate in un semplice «herzlichen Dank», grazie di cuore. E ad amplificarne i battiti, modulandoli su tremila frequenze virtuose in un pomeriggio di vita, sono gli artisti. Dalla Valchiria alle percussioni di Karl Potter, dal barocco al Giappone, da Vivaldi all’hip hop, dalla mise-en-scène a due voci del saggio su Beethoven di Ikeda fino a You’ve got a friend, hai un amico, cantata assieme al pubblico in finale.

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Un luogo ricco di storia immerso nel verde

Il Centro culturale della ÖSGI, la Soka Gakkai austriaca, si trova nella periferia, a ovest di Vienna, nella zona più verde della città. Non lontano da lì, oltrepassando il Danubio, si trova una riserva naturale, il Lainzer Tiergarten, che per secoli è stato riserva di caccia della casa imperiale asburgica.
Il Centro è ospitato nella Villa Windisch-Grätz, un edificio costruito nella prima metà del diciannovesimo secolo in stile tardo Biedermeier, circondato da un magnifico giardino. La villa fu residenza dell’arciduchessa Elisabetta Maria D’Asburgo-Lorena. All’interno, nella biblioteca, nel salone imperiale, nella sala del Canova e nel salone rinascimentale sono presenti oggetti e dipinti di grande valore.
Nel 2001, il Centro culturale austriaco è stato sede di una riunione storica con i rappresentanti provenienti da diversi paesi dell’Europa dell’Est che, ancora alle prese con le difficoltà che hanno accompagnato la fine della Guerra Fredda e il rapido processo di democratizzazione, hanno rinnovato tutti assieme la determinazione di mostrare nella società la validità dell’umanesimo buddista.

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L’Europa si incontra a Roma

Siamo agli ultimi preparativi per la riunione europea che si svolgerà nella capitale italiana il prossimo 22 ottobre. Ecco alcuni dettagli

In occasione del cinquantesimo anniversario della prima visita di Daisaku Ikeda in Europa, Il Nuovo Rinascimento sta accompagnando i suoi lettori attraverso le tappe di quel viaggio a partire dal numero del 1 giugno. Ikeda lasciò Roma, ultima destinazione europea prima del rientro in Giappone, il 22 ottobre del 1961 e proprio a Roma, proprio il 22 ottobre di cinquant’anni dopo, la SGI europea terrà una riunione generale commemorativa.
L’incontro si terrà dalle 13 alle 16 presso il Palalottomatica (nella foto), una struttura solitamente utilizzata per grandi eventi sportivi o musicali, e accoglierà quattromilacinquecento partecipanti, quattromila dei quali provenienti dalle varie regioni di Italia e i rimanenti cinquecento da ventisette paesi europei.
Durante questi cinquant’anni, i membri della SGI in Europa sono passati da poche unità a oltre centomila, ma la riunione del 22 ottobre, più che celebrare i successi ottenuti fino a oggi dal movimento europeo per kosen-rufu, avrà l’obiettivo di ripartire insieme verso i prossimi cinquanta.

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