In questo saggio il presidente Ikeda ci ricorda che l’inverno si trasforma sempre in primavera. Qualunque cosa, accada avanziamo «da un inverno di perseveranza e crescita interiore verso una primavera di amicizia, fortuna e benefici»
Ogni dicembre ripenso con infinita gratitudine a una poesia waka del mio maestro:
Vincere o perdere
sono entrambi
parte della vita,
ma io prego il Budda
per la vittoria finale
(NR, 371, 5).
Il maestro Toda mi dedicò questi versi nel mese di dicembre del 1957 quando, dopo aver superato innumerevoli tempeste di avversità, riuscì a conseguire il grande obiettivo della sua vita di arrivare a settecentocinquantamila famiglie di praticanti. Tuttavia, in quello stesso periodo, a causa delle sue precarie condizioni di salute, per potersi riposare e ristabilire fu costretto ad annullare il viaggio a Hiroshima che si era prefissato.
Io stesso stavo affrontando una serie di ardue sfide per proteggere la Soka Gakkai e i nostri membri, in particolare in relazione all’incidente del sindacato dei minatori di Yubari[ref]Incidente del sindacato dei minatori di Yubari (1957): un caso evidente di discriminazione religiosa in cui i minatori di Yubari, nell’isola di Hokkaido, furono minacciati di perdere il lavoro a causa della loro appartenenza alla Soka Gakkai.[/ref] e l’incidente di Osaka[ref]Incidente di Osaka: Daisaku Ikeda, allora responsabile dello staff del Gruppo giovani della Soka Gakkai, fu arrestato il 3 luglio 1957 con l’accusa di violazione della legge elettorale. Al termine del processo, che durò più di quattro anni (dal 18 ottobre 1957 al 25 gennaio 1962), venne completamente scagionato.[/ref]. E fu allora che ebbe inizio la lunga battaglia legale per provare la mia innocenza in merito a quest’ultima questione.
Proprio come afferma Nichiren Daishonin nel Gosho, i tre ostacoli e i quattro demoni erano emersi in maniera disorientante, facendo a gara per interferire (cfr. RSND, 1, 255): si trattava di un punto di svolta decisivo per la Soka Gakkai, che avrebbe potuto realizzare o meno un ulteriore progresso dinamico.
Il maestro Toda pertanto prese ancora più a cuore il passo del Gosho: «La legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta» (L’eroe del mondo, RSND, 1, 741).
Non solo, nonostante le sue condizioni di salute mi incoraggiò con queste parole: «Qualunque cosa accada, preghiamo risolutamente, con il cuore del re leone, e continuiamo a lottare! A prescindere dalle avversità che incontriamo lungo il cammino, alla fine vinceremo sicuramente! Facciamo sì che tutti i membri della Soka Gakkai vincano!».
Come discepolo unito al maestro da un legame di non dualità, raccolsi tutte le mie energie e determinai con forza: «Anno dopo anno, prenderò l’iniziativa e continuerò a impegnarmi nella nobile lotta per kosen-rufu senza curarmi delle lodi o delle critiche della società, sempre concentrato sul futuro, consapevole che “la prossima sarà la battaglia decisiva”, che “il prossimo sarà l’anno cruciale”. Aprirò la strada a ciascuno dei nostri ammirevoli compagni di fede, nessuno escluso, affinché possano trasformare tutto il veleno in medicina e realizzare la “vittoria finale”».
Ecco perché niente mi rende più felice di vedere i membri della mia amata famiglia Soka condurre vite vittoriose.
Sul Seikyo Shimbun di alcuni giorni fa (18 dicembre), è stata riportata la storia di una compagna di fede del Gruppo Molti Tesori dell’Hokkaido, dove sono cresciuti i presidenti Makiguchi e Toda. Presto compirà centotré anni. Nella foto pubblicata con l’articolo, il suo volto è illuminato da un sorriso che trasmette tutta la sua forza e dignità.
Questa nobile madre di kosen-rufu ha superato innumerevoli difficoltà facendo risplendere la sua vita della stessa convinzione espressa dal Daishonin: «Sebbene io e i miei discepoli possiamo incontrare varie difficoltà, se non nutriamo dubbi nei nostri cuori, conseguiremo naturalmente la Buddità» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 256).
Con profondo rispetto e ammirazione, mia moglie e io abbiamo applaudito alla sua fiera dichiarazione di aver vinto nella vita.
Troviamo simili esempi di “vittoria finale” tra i compagni di fede del Giappone e di tutto il mondo. Vorrei dedicare queste loro vittorie ai presidenti Makiguchi e Toda, come segno della mia gratitudine nei confronti di entrambi.
Una fede indomita che supera il rigido inverno
Sono ben consapevole delle difficoltà che in questo periodo dell’anno si trovano ad affrontare i miei preziosi amici che vivono nelle zone più fredde dell’emisfero settentrionale, soggette a inverni rigidi e a forti nevicate causate da ondate di freddo. Prego con forza per la loro sicurezza e incolumità.
In particolare, prego affinché i nostri nobili “re e regine senza corona”, che in Giappone consegnano ogni giorno il Seikyo Shimbun prima dell’alba sfidando il buio e il gelo, possano sempre svolgere la loro attività senza incidenti; al tempo stesso, desidero esprimere la più sincera gratitudine per gli incredibili sforzi che hanno compiuto durante tutto l’anno.
In occasione dell’inaugurazione del tanto desiderato Toda Memorial Cemetery Park (1977), nel villaggio di Atsuta – il paese natale del mio maestro – partecipai a una riunione con i membri dell’Hokkaido dove studiammo il seguente passo del Gosho: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno, che si trasforma sempre in primavera. Non si è mai visto né udito, sin dai tempi antichi, di un inverno che si sia trasformato in autunno» (L’inverno si trasforma in primavera, RSND, 1, 477).
Inoltre, ci scambiammo la promessa di continuare ad affrontare con tenacia le sfide della vita con la convinzione che l’inverno si trasforma sempre in primavera, che quando trionfiamo sull’inverno delle avversità in quanto praticanti della Legge mistica, arriverà sicuramente una primavera di speranza e di gioia senza limiti.
Questo scritto del Daishonin era indirizzato alla monaca laica Myoichi, che continuò a mantenere una fede risoluta nonostante stesse affrontando dure persecuzioni, nonostante avesse perso il marito e si trovasse a crescere da sola un figlio malato. È un modello per le donne Soka di tutto il mondo.
Myoichi inviò un suo servitore in aiuto di Nichiren Daishonin fino alla remota isola di Sado, dove si trovava in esilio.
La lettera di risposta in cui il Daishonin esprime la sua gratitudine e il suo rispetto nei confronti della discepola, è stata pubblicata per la prima volta nella nuova edizione giapponese del Gosho.
In questo scritto il Daishonin paragona l’offerta di Myoichi a quelle fatte da Shakyamuni nelle sue numerose vite passate, e loda la sua determinazione sincera nel sostenere il devoto del Sutra del Loto: «La tua offerta sincera supera già di gran lunga le sue [di Shakyamuni nelle sue esistenze passate]. Come potresti dunque non ottenere in futuro le stesse ricompense?» (traduzione provvisoria).
Non c’è dubbio che le donne Soka, così come tutti i nostri compagni di fede che si impegnano a propagare ampiamente la Legge mistica nell’unità di itai doshin (diversi corpi, stessa mente), godranno di grandi, incommensurabili benefici.
Facciamo sbocciare giardini armoniosi di fiori umani
Dopo aver affermato nella sua lettera a Myoichi che «l’inverno si trasforma sempre in primavera», il Daishonin cita il seguente passo del Sutra del Loto: «Tra coloro che ascoltano la Legge, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità» (SDL, 85).
Queste parole esprimono il desiderio del Budda di liberare tutte le persone dalla sofferenza e di aiutarle a raggiungere la Buddità, senza lasciare indietro nessuno.
Il Buddismo del Daishonin è la “religione di kosen-rufu” basata sul voto fondamentale di superare qualsiasi limite e ostacolo, di propagare in tutto il mondo la Legge mistica – l’insegnamento dell’Illuminazione universale – e di aiutare tutte le persone a diventare felici.
È una religione umanistica in cui ognuno manifesta a pieno la propria individualità mentre rispetta e apprezza quella degli altri, considerando tutti allo stesso modo, senza discriminazioni, e riconoscendo ciascuno come un essere supremamente nobile che possiede la natura di Budda.
La mattina del 3 maggio 1979, poco prima della riunione generale durante la quale mi dimisi ufficialmente dalla carica di terzo presidente, scrissi la seguente calligrafia con cuore sereno, mentre osservavo imperturbabile gli intrighi che venivano orditi sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione: «La fragranza del ciliegio e del susino, il profumo del pesco e del prugno selvatico».
Giurai nel mio cuore di creare in tutto il mondo giardini pacifici e armoniosi di fiori umani, dove ognuno potesse sbocciare nel suo modo unico, come «il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico» (BS 124, 47), trionfando sul rigido inverno per accogliere una splendida primavera, proprio come insegna il Daishonin.
E sono così felice di vedere che – mentre le compagne di fede del Gruppo femminile in Giappone compiono una nuova, gioiosa partenza – il nostro movimento per la felicità di tutte le persone continua a diffondersi sempre più in ogni parte del mondo, permettendo a ciascuno dei nostri compagni di fede di «illuminare e manifestare la propria vera natura» (cfr. RSND, 1, 662), nella loro ricca diversità.
Trent’anni di indipendenza spirituale
Sono trascorsi trent’anni da quando la Soka Gakkai, che agisce in accordo con l’insegnamento corretto, ha conquistato la propria indipendenza spirituale (28 novembre 1991), liberandosi dalle catene del clero autoritario e discriminatorio della Nichiren Shoshu, che ha calpestato lo spirito del Daishonin di «grande e imparziale saggezza» (SDL, 244).
Da ottobre a dicembre 1991 mi recai in diverse città e regioni del Giappone per offrire incoraggiamenti e guide ai membri. In quello stesso periodo si tennero molti festival musicali e culturali, pieni di entusiasmanti canzoni della Soka Gakkai e danze gioiose.
Questi eventi traboccavano dell’energia dinamica delle persone, concretizzando le parole del Daishonin: «Dovreste tutti mettervi a ballare! […] Quando il Bodhisattva Pratiche Superiori emerse dalla terra, non lo fece forse danzando?» (Grande male e grande bene, RSND, 1, 992).
La cultura e l’arte rappresentano la splendida fioritura e la variopinta espressione dell’umanità.
Il clero della Nichiren Shoshu, tuttavia, rifiutava qualsiasi forma di arte a causa del suo dogmatismo e della sua ristrettezza di vedute, reprimendo questa innata espressione creativa della vita. Recidendo i nostri legami con il clero, siamo stati in grado di avanzare con libertà e vitalità. Abbiamo unito le persone di tutto il mondo attraverso il potere dell’arte e della cultura.
Il 2 dicembre ho visitato il Makiguchi Memorial Hall e l’Università Soka di Hachioji, a Tokyo, e ho potuto ammirare la splendida cima innevata del Monte Fuji che si stagliava in lontananza. Ho ripensato con affetto agli indomiti compagni di fede delle prefetture di Shizuoka e Yamanashi – dove si erge il Monte Fuji – e in particolare agli amici del settore di Fujinomiya, nella zona vicino al tempio principale della Nichiren Shoshu, nella prefettura di Shizuoka, che si sono riuniti con gioia nel giorno del trentesimo anniversario della nostra indipendenza spirituale (28 novembre 2021).
Ho applaudito alla loro incoraggiante vittoria, esclamando nel mio cuore: «Urrà per i compagni di fede di Fujinomiya, uniti a me dal legame di non dualità!».
Di recente, i giovani della regione del Tokaido (nel Giappone centro orientale, n.d.t.) mi hanno inviato una raccolta di interviste ai membri più anziani nella fede che avevano preso parte a quella lotta trent’anni fa, con il desiderio di trasmettere alle generazioni future lo spirito combattivo di questi compagni di fede che si sono alzati in difesa della giustizia della Soka Gakkai.
Sono stato profondamente rassicurato dallo spirito di questi giovani successori, che mi rendono felice e mi riempiono di immensa fiducia.
«Lodate il nobile coraggio!»
«L’arte unisce il mondo»: sono parole del celebre musicista Ludwig van Beethoven (1770-1827). Quest’anno, le orchestre e le bande di fiati e ottoni della Soka Gakkai hanno continuato a ispirare le persone con le loro esibizioni musicali, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà derivanti dalla pandemia. In occasione della riunione dei responsabili di centro tenutasi lo scorso 18 novembre, anniversario della nostra fondazione, alcuni membri del Gruppo giovani e delle bande musicali Soka di tutto il mondo si sono esibiti online nell’Inno alla gioia della Nona sinfonia di Beethoven, trasmettendo a tutti uno spirito colmo di slancio e progresso dinamico.
Beethoven compose anche un’opera lirica dal titolo Fidelio.
Si tratta della storia di una donna, Leonora, che si traveste da uomo e, preso il nome di Fidelio, si introduce di nascosto nella prigione per cercare di liberare suo marito, ingiustamente incarcerato.
Nella parte centrale dell’opera, di fronte a una grande difficoltà Leonora canta: «Vieni, speranza, non far impallidire l’ultima stella a me affranta; oh vieni, illumina la mia meta, pur sì lontana, l’amore la raggiungerà»[ref]Fidelio, opera in due atti, traduzione italiana di Olimpio Cescatti[/ref]. Le azioni coraggiose di Leonora suscitano ammirazione persino in colui che aveva imprigionato il marito, al punto da fargli esclamare: «Che inaudito coraggio!» (Ibidem).
L’opera si conclude con la liberazione del marito e di tutti i prigionieri politici, e con il coro che intona all’unisono: «Lodate con ardore e grande gioia il nobile coraggio di Leonora!» (Ibidem).
Questo canto di lode è rivolto anche alle donne Soka di tutto il mondo che si impegnano a incoraggiare con spirito altruistico coloro che soffrono, e a trasformare ogni grande male in grande bene. Probabilmente anche le compagne di fede del neonato Gruppo femminile stanno sperimentando difficoltà e preoccupazioni. Ma siate convinte che i vostri successori apprezzeranno e loderanno i vostri sforzi, e continuate ad avanzare in armonia tra voi, con gioia e allegria!
Approfondire il voto di maestro e discepolo
In questo anno così difficile, probabilmente alcuni di voi hanno perso amatissimi membri della loro famiglia.
Rivolgendosi a Shijo Kingo che gli aveva inviato offerte per una cerimonia funebre in memoria della sua defunta madre, il Daishonin scrive: «Sicuramente è alla presenza di Shakyamuni, di Molti Tesori e di tutti i Budda delle dieci direzioni, i quali si rallegreranno insieme a lei e, toccandole il capo, la loderanno unanimi: “Oh, questa è la madre di Shijo Kingo!”. E lei, dal canto suo, starà raccontando al Budda Shakyamuni quanto sia meraviglioso suo figlio» (RSND, 1, 167).
Siate certi che i membri della Soka Gakkai che hanno lottato con la massima dedizione per kosen-rufu, così come i loro familiari e parenti, saranno per sempre abbracciati con calore dal Daishonin, nonché lodati e protetti dai Budda e bodhisattva delle dieci direzioni e delle tre esistenze.
Avanziamo dall’Anno della speranza e della vittoria verso l’Anno dei giovani e del progresso dinamico! Da un inverno di perseveranza e crescita interiore verso una primavera di amicizia, fortuna e benefici che sbocciano in tutta la loro ricchezza! Presto inizieranno a fiorire i ciliegi a Okinawa.
Traboccanti della gioia che nasce dalla lotta condivisa, continuiamo ad avanzare con i nostri giovani Bodhisattva della Terra in prima linea!
Nel nuovo anno,
maestro e discepolo
approfondiscono il loro voto.