un Passo del Gosho Lettera da Sado
«Questa lettera è indirizzata a Toki, ma deve essere mostrata a Saburo Saemon, al prete laico Okuratonotsuji Juro, alla monaca laica di Sajiki e agli altri miei discepoli. […] Ma, se anche una sola persona non avesse mie notizie, potrebbe risentirsi. Perciò vorrei che tutti i credenti sinceri si riunissero e si incoraggiassero leggendo insieme questa lettera». (RSND, 1, 266 e 272)
una Citazione dalla lezione di Ikeda Sensei
«A quel tempo i suoi seguaci di Kamakura erano bersagliati da una tempesta di persecuzioni e il Daishonin esorta con forza i credenti sinceri a mantenere uno stretto contatto fra loro e a basarsi sulla sua guida, unendosi saldamente per trionfare sulle difficoltà del momento.
[…] Sfidare grandi difficoltà è ciò che ci permette di sviluppare illimitatamente il nostro stato vitale. Un maestro, o mentore, nel Buddismo è una persona che insegna questo principio fondamentale. Che incredibile fortuna è avere un simile maestro! La vera via di un discepolo è ricambiare questo profondo debito di gratitudine. Lettera da Sado si può leggere come una solenne promessa pervasa dello spirito essenziale del Buddismo, cioè la profonda dedizione di maestro e discepolo alla loro comune missione» (Gli insegnamenti della vittoria, pagg. 24-25).
un Passo del Gosho Lettera da Sado
«Le cose che le persone temono di più in questo mondo sono il dolore del fuoco, il balenare delle spade e l’ombra della morte. Perfino i buoi e i cavalli hanno paura di essere uccisi, non c’è da meravigliarsi che gli esseri umani abbiano paura della morte; perfino i lebbrosi sono attaccati alla vita, a maggior ragione le persone sane» (RSND, 1, 266).
una Citazione dalla lezione di Ikeda Sensei
«È tipico degli esseri umani temere la morte e attaccarsi alla vita. “Il dolore del fuoco” rappresenta gli incidenti e i disastri naturali, “il balenare delle spade” la violenza o la guerra. Probabilmente niente è più spaventoso dell’“ombra della morte”, cioè la prospettiva della propria scomparsa. E questo è altrettanto vero per gli animali come per gli esseri umani. Ma, se non facciamo altro che aver paura della morte e attaccarci alla vita, non potremo assaporare un’esistenza veramente profonda. Perché siamo nati? Qual è lo scopo della nostra vita? Perché moriamo? Solo riflettendo con onestà e sincerità sulla nostra esistenza possiamo condurre una vita di grande profondità e significato. […] Il semplice attaccamento alla vita non produce un’autentica felicità. È avere uno scopo fondamentale e seguire il sentiero corretto nella vita, pronti ad affrontare ogni avversità che ciò possa comportare, che ci permette di provare un senso di profonda gioia e soddisfazione. Se ci facciamo controllare da desideri superficiali e lesiniamo la nostra vita al momento cruciale, i nostri cuori diverranno aridi e non ci attenderanno altro che infelicità e rimpianti» (Gli insegnamenti della vittoria, pagg. 27-29).
