Pratico il Buddismo dal 2015 e faccio parte della generazione Giovani gigli bianchi nel territorio Archi della regione Toscana est.
Sono titolare di una struttura ricettiva (sei camere e un appartamento) nonché di un ristorante aperto al pubblico e ormai da anni sto lottando con diverse difficoltà nel trovare personale. Avere un organico ben strutturato è per me fondamentale in quanto sono anche mamma di due figli e gestisco la mia attività da sola. Tramite sforzi quotidiani davanti al Gohonzon sono riuscita con il tempo a creare un ambiente armonioso e sereno, un grande risultato visto che dedico al lavoro la maggior parte delle mie giornate.
In seguito a un incoraggiamento nella fede, tre anni fa, ho deciso di partire dal mio cambiamento interiore: sono riuscita così a utilizzare quel disagio per migliorare me stessa e dopo pochi mesi si è manifestato anche il beneficio di trovare la persona giusta per il ruolo di cuoco.
A settembre 2023, dopo un anno di tranquillità, il mio karma si è ripresentato: la cameriera che lavorava con me da cinque anni se n’è andata, accettando un’altra offerta.
Da allora, oltre alla gestione totale della mia attività che nel frattempo stava crescendo sempre di più, ho dovuto occuparmi anche della mansione di cameriera.
Sul finale di una stagione estenuante, mi è stato proposto di partecipare al corso nazionale donne. Ho sentito una grande responsabilità: poter beneficiare in quei due giorni di una grande ricchezza di incoraggiamenti e legami umani per poi far risplendere il mio settore più che mai!
Anche se sfinita fisicamente e con lo stato vitale basso, ho subito accettato. Non sapevo come sarei riuscita a portare avanti il lavoro ma l’unica certezza era che avrei partecipato per il mio maestro e per kosen-rufu.
La preparazione al corso consisteva in 100 minuti di Daimoku al giorno, 10 dialoghi sul Buddismo e sfidarsi ad accompagnare almeno una persona a ricevere il Gohonzon.
Ma come potevo farcela? La mia mente ancora una volta mi portava a pensare che con la vita che conducevo sarebbe stato impossibile, ero provata e preoccupata come non mai, però recitando Daimoku davanti al Gohonzon pregavo per sentire la mia natura di Budda, proprio come Nichiren scrive nel Gosho Conversazione tra un santo e un uomo non illuminato:
«Quando un uccello in gabbia canta, gli uccelli che volano liberi nel cielo sono richiamati e si radunano intorno a lui. E quando gli uccelli che volano nel cielo si radunano, l’uccello in gabbia cerca di uscire fuori. Così, quando con la bocca pronunciamo la mistica Legge, la nostra natura di Budda viene richiamata e invariabilmente emergerà». (RSND, 1, 118)
Era l’ultima sera di apertura delle camere; sollevata dal poter finire presto, apro il computer e vedo un last second inaspettato. Mai successo in pieno inverno! Ero stanchissima, ma non potevo rifiutare. Una volta arrivati, i clienti decidono di rimanere a cena invece di andare fuori. Apparecchio quell’ultimo tavolo mentre recito Daimoku dentro di me per trovare la forza di accoglierli.
Durante la cena, io e la mia ospite iniziamo a parlare come se ci conoscessimo da sempre e con naturalezza introduco il discorso sul Buddismo; lei mi confida di praticare da un anno e di non aver ancora ricevuto il Gohonzon. La incoraggio a prendere in mano la sua vita e ad essere felice.
A fine cena, mi ringrazia e prima di andare a dormire condivide con me la gioia di aver sentito il desiderio di fare nuovamente Gongyo dopo tanto tempo.
Rientro a casa felice, con uno stato vitale totalmente rinnovato in pochissime ore. Racconto subito ai miei figli di quanta ricchezza si possa ricevere tramite la pratica di shakubuku e vado a letto tranquilla, come da tempo non succedeva.
Qualche settimana dopo Sara – la donna con la quale era avvenuto quel meraviglioso scambio sul Buddismo – mi chiama per dirmi che grazie alla serata passata insieme e al nostro dialogo affettuoso e caloroso, ha ricominciato a praticare correttamente, e il 28 gennaio ha ricevuto il Gohonzon.
Ancora una volta, questa esperienza mi ha fatto capire che non devo preoccuparmi per i miei problemi lavorativi, anzi sfidandoli posso contribuire a far progredire kosen-rufu e, trasformando il mio karma in missione, posso incoraggiare tante persone ad essere felici.
Come si legge nel Gosho Risposta a un credente:
«Così come stai vivendo tu pratichi il Sutra del Loto 24 ore al giorno. Splendido! Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto! Nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo con la vera realtà». (RSND, 1, 804)
Due giorni prima di partecipare al corso, ha bussato alla mia porta un ragazzo chiedendomi di poter fare una prova come cameriere. Da quel giorno lavora insieme a me: è un ragazzo prezioso sotto tutti i punti di vista, umano e professionale (parla anche tre lingue!).
E lui stesso ha poi trovato un’altra cameriera, sua cara amica, così nell’ arco di un mese ho realizzato il team che desideravo. Ad aprile siamo partiti con la marcia giusta e io finalmente sto riuscendo a gestire la mia attività in una condizione di armonia.
Inoltre mio figlio più piccolo, Lorenzo, di nove anni, recentemente mi ha chiesto di recitare Daimoku insieme: ha scritto i suoi obiettivi e ogni giorno prima di andare a scuola recita un po’ di Daimoku con me per affrontare al meglio la sua giornata.
È da quando ho iniziato a praticare il Buddismo che ricerco il cuore di Sensei nella mia vita e oggi lo sento profondamente radicato dentro di me.
Adesso che il nostro maestro non è più in vita, sono determinata a portare avanti, con immensa gratitudine, un flusso di dialoghi ancora maggiore, contribuendo al suo più grande desiderio: realizzare kosen-rufu, ovvero la pace nel mondo e la felicità di ogni pers
