Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Un'ondata di prove concrete / 10 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:25

586

Stampa

Un’ondata di prove concrete / 10

Dimensione del testo AA

Sono nato cinquant’anni fa a Vipiteno, dove vivo tuttora. Trovandoci a solo 15 km dal confine con l’Austria, mia moglie e io siamo i bodhisattva più a nord d’Italia!
Nel 1991 scoprii di aver contratto il virus dell’epatite C e il medico mi avvertì che poteva degenerare in cirrosi epatica e tumore al fegato. Ero disperato! Avevo ventisei anni ed ero appena diventato padre del mio primo figlio. Mi rivolsi a una dottoressa che mi tranquillizzò spiegandomi che la malattia, pur difficile da curare, non era degenerata. Mi propose una cura con effetti collaterali pesanti e una possibilità di successo del 25-30%. Rifiutai. Ero convinto che quei farmaci facessero più male che bene, tanto più che non avevo sintomi. Nonostante il peso psicologico, non riuscivo a prendere una decisione, perché non avevo fiducia né nella cura né nei medici.
Nel 2010 iniziai a praticare insieme a mia moglie Maria e dopo poco la mia vita cominciò ad avere dei cambiamenti positivi in tante situazioni. Grazie alla pratica capii quanto fossero importanti la mia vita e la mia salute e determinai di guarire, anche se non sapevo ancora come e cosa fare. Mi affidai alla frase del Gosho Risposta a Kyo’o: «Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito del leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (RSND, 1, 365).
Nel 2013 ricomparve una patologia della spina dorsale e fui operato d’urgenza. Dovendo risolvere questo, ancora una volta non potevo affrontare il problema dell’epatite C. Intanto proseguivo con la pratica e accettai la responsabilità del gruppo Löwenherz (Cuor di Leone, n.d.r.) dividendomi fra Vipiteno e Bressanone. Mi impegnai con i miei compagni di fede per far crescere il gruppo. Ci sostenevamo in ogni situazione e anche Maria mi supportava, così il gruppo cresceva.
Nichiren Daishonin scrive: «Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale?» (Lettera a Niiike, ibidem, 911).
Nell’autunno 2014 recitavo Daimoku con un senso di profonda gratitudine, perché ero di nuovo in salute, mi ero ripreso bene dall’intervento alla spina dorsale, lavoravo e potevo praticare sport come prima. Sentii nuovamente che dovevo e volevo affrontare l’epatite C, ma non sapevo come.
In un altro Gosho si legge: «Il mezzo meraviglioso per porre veramente fine agli ostacoli fisici e spirituali di tutti gli esseri viventi non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (Il meraviglioso mezzo per superare gli ostacoli, ibidem, 747).
La prima manifestazione concreta della mia determinazione fu una telefonata del mio medico, che mi offrì la possibilità di partecipare a un progetto europeo che prevedeva una cura sperimentale gratuita con medicinali innovativi per l’epatite C, con un 90% di probabilità di guarigione. Ma erano solo dieci i pazienti che avrebbero potuto beneficiarne alla clinica universitaria di Innsbruck, anche in considerazione del notevole costo dei medicinali. Decisi di essere uno di quei dieci. Le analisi fatte a Innsbruck evidenziarono che il mio fegato era già stato aggredito dal virus e data la gravità dello stato di salute entrai nei dieci. Ho recitato Daimoku con la decisione di vincere e sconfiggere il virus. Mia moglie e i compagni di fede mi hanno sostenuto nella mia determinazione. Ero sereno e non avevo dubbi sul tipo di terapia e sulla mia “certa” guarigione. Mi preoccupavo invece per il mio lavoro e per il gruppo, non sapendo quali sarebbero stati gli effetti collaterali. Nel febbraio 2015 iniziai la cura e dopo circa due mesi il virus non risultava più. Ero debole, ma avevo la forza per continuare ad affrontare la mia vita quotidiana. C’era ancora un ostacolo da superare: il virus era ricomparso nel 20% dei pazienti che si erano sottoposti alla terapia sperimentale.
Ma la mia fede è come l’acqua: «Avere fede come l’acqua significa credere sempre, senza mai retrocedere» (I due tipi di fede, RSND, 1, 798).
A fine agosto finalmente arriva il referto definitivo, con una frase che non dimenticherò mai: “Der Patient kann als geheilt betrachtet werden” (Il paziente può ritenersi guarito).
Questa è la prova concreta della mia vittoria. Ho capito che tutto il tempo prima di decidere di curarmi e tutti gli impedimenti incontrati sono stati solo degli espedienti per farmi trovare un buon medico, il farmaco giusto a costo zero e per essere selezionato fra le dieci persone che potevano essere inserite nel progetto sperimentale. Sono cresciuto nella fede: la pratica funziona, bisogna decidere di vincere, andare avanti fiduciosi, far conoscere il Buddismo e dedicarsi agli altri.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata