Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Un'ondata di prove concrete / 04 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:25

586

Stampa

Un’ondata di prove concrete / 04

Dimensione del testo AA

Nel 2011, ispirata dalla frase del Sutra del Loto che leggiamo durante Gongyo: «Gli esseri viventi sono felici e a proprio agio» (SDL, 318) ho deciso, in cuor mio, che l’avrei sperimentata.
A Enrico, mio marito, venne offerto di lavorare in Libano con l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, perciò decisi di seguirlo a Beirut. È stato proprio grazie a lui che dodici anni fa ho conosciuto il Buddismo.
Una volta trasferiti, sebbene la città mi fosse piaciuta subito, ho cominciato a sentire un enorme senso di solitudine perché non conoscevo nessuno, non stavo lavorando e non esisteva l’organizzazione buddista SGI: in una parola, mi sentivo “invisibile”. Prima della partenza avevo avuto un aborto spontaneo e il ritrovarmi in quella città, dove tutto era nuovo e dove passavo tanto tempo da sola, ha acuito ancora di più il dolore per la perdita del bambino.
Ogni giorno pregavo davanti al Gohonzon con questa grande sofferenza, ma pian piano ho iniziato a “usarla” come spinta per recitare ancora più Daimoku, con lo scopo di trasformarla. Con il passare del tempo ho iniziato a percepire nuovamente il desiderio sincero di essere madre e a sviluppare la certezza che prima o poi si sarebbe realizzato. Poco tempo dopo sono rimasta incinta e a ottobre del 2012 è nata Clara.
All’inizio del 2013 ero una neo mamma senza il sostegno della mia famiglia. Uno dei miei obiettivi era creare amicizie profonde, che permettessero a ciascuno di far brillare il proprio cuore. Mi mancavano molto i rapporti con i compagni di fede inglesi e italiani, e volevo trovare qualcosa di simile anche lì. Ho cominciato a frequentare un gruppo di mamme, di fedi diverse, sforzandomi io per prima di aprire il mio cuore.
A marzo dello stesso anno ho incontrato Aurelié, appena arrivata a Beirut con una bimba poco più piccola della mia e siamo diventate subito amiche. Lei è di fede Bahai, un credo di origine persiana che ha come principio fondamentale quello della tolleranza e del rispetto. Abbiamo parlato molto delle nostre reciproche religioni, scoprendo tante cose in comune e siamo riuscite a incoraggiarci nei momenti difficili, proprio come vere compagne di fede.
Il mio desiderio di creare amicizie non era solo legato all’esigenza “egoistica” di colmare il mio senso di solitudine, ma anche di mettere in pratica ciò che avevo sperimentato con l’attività buddista. In Inghilterra, e anche in Sardegna, ho avuto la fortuna di avere la responsabilità di sostenere tante persone e in quelle occasioni mi ha sempre accompagnato la frase del Gosho Lettera ai fratelli: «Le donne sostengono e, così facendo, vengono sostenute» (RSND, 1, 446). Ricordandomi di quello spirito sono riuscita a incoraggiare tante altre mamme, innanzitutto quelle che, come me, stavano lontano dai loro paesi d’origine e dalla famiglia, cercando di accoglierle, invitandole a casa e proponendo attività da fare assieme. Sono diventata un po’ più “esperta” di come vivere a Beirut con i bambini e ho cercato di trasmettere loro il mio grande affetto per la città.
Il giorno prima del mio ritorno in Italia Sarah, una mamma inglese con la quale avevo legato molto e che, arrivata da poco, aveva una grande paura della città e non usciva quasi mai, proprio lei da sola, organizzò una festicciola per salutarmi con le altre mamme del gruppo. Nel biglietto di auguri mi ringraziavano tutte per la mia amicizia e per il mio modo di essere sempre positiva anche in una città così difficile in cui vivere. Per me quella è stata la prova concreta di come avevo completamente trasformato il senso di solitudine e invisibilità di cui soffrivo all’inizio e su come è possibile creare valore e contribuire alla felicità degli altri in qualsiasi posto. Inoltre, penso proprio di aver cambiato un altro aspetto del mio karma, perché ero arrivata a Beirut subito dopo un aborto e sono andata via con una bambina e in attesa di un’altra.
Mi sono sempre ispirata a queste parole del presidente Ikeda: «Chi ha molti amici ha una grande possibilità di crescita; in questo modo si rende la società un posto migliore e si conduce un’esistenza felice, realizzata. In qualsiasi situazione, le relazioni umane, l’interazione personale e la comunicazione sono di vitale importanza. Dobbiamo stabilire e alimentare l’amicizia e i contatti con molte persone, sia nell’organizzazione sia nella società in generale. In questo modo la nostra vita si aprirà e ne sarà arricchita» (Giorno per giorno, esperia, 30 maggio). Questo è lo spirito che ho vissuto a Beirut.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata