Ho iniziato a praticare nel 1987, dopo un anno ho ricevuto il Gohonzon e subito mi è stata affidata la responsabilità di un gruppo. Avevo vent’anni e mi sentivo molto fragile e insicura, ma il fatto di sfidarmi in prima persona per sostenere gli altri è stata l’occasione per accelerare la mia rivoluzione umana.
Grazie al Daimoku recitato per l’armonia del gruppo e la felicità di tutti i membri e grazie all’attività di protezione come byakuren, la mia vita ha iniziato pian piano a prendere forma.
Il presidente Ikeda scrive: «Il Buddismo è come il corpo e il mondo reale è la sua ombra, quindi la determinazione che maturiamo attraverso la fede e la pratica si riflettono tali e quali nella nostra vita» (NR, 573, 21).
L’obiettivo principale per cui avevo iniziato a praticare era capire che direzione dare alla mia vita lavorativa. Ero molto confusa sia sul corso di studi da intraprendere, sia sul tipo di lavoro che avrei voluto fare. Inoltre vivevo una relazione sentimentale che mi creava molta sofferenza.
Nel 1992 partecipai con gioia all’attività di preparazione per la visita del presidente Ikeda in Italia ed ebbi la possibilità di incontrarlo a Firenze. Ricordo che sensei ci ringraziò rivolgendosi a noi come ai “principi e principesse” di kosen-rufu in Italia, e disse che ci considerava i suoi figli nella fede. Inoltre ci assicurò che trascorrere la gioventù dedicandoci all’attività nella Soka Gakkai ci avrebbe permesso di accumulare un’immensa buona fortuna.
Io avevo ventisei anni e la mia vita sarebbe cambiata totalmente proprio da quel giorno: senza ancora saperlo, infatti, ero già incinta. Tornata a casa la mia relazione sentimentale si chiuse definitivamente e persi anche il lavoro. Ovviamente ero molto spaventata da questo nuovo scenario, ma chiesi un consiglio nella fede che mi fece capire che le circostanze sono solo un’occasione per sperimentare la “strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra”.
Decisi che mai mi sarei piegata di fronte alle difficoltà e che non solo avrei avuto la mia bambina, ma basandomi sulla fede nel Gohonzon avrei mantenuto la promessa fatta al mio maestro di realizzare pienamente la mia vita.
I mesi di gravidanza furono scanditi da ore e ore di Daimoku, attività per gli altri e guide del presidente Ikeda, in una lotta incessante per orientare continuamente il mio cuore verso la vittoria. Oggi Martina è una meravigliosa ragazza di ventitré anni, e quando la guardo mi commuovo pensando che senza sensei e la Soka Gakkai non ce l’avrei mai fatta.
Poco dopo la nascita di mia figlia, ebbi l’opportunità di trasferirmi a New York per qualche anno, e lì finalmente compresi cosa volessi fare. Infatti, grazie a una compagna di fede conobbi il College di business e design che iniziai a frequentare con entusiasmo. Mi fu subito chiaro che volevo lavorare nel campo della moda. Non fu per nulla facile ma affrontai la difficoltà dello studio e della lingua straniera con tanto Daimoku, shakubuku e attività, fino a laurearmi con ottimi voti in Fashion Management.
Nel 1997 tornai a Roma ma, nonostante la laurea prestigiosa, il lavoro sperato non si manifestava. Mi sentivo con le spalle al muro, mandavo decine di curriculum che non ottenevano risposta.
Con il mio maestro nel cuore, ancora una volta decisi con forza di ripartire dall’attività del gruppo che si riuniva proprio a casa mia. In concomitanza, mi venne offerto un lavoro come venditrice in un elegante negozio del centro. Anche se non era esattamente ciò che sognavo, naturalmente accettai. Non fu per niente facile, l’ambiente era molto competitivo, i superiori non perdevano occasione per mortificarci davanti a tutti. Stavo quasi per licenziarmi quando mi venne in mente un incoraggiamento del presidente Ikeda: «Combattete con tutte le vostre forze lì dove vi trovate» (NR, 184, 6).
Decisi di sforzarmi di dare il 100% sia nel lavoro che nell’attività. Alla fine il gruppo si divise, riuscii a trasformare totalmente la situazione al lavoro e una mia collega ricevette il Gohonzon. Di lì a poco venni contattata per una posizione di direttrice in un negozio prestigioso, il ruolo manageriale che tanto desideravo!
Da allora sono stata chiamata da altri negozi sempre più importanti, ho conosciuto personaggi che hanno fatto la storia della moda e del design italiano e ho lavorato nelle loro aziende. In ogni situazione mi sono impegnata per creare un ambiente di lavoro armonioso in cui ognuno potesse sentirsi valorizzato e apprezzato. Tuttora mi sforzo costantemente di migliorare come professionista, approfondendo sempre nuove materie nel mio campo. Questo per me significa “manifestare la fede nella vita quotidiana”. Ogni volta che mi sento sotto pressione mi domando: «Cosa farebbe sensei al posto mio?».
Nel 2007 mi fu affiancata una nuova corresponsabile con la quale riuscimmo a creare una profonda unità. Insieme decidemmo di fare il massimo per la buona riuscita di ogni riunione di discussione, considerandola veramente un’assemblea di Budda. Come risultato, il nostro gruppo si divise una prima volta nel 2009 e una seconda volta nel 2012, quando otto persone, quattro delle quali giovani, ricevettero il Gohonzon!
Intanto la mia vita si sviluppava di pari passo e un giorno, trovandomi di fronte alle vetrine della più bella gioielleria della città, desiderai di poter lavorare per un’azienda famosa in tutto il mondo. In realtà era solo un sogno, perché si sa che il mondo delle gioiellerie è molto chiuso e vengono assunte solo persone che ne hanno un’esperienza diretta.
Io avevo molta esperienza nel campo della moda ma non dei gioielli, e non potevo ambire a tanto. Tuttavia decisi di fare di questo sogno una determinazione.
Pochi mesi dopo venni contattata proprio per la posizione di direttrice nel negozio di gioielleria che tanto desideravo! Ho fatto tantissimo Daimoku per superare le selezioni che sono state davvero molto dure. Tutti volevano quel posto! Ho dovuto sostenere decine di colloqui con i manager dell’azienda e con psicologi del lavoro che testavano le mie competenze, ma alla fine sono stata assunta.
Oggi sono la direttrice del negozio più importante della mia azienda e dirigo una squadra di quaranta persone. Quando ho iniziato a praticare avevo l’obiettivo di realizzarmi nel lavoro, ma non avrei mai pensato di poter arrivare fin qui!
Ogni mattina recitando Daimoku ringrazio il Gohonzon, sensei e la SGI che mi hanno guidato e protetto facendomi realizzare la mia rivoluzione umana e i miei sogni. In quasi trent’anni di pratica buddista mi sono trasformata da ragazza insicura e mamma single a manager affermata in un settore altamente competitivo, e so che tutta la mia buona fortuna è la conseguenza degli sforzi fatti nell’attività di gruppo. Perciò desidero concludere con questa poesia di sensei (NR, 507, 5):
La gioia dei membri
armoniosamente riuniti
nelle riunioni di discussione
è un vessillo della vittoria,
una roccaforte della felicità.