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"Un'occasione d'oro" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:30

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“Un’occasione d’oro”

Sentii il mio corpo invaso dalla paura, ma in quel momento decisi che avrei affrontato la malattia con grande dignità e avrei recitato Nam-myoho-renge-kyo per tutta la vita

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Sentii il mio corpo invaso dalla paura, ma in quel momento decisi che avrei affrontato la malattia con grande dignità e avrei recitato Nam-myoho-renge-kyo per tutta la vita

Il Buddismo è entrato nella mia vita quando avevo cinque anni (ora ne ho ventinove) e una vicina di ombrellone regalò una rivista della Soka Gakkai a mia mamma.
Le nostre condizioni di vita erano complesse: eravamo seguiti dagli assistenti sociali a causa della situazione economica, mia mamma da anni soffriva di una depressione cronica, io avevo scosse epilettiche e mia nonna aveva attentato alla mia vita in preda a un raptus di follia. Mia mamma si impegnò nella pratica quotidiana e ben presto cominciò a trovare una soluzione ai problemi che l’affliggevano grazie alla forza e al coraggio che nascevano dentro di lei.
Ricevette il Gohonzon e praticò costantemente fino al 2000, poi smise di partecipare alle riunioni. Passarono gli anni, lei recitava Daimoku, io lo facevo di nascosto, e mio papà e mio fratello rispettavano la nostra scelta. Nell’aprile del 2010, all’improvviso cominciò ad annebbiarsi la mia vista e diminuire la sensibilità soprattutto alle mani e al viso.
Fui ricoverato in ospedale e mi fecero una serie infinita di esami: nessuno mi diceva cosa avessi, ma lo sguardo dei medici e di mia madre erano più eloquenti di qualsiasi referto. Riuscii a superare quel momento così difficile grazie all’affetto dei miei familiari, al legame con sensei e a tanto Daimoku. Dopo un ennesimo esame chiesi a un medico cosa stavano cercando: mi spiegò che seguivano la procedura per la diagnosi di una forma molto aggressiva di sclerosi multipla.
Sentii il mio corpo invaso dalla paura, ma in quel momento decisi che avrei affrontato la malattia con grande dignità e che avrei recitato Nam-myoho-renge-kyo per tutta la vita.
In una poesia il presidente Ikeda scrive:
La malattia come una frattura, / improvvisa e minacciosa. / Un’occasione d’oro / per sprigionare nuova vitalità, / potente, maestosa, irrefrenabile.
Le notti erano scandite dal mio Daimoku e dagli incoraggiamenti di sensei. Affrontai altri esami, fino a quando mi proposero di farne uno molto invasivo. Raccolsi tutto il coraggio e accettai, volevo andare fino in fondo.
I risultati arrivarono dopo poche ore e con grande stupore di tutti la diagnosi non fu sclerosi multipla, ma una malattia grave e molto rara di cui non si conoscevano le cause. C’erano delle cure costosissime con gravi controindicazioni, che avrei dovuto fare in ospedale per alleviare i sintomi.
In quel periodo avevo un contratto di tre mesi a tempo determinato, ma riuscii a lavorare soltanto venti giorni a causa della malattia. Decisi che avrei comunque dato il massimo per creare valore nel mio posto di lavoro. Incredibilmente il mio contratto fu trasformato in un contratto a tempo indeterminato, con un significativo aumento di stipendio!
I sintomi della malattia persistevano, avevo la vista molto offuscata e non avevo più il senso del tatto.
Dopo circa un anno fui ricoverato in un ospedale di primissimo livello nel panorama europeo.
Mi fecero ricerche di ogni tipo. Affrontai quell’ennesima sfida con un coraggio da leone e ogni volta che sostenevo gli altri malati sentivo una forza incredibile. Da quel momento il mio atteggiamento nello shakubuku è cambiato radicalmente.
Toda afferma: «Dentro di me ho un grande potere, quello di credere nel Gohonzon» (NR, 564, 9): come potevo allora non condividere la gioia più grande della mia vita? Ero convinto che tutto questo era la manifestazione del mio karma e trasformandolo con la pratica buddista avrei potuto incoraggiare tante persone. Alcuni dei miei compagni di stanza decisero di fare Daimoku con me, che gioia!!
Iniziai a sentirmi meglio e in pochi giorni recuperai la vista e la sensibilità. Ero ricoverato da nove giorni quando vidi arrivare il primario con tutta l’equipe, e guardandomi esterrefatto mi disse che gli ultimi esami non segnalavano più alcuna traccia della malattia. Per loro era incomprensibile. Ero guarito!!!
Da quel giorno ho sentito sempre più forte il desiderio che ogni persona diventi felice, e ciò si è trasformato in un movimento di shakubuku che non credevo possibile: infatti nel 2014 diciotto persone a cui avevo parlato di Buddismo hanno iniziato a partecipare agli zadankai e cinque di loro hanno ricevuto il Gohonzon!
Nell’estate del 2015 ho deciso di regalare una grande vittoria al mio maestro. Avevo lasciato la scuola al terzo anno di Ragioneria e decisi di riprendere a studiare. Grazie al sostegno dei compagni di fede e due ore e mezzo di Daimoku al giorno riuscii a portare avanti lavoro e studio.
In quei mesi io e Mohamed, il mio corresponsabile di hombu, abbiamo dovuto affrontare le nostre apparenti, enormi diversità. Io lo vedevo come una persona superficiale e lui mi considerava rigido e autoritario. Quasi ogni giorno recitavamo Daimoku insieme e andavamo a trovare i giovani uomini, così in breve tempo è diventato una delle persone più importanti per me. Dal giorno in cui siamo stati nominati responsabili insieme, abbiamo deciso di incontrare tutti i giovani uomini del nostro hombu, anche i simpatizzanti. La situazione dei giovani uomini a Pisa era tale che in due anni avevamo consegnato solo tre o quattro Gohonzon, ma non ci siamo scoraggiati. In un anno siamo riusciti a fare più di trecento visite a casa e abbiamo triplicato i giovani uomini. Nello stesso anno, senza frequentare alcuna scuola, mi sono diplomato in Ragioneria!
Tra il 2015 e il 2016 quarantatré persone a cui ho parlato del Buddismo hanno partecipato alle riunioni, e ventuno di loro hanno iniziato a recitare Daimoku. Tra loro anche mio padre. E mia madre ha ripreso a frequentare le riunioni: adesso è un pilastro del suo gruppo.
Ho deciso di iscrivermi all’Università di Pisa, io che sono dislessico, nonostante il lavoro e i miei ventotto anni, e ora frequento brillantemente la facoltà di Ingegneria.
Il regalo più bello che ho ricevuto nella vita è che fino a oggi ventotto amici a cui ho parlato del Buddismo hanno ricevuto il Gohonzon.
Esiste una gioia più grande del vedere tante persone diventare profondamente felici? La chiave di tutto sono gli incontri con le persone, la gioia di aprirsi agli altri e tanto Daimoku per la loro felicità.
Sono infinitamente grato alla vita, alla malattia, alle persone che mi vogliono bene, alla donna meravigliosa che ho al mio fianco. Grazie a tutti, grazie Sensei!

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