Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Uno studio incentrato su “La raccolta degli insegnamenti orali” - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

794

Stampa

Uno studio incentrato su “La raccolta degli insegnamenti orali”

La sessione di studio

Durante il summit europeo si è tenuta una lezione a cura del Comitato di studio su “La raccolta degli insegnamenti orali” di Nichiren Daishonin. Lo scorso novembre il maestro Daisaku Ikeda ha iniziato una serie di lezioni sui passi fondamentali di tale opera. In questa occasione i partecipanti hanno potuto approfondire in particolare i contenuti della prima puntata della serie

Dimensione del testo AA

Cos’è La raccolta degli insegnamenti orali

Nel suo messaggio alla riunione dei responsabili di centro del 27 agosto 2022, il presidente Ikeda ha ricordato che sono trascorsi esattamente sessant’anni da quando tenne le sue lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali per i membri del Gruppo studenti e ha annunciato che avrebbe realizzato una nuova serie di lezioni su alcuni passi importanti di quest’opera, pubblicate sul Daibyakurenge a partire da novembre 2022.
Cos’è La raccolta degli insegnamenti orali?
Si tratta di una raccolta di lezioni sul Sutra del Loto e i sutra di prologo ed epilogo che Nichiren Daishonin, dalla sua condizione vitale illuminata di Budda dell’Ultimo giorno della Legge, espose oralmente ai suoi discepoli, con mente libera e aperta. Si dice che queste preziose parole e frasi siano state raccolte per iscritto dal suo successore Nikko Shonin.
In altre parole, La raccolta degli insegnamenti orali è un’opera realizzata dal maestro e dal discepolo uniti da un legame di non dualità. Nel messaggio sopracitato Sensei scrive:

«Indissolubilmente uniti come maestro e discepolo, Toda Sensei e io abbiamo inciso nel profondo del cuore e messo in pratica ogni singola frase di quest’opera, con lo spirito di ricevere istruzioni direttamente dalla voce di Nichiren Daishonin. […] La visione della vita, della nascita e della morte, della società e dell’universo esposta ne La raccolta degli insegnamenti orali è incredibilmente vasta e profonda» (NR, 774).

Anche noi, in quanto discepoli del maestro Ikeda, possiamo studiare e mettere in pratica le sue lezioni relative ai passi più importanti di questa raccolta con lo spirito di ricevere istruzioni direttamente da Nichiren Daishonin. Inoltre possiamo incidere nel profondo del cuore la visione vasta e profonda della vita, della nascita e della morte, della società e dell’universo esposta ne La raccolta degli insegnamenti orali.

Il significato dello studio de La raccolta degli insegnamenti orali

Quasi sessantuno anni fa, nell’agosto del 1962, il maestro Ikeda diede inizio alle sue lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali in risposta a una richiesta del Gruppo studenti.
Nel seguente brano de La nuova rivoluzione umana spiega il contesto storico dell’epoca ed esprime i suoi sentimenti:

«Toda, che in prigione si era risvegliato al profondo significato del Sutra del Loto, basando le proprie lezioni su questo insegnamento [La raccolta degli insegnamenti orali] aveva riportato il Buddismo al suo ruolo di filosofia di vita adatta all’epoca moderna. Ora Shin’ichi, con le sue lezioni sugli Insegnamenti orali, sperava di porre la filosofia di Nichiren Daishonin come base di una nuova era: sentiva che i tempi erano finalmente maturi per questo.
La Guerra Fredda, alimentata dall’opposizione tra le ideologie dell’est e dell’ovest, aveva oscurato le speranze per una futura pace nel mondo. Nonostante le forti proteste contro le armi nucleari, le grandi potenze facevano a gara per incrementare i propri arsenali. In Giappone, il cosiddetto “miracolo economico” stava facendo emergere nuove problematiche in molti campi, in politica e nell’educazione in modo particolare. Shin’ichi riteneva che fosse giunto il momento di diffondere il Buddismo, con la sua visione dei diritti umani e della pace, in tutto il mondo. Questi erano i pensieri che occupavano la sua mente mentre si preparava a quella lezione» (cfr. NRU, 6, 217).

Durante la sua prigionia il maestro Toda si risvegliò alla verità per cui “il Budda è la vita stessa” e alla sua identità di Bodhisattva della Terra.
Una volta uscito dal carcere, si alzò da solo tra le macerie del Giappone del dopoguerra e, tenendo lezioni sul Sutra del Loto basate su La raccolta degli insegnamenti orali, si dedicò alla ricostruzione della Soka Gakkai e alla rinascita in epoca moderna del Buddismo di Nichiren Daishonin, basato sul principio della dignità della vita.
Anche il giovane Ikeda partecipò alle lezioni di Toda sul Sutra del Loto.
Successivamente, il maestro Ikeda iniziò la sua serie di lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali nel 1962, un periodo di forti divisioni e conflitti a causa della Guerra Fredda tra Oriente e Occidente, durante il quale si verificarono molti eventi allarmanti come la crisi dei missili di Cuba e la corsa agli armamenti nucleari da parte di ogni paese del mondo.

Sensei decise di preparare e tenere quelle lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali con un profondo senso di missione, consapevole che fosse giunto il momento di diffondere in tutto il mondo il Buddismo, con la sua visione dei diritti umani e della pace.
Anche oggi stiamo sperimentando un momento di crisi: i cuori delle persone sono sempre più in conflitto, divisi e disorientati a causa di problemi che interessano l’intero genere umano, come la prolungata pandemia di Covid-19, i cambiamenti climatici e la guerra in Ucraina scoppiata lo scorso anno.
È estremamente profondo e significativo che il maestro Ikeda abbia iniziato questa nuova serie dedicata ai passi più importanti de La raccolta degli insegnamenti orali proprio in questo momento storico, come scrive nella prima lezione:

«Il ventunesimo secolo è sempre più caratterizzato da caos e conflitti. In questo periodo storico così travagliato, desidero attingere all’eterna e sconfinata saggezza de La raccolta degli insegnamenti orali del Daishonin e chiarire ulteriormente, per il bene della pace nel mondo, il significato di una “religione del rispetto della dignità della vita” e dell’“umanesimo buddista”» (traduzione provvisoria della prima puntata della serie di lezioni sui passi fondamentali de La raccolta degli insegnamenti orali, Daibyakurenge, novembre 2022).

Attraverso queste lezioni possiamo comprendere profondamente cosa sia la “religione del rispetto della dignità della vita” del Buddismo di Nichiren Daishonin e condividere e promuovere l’umanesimo buddista con spirito indomito, così da far fronte a questo periodo di crisi e grandi difficoltà.

In apertura della prima lezione, Sensei cita il seguente brano, tratto da Il vero aspetto di tutti i fenomeni: «Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso» (RSND, 1, 342) e spiega che «la propagazione della Legge mistica è la linfa vitale della religione».
Inoltre afferma che la religione non è mai rimasta confinata alla sola dimensione interiore degli individui. Al contrario, pur trovandosi ad affrontare incomprensioni e opposizioni, è stata condivisa e trasmessa in modo che potesse diffondersi ampiamente e superare i confini non solo fisici ma anche temporali.
Proseguendo nella lezione, Sensei ha lodato i membri della Soka Gakkai che continuano a diffondere il Buddismo in tutto il mondo, e ha detto quanto segue:

«Siamo entrati in un’epoca in cui il “Buddismo del Sole” di Nichiren Daishonin illumina il mondo intero con la sua grande luce di compassione e filosofia. I compagni di fede di ogni paese e territorio stanno continuando ad avanzare ogni giorno pieni di speranza e passione, con la determinazione di trasmettere il grande insegnamento del Buddismo a quante più persone possibile e di condividere con loro la gioia che deriva dalla pratica» (traduzione provvisoria della prima puntata della serie di lezioni sui passi fondamentali de La raccolta degli insegnamenti orali, Daibyakurenge, novembre 2022).

I membri della SGI di ogni parte del mondo stanno portando avanti le attività quotidiane della Soka Gakkai con questo spirito, impegnandosi con tenacia e coraggio a intraprendere sempre più dialoghi, con l’entusiasmo di voler condividere con gli altri l’umanesimo buddista che hanno appreso da Sensei e dai compagni di fede con più esperienza.
In questa lezione Sensei afferma che attraverso lo studio de La raccolta degli insegnamenti orali possiamo comprendere la vera natura di una “religione umanistica” che tutte le persone hanno sempre desiderato e ricercato.

I tre pilastri de La raccolta degli insegnamenti orali

Sensei ha poi indicato tre pilastri fondamentali su cui si fonda La raccolta degli insegnamenti orali:
1. Il primo è il “Buddismo delle persone comuni”.
2. Il secondo è la “religione di maestro e discepolo”.
3. Il terzo è la “filosofia del rispetto della dignità della vita”.

Questi tre pilastri sono elementi chiave nello studio de La raccolta degli insegnamenti orali.
Riguardo al primo pilastro, il “Buddismo delle persone comuni”, ne La raccolta degli insegnamenti orali viene spiegato il principio per cui «le persone comuni sono identiche al più alto livello dell’essere» (BS, 110).
Secondo il Buddismo di Nichiren Daishonin, il Budda non è un essere trascendente, ultraterreno, distante o separato da noi persone comuni e dalla nostra realtà.
Ovviamente non si tratta nemmeno di una statua custodita in un tempio.
Come è espresso dal principio del conseguimento della Buddità nell’esistenza presente, chiunque può manifestare la suprema condizione vitale del Budda in questa vita, così com’è, rimanendo una persona comune.
Nel momento in cui una religione perde di vista il suo punto d’origine, finisce per cadere nella formalità e nel ritualismo, smarrisce il suo spirito fondamentale e diventa una “religione al servizio della religione”, una religione vuota e fine a se stessa che sottomette le persone.
Al contrario il Buddismo del Daishonin è, dall’inizio alla fine, una religione al servizio dell’essere umano, una religione per le persone comuni che le aiuta a diventare più sagge e dà loro forza: questo è il “Buddismo delle persone comuni”.

Ne La raccolta degli insegnamenti orali pulsa vivo lo spirito del “Buddismo delle persone comuni”, che secondo Sensei è il primo pilastro di tale opera.
Il secondo pilastro è la “religione di maestro e discepolo”.
Ne La raccolta degli insegnamenti orali troviamo più volte l’espressione: «Nichiren e i suoi seguaci». Anche in un celebre passo del Gosho L’apertura degli occhi il Daishonin scrive: «Io e i miei discepoli» (RSND, 1, 245).
Accade spesso invece che i leader religiosi facciano appello ai loro seguaci affermando: «Miei discepoli!». Ma Nichiren Daishonin, sia ne La raccolta degli insegnamenti orali che ne L’apertura degli occhi, include anche se stesso, come a esclamare: «Lo stesso vale anche per me!».
In questo atteggiamento è racchiuso lo spirito del Buddismo della non dualità di maestro e discepolo.
In un altro punto de La raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin spiega l’espressione shi shi ku, “ruggito del leone” con queste parole: «Il “ruggito” è il suono del maestro e dei discepoli che recitano all’unisono» (BS, 116).
Ci insegna che portare avanti con coraggio ed entusiasmo la lotta condivisa di maestro e discepolo è la via diretta verso il conseguimento della Buddità. Una simile “religione di maestro e discepolo” è quindi il secondo pilastro de La raccolta degli insegnamenti orali.

Il terzo pilastro è la “filosofia del rispetto della dignità della vita”.
Ne La raccolta degli insegnamenti orali Nichiren Daishonin spiega chiaramente, più e più volte, che ogni singola persona è insostituibile, infinitamente nobile e preziosa, intrinsecamente dotata della suprema condizione vitale di Budda.
Inoltre, in un Gosho afferma: «Nell’Ultimo giorno della Legge, non esiste altra torre preziosa che gli uomini e le donne che abbracciano il Sutra del Loto» (La torre preziosa, RSND, 1, 264). Spiega quindi che la vita di ogni singola persona che abbraccia e sostiene il Gohonzon risplende come una “torre preziosa”.
Ancora, nel Sutra del Loto viene spiegato che «fra coloro che ascoltano la Legge, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità» (SDL, 85).
Lo spirito di “non lasciare indietro nessuno” è alla base degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGs) stabiliti dalle Nazioni Unite, ma già al tempo della predicazione del Sutra del Loto il Budda Shakyamuni aveva affermato chiaramente che nessuno doveva essere lasciato indietro.
“Farò in modo che nessuno manchi di conseguire la Buddità. Aiuterò tutte le persone a diventare felici”: questo cuore colmo di compassione è lo spirito della grande e imparziale saggezza del Buddismo di Nichiren Daishonin.

Il primo passo de La raccolta degli insegnamenti orali

Con questi tre pilastri incisi nella mente e nel cuore leggiamo ora un brano de La raccolta degli insegnamenti orali:

«La raccolta degli insegnamenti orali (Ongi kuden) dice: namu o nam è una parola sanscrita. Qui significa dedicare la propria vita, ovvero, [dedicare la propria vita, n.d.r.] alla Persona e alla Legge. Nei termini della Persona, si dedica la propria vita al Budda Shakyamuni; nei termini della Legge, si dedica la propria vita al Sutra del Loto. “Dedizione” significa dedizione al principio della verità eterna e immutabile dell’insegnamento teorico, e “vita” significa che la propria vita dedicata a quel principio si basa sulla saggezza della verità dell’insegnamento essenziale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli. In essenza, si dedica la propria vita a Nam-myoho-renge-kyo» (BS, 109)

Questo è un passo della spiegazione di Nam-myoho-renge-kyo, che apre La raccolta degli insegnamenti orali. Vi si legge: «Namu o nam è una parola sanscrita», la lingua utilizzata nell’antica India.
Nello specifico, si tratta della traslitterazione della parola sanscrita namas, o della sua variante fonetica monah.
Questa parola fu tradotta in cinese con due caratteri che significano “devozione” o “dedicare la propria vita” e che in giapponese vengono pronunciati kimyō.
Kimyō significa quindi “dedicare” (ki) la propria vita (myō) al Budda e ai suoi insegnamenti, ovvero credere e praticare con tutto il proprio essere.
Nel passo che abbiamo appena letto, Nichiren Daishonin parla di “dedicare la propria vita” alla “Persona” e alla “Legge”; dedicare la propria vita alla Persona vuol dire dedicarla al Budda Shakyamuni, mentre dedicare la propria vita alla Legge vuol dire dedicarla al Sutra del Loto.
Ovviamente, dal punto di vista di noi membri della Soka Gakkai ciò significa dedicare la propria vita al Budda dell’Ultimo Giorno della Legge Nichiren Daishonin e al Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo.
Poi il Daishonin prosegue analizzando i due caratteri cinesi che compongono la parola giapponese per “dedicare la propria vita” (kimyō, quindi ki e myō).
Per comprendere meglio questo concetto si può fare riferimento a un brano della lezione del maestro Ikeda pubblicata sul numero di dicembre 2021 del Daibyakurenge (vedi BS, 227) e al romanzo La nuova rivoluzione umana.
Innanzitutto, il Daishonin spiega che ki di kimyō, o “dedizione”, significa dedizione al “principio della verità eterna e immutabile dell’insegnamento teorico”.
Il “principio della verità eterna e immutabile” è, per utilizzare parole di semplice comprensione, una verità eterna e immutabile che trascende il tempo e le circostanze.
Pertanto, “dedizione al principio della verità eterna e immutabile” significa accettare e abbracciare la verità fondamentale. In altre parole, significa fondere la nostra vita con Myoho-renge-kyo, la Legge fondamentale alla base di tutta la vita e dell’universo. A tal proposito, il maestro Ikeda scrive:

«Il modo fondamentale per farlo è avere fede nel Gohonzon e recitare Nam-myoho-renge-kyo. Così noi “dedichiamo” la vita alla Legge mistica. Inoltre, tutte le attività per kosen-rufu basate sul nostro voto e spirito di ricerca sono la pratica buddista di dedicare la vita alla Legge» (BS, 227, 8).

In altre parole, Sensei spiega che dedicare la propria vita al principio della verità eterna e immutabile significa credere nel Gohonzon e recitare Daimoku, chiarendo questo principio così complesso in termini concreti.

Il Daishonin prosegue spiegando che myō di kimyō, o “vita”, significa che la propria vita dedicata a quel principio si basa sulla “saggezza della verità dell’insegnamento essenziale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli”.
La “saggezza della verità che funziona in accordo con le circostanze mutevoli” è la saggezza del Budda che si manifesta in risposta a una realtà in continua evoluzione. È una funzione dello stato vitale di Buddità.
Nella stessa lezione il maestro Ikeda spiega, a tale proposito:

«[La nostra vita che si basa] sulla saggezza della verità […] che funziona in accordo con le circostanze mutevoli» significa incarnare il modo di vivere di un Bodhisattva della Terra che è in linea con la Legge mistica. Così facendo faremo emergere una forza illimitata e la saggezza del Budda, potremo portare avanti la nostra rivoluzione umana e cambiare in meglio la nostra vita. Potremo superare ogni difficoltà e ostacolo, e trasformare ogni nostra sofferenza attuale in speranza e vittoria. Questo comportamento che crea costantemente valore è ciò che caratterizza una vita basata sulla “saggezza che funziona in accordo con le circostanze mutevoli” e ci permette di vivere con vera gioia e soddisfazione» (BS, 227, 8).   

Sensei ci insegna che “una vita basata sulla saggezza della verità dell’insegnamento essenziale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli” incarna il modo di vivere di un Bodhisattva della Terra.
Possiamo affermare che questo modo di vivere consiste nel portare avanti le nostre attività quotidiane nella Soka Gakkai e nell’agire mirando a realizzare la nostra personale rivoluzione umana.
Ikeda Sensei spiegò questo brano in modo molto comprensibile già nel 1962, durante le sue lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali dedicate al Gruppo studenti.
Nel romanzo La nuova rivoluzione umana si legge:

«Il Gosho, che insegna la verità assoluta ed eterna, potrebbe essere descritto come espressione dell’entità immutabile della verità. Lo studio che stiamo conducendo ora corrisponde a “tornare all’entità immutabile della verità”. Quando poi apprendiamo gli insegnamenti del Gosho con la fede e la saggezza, considerandolo un punto di riferimento della nostra filosofia di vita, e cerchiamo di applicare quest’ultima alle attività nella società e nel mondo, in quel momento stiamo “attingendo alla saggezza manifesta della verità”. Questa formula può essere applicata a qualsiasi cosa. Per esempio, un microfono cattura voci e suoni, trasformandoli in segnali elettrici e comunicandoli a tante altre persone. La comprensione del processo reso possibile dal microfono corrisponde a “tornare all’immutabile entità della verità”. Ora immaginate di accendere il microfono, permettendo all’elettricità di attraversare tutto il sistema e infine di utilizzare il microfono per un qualsiasi scopo. Si potrebbe dire che ciò equivalga ad “attingere alla saggezza manifesta della verità”» (NRU, 6, 224).

Per riassumere, il fatto che ci impegniamo a recitare Daimoku con fede nel Gohonzon, e che ora stiamo studiando il Gosho con serietà, significa che stiamo «tornando all’entità immutabile della verità», ovvero che ci stiamo dedicando al principio della verità eterna e immutabile. Impegnarsi nelle attività della Soka Gakkai basandosi sul Gohonzon e sul Gosho e mostrare le prove concrete nella società è ciò che caratterizza una vita dedicata a quel principio, che si basa sulla «saggezza della verità dell’insegnamento essenziale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli» (BS, 109). Come insegna Sensei con l’analogia del microfono, questa formula non si applica solo al Buddismo, ma anche a tutto il resto, comprese le cose del mondo secolare.

Nella sua lezione pubblicata sul Daibyakurenge di novembre 2022, il maestro Ikeda parla dei maestri Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, che vissero entrambi una vita dedicata alla Legge mistica.
In particolare Toda, attraverso il suo spirito di ricerca, arrivò alla profonda comprensione del Sutra del Loto come eterna Legge della vita che permea le tre esistenze di passato, presente e futuro. Basandosi su questa Legge fondamentale in quanto Bodhisattva della Terra, dedicò la sua vita al voto di kosen-rufu per alleviare la sofferenza delle persone.
Toda Sensei tenne poi una serie di lezioni sul Sutra del Loto basandosi su La raccolta degli insegnamenti orali. Il giovane Ikeda ebbe l’onore di essere uno degli studenti che vi parteciparono e nel settembre del 1948, circa un anno dopo essere entrato a far parte della Soka Gakkai, espresse nel suo diario i suoi pensieri e la commozione che provò nell’ascoltare quelle lezioni. Scrisse:

«Comprendo quale fortuna sia avere incontrato il Sutra del Loto, immensamente profondo e infinito» (citato in La saggezza del Sutra del Loto, vol. III, pag. 461).

«Seguaci della Legge mistica, c’è qualcosa da biasimare nella vostra condotta? Il vostro cuore è libero dal dubbio? Se siete preda di dubbi o esitazioni, voi stessi ne siete la causa» (citato in La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, Esperia, pag. 462).

«Giovani, avanzate, armati di profonda compassione. Giovani, avanzate, abbracciando una grande filosofia. Io, a soli vent’anni, conosco la via per condurre una giovinezza di somma gloria» (Ibidem).

Ikeda Sensei, che era appena entrato a far parte della Soka Gakkai, espresse così la sua emozione nel riconoscere la grande fortuna di aver incontrato il Sutra del Loto e la sua determinazione a vivere correttamente, agendo senza esitazione. Inoltre, avendo trovato il cammino per vivere la sua giovinezza nel modo più nobile, formulò il voto di lottare fino in fondo abbracciando sempre la grande filosofia del Buddismo del Daishonin.
Durante la riunione nazionale dei responsabili del Gruppo giovani uomini tenutasi a ottobre 2022, il vicepresidente Hiromasa Ikeda ha riportato la notizia che era stato trovato un foglio di carta su cui Ikeda Sensei aveva riportato i suoi sentimenti dopo un anno di pratica, periodo che corrisponde a quello in cui aveva assistito alle lezioni di Toda sul Sutra del Loto.
Su quel foglio aveva scritto di aver ricevuto il Gohonzon il 24 agosto 1947 e che era «determinato a perseguire la vera religione». Inoltre aveva elencato quattro motivi per cui aveva iniziato a praticare:

«In primo luogo, volevo stabilire una filosofia che sarebbe stata fondamentale in tutti gli aspetti della ricostruzione di un Giappone sconfitto dalla guerra.
In secondo luogo, volevo prendere coscienza di me stesso e sperimentare la vera realtà della vita.
In terzo luogo, aspiravo a realizzare opere letterarie immortali che potessero infondere un nuovo soffio vitale e illuminare con la luce dell’alba l’umanità intera sopraffatta dal caos e dalla confusione.
In quarto luogo, volevo comprendere da una prospettiva più ampia e profonda i criteri della giustizia e del bene e del male».

Come i compagni di fede di tutto il mondo, anche Ikeda Sensei, che era un giovane pieno di preoccupazioni e sofferenze, trovò nella Legge mistica una “religione per gli esseri umani” e scelse il modo di vivere dedito a kosen-rufu.
Nei 75 anni di lotta incessante che ha portato avanti da allora a oggi, Sensei ha realizzato tutto ciò a cui aspirava quando iniziò a praticare, tra cui “costruire una società pacifica e prospera”, “stabilire una filosofia della dignità della vita” e “dare un contributo a tutta l’umanità”.
In particolare, i suoi romanzi La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana diffondono una luce insostituibile di coraggio e speranza ai compagni e alle compagne di fede di tutto il mondo: sono opere letterarie immortali che infondono un nuovo soffio vitale e illuminano l’umanità intera con la luce dell’alba.
Quando si unì alla Soka Gakkai il giovane Ikeda aveva già tale grande visione e aspirazione, e con questo spirito di ricerca ascoltò le lezioni di Toda sul Sutra del Loto con tutto il suo essere, come per inciderle profondamente nella sua vita. E ora sta tenendo questa serie di lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali in modo libero e dinamico per i membri di tutto il mondo.

Il secondo passo de La raccolta degli insegnamenti orali

Il secondo passo che studiamo è tratto sempre dalla parte iniziale de La raccolta degli insegnamenti orali su Nam-myoho-renge-kyo.

«Nam(u) di Nam-myoho-renge-kyo è una parola sanscrita, mentre myoho-renge-kyo sono parole cinesi. Sanscrito e cinese si uniscono in un singolo istante per formare Nam-myoho-renge-kyo» (BS, 109)

Come abbiamo studiato nel primo passo, nam(u) di Nam-myoho-renge-kyo è una parola sanscrita, mentre myoho-renge-kyo sono parole cinesi.
In altre parole, il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo è una combinazione di due lingue e culture diverse, sanscrita e cinese.
All’epoca del Daishonin, l’India e la Cina erano considerati come il mondo intero.
In questo senso si può dire che l’affermazione «sanscrito e cinese si uniscono in un singolo istante per formare Nam-myoho-renge-kyo» è un’espressione della convinzione del Daishonin che il Sutra del Loto è la Legge universale per tutta l’umanità. Nel corso della diffusione del Buddismo dall’India verso oriente, anche il Sutra del Loto fu tradotto in molte lingue, trascendendo le differenze di etnia, cultura, ambiente e quant’altro, e ciò trasmise una luce di speranza e rinascita a innumerevoli persone.
D’altra parte Nichiren Daishonin dichiarò: «[…] Certamente il Buddismo sorgerà e scorrerà da est, dalla terra del Giappone» (Sulla profezia del Budda, RSND, 1, 356).
In altre parole, predisse che il Buddismo del sole di Nichiren Daishonin si sarebbe diffuso dal Giappone, un paese dell’estremo oriente, e avrebbe fatto ritorno in occidente: si tratta del principio della trasmissione del Buddismo verso occidente. È la sua grande dichiarazione che la Legge mistica si sarebbe diffusa in tutto il mondo.
A tal proposito Nikko Shonin, il principale discepolo del Daishonin, affermò in uno dei suoi scritti, intitolato “Sulla confutazione dei cinque preti”:

«Proprio come i testi sanscriti furono tradotti e trasmessi in Cina e in Giappone quando il Buddismo dell’India si diffuse verso oriente, allo stesso modo, quando sarà giunto il momento dell’ampia propagazione, le sacre scritture di questo paese [il Giappone] dovranno essere tradotte dal giapponese in cinese e sanscrito» (Gosho Zenshu, pag. 2190, traduzione provvisoria

Nella sua lezione, citando questo brano, Sensei spiega:

«Nikko Shonin afferma che il Gosho di Nichiren Daishonin, scritto non solo con caratteri cinesi ma anche con i più semplici caratteri sillabici giapponesi (hiragana) per facilitare la lettura da parte della gente comune, sarebbe stato tradotto in diverse lingue e diffuso in tutto il mondo, poiché il suo scopo è quello di alleviare le sofferenze di tutte le persone. Immagino il Daishonin e Nikko Shonin, uniti come maestro e discepolo, dialogare e condividere la loro grande visione di kosen-rufu mondiale guardando al lontano futuro.
Oggi gli scritti di Nichiren Daishonin sono stati tradotti dalla Soka Gakkai in inglese, spagnolo, francese, tedesco, cinese, coreano e altre lingue, e vengono studiati in tutto il mondo» (traduzione provvisoria della prima puntata della serie di lezioni sui passi fondamentali de La raccolta degli insegnamenti orali, Daibyakurenge, novembre 2022).

È emozionante pensare che 750 anni fa, nel periodo Kamakura, Nichiren Daishonin e Nikko Shonin, come maestro e discepolo, parlavano di kosen-rufu mondiale nel ventunesimo secolo e nel futuro.
Proprio come affermò allora Nikko Shonin, il Gosho è stato tradotto in molte lingue e ora viene ricercato e studiato in tutto il mondo insieme alle guide di Ikeda Sensei che lo ha spiegato in modo facilmente comprensibile per le persone dell’epoca moderna.
A proposito di traduzione, forse qualcuno può essersi chiesto se il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo debba essere tradotto.
In una delle lezioni per il Gruppo studenti del 1962, Ikeda Sensei rispose in modo inequivocabile a questa domanda, spiegando che non c’era bisogno di tradurlo, e aggiunse:

«Nam-myoho-renge-kyo è la Legge eterna e immutabile, è la suprema invocazione. Non si reciterà mai l’invocazione tradotta. Certo, è giusto tradurre e spiegare gli scritti di Nichiren Daishonin in tedesco per la Germania, in inglese per il Regno Unito e così via, in modo che i membri di quei paesi possano capirne il significato. Ma il Daimoku sarà sempre lo stesso in ogni luogo, perché il Daimoku è la lingua universale compresa da tutti i Budda. Il Sutra del Loto, per esempio, è chiamato in sanscrito Saddharma pundarika sutra, ma questo non vuol dire che noi dovremmo recitare Daimoku dicendo “Nam Saddharma pundarika sutra”. Si tratta di una questione di suono e di ritmo.
Per esempio, ogni composizione musicale ha un proprio ritmo. Le opere di Beethoven riflettono il suo ritmo interiore, trascendendo le barriere di nazionalità, lingua e cultura e arrivando al cuore delle persone che le ascoltano. Nam-myoho-renge-kyo è un suono che crea unità con la legge dell’universo, il ritmo fondamentale del cosmo. La vita risponde alle vibrazioni di una voce che intona questo suono. Questo è il meraviglioso potere del Daimoku. Se Nam-myoho-renge-kyo dovesse essere tradotto in altre lingue, il suo ritmo sarebbe differente da lingua a lingua. Ecco perché non può essere tradotto» (NRU, 6, 233).

Come ci insegna Sensei, il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo è un linguaggio universale che viene compreso dai Budda.
La vita risponde al suono, alla vibrazione della voce che recita Daimoku.
Pertanto, ovunque andiamo nel mondo, recitiamo lo stesso Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo davanti allo stesso Gohonzon. Basandoci fermamente su questa pratica della recitazione del Daimoku, stiamo facendo avanzare kosen-rufu con energia ed entusiasmo, sfidandoci nella nostra personale rivoluzione umana e nella trasformazione del nostro karma, mentre studiamo e incidiamo nel cuore gli insegnamenti del Daishonin e le guide di Ikeda Sensei tradotte nelle nostre lingue. Non esiste un’altra organizzazione simile in tutto il mondo. La Soka Gakkai è davvero la regina del mondo religioso, che sta spiccando il volo come movimento religioso globale.

Il terzo passo de La raccolta degli insegnamenti orali

Ora leggiamo il terzo passo. Si tratta sempre della spiegazione di Nam-myoho-renge-kyo che apre La raccolta degli insegnamenti orali.

«Kyo rappresenta le voci e le parole di tutti gli esseri viventi. Un commentario [Annotazioni sul significato profondo, volume primo] dice: “La voce compie il lavoro del Budda, ed è chiamata kyo”» (BS, 109).

Qui Nichiren Daishonin sta spiegando che, dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, kyo rappresenta le voci e le parole di tutti gli esseri viventi.
L’espressione «le voci e le parole» non si riferisce solo alle parole pronunciate dagli esseri umani, ma comprende anche le voci e i suoni pronunciati da tutti gli esseri viventi. Cita poi un commentario del Gran Maestro Chang-an che dice: «La voce compie il lavoro del Budda». Questa è una frase importante che Ikeda Sensei cita ripetutamente nei suoi discorsi. Significa che la voce compie il lavoro del Budda di guidare gli esseri viventi all’Illuminazione.
Le nostre voci e le nostre parole alleviano le sofferenze delle persone. La voce ha un grande potere; trasmette lo stato vitale del Budda e porta avanti la sua nobile opera di aprire la strada a kosen-rufu. In particolare, nella sua lezione Sensei cita tre brani del Daishonin per insegnarci che la nostra voce che recita Daimoku risveglia e fa emergere lo stato di Buddità nella nostra vita e in quella degli altri.

«La voce che recita il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo ha un potere incommensurabile. Come afferma il Daishonin: “Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?” (Risposta a Kyo’o, RSND 1, 365).
Il Daimoku è la fondamentale sorgente di forza che ci permette di sconfiggere e tenere lontano anche il demone della malattia. Anche quando, per vari motivi, siamo costretti a recitarlo in silenzio, nel nostro cuore, la natura di Budda che risuona dal profondo della nostra vita riuscirà sicuramente a sconfiggere qualsiasi tipo di natura demoniaca.
Nichiren Daishonin inoltre dichiara: “Non esiste luogo dei mondi nelle dieci direzioni dove non arriva il suono del Daimoku che noi recitiamo” (GZ, 1121; pubblicato su NR, 624).
Una persona che recita Nam-myoho-renge-kyo può far entrare in azione i Budda e i bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni e attivare la loro protezione.
Il Daishonin afferma anche: “Ora quando Nichiren e i suoi seguaci svolgono cerimonie per i defunti, declamando il Sutra del Loto e recitando Nam-myoho-renge-kyo, il raggio di luce del Daimoku penetra fino all’inferno della sofferenza incessante e rende possibile che [i defunti] conseguano immediatamente la Buddità” (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 109). Il Daimoku che recitiamo trascende la vita e la morte e può illuminare anche la vita dei defunti»
(traduzione provvisoria della prima puntata della serie di lezioni sui passi fondamentali de La raccolta degli insegnamenti orali, Daibyakurenge novembre 2022).

Sicuramente sono tanti i membri che stanno lottando strenuamente contro la malattia, mentre leggono e mettono in pratica nella loro vita le parole del Daishonin: «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Risposta a Kyo’o, RSND 1, 365).
Come dice Sensei, poiché abbiamo fede, non saremo mai sconfitti dalla malattia. Con il Daimoku possiamo sicuramente sconfiggere il demone della malattia.
Come abbiamo letto, «la voce compie il lavoro del Budda». Tuttavia ci possono essere momenti in cui non possiamo utilizzarla a causa delle nostre condizioni di salute o perché ad esempio siamo ricoverati in ospedale. Nella guida che abbiamo appena letto, Ikeda Sensei afferma che se non possiamo recitare Daimoku ad alta voce, possiamo farlo nel nostro cuore.
Ci rassicura dicendo che anche se recitiamo Daimoku nel cuore, la natura di Budda che risuona dal profondo della nostra vita sconfiggerà sicuramente il demone della malattia.
Poi cita le parole del Gosho: «Non esiste luogo dei mondi nelle dieci direzioni dove non arriva il suono del Daimoku che noi recitiamo» (GZ, 1121; pubblicato su NR, 624).
Le nostre voci che recitano Nam-myoho-renge-kyo raggiungono tutti e dieci i mondi nelle dieci direzioni e fanno entrare in azione i Budda e i bodhisattva delle dieci direzioni e delle tre esistenze, la cui funzione è quella di proteggere i praticanti del Sutra del Loto.
Inoltre, il Daishonin afferma: «Il raggio di luce del Daimoku penetra fino all’inferno della sofferenza incessante e rende possibile che [i defunti] conseguano immediatamente la Buddità».
In altre parole, il Daimoku permette ai defunti di conseguire immediatamente la Buddità nella loro forma presente.
Quando recitiamo Daimoku con sincerità per gli amici, i familiari e i compagni che sono venuti a mancare lungo il cammino di kosen-rufu, e preghiamo affinché godano di sicurezza, benefici e buona fortuna nel corso delle tre esistenze di passato, presente e futuro, emettiamo la “luce del Daimoku” e in questo modo possiamo trascendere la vita e la morte, dissipare qualsiasi oscurità e illuminare la vita di tutti coloro con cui abbiamo creato un legame.
In altre parole, il Daimoku che recitiamo ha il grande potere benefico di condurre tutti gli esseri viventi alla felicità non solo in questa esistenza, ma anche nelle tre esistenze di passato, presente e futuro.

Il riassunto di questa lezione

Questo studio si basa sulla prima lezione di Sensei riguardo alcuni passi importanti de La raccolta degli insegnamenti orali, in cui ha presentato i tre pilastri su cui si basa questa raccolta dal punto di vista di “una religione dell’umanesimo”.
Questi pilastri sono:
1. il “Buddismo delle persone comuni”
2. la “religione di maestro e discepolo”
3. la “filosofia della dignità della vita”

Sono elementi chiave da tenere a mente quando studieremo le lezioni successive.
Poi Sensei prosegue la lezione esaminando la spiegazione di Nam-myoho-renge-kyo contenuta nella parte iniziale de La raccolta degli insegnamenti orali.
Prima di tutto approfondisce il significato di kimyō, o “dedicare la propria vita” a Nam-myoho-renge-kyo, e spiega come possiamo dedicare la nostra vita al “principio della verità eterna e immutabile” recitando Daimoku e sfidandoci nello studio del Buddismo. Impegnandoci nelle attività della Soka Gakkai e svolgendo un ruolo positivo nella vita reale e nella società, conduciamo una «vita che si basa sulla saggezza della verità […] che funziona in accordo con le circostanze mutevoli».
Come secondo punto abbiamo studiato il passo: «Sanscrito e cinese si uniscono in un singolo istante», che esprime la visione della diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin in tutto il mondo.
Come terzo punto abbiamo approfondito il significato di kyo di Nam-myoho-renge-kyo e, attraverso il passo: «La voce compie il lavoro del Budda», abbiamo riconfermato il potere della voce che recita Daimoku.

I punti essenziali della successiva lezione di Sensei su La raccolta degli insegnamenti orali

La lezione del maestro Ikeda sui passi principali de La raccolta degli insegnamenti orali pubblicata sul Daibyakurenge di dicembre 2022 verte sul primo capitolo del Sutra del Loto, “Introduzione”.
Anche in questa lezione Sensei evidenzia tre punti essenziali.
In primo luogo, all’inizio del capitolo “Introduzione”, una moltitudine di esseri viventi di varie provenienze, circostanze e condizioni vitali si riuniscono per assistere alla predicazione della Legge. Questa assemblea rappresenta la visione della vita esposta nel Sutra del Loto, che apre la strada al conseguimento della Buddità da parte di tutte le persone. In secondo luogo, attraverso il brano de La raccolta degli insegnamenti orali: «Punto primo, sulle parole “Questo io ho udito”», Sensei spiega che le persone che seguono il cammino della non dualità di maestro e discepolo sono coloro che leggono il Sutra del Loto con la vita e portano avanti la pratica espressa dalla frase: «Questo io ho udito».
Infine, nel terzo punto, prendendo come riferimento il passo de La raccolta degli insegnamenti orali: «[…] la questione di Ajnata Kaundinya», Sensei spiega in particolare i princìpi “le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana” e “i desideri terreni sono Illuminazione”, e ribadisce il principio essenziale che le persone comuni sono Budda e possono manifestare pienamente, nella propria vita, la suprema condizione della Buddità.

Conclusione

Il prossimo autunno celebreremo il decimo anniversario del completamento del Kosen-rufu Daiseido (Palazzo del grande voto di kosen-rufu).
In quella occasione, Ikeda Sensei compose questa poesia:

Maestro e discepoli
cantano la vittoria
nel castello del grande voto
(NR, 526).

La più grande testimonianza della lotta condivisa di maestro e discepolo è senza dubbio la costruzione, nelle nostre comunità locali, di castelli di persone capaci traboccanti di canti di vittoria.
Con i nostri meravigliosi giovani in prima linea determiniamo di impegnarci sempre con spirito giovane a studiare il Gosho e le guide di Sensei, al fine di celebrare il decimo anniversario del completamento del Daiseido con i nostri canti di trionfo per aver realizzato una magnifica espansione di kosen-rufu mondiale!

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata