«Il Sutra Vimalakirti afferma che, quando si ricerca l’emancipazione del Budda nella mente degli esseri comuni, si scopre che gli esseri comuni sono le entità dell’Illuminazione e che le sofferenze di nascita e morte sono nirvana. Afferma inoltre che, se la mente degli esseri viventi è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente. Lo stesso vale per un Budda e una persona comune. Quando una persona è illusa è chiamata essere comune, quando è illuminata è chiamata Budda. È come uno specchio appannato che brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato che però, una volta lucidato, sicuramente diverrà limpido e rifletterà la natura essenziale di tutti i fenomeni e il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo»
Nichiren Daishonin, Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 4
Fin da piccola sono stata alla ricerca di un luogo dove trovare pace e ancor prima di incontrare il Buddismo sentivo che quel luogo si trovava nella profondità della mia vita, ma non avevo il mezzo per entrare. Fin dal primo zadankai a cui ho partecipato, ho sentito che la chiave di tutto era contenuta in quella singola frase: Nam-myoho-renge-kyo. Sono passati tanti anni e ogni volta che mi trovo a un bivio che rischia di diventare un buco di sofferenza, mi ritrovo a cercare di mettere in pratica quello che c’è scritto in questo Gosho. Ho sperimentato la gioia di far parte della famiglia Soka e di avere un maestro meraviglioso che ha sempre creduto in me. E anche se ogni volta pensavo di non farcela, ho vinto ogni volta. Quando riparto con questa frase incisa nel cuore, come se fosse il mio primo giorno, riesco a percepire le mie difficoltà come un’opportunità per fare un altro pezzo di rivoluzione umana e trasformare il mio karma in missione. Così ho sempre affrontato ogni momento difficile decidendo di vincere e allo stesso tempo di far avanzare kosen-rufu, sperimentando l’assoluta protezione del Gohonzon in ogni aspetto della mia vita. Oggi che Sensei non è più fisicamente con noi, il mio voto è che più persone possibile inizino a praticare stabilendo un legame eterno con il nostro maestro. Sensei scrive:
«Il vero significato della pratica di recitare il Daimoku da parte dei Bodhisattva della terra consiste non soltanto nello svolgerla personalmente ma anche nell’insegnarla agli altri»
(D. Ikeda Lezione su Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, 87)
E ancora:
«Lo scopo dell’esistenza presente è quello di recidere le catene della sofferenza che abbiamo sopportato dall’infinito passato e stabilire in noi l’eterna condizione della Buddità. Sfidandoci con tutto il cuore, in modo da non avere rimpianti in questa esistenza, possiamo forgiare uno stato vitale vittorioso e privo di rimpianti per tutta l’eternità.
Conosco la meraviglia
della suprema felicità,
la brillante vittoria
di una grande vita»
(Ibidem, 95)
