Itai doshin, un concetto moderno e rivoluzionario che descrive l’unità ideale. Nichiren ne ha fatto l’emblema per incoraggiare i propri seguaci a restare uniti di fronte alle difficoltà, mai però a discapito della propria individualità
L’unità di “diversi corpi, stessa mente” è un principio cardine del Buddismo. Nichiren Daishonin ne parla nel Gosho come di una condizione indispensabile per realizzare kosen-rufu e ottenere l’Illuminazione. Ma perché è così importante?
Riassumiamone brevemente il significato letterale. “Diversi corpi” – diversi (i) corpi (tai) – significa che ognuno di noi ha ruoli, carattere e personalità diverse. “Stessa mente” – stessa (do) mente, o cuore, o spirito (shin) – in generale indica l’unità di intenti, significa coltivare insieme il desiderio di realizzare un ideale, un nobile obiettivo. Dal punto di vista buddista si tratta di condividere il desiderio del Budda di condurre tutte le persone all’Illuminazione.
Nelle lettere indirizzate ai suoi discepoli, Nichiren sottolinea più volte che lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” è la chiave che determina la vittoria in ogni situazione: «Quando fra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” – scrive – esse realizzeranno tutti i loro scopi, mentre se hanno uno “stesso corpo e diverse menti” non possono ottenere niente di notevole». E cita a riprova un esempio dalla tradizione cinese: «Il re Chou di Yin guidò in battaglia settecentomila soldati contro il re Wu di Chou con i suoi ottocento uomini. Tuttavia l’esercito del re Chou, a causa della disunità, fu sconfitto dagli uomini del re Wu, grazie alla loro perfetta unità».
Per il successo di una grande impresa, l’unità di spirito è molto più importante del numero dei partecipanti. Infatti: «Sebbene Nichiren e i suoi discepoli siano pochi di numero, poiché hanno lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, realizzeranno sicuramente la loro grande missione di propagare ampiamente il Sutra del Loto» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550).
Fra compagni di fede
Un aspetto importante nel concetto di itai doshin è il riconoscimento esplicito che benché uniti nello spirito siamo tutti diversi gli uni dagli altri. Nichiren utilizza l’espressione “diversi corpi, stessa mente” per porre l’accento sull’unità nella diversità, mentre non parla mai di “stesso corpo, stessa mente”, ovvero di un’unità tra persone simili. In altre parole, per realizzare kosen-rufu non c’è bisogno di negare la nostra individualità. Al contrario: solo se ci uniamo per realizzare il grande obiettivo di kosen-rufu, rispettandoci e incoraggiandoci uno con l’altro, ciascuno potrà esprimere appieno il proprio potenziale unico e insostituibile. Il Daishonin assicura che quando persone con “diversi corpi” agiscono con la “stessa mente” riescono a sprigionare una forza invincibile, molto superiore alla somma delle singole forze considerate individualmente.
Afferma inoltre: «Perfino una sola persona, se ha scopi contrastanti, finirà sicuramente per fallire». Una persona in conflitto con se stessa, incerta sullo scopo da perseguire non potrà realizzare niente di notevole. Se non decidiamo nulla finiremo per essere influenzati dal nostro ambiente vagando senza meta, mentre una salda determinazione ci permetterà di vincere. Tutto parte dal cambiamento del nostro atteggiamento interiore, e ciò è tanto più vero quando si tratta di costruire una solida unità tra compagni di fede.
La mente umana è volubile e influenzata dalle circostanze mutevoli. È davvero una cosa straordinaria che le persone si uniscano intorno a uno stesso obiettivo. «Supponete che qui davanti a me ci sia una bottiglia da un litro e mezzo di sakè – disse un giorno Toda, sorridendo in modo malizioso – se si tratta di bere questo sakè tutti immediatamente si metteranno d’accordo e si uniranno in modo meraviglioso […] ma il sakè ben presto sarà sparito e con esso la vostra unità […] Come possiamo unire tutti quanti in un’unica mente? Quale genere di unità ha permesso alla Soka Gakkai di diventare ciò che è oggi?
È l’unità della fede e nient’altro. L’unità di molte persone con un unico scopo nel cuore».
Il legame che unisce i “diversi corpi” è la “stessa mente” che crede nel Gohonzon. Non si tratta di pensarla allo stesso modo, né di efficienza tecnica, o di strategie organizzative.
«Il Gohonzon possiede dentro di sé la missione eterna di kosen-rufu, la missione di disperdere ogni genere di miseria da questa terra – proseguì Toda -, dovete capire profondamente che la nostra unità si basa sulla fede dall’inizio alla fine. Non esiste sulla terra unità che sia più forte, salda o più bella di quella incentrata sul Gohonzon» (NRU, 10, 46-49).
Lavorare per kosen-rufu
Ne L’eredità della Legge fondamentale della vita il Daishonin esorta i suoi discepoli a praticare «con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua», perché solo in questo modo potranno ereditare la Legge fondamentale della vita (RSND, 1, 190).
L’espressione «come i pesci e l’acqua» si riferisce all’impossibilità di separarsi. «Allo stesso modo – scrive Daisaku Ikeda – come compagni di fede dovremmo sentire la necessità vitale di rispettarci proteggendoci l’un l’altro con reciproca gratitudine. È naturale che esistano individui con personalità e temperamenti differenti, ma ciò non significa discriminare o rifiutare chi è diverso da noi. La cosa importante è rispettarsi l’un l’altro e apprezzare le differenze, sviluppando un cuore che abbraccia ogni cosa, che non discrimina e non fa distinzioni».
A volte può capitare di incontrare persone con cui sentiamo di non avere nulla a che fare. Per questa ragione dobbiamo fare la nostra rivoluzione umana. La tendenza a discriminare conduce alla sofferenza, perché nasce dall’isolamento e dall’attaccamento al piccolo io, considerato come assoluto. Ma un cuore egocentrico e arrogante, dice il Daishonin, non può ereditare la Legge trasmessa dal Budda. Soltanto superando l’attaccamento all’io e manifestando il potere della Legge mistica nella nostra vita possiamo liberarci da questa tendenza negativa che ci imprigiona nella sofferenza.
Spiega il presidente Ikeda: «L’esortazione del Daishonin a “essere uniti come i pesci e l’acqua” significa provare un senso di affinità e amicizia verso chiunque si unisca a noi per studiare e praticare il Buddismo del Daishonin e lavorare per kosen-rufu, e in verità verso tutte le persone con cui entriamo in contatto. Coloro che hanno smesso di dare importanza alle differenze sperimentano gli effetti della Legge mistica che unisce e mette in armonia tutte le cose dell’universo» (BS, 133, 18).
«In ciò consiste il vero scopo della propagazione» afferma inoltre Nichiren Daishonin, proprio a indicare che il motivo fondamentale della propagazione della Legge mistica è il desiderio stesso di realizzare delle relazioni meravigliose, una straordinaria solidarietà tra le persone a un livello profondo della vita.
Dunque l’unità di “diversi corpi, stessa mente” è al tempo stesso il mezzo e il fine, e kosen-rufu non è che l’estendersi sempre più ampio di questa rete di persone profondamente unite che condividono lo stesso obiettivo del Budda di aiutare ogni persona a diventare felice.
Come scrive il presidente Ikeda: «In un mondo lacerato dalle divisioni e tormentato dall’infelicità un Budda compie ogni sforzo possibile per unire le persone e realizzare l’ideale di una società pacifica, mirando così a raggiungere l’obiettivo supremo della pace per tutta l’umanità» (BS, 133, 20).