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Un'inedita rivoluzione umana - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Un’inedita rivoluzione umana

Al corso per i responsabili regionali e nazionali che si è tenuto a Cecina dal 25 al 27 gennaio, si è approfondito cosa significhi vivere con il desiderio di misurarsi sempre con traguardi diversi, partendo dalla promessa sottoscritta e inviata a sensei: «Determino di sfidarmi in ogni momento nella mia personale, nuova rivoluzione umana»

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Al corso per i responsabili regionali e nazionali che si è tenuto a Cecina dal 25 al 27 gennaio, si è approfondito cosa significhi vivere con il desiderio di misurarsi sempre con traguardi diversi, partendo dalla promessa sottoscritta e inviata a sensei: «Determino di sfidarmi in ogni momento nella mia personale, nuova rivoluzione umana»

Hideaki Takahashi, presidente della SGI europea, ha tratto dalle guide più recenti del presidente Ikeda il tema ispiratore per il 2013

Di ritorno dal Summit europeo per responsabili tenutosi al Centro culturale di Trets a metà gennaio, il presidente della SGI europea Hideaki Takahashi ha riassunto i notevoli risultati conseguiti, ringraziando ogni singolo membro per il suo impegno. Al 31 dicembre in Europa il nostro movimento ha raggiunto il numero di 117.600 membri, di cui più della metà italiani.
Quest’anno, ha ricordato Takahashi, oltre all’inaugurazione della nuova sede della Soka Gakkai a Tokyo il 18 novembre, ci saranno altre due date che riguardano l’Europa. La prima è il quarantesimo anniversario della fondazione della Conferenza europea a cui partecipano i leader dei vari paesi europei. La seconda data è quella dell’inaugurazione in ottobre, nel capoluogo lombardo, del Centro culturale Ikeda di Milano per la pace. Per far sì che questo traguardo abbia un reale significato, ha detto Takahashi, occorre che il movimento di kosen-rufu si basi sul rinnovamento del modo di praticare di ognuno.
Uno dei temi importanti per il 2013 si può riassumere nel messaggio inviato da sensei alla sessantaduesima riunione dei responsabili di centro: «All’inizio di questo magnifico “Anno della vittoria per una SGI dei giovani” invito tutti i nostri membri, giovani e adulti, a lottare insieme con spirito giovane e con energia, e a sfidarsi nuovamente nella propria rivoluzione umana» (vedi pag. 6).
«Tu devi fare la tua rivoluzione umana», ha osservato Takahashi, è una frase che spesso diciamo agli altri. Ma quello che sensei sta chiedendo a ognuno è di decidere: «Io da oggi realizzo la mia nuova rivoluzione umana». “Nuova” perché non si tratta di continuare a praticare e a impegnarsi come abbiamo fatto finora, ma di compiere uno sforzo in più per «manifestare il massimo splendore della propria personalità innata con tutte le sue caratteristiche» (vedi riquadro nella pagina precedente).
Il movimento di kosen-rufu cresce nell’esatta misura in cui il responsabile realizza la propria rivoluzione umana. Il numero dei membri di un gruppo o settore, capitolo ecc. è il barometro della rivoluzione umana del responsabile. E non solo il numero di persone, ma anche il tipo di atmosfera che si respira, cioè quanto le persone portano avanti le proprie attività con gioia e ricevono benefici. Insomma, il progresso dei membri che il presidente Ikeda “ci ha affidato” è il barometro del progresso della nostra trasformazione interiore.
La rivoluzione umana, dalla quale dipende non solo la nostra felicità, ma anche quella delle persone intorno a noi sembrerebbe un’impresa titanica. E invece no. «La rivoluzione umana – spiega Ikeda – non è qualcosa di difficile o complesso. Significa recitare Daimoku intensamente e fare del nostro meglio per superare ogni sfida che ci si presenta. Significa affrontare ogni difficoltà con fede coraggiosa e sforzarsi con tenacia per trasformare il veleno in medicina. Significa avanzare ogni giorno, anche solo oggi un passo più di ieri, domani un passo più di oggi, per liberarci dei nostri vecchi stereotipi e costruire un nuovo io» (vedi pag. 7).
E non è difficile perché, per lucidare lo specchio della nostra vita, abbiamo il mezzo che Nichiren Daishonin ha lasciato per tutta l’umanità. «Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 4).
Si tratta di far emergere la Buddità in noi con il Daimoku e al tempo stesso affermare e far emergere la Buddità di tutte le persone nell’ambiente circostante parlando loro del Buddismo, incoraggiandole a manifestare le loro potenzialità, a trasformare tutte le loro sofferenze per realizzare una vita felice. La cosa difficile è se lo facciamo davvero tutti i giorni o no.
Allora, consapevoli che il Daimoku è una sorgente di coraggio senza limiti, invece di preoccuparci, dubitare e rimuginare, senza vedere nessun cambiamento, «sfidiamoci, sfidiamoci, sfidiamoci» (challenge, challenge, challenge) a recitare Daimoku con forza e poi agire, tenendo a mente che è la nostra personale rivoluzione umana che determina il cambiamento di tutto.

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Una fede al cento per cento

Tracciando le linee dell’attività del 2013 Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista, ha posto particolare enfasi sulla cura dei nuovi membri in modo che possano approfondire ogni aspetto della pratica buddista e trarne il massimo beneficio

Nel suo intervento Tamotsu Nakajima ha tradotto in indicazioni pratiche le parole chiave per il 2013, anzitutto dando ampio risalto alla campagna per la prova concreta “My Actual Proof Campaign” (campagna della mia prova concreta), promossa dai giovani europei. Nakajima si è poi appellato ai presenti per fare arrivare calorosi ringraziamenti a ogni singolo membro perché «la nostra attività nel 2012 è molto migliorata rispetto all’anno precedente, ed è grazie all’impegno di tutti che siamo riusciti ad accogliere 4960 nuovi membri su 4500 gruppi: è un grande risultato, più di una persona per ogni gruppo. Ora sappiamo come fare, si tratta solo di raddoppiare lo sforzo. Osservando ogni situazione, si vede che c’è ancora tanta forza inespressa, perciò ce la possiamo fare tranquillamente, ha continuato Nakajima.
Come fare dunque quest’anno per raggiungere lo scopo di almeno due nuovi membri per gruppo di cui uno giovane? La chiave è prendersi cura attentamente di ogni persona creando legami, incoraggiando e continuando a fare insieme. L’importante è decidere e poi recitare Daimoku tenendo a mente, come ricorda il presidente Ikeda, che il completamento della nuova sede della Soka Gakkai nel 2013 corrisponde alla vittoria di ciascuno. Come spiega sensei, condividere l’insegnamento buddista con gli altri è la strada diretta per ricevere benefici perché si realizza il desiderio del Budda. Non è dunque una questione di numeri, ma di far aumentare intorno a noi il numero delle persone felici. Attraverso la statistica è importante riuscire a capire la situazione reale di ogni gruppo. Inoltre è importante prendersi cura in particolare dei nuovi membri trasmettendo loro le basi della fede, per esempio l’importanza dello spirito dell’offerta, degli abbonamenti alle riviste e della partecipazione alle riunioni. È essenziale spiegare bene alle persone questi punti perché altrimenti non riusciranno a godere al massimo dei benefici della fede.
Per esempio, ha osservato Nakajima, si è constatato che il numero delle persone che partecipano all’attività dell’offerta per sostenere il movimento di kosen-rufu decresce col calare del livello di responsabilità, e a volte i nuovi membri non sanno nemmeno che esiste questa possibilità.
Ma l’offerta fa parte della pratica corretta perché equivale a sostenere il movimento che si impegna per realizzare l’obiettivo del Budda. Non conta la cifra che si offre, ciò che conta è partecipare col cuore.
Lo stesso vale per gli abbonamenti. Le guide e gli incoraggiamenti del presidente Ikeda vengono pubblicati sulle nostre riviste. Lo studio ci serve per praticare in modo corretto ed essere incoraggiati a trasformare la nostra vita, il punto è utilizzarle per approfondire la fede. Allo stesso tempo, facendo l’abbonamento sosteniamo l’organizzazione. È importante che ci impegniamo affinché ogni singolo membro possa avere una fede corretta al cento per cento. C’è una grande differenza fra una fede al cento per cento e una al novantanove per cento. Per curarci di ogni singola persona partiamo sempre dalla rivoluzione umana individuale. Non si tratta di correggere gli altri, ma di migliorare se stessi con la convinzione che “se io cambio, tutto intorno a me cambia”. E se tutti insieme faremo nostro lo slogan “sfidarsi, sfidarsi, sfidarsi!”, possiamo puntare a cambiare la società. Per cambiare noi stessi, prima di ogni nostra azione recitiamo Daimoku; poi occorrono coraggio, pazienza e uno sforzo assiduo perché decidere per un attimo è facile, ma continuare è molto difficile. Per questo la preghiera deve essere forte e profonda. Non dovremmo “gettar via il nostro Daimoku”, ma chiederci con serietà e consapevolezza con quale intento stiamo recitando in ogni istante. Noi preghiamo per riuscire a realizzare qualcosa che non sappiamo fare e quindi se vogliamo vedere un risultato la nostra preghiera deve essere seria, precisa e “disperata”, cioè animata dalla convinzione assoluta di non voler perdere.

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Una preghiera che smuove la terra

Per mantenere costantemente un atteggiamento di sfida anche nelle più difficili circostanze. Per creare intorno a noi un’atmosfera di armonia e calore che trasmetta la gioia di praticare. Per indicare col nostro esempio la strada per essere felici. Questo, in sintesi l’intervento di Suzanne Pritchard, responsabile europea delle donne e giovani donne

«Facciamo sì che la parola chiave di questo nuovo anno sia “sfida” – ha esordito Suzanne Pritchard – in modo che ognuno possa realizzare tutti i suoi obiettivi».
Quando sentiamo la parola “sfida”, se abbiamo una condizione vitale alta ne siamo entusiasti, ma se non l’abbiamo proviamo un senso di pesantezza e fatica.
Questo è perché spesso in Europa abbiamo un’idea un po’ rigida di cosa sia la vittoria. Commentando la frase: «La Legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta» (RSND, 1, 741) il presidente Ikeda spiega che la vittoria in realtà riguarda il singolo istante, il momento in cui decido: «Io mi sfido e trasformo il veleno in medicina». Se nel momento in cui ci sentiamo stanchi, sconfitti o falliti manifestiamo questo spirito abbiamo vinto. La vittoria non riguarda le circostanze esterne, ma l’allenamento ad avere costantemente questo atteggiamento vitale.
Essenzialmente la nostra sfida, ha detto Pritchard, consiste nel fare in modo che le persone trovino il sentiero che le conduce alla felicità. Intorno a noi tante persone stanno cercando la strada per essere felici, e potrebbero terminare la vita senza averla trovata. Noi abbiamo raccolto la sfida di mostrare loro il potere incredibile che già possiedono. Non c’è alcun dubbio che ce la faremo, perché Ikeda afferma che, se lottiamo insieme a lui, saremo in grado di sviluppare le nostre capacità cento o mille volte di più!
In seguito Pritchard ha parlato dei quattro punti chiave per i responsabili, spiegati durante il corso europeo in Giappone:
Preghiera forte e potente – Kayoko Asano, responsabile delle Divisioni donne e giovani donne della SGI, ha invitato a pregare come se volessimo smuovere la terra, con il voto di rendere la nostra organizzazione locale un castello di kosen-rufu. Shigeo Hasegawa, vice direttore generale, ha aggiunto che, anche se gli ostacoli e le tendenze negative della vita sono forti, finché resteremo legati agli insegnamenti di sensei, saremo incrollabili.
Caldo incoraggiamento – Rispetto a questo tema, Hasegawa ha esortato a diventare responsabili che sanno lodare i membri, incoraggiarli, riconoscerne il valore e gli sforzi, e apprezzarli profondamente. In questo modo, ha detto, riuscirete a far crescere chiunque! Incoraggiare gli altri senza esitare è l’azione del Budda e quando lo facciamo il nostro spirito si sviluppa; se invece ci “tratteniamo”, saremo noi a perdere.
In Europa, ha osservato Suzanne Pritchard, forse a causa del nostro retroterra cristiano, c’è la tendenza a essere perfezionisti. Spesso pensiamo: «Non sono un responsabile abbastanza capace», oppure trasferiamo questa tendenza critica sugli altri e diciamo: «Quel responsabile non è sufficientemente capace». Abbiamo domandato ad Asano, ha raccontato Pritchard: «Visto che siamo fatti così, come possiamo realizzare un’atmosfera di caloroso incoraggiamento?». La risposta è stata che, se non siamo in grado di credere in noi stessi, non possiamo credere negli altri. Questo è un punto fondamentale. La cosa importante è cambiare la “percezione” che le guide di sensei siano solo teorie, e fare la propria rivoluzione umana mettendole esattamente in pratica. Decidiamo di creare un mondo basato sulla visione di sensei, nel gruppo, settore o capitolo in cui ci troviamo, e discutiamo con gli altri su come realizzare questa visione. Non perdiamo tempo a domandarci “come fare”, perché da una prospettiva buddista la risposta è sempre nell’azione.
Lotta condivisa di maestro e discepolo – Seguiamo le guide del maestro, mettiamole in pratica e riportiamogli le nostre vittorie. Domandiamoci sempre: «Come pregherebbe, come agirebbe sensei?». Questo è il modo per far emergere la saggezza.
Fede sostenuta dal coraggio – Il coraggio è quello di fare il primo passo. Se non agiamo, niente cambierà. Ognuno di noi dovrebbe mettersi degli obiettivi e sfidarsi, questo è coraggio.

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