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Un'illuminata caparbietà - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:26

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    Un’illuminata caparbietà

    Quaranta minuti di auto dividono Tropea da Vibo Marina. Per questo i membri di Tropea hanno preso una decisione: diventare un gruppo a sé stante. Caratteri diversi, forti e tenaci, si sono uniti nel dialogo, nella recitazione del Daimoku e nel desiderio di essere felici, soprattutto insieme agli altri

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    Quaranta minuti di auto dividono Tropea da Vibo Marina. Per questo i membri di Tropea hanno preso una decisione: diventare un gruppo a sé stante. Caratteri diversi, forti e tenaci, si sono uniti nel dialogo, nella recitazione del Daimoku e nel desiderio di essere felici, soprattutto insieme agli altri

    Tropea e Vibo Marina (VV) distano tra loro quaranta minuti di macchina, partecipare alle riunioni di discussione o a qualsiasi attività comporta una decisione profonda di sfidarsi: sfidare le distanze, sfidare la pigrizia, sfidare i confini del “piccolo io”. Il nucleo Tropea nasce come costola del gruppo di Vibo: Alberto e Aradia, responsabili di gruppo, insieme ai membri della zona di Tropea Sharon, Giuseppe e Rossana. Emergono altri praticanti e tanti giovani simpatizzanti come Melania, che si trasferisce da Roma nella sua terra d’origine e Annamaria, argentina, con trent’anni di pratica alle spalle. Caratteri diversi, caratteri volitivi e forti, come la nostra Calabria. Testardi nell’oscurità, determinati nel mondo di Buddità.
    Il nucleo si consolida, e vogliono che diventi un gruppo stabile. Decidono di vedersi con una frequenza maggiore, anche se è difficile. Dice Sharon, che ogni giorno lotta per vincere sui problemi di salute del piccolo Francesco, suo figlio: «Prima, tutto era subordinato a me. Ho deciso che non mi sarei arresa, che anche da sola avrei creato questo gruppo. Il mio cuore era profondamente cambiato. Dopo aver vinto sui problemi di salute di Francesco, ospedalizzato da diciassette mesi, una sfida impossibile: a dicembre 2013 avevo promesso ai miei compagni di fede che, a marzo 2014, mi sarei ristabilita in Calabria e avremmo creato il gruppo a casa mia. E così è stato!».
    Il gruppo cresce, di conseguenza emergono i primi ostacoli: liti talvolta furibonde, il desiderio di chiudersi, di cedere alla disunità. Un giovane membro del gruppo, a causa di un tragico lutto decide di non aprire neanche il Gohonzon appena ricevuto e di smettere di praticare. Questa circostanza funziona da stimolo e grazie a Marilena tutto si ribalta. Ma andiamo per ordine: Marilena vive a Roma, dove studia, ma è calabrese; come ogni anno è rientrata per le vacanze. Usa questo “espediente” per riunire tutti i membri di Tropea e recitare Daimoku per sciogliere tutti questi nodi. L’unico modo per vincere, pensa, è lottare contro la disunità. Tutti i giorni di agosto per un’ora al giorno si incontrano tutti insieme per recitare. Ognuno col desiderio di essere felice, insieme agli altri, così ognuno ha allargato, con il potere della fede, il proprio “piccolo io” per fare spazio agli altri e, di conseguenza, all’intero universo.
    Dice Melania: «Recitando Daimoku per la felicità dei membri del gruppo abbiamo capito che, in realtà, non parlavamo per ascoltarci, ma per prevaricarci. Non c’era dialogo, ognuno pensava di avere ragione. Attraverso il Daimoku abbiamo imparato a venirci incontro, a fare pace, ad ascoltarci. Abbiamo imparato a provare compassione. A non giudicare attraverso un singolo comportamento l’intera persona. Cercando di vedere il Budda dentro di noi, abbiamo imparato a credere nella Buddità dell’altro, a riconoscerla indipendentemente dai comportamenti di ognuno».
    Peppe interviene: «Questa esperienza mi ha fatto decidere di partire da me, come Nichiren che all’inizio era l’unico a recitare Daimoku. La certezza è che il Daimoku ci permette di espandere kosen-rufu, nonostante l’oscurità fondamentale».
    Annamaria, l’ultima arrivata nel gruppo, dice: «Grazie a questa esperienza per sostenere la vittoria del nostro gruppo ho riaperto la mia vita, mi ero chiusa! Mi ero adagiata. Oggi sono felice, mi sento come l’albero che viene descritto nel Gosho: “Un albero che è stato trapiantato non crollerà anche in presenza di forti venti, se vi è un solido palo che lo sostiene” (RSND, 1, 531). Il mio gruppo è il bastone che mi sostiene contro i venti del mio karma».
    Alla fine della nostra chiacchierata abbiamo raggiunto Marilena e Rossana al telefono, parte attiva di questa esperienza, che ha permesso a queste persone di espandere il proprio stato vitale e costruire legami profondi di amicizia e fiducia. Questa è la pratica del Sutra del Loto, come ribadisce Ikeda nel suo commento a Lettera al prete laico Nakaoki: «Nam-myoho-renge-kyo è il mezzo per manifestare il potere di trasformazione delle relazioni umane, per costruire una rete di legami basati su un autentico rispetto per gli altri». Il nucleo di Tropea è diventato un gruppo, con cinque membri e altrettanti simpatizzanti, portando così a tre i gruppi della zona di Vibo Valentia.

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