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Una vita diversa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Una vita diversa

Francesco Grossi, Rimini

Seguendo l’esempio del maestro Ikeda e lanciandosi con coraggio nella pratica per gli altri, Francesco è riuscito a superare i propri limiti trasformando completamente la sua vita

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Ho ricevuto il Gohonzon nel 2017, a New York. Negli anni precedenti ero riuscito a completare l’università a Milano, ero partito per Los Angeles inseguendo il sogno di studiare recitazione e poi mi ero trasferito nella East Coast. Frequentavo un’accademia, lavoravo in una caffetteria di Brooklyn e in un negozio di scarpe vicino a Central Park.
Per quanto mi sentissi un idealista, negli anni avevo sedimentato dentro di me un gran senso di insicurezza, ero schiavo delle mie pessime abitudini, paure e desideri. Queste dinamiche interiori mi provocavano attacchi d’ansia e depressione e avevo imparato ad anestetizzare il disagio ricorrendo all’alcool, stupefacenti e dipendenze varie. 
Un giorno su un set pubblicitario incontrai Luca, e il suo stato vitale illuminò il mio. In poco tempo cominciai a recitare Nam-myoho-renge-kyo e a partecipare agli zadankai di Brooklyn. Poche settimane dopo ricevetti il Gohonzon e venni subito coinvolto nelle attività di protezione al Centro culturale in Union Square come sokahan. Così io, prigioniero nel mio “palazzo” di ansie e insicurezze, adesso avevo la possibilità di uscire dal mio guscio per prendermi cura di un vero “palazzo”.
Ogni turno era come un giro sulle montagne russe: quattro piani di edificio, ascensori, walkie-talkie per comunicare con gli altri membri dello staff, tante lingue diverse e centinaia di visitatori… Per non parlare dei meccanismi di emergenza da controllare, anche sul tetto del palazzo dove ogni tanto mi fermavo ad ammirare ammaliato i grattacieli illuminati nella notte…
Per fortuna c’erano Luca e tanti altri giovani a incoraggiarmi a sfidare i miei limiti e il mio senso di inadeguatezza mettendo sempre al centro la persona che avevo di fronte, proprio come avrebbe fatto il maestro Ikeda. L’attività iniziava la mattina presto e io che fino a pochi mesi prima sarei rimasto a letto sconfitto dalla depressione, prendevo la metro all’alba, sfidando i 17 gradi sotto zero e metri di neve per andare a recitare Daimoku a casa degli altri sokahan.
È con questa nuova apertura del mio cuore che sei mesi dopo, al momento di scegliere se rinnovare il visto o tornare in Italia, sentii che la mia rivoluzione umana doveva proseguire nel Paese da cui ero fuggito. Così decisi di trasferirmi a Roma.
Trovai un ristorante in cui lavorare e una scuola dove proseguire gli studi. Mi lanciai subito nelle attività della Soka Gakkai, come responsabile di settore dei giovani uomini e nei turni di protezione al Centro culturale. Ero determinato a lavorare su me stesso e a sconfiggere il senso di sfiducia nella mia vita approfondendo la pratica buddista.
C’è una pagina de La nuova rivoluzione umana in cui Sensei si rivolge a un gruppo di sokahan in merito alle difficoltà che stavano affrontando:

«Col tempo, quelle esperienze vi forgeranno e aumenteranno la vostra forza, che poi altro non è che quella solidità di fondo necessaria per affrontare tutte le sfide della vita. Questo finirà poi per diventare anche la vostra fortuna. È per questo che le lotte sono in realtà il più grande tesoro della vita. Se vi abituate a evitare gli sforzi e le difficoltà, finirete per essere infelici» (NRU, 24, 110)

Deciso a vincere sulle mie debolezze, ogni attività al Centro culturale diventava un’occasione per rilanciare su tutti i miei obiettivi. Stavo imparando a concentrarmi e a valorizzare qualsiasi compito o persona avessi di fronte, e gradualmente i pensieri di ansia e sfiducia lasciavano spazio alla gioia di poter dare il mio contributo, lì dove mi trovavo. Ammiravo l’atmosfera ordinata e serena che si respirava al Centro culturale, e la mia vita iniziò a rispecchiare quell’energia.
La mia camera divenne più composta, e così anche il mio butsudan, e migliorarono anche le mie finanze, la mia salute e i rapporti al lavoro. Imparare a prendermi cura delle persone mi stava insegnando a prendermi cura della mia vita.
Scoprii che alzarmi alle 4 di mattina per recitare un’ora di Daimoku e attraversare la città per arrivare al Centro culturale con i primi raggi del sole non era una sofferenza, ma una grande opportunità per diventare più forte, organizzato e compassionevole. Volevo imparare quello che il maestro Ikeda mi stava insegnando sperimentandolo nella mia vita.
Così, quando qualche anno dopo arrivò il Covid e il personale al ristorante venne dimezzato, a me invece venne addirittura aumentato lo stipendio.
Quando nel 2021 diagnosticarono un tumore a mia mamma non caddi nella disperazione, ma decisi che avrei sconfitto la paura insieme a lei, a mio papà e a mio fratello, e che mi sarei trasferito a casa a Rimini per sostenerla nella più importante delle sue battaglie.
E quando poi, ad agosto dell’anno scorso, dimisero mio zio dall’ospedale perché le sue metastasi non sarebbero più potute guarire, non mi chiusi nel dolore ma attraversai la sofferenza insieme alla mia famiglia recitando Daimoku al suo fianco.
In questi cinque anni l’attività nella Soka Gakkai mi ha insegnato che in ogni istante posso scegliere di essere presente e far tesoro della persona che ho di fronte, e che, in fondo, basandomi sulla preghiera, per sentire il mio valore questo è tutto ciò che devo fare.

Ogni tanto provo a immaginare come sarebbe stata la mia vita senza la pratica buddista e non posso che provare una gratitudine infinita per Nichiren Daishonin, per i nostri tre maestri e per la Soka Gakkai. A settembre ho terminato di leggere i trenta volumi de La nuova rivoluzione umana e, dopo aver concluso come aiuto regista un’importante esperienza teatrale, ho deciso di iscrivermi all’università serale, nella facoltà di Scienze politiche. Voglio comprendere meglio come funziona questo bellissimo mondo ed essere in grado di contribuire sempre di più alla società. Desidero ringraziare dal profondo del cuore tutti i membri della Soka Gakkai, perché è grazie al vostro sostegno che la mia vita oggi è così diversa!

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