Voi che avanzate tenendovi sottobraccio,
anche oggi con gioia, radiosamente,
siete sicuramente dei Budda.
«Le persone piene di entusiasmo e gioia di vivere, animate da una profonda compassione, si attireranno sempre molti amici». Queste parole della scrittrice Xie Bingxin (1900-1999), madre della letteratura cinese – meglio nota col nome d’arte Bing Xin – alla quale mia moglie e io siamo legati da una salda e indimenticabile amicizia, descrivono perfettamente le donne della SGI.
Anche Shakyamuni era sempre il primo ad avviare conversazioni amichevoli con le persone. La sua voce era considerata «piacevole all’udito, attraente, capace di raggiungere il cuore delle persone, piena di grazia, amata e apprezzata da tutti».
Le tenebre che avvolgono questa nostra epoca, priva di una solida filosofia di vita, sono davvero profonde. Le nostre voci entusiastiche che diffondono il grande insegnamento del Buddismo di Nichiren Daishonin sono come onde dorate, che si propagano nella società e portano speranza e nuova vitalità.
Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, diceva: «Incontrate quante più persone potete. Decidete fermamente, sin dal primo istante, di “aprire il loro cuore” e intraprendete dialoghi traboccanti di vitalità. Non dimenticate che il regno del cuore umano può trasformarsi illimitatamente».
Miei discepoli,
non abbiate timore,
parlate in modo risoluto.
Nichiren Daishonin scrisse: «Le sofferenze differenti che tutti gli esseri viventi sopportano sono tutte sofferenze personali di Nichiren» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 117, 52). In questo mondo di saha non ci sono persone che non abbiano una qualche sofferenza, un problema o una preoccupazione; ne esistono infinite varietà.
Tuttavia, qualunque sia la sofferenza, e per quanto sia profonda, sarà sempre e comunque possibile superarla. La Legge mistica esiste per realizzare tale obiettivo. Il significato profondo del dialogo nel Buddismo è incontrare persone afflitte da vari tipi di problemi e trasmettere loro lo spirito compassionevole del Daishonin.
In altri termini, in qualità di inviati del Daishonin, noi abbiamo il compito di incoraggiare gli altri con grande convinzione, assicurando loro che diventeranno assolutamente felici, e di manifestare la saggezza e il coraggio che ci renderanno capaci di trionfare insieme sulle sofferenze. Non esiste un compito del Budda più nobile di questo.
Ovviamente sul nostro percorso potremo incontrare delle resistenze, come mette in luce il Daishonin in molti scritti presentati in forma di dialogo, tra cui il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Qui l’interlocutore reagisce a volte con indignazione, dubbio o sorpresa alle varie osservazioni del Daishonin. Queste reazioni possono essere considerate la prova che le parole del Budda hanno raggiunto la parte più profonda della vita di quella persona e hanno risvegliato la sua Buddità latente. Anche Abutsu-bo cercava all’inizio di confutare l’insegnamento del Daishonin, ma in seguito divenne uno dei suoi discepoli più devoti, tanto che Nichiren si riferì a lui come la «guida di questa provincia settentrionale [Sado]» (RSND, 1, 265).
I nostri incessanti sforzi
nella battaglia condotta
con lo spirito del Bodhisattva Mai Sprezzante
verranno sicuramente elogiati e protetti
anche dal Daishonin.
Vivere fino in fondo per kosen-rufu significa compiere il lavoro del Budda, e ciò infonde nel nostro corpo e nella nostra mente il potere della Legge mistica. Non potremo allora non manifestare la “più grande di tutte le gioie” («Nam-myoho-renge-kyo è la più grande di tutte le gioie», Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 54).
Il Bodhisattva Mai Sprezzante che appare nel Sutra del Loto viene definito come «una persona allo stadio iniziale di provare gioia» (RSND, 1, 354), il che significa che era agli inizi della sua pratica, essendo capace di provare gioia all’ascolto dell’insegnamento del Budda.
Il Bodhisattva Mai Sprezzante, la cui vita era sempre traboccante di grande gioia e vitalità, esprimeva rispetto di fronte alla Buddità di tutte le persone che incontrava ed esponeva loro la Legge. Anche chi inizialmente lo offendeva o attaccava alla fine diventava suo discepolo.
Nella campagna di Osaka del 1956, i nostri nobili compagni di fede si sono sfidati insieme a me con grande entusiasmo. Recitando incessantemente Daimoku nel mio cuore, correvo per tutta la città di Osaka. A volte facevo anche diverse centinaia di chilometri al giorno. Le mie preghiere e le mie azioni erano volte a infondere in tutta la popolazione e in tutta la terra di Osaka la forza della Legge mistica che genera benefici, e a fare di ogni persona che incontravo una mia alleata. Questi sforzi colmi d’entusiasmo hanno attirato la protezione delle divinità buddiste.
La successiva campagna di Yamaguchi, in cui abbiamo decuplicato il numero di membri, ebbe luogo in un’epoca in cui ancora non esistevano Centri culturali. Le diverse locande dove pernottavo divennero così le basi di appoggio per le nostre attività. Ho sempre trattato i proprietari e il personale con il massimo rispetto e cortesia, e molti di loro decisero di aderire alla Soka Gakkai. Una donna che avvicinai al Buddismo in quel periodo ha fatto ricevere il Gohonzon a più di cento nuclei familiari e prima di morire, molti anni fa, ha dichiarato di aver vinto nella vita. Recentemente ho letto con gioia un resoconto di un suo nipote che ha studiato all’Università Soka e che oggi è un magnifico responsabile nella nostra organizzazione.
In accordo con il principio secondo cui un’innumerevole schiera di bodhisattva emergerà dalla terra, il nostro movimento di kosen-rufu sicuramente si diffonderà da una a due, tre, dieci, cento e più persone. Contribuire a questo sviluppo significa creare una storia preziosa nella nostra «vita presente, in questo mondo umano» (RSND, 1, 58).
«Dedicate le vostre vite alla preziosa missione di piantare i semi della Legge mistica per realizzare la pace in tutto il mondo. Io farò lo stesso!». Questo dichiarai trentacinque anni fa in occasione della fondazione della Soka Gakkai Internazionale a Guam. Il nostro movimento Soka ha vinto perché abbiamo continuato a lottare con questa determinazione. Su questo stesso principio si basa la nostra vittoria eterna.
Esultiamo
per le continue vittorie della Soka.
Anche quest’anno
lanciamo allegre grida di gioia!