Il Daimoku fa risplendere i cuori. Dal Daimoku nascono senso di responsabilità, determinazione e azioni conseguenti. Mantiene il cuore giovane, permette di comprendere le ingiustizie e di parlare apertamente per combatterle. Riportiamo questo spirito nelle riunioni di discussione, piccole oasi fondamento della nostra attività
Il noto educatore svizzero Johann Pestalozzi (1746-1827) scrisse: «Il giorno di Capodanno è l’inizio di tutto ciò che il nuovo anno ci porterà». Ogni Capodanno era solito tenere presso la sua scuola un discorso volto a incoraggiare i suoi allievi a rinnovare le proprie determinazioni. Nel 1810, Pestalozzi rivolse ai suoi studenti le seguenti parole: «Diventate persone dal cuore coraggioso e forti di spirito, lottate contro il male e agite sempre in favore del bene […]. Fratelli, sorelle, oggi è il giorno di una nuova solidarietà. Il nostro lavoro è nuovo, la nostra forza è nuova e la nostra volontà è nuova».
Sono certo che anche le voci vibranti dei nostri responsabili, specchio di una rinnovata determinazione, sapranno incoraggiare tutte le persone a compiere importanti passi avanti.
Alcuni anni fa ho avuto occasione di incontrare il dottor Anthony Marsella, emerito professore di psicologia presso l’Università delle Hawaii, un’autorità riconosciuta nel suo campo. Egli osservò, dal punto di vista psicologico, che l’inizio di un nuovo anno sprona le persone a porsi nuovi obiettivi, e disse: «Nel periodo che segue immediatamente Capodanno si può notare che ovunque nel mondo le persone sono più consapevoli del passare del tempo e tendono a rivolgere i loro pensieri al senso più profondo della vita. In questo periodo, anche le più vaghe aspirazioni possono trasformarsi in ferme e durature determinazioni. Le risoluzioni di Capodanno sono importanti, non dovrebbero essere prese alla leggera. In un certo senso, lo sforzo che si compie per imprimere un nuovo corso alla propria vita all’inizio dell’anno è una manifestazione dell’impulso primigenio al rinnovamento, profondamente radicato in ogni forma di vita».
Secondo Marsella, anche i più piccoli obiettivi sono espressione di una più generale tendenza alla rinascita. Al di là delle difficoltà che attraversiamo, l’inizio dell’anno nuovo ci fa sentire che possiamo ripartire da capo, trasformando le nostre tendenze vitali. È un’opportunità preziosa per sfidarci nella nostra rivoluzione personale.
Nam-myoho-renge-kyo è la Legge del tempo senza inizio. Quando recitiamo Daimoku, lo stato vitale del Budda originale risplende nei nostri cuori. Il Daishonin scrive che «abbracciare la Legge mistica del tempo senza inizio, dell’eternità in un singolo istante di vita», significa ereditare la Legge suprema e meravigliosa (GZ, 867). Per noi che invochiamo la Legge mistica e dedichiamo la nostra vita a kosen-rufu, ogni giorno è “il tempo senza inizio”, ogni giorno è Capodanno. Nella profondità della nostra vita esiste il potere di migliorarci illimitatamente, elevando la nostra condizione spirituale con un’energia pari a quella del sole del primo mattino, che si innalza splendente sul mondo infondendovi la vita.
Un faro per l’umanità
Vorrei leggervi ora alcune affermazioni di autorevoli pensatori del nostro tempo.
L’autore russo Lev Tolstoj (1828-1910) diceva: «Quando dico: “Non ce la faccio” non mi esprimo correttamente. Dovrei dire piuttosto: “Ancora non ce l’ho fatta”. Infatti, io so per certo che in ogni istante posso fare tutto ciò che voglio». Il futuro è ciò che conta. Ciò che riusciamo a realizzare da ora in poi. Quest’anno, quindi, decidiamo insieme di superare tutti i nostri limiti e di raggiungere nuovi traguardi.
Il filosofo svizzero Carl Hilty (1833-1909) affermò che la grandezza di una persona è determinata dalle sue azioni. La cosa più importante è ciò che si fa per gli altri, per la società.
Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860) ha scritto: «Le grandi menti […] sono il faro dell’umanità, senza le quali ci perderemmo nel mare infinito degli errori più banali, sprofondando nella disperazione». Schopenhauer fu uno dei primi pensatori occidentali a tenere in gran conto la filosofia buddista. La considerava una religione di pace e tolleranza, piena di compassione per tutti gli esseri viventi.
Il conte Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972), pensatore austriaco e promotore dell’unificazione europea, con il quale ho pubblicato un dialogo, era convinto che Schopenhauer in cuor suo fosse buddista. Mi confidò che lui stesso era stato influenzato dal pensiero di questo grande filosofo, e riteneva che il Buddismo fosse la religione mondiale più attivamente dedita alla pace, quella che avrebbe giocato un ruolo centrale nella nascita di una nuova civiltà.
Oggi la filosofia umanistica della SGI illumina la vita di un numero incalcolabile di persone e rappresenta un faro di speranza per tutta l’umanità. Le manifestazioni di apprezzamento aumentano ogni giorno, e in tutto il mondo si ripongono le migliori speranze nel nostro movimento. Il nostro obiettivo è scalare la montagna di kosen-rufu, una sfida che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Da un certo punto di vista, si tratta di una lotta all’ultimo sangue tra le forze del Budda e le funzioni demoniache. Per questo la vittoria non potrà arrivare senza uno sforzo immane. Per il bene della pace e per la felicità di tutta l’umanità, la Soka Gakkai, l’organizzazione di kosen-rufu, non può essere sconfitta.
Vorrei ora parlare delle caratteristiche fondamentali di un buon responsabile.
I responsabili ai livelli più alti devono combattere per proteggere la Gakkai e dare il massimo per sostenere e servire i loro compagni di fede. Ai nostri massimi responsabili non sono richieste parole vuote, ma senso di responsabilità, azione e determinazione. In altri termini, devono assumersi le responsabilità più gravose con impegno, con animo totalmente altruistico: questa è la chiave per il successo del nostro movimento. Come discepoli, dobbiamo essere pronti a fare tutto ciò che è necessario per proteggere la Gakkai e lo spirito del nostro maestro. Questa è l’essenza del legame tra maestro e discepolo condiviso dai primi tre presidenti. Solo questo spirito conta veramente: senza di esso la Gakkai non potrebbe sopravvivere a lungo.
Vi chiedo inoltre di non sfruttare mai i giovani, e di porvi sempre al loro servizio. Invece di delegare a loro il lavoro più duro, date l’esempio e prendete voi l’iniziativa, guidandoli nella giusta direzione. Il dottor M.S. Swaminathan, ex presidente delle Conferenze di scienze e affari internazionali di Pugwash, col quale ho avuto occasione di dialogare, sottolineava spesso l’importanza di far crescere i giovani. Piuttosto che nutrire gelosia, egli ha detto, le persone mature dovrebbero prendersi cura dei giovani e offrire loro la possibilità di crescere. Non abbiamo bisogno di responsabili deboli, gelosi dei giovani, che si sentono minacciati da loro. La Soka Gakkai è l’organizzazione che si dedica a propagare il Buddismo di Nichiren Daishonin in tutto il pianeta, nell’intero universo, per l’eternità. Stiamo operando a un livello incredibilmente grande. Per questo motivo vorrei che voi per primi, i nostri leader, abbracciaste i giovani con calore, occupandovi del loro sviluppo con generosità.
Una fiducia preziosa
Nonostante la mia giovane età, Josei Toda, il mio maestro, mi affidò tutto. C’erano molti responsabili più in alto di me all’epoca di Toda, ma quando i suoi affari fallirono e si trovò in serie difficoltà, tutti cambiarono improvvisamente atteggiamento. Alcuni girarono velocemente i tacchi e sparirono, altri presero a denigrarlo, dandogli del truffatore. Qualcuno addirittura rimase nell’organizzazione, per farsi scherno di lui mentre veniva attaccato e umiliato. Così si manifestava la loro invidia per Toda, la natura servile e l’animalità di cui erano preda. Io sapevo che il Buddismo significa non lesinare la propria vita, e che un vero devoto del Sutra del Loto è destinato a incontrare persecuzioni e ostacoli. Perché – mi chiedevo – quei responsabili non difendevano Toda? Perché sfuggivano lo scontro? Perché erano così deboli?
Toda ripeteva spesso che i nemici più temibili sono quelli che si nascondono all’interno dell’organizzazione. Il comportamento vergognoso e senza cuore di quei responsabili dimostrò quanto avesse ragione. Dal canto mio, ho lottato e ho protetto il mio maestro con tutte le mie forze, con tutto l’ardore e la passione della mia gioventù, come un vero discepolo. Ho lavorato instancabilmente per sanare le sue aziende, senza ricevere stipendio. Non avevo neppure i soldi per comprarmi un cappotto. Ogni volta che qualcuno divulgava menzogne sul conto di Toda, lo affrontavo direttamente mettendo a tacere qualsiasi falsità. Che fosse mattina presto o notte fonda, io mi precipitavo al fianco di Toda. Nessun altro discepolo lo serviva con tanta dedizione. «Sei l’unico di cui mi possa fidare», mi diceva. Non furono i responsabili più noti o personalità illustri a sostenere Toda nei momenti di difficoltà, fu un giovane sconosciuto. Questa è una verità che rimarrà negli annali di kosen-rufu.
Josei Toda si preoccupava molto per la mia salute, minata da un’infezione polmonare cronica. Diceva con le lacrime agli occhi che forse non avrei superato i trent’anni, e che avrebbe voluto potermi regalare tutto il tempo che gli restava da vivere. Ogni giorno pregava intensamente affinché prolungassi la mia vita. Ho introdotto al Buddismo un numero incalcolabile di persone. Ho vinto nella campagna di Osaka, raggiungendo ciò che tutti ritenevano impossibile. Anche dopo la morte di Toda ho ereditato il suo spirito e ho lavorato instancabilmente per kosen-rufu. Ora posso annunciare umilmente al mio maestro che, insieme ai miei cari compagni membri, ho fatto della Soka Gakkai la migliore organizzazione in Giappone e nel mondo.
Come possiamo far sì che le donne esprimano al meglio le loro meravigliose capacità? Questo è un punto chiave per progredire con forza e costanza, è la via per il successo futuro in ogni campo, compresa la Soka Gakkai. Nel diciottesimo secolo, la scrittrice e pensatrice britannica Mary Wollstonecraft (1759-97) si fece portavoce dei diritti delle donne. Pur dovendo affrontare difficoltà personali di vario genere, quali la povertà e le discordie familiari, Mary continuò sempre a impegnarsi con coraggio per il benessere delle persone e della società, perché aspirava a un futuro migliore. Nel suo rivoluzionario trattato Rivendicazione dei diritti delle donne, sosteneva con convinzione l’uguaglianza tra i sessi e la necessità di educare le donne e di lottare per la loro emancipazione. Visse solo trentotto anni, ma le sue convinzioni, rafforzate lottando in prima persona, si sono diffuse in tutto il mondo. La Wollstonecraft scriveva: «I pilastri fondamentali dell’amicizia sono il rispetto e la fiducia», e ancora: «Il rispetto per l’essere umano è la base di qualsiasi sentimento nobile».
In definitiva, la misura reale della grandezza di una persona è data dalla sua capacità di tenere in considerazione gli altri.
Gli sforzi delle donne e delle giovani donne per aprirsi al dialogo e condividere con tante altre persone gli insegnamenti del Buddismo, giorno dopo giorno e anno dopo anno, rappresentano l’essenza della pratica del Bodhisattva Mai Sprezzante; egli infatti mostrava un profondo rispetto per la natura di Budda presente in ogni persona che incontrava. Come afferma il Daishonin: «Quando ci inchiniamo di fronte a uno specchio, l’immagine riflessa si inchina di fronte a noi» (OTT, 165).
Quando manifestiamo un sincero rispetto per qualcuno, naturalmente risvegliamo nell’altro lo stesso sentimento, a un livello assai profondo. Toda ci esortava spesso a stabilire relazioni amichevoli e gioviali. Se ci comportiamo con sincerità riusciremo a creare ovunque relazioni di valore, perché la sincerità finisce sempre per toccare il cuore degli altri. I dialoghi che i membri delle nostre Divisioni donne e giovani donne stanno sviluppando, contribuiscono a diffondere nel mondo una meravigliosa rete di fiducia e comprensione reciproca. Chiedo agli uomini e ai giovani di offrire un caloroso sostegno alle donne della Gakkai che stanno organizzando le riunioni generali che si terranno in questo mese in tutto il Giappone.
Permettetemi di leggervi qualche altro brano di Mary Wollstonecraft. «L’essere umano riesce a esprimere tutto il proprio potenziale e tutte le capacità soltando esercitandole». È nel nostro interesse essere attivi; prodigarci nell’incoraggiare gli altri fino a far nascere in loro la speranza, giorno dopo giorno, è il modo migliore per allenarci a diventare noi stessi “esperti di felicità”. Osservava inoltre la Wollstonecraft: «La sincerità mi libera [dall’affettazione]», «[Una persona] vanitosa è presuntuosa», e «Il potere inebria [il debole]». Nulla sfugge allo sguardo di una donna saggia, le sue parole coraggiose riescono a smascherare ogni errore o falsità. Affermava anche: «Chi sopporta passivamente ingiustizie e ingiurie, presto diverrà egli stesso ingiusto, o comunque incapace di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato». Non dobbiamo tacere di fronte alle ingiustizie. Se vogliamo mantenere la nostra integrità dobbiamo dichiarare apertamente ciò che è giusto e vero. Tra l’altro questo è il modo migliore per alimentare il fuoco della creatività.
Si dice che col passare degli anni diventi sempre più difficile comporre poesie, ma io per rimanere all’altezza dei numerosi riconoscimenti ricevuti negli anni, ho sempre continuato a scriverne. Sento che nel mio cuore l’energia e l’ispirazione per la poesia sono inesauribili, perché vengono alimentati dalla mia continua lotta contro ogni forma di malvagità e corruzione, in accordo con lo spirito di Toda e della Gakkai di confutare l’erroneo e rivelare il vero.
Desidero offrire ancora queste parole della Wollstonecraft ai membri della Divisione donne: «Fate attenzione dunque, amiche mie, che il vostro cuore non sia mosso a sofferenza da ogni minuzia; la canna è scossa dalla brezza e ogni anno muore, ma la quercia si erge salda, e con coraggio, a lungo, affronta la tormenta». Siate come possenti alberi che possono sopportare le tempeste più impetuose, vivendo con energia e rendendo ogni anno della vostra vita vittorioso e pieno di soddisfazione.
Risvegliare la natura di Budda di tutta l’umanità
In Ripagare i debiti di gratitudine, il Daishonin scrive: «In questo mondo, durante i duemiladuecentoventicinque anni dalla morte del Budda, non una sola persona ha recitato questa Legge. Soltanto Nichiren, senza risparmiare la propria voce, ora recita Nam-myoho-renge-kyo. […] Se la compassione di Nichiren è veramente grande, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità» (SND, 2, 215). Sono certo che tutti voi conoscete bene questo brano. Nam-myoho-renge-kyo è il suono che risveglia la natura di Budda di tutta l’umanità, un magnifico insegnamento di speranza suprema. Il Daishonin cominciò a propagare questa filosofia settecentocinquantacinque anni fa, con la proclamazione del suo insegnamento, avvenuta il 28 aprile 1253, presso il tempio Seicho di Awa, la sua provincia nativa. Aveva trentadue anni.
Scrisse i suoi pensieri nel trattato L’apertura degli occhi. Era chiaro che le persone nell’Ultimo giorno della Legge erano cadute nei sentieri del male unicamente per aver riposto fede in insegnamenti erronei. Sapeva bene che, proclamando la verità, sarebbe andato incontro a persecuzioni, ma tacere avrebbe significato mancare di compassione, voltando le spalle alle sofferenze della gente. Perciò scrisse: «Ho riflettuto su quale strada prendere alla luce degli insegnamenti del Sutra del Loto e del Nirvana. Se rimango in silenzio, posso evitare problemi in questa vita, ma nella prossima cadrò sicuramente nell’inferno della sofferenza incessante. Se parlo, sono pienamente consapevole del fatto che dovrò lottare contro i tre ostacoli e i quattro demoni. Ma di queste due strade, quella da scegliere è sicuramente la seconda» (SND, 1, 108).
Dopo aver proclamato il suo insegnamento, il Daishonin incontrò una serie ininterrotta di persecuzioni durissime, fra cui numerosi attacchi violenti e, per due volte, l’esilio. Queste prove non conoscevano tregua, come egli stesso racconta: «Come le montagne si sovrappongono alle montagne e le onde seguono le onde, così le persecuzioni si aggiungono alle persecuzioni e le critiche si aggiungono alle critiche» (Ibidem, 113).
Tornando alla proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo, era circa mezzogiorno quando il Daishonin, presso il tempio Seicho, confutò con forza le dottrine delle altre scuole buddiste in Giappone e introdusse il supremo insegnamento. Lo spirito di refutare l’erroneo e rivelare il vero rappresenta l’essenza del Buddismo. Per il profondo senso di gratitudine che nutriva verso il suo maestro Dozen-bo, che voleva condurre alla verità, decise di esporre per la prima volta i suoi insegnamenti proprio nel luogo in cui aveva studiato il Buddismo da ragazzo. In quella occasione abbandonò il nome di Zesho-bo Rencho, assunto anni prima, al momento dell’ordinazione a prete, e adottò il nome di Nichiren, scritto con i caratteri cinesi che indicano “sole” e “loto”. Il sole illumina il mondo e il loto produce fiori meravigliosi che non vengono contaminati dall’acqua fangosa in cui crescono. Possiamo dunque leggere nel nome Nichiren la sua identità di Budda dell’Ultimo giorno della Legge.
I piccoli gruppi
In Lettera ai preti del Seicho-ji, il Daishonin riporta quel momento: «Benché sapessi che dicendo questo sicuramente rischiavo la vita, per ricambiare il debito di gratitudine verso il bodhisattva Kokuzo, il 28 aprile del quinto anno di Kencho (1253) per la prima volta lo dissi davanti a Joen-bo e a una piccola folla, rivolto a sud nella sala dell’immagine del Budda nella residenza di Dozen-bo, al tempio Seicho, presso il villaggio di Tojo, provincia di Awa» (SND, 5, 9).
Da questa citazione apprendiamo che il Daishonin annunciò per la prima volta i suoi insegnamenti a un esiguo gruppo di persone, fra cui diversi preti del tempio Seicho e altri che si erano radunati lì per l’occasione. Non sappiamo quanti fossero, ma di sicuro non fu una grande assemblea. Questo fu il vero punto di partenza del movimento di kosen-rufu che stiamo portando avanti ancora oggi. Le riunioni di discussione, fondamento di tutte le nostre attività, si svolgono tra piccoli gruppi di persone.
Il Daishonin scrive: «Tuttavia per ventisette anni, dal ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho (1253) fino a ora, undicesimo mese del secondo anno di Koan (1279), io ho continuato imperterrito a parlare ancora più forte, come la luna che cresce o la marea che si alza. Dapprima, quando io solo, Nichiren, recitavo Daimoku, coloro che mi vedevano, mi incontravano o mi udivano, si turavano le orecchie, mi gettavano occhiate furiose, storcevano la bocca, stringevano i pugni e digrignavano i denti. Perfino i miei genitori, fratelli, maestri e amici mi furono ostili. In seguito l’amministratore e il signore del feudo in cui vivevo mi si volsero contro. Più tardi l’intera provincia fu in tumulto e alla fine tutta la popolazione si allarmò. Nel frattempo, alcuni iniziarono a recitare Nam-myoho-renge-kyo, o per scimmiottarmi o per beffarmi; alcuni sembravano recitare con fede, altri recitare con riprovazione. Ora un decimo del popolo del Giappone recita Nam-myoho-renge-kyo» (Lettera a Nakaoki, SND, 7, 225). I primi tre presidenti della Soka Gakkai hanno ereditato lo spirito combattivo del Budda, lottando senza esitazione contro i tre potenti nemici. L’essenza della proclamazione dell’insegnamento del Daishonin e il grande sogno di kosen-rufu vivono nella Soka Gakkai.
Il Daishonin dichiara anche: «È certo che l’ampia propagazione della Legge [kosen-rufu] verrà raggiunta in tutto il mondo» (GZ, 816). Nella Raccolta degli insegnamenti orali afferma «Nam-myoho-renge-kyo comprende la conversione degli altri così come la nostra pratica religiosa. Ora Nichiren e i suoi seguaci stanno incoraggiando le persone ad abbracciare Nam-myoho-renge-kyo e a farne la loro pratica» (p. 109). Noi della Soka Gakkai abbiamo diffuso la Legge mistica nel mondo, in centonovanta paesi. I nostri nobili membri hanno continuato a propagarla ovunque, ognuno nella terra della propria missione, affrontando difficoltà di ogni tipo. Impegnandosi come buoni cittadini, hanno lavorato per la prosperità del proprio paese; per questo il nostro movimento ha potuto espandersi così tanto. Nichiren Daishonin scrive: «Tutto dipende dal paese e dal tempo. Quando si parla di insegnamenti buddisti, si deve tener conto di questo principio» (WND, 2, 966). Finiremo per nuocere al Buddismo del Daishonin se non rispettiamo gli usi e i costumi dei diversi luoghi. L’insegnamento della Legge mistica è talmente profondo che può accordarsi con il mutare dei tempi, permettendo di aprire un sentiero di felicità, pace e sicurezza in ogni tipo di società.
In Il kalpa della diminuizione il Daishonin scrive: «Saggio non è chi pratica il Buddismo prescindendo dalle questioni mondane, ma chi comprende perfettamente i princìpi che governano il mondo» (Lettera a Nakaoki, SND, 7, 225). Il Daishonin prosegue citando diversi saggi che, prima dell’avvento del Buddismo, si sono adoperati per la felicità della gente. Il primo, il generale e acuto statista cinese T’ai-kung Wang, riuscì a sconfiggere il tirannico re Chou di Yin, aprendo la strada all’ascesa della dinastia Chou, che portò la pace nel paese. Il Daishonin scrive che T’ai-kung Wang riuscì a «porre fine ai tormenti della popolazione» (SND, 8, 197), e per questo lo considera un emissario di Shakyamuni e un saggio benevolente che ha incarnato la saggezza del Buddismo. Secondo alcune fonti, T’ai-kung Wang aveva ottant’anni quando accettò la richiesta del re Wen e si mise all’opera per sconfiggere il re Chou. Si tratta di una leggenda, ma attesta come l’età avanzata possa portare con sé una maggiore saggezza insieme alla capacità di illuminare e guidare le persone.