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Una reazione a catena - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:37

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Una reazione a catena

Un sentimento d’immensa gratitudine per la vita, i benefici e anche per le difficoltà, diventa un potente catalizzatore che attrae una persona dopo l’altra

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Un sentimento d’immensa gratitudine per la vita, i benefici e anche per le difficoltà, diventa un potente catalizzatore che attrae una persona dopo l’altra

Ho iniziato a praticare il Buddismo nel 1991 insieme a mio marito. In quel periodo non avevo particolari problemi, o almeno così credevo, a parte una grandissima timidezza che non mi permetteva di avere relazioni profonde con gli altri. La mia prima grande occasione si è presentata subito, quando con mio marito decidemmo di avere un figlio. La gioia dei primi giorni si trasformò ben presto in disperazione. Fui ricoverata d’urgenza in ospedale dove mi dissero che avrei perso mio figlio a causa di una malformazione all’utero e che non avrei potuto averne mai più. Venni incoraggiata a recitare Daimoku per proteggere la fragile vita del mio bambino. Recitai giorno e notte con tutto il cuore creando quella prima relazione profonda con la vita di mio figlio. Simone nacque il 2 febbraio del 1992 perfettamente sano e con un parto naturale. Subito dopo decidemmo di ricevere il Gohonzon.
Nel 1994 ci affidarono la responsabilità di un gruppo, per me fu uno shock, il panico: responsabile io! Mi ricordo di aver detto alle mie responsabili che non glielo avrei mai perdonato. Una persona timida come me non poteva fare la responsabile. Mio marito si sforzava e faceva del suo meglio, io no. Eravamo in quattro, ma il mio atteggiamento rispecchiava la situazione: davo poco e ricevevo altrettanto. Le riunioni erano pesanti, le persone venivano e poi se ne andavano. Nel 2000 eravamo rimasti in due, io e mio marito. E quando gli venne chiesto di seguire il gruppo di Tuscania, io rimasi sola. Il momento di comunicare la statistica era diventato per me una tragedia: primo e secondo zadankai di gennaio 2001: una persona, cioè io. Iniziai a provare delle strategie trasferendo il Gohonzon in un’altra stanza ricavata dall’abbattimento di alcuni muri, ma la situazione non cambiò.
Andai a una riunione per responsabili di gruppo e di settore dove era stato invitato Roberto Terzani, responsabile di Area che mi incoraggiò dicendo che ero fortunata perché in due si pensa sempre di dover realizzare qualcosa al 50%, da sola potevo decidere quello che volevo. Mi chiese cosa desideravo realizzare entro l’anno. E io, quasi senza pensare, risposi: «Sei presenze a giugno e dodici a dicembre!». Tornai a casa molto preoccupata, mi chiedevo come avrei fatto a realizzare quello che avevo dichiarato!
Questa volta decisi che avrei usato la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra. Cominciai a recitare Daimoku e mi venivano in mente tutte quelle persone che avevano avuto fiducia in me e che io avevo deluso. Mi venivano in mente i presidenti Makiguchi e Toda, tutti i loro sforzi, le persecuzioni subite, il carcere; pensavo al mio maestro Ikeda e a sua moglie che pregano sempre per la realizzazione dei nostri desideri, a tutti i benefici che avevo ricevuto, grandi, grandissimi e all’improvviso esplose in me un’immensa gratitudine, per tutto e per tutti, anche per quelle persone che mi avevano creato grandi difficoltà. Decisi di realizzare tutto quello che avevo dichiarato, che sarebbero arrivate persone di grande valore per kosen-rufu. Non sapevo come, ma l’avrei fatto.
L’effetto fu immediato, il giorno dopo venne a casa mia un ragazzo al quale avevamo parlato della pratica tre anni prima: voleva praticare. Il giorno dopo, un altro. È stata come una reazione a catena! Cominciarono ad arrivare tante persone e a portarne delle altre. Al secondo zadankai di febbraio eravamo sette, a giugno quattordici e a dicembre ventidue, esattamente il doppio. A dicembre arrivarono anche due Gohonzon, così decidemmo di nominare un altro responsabile di gruppo e trasferire la riunione a casa sua: da me non c’entravamo più!
Le persone continuavano ad arrivare e in un anno sono stati consegnati altri otto Gohonzon, il gruppo si è diviso e poi si è diviso ancora. Ora siamo due gruppi a Marta e uno a Capodimonte con circa quaranta persone. Il mio scopo era quello di dividere il settore visto che nel frattempo ero stata nominata responsabile di settore, ma ora mi rendo conto che in finale non conta molto essere un gruppo, un settore o un capitolo, la cosa più importante per me ora è continuare ad aprire il mio cuore e la mia vita per accogliere sempre più persone senza limiti e con tanta gratitudine.
Nel Gosho Ripagare i debiti di gratitudine si legge: «La vecchia volpe non dimentica la collinetta in cui è nata, e la tartaruga bianca ripagò il favore ricevuto da Mao Pao. Persino gli animali conoscono la gratitudine, a maggior ragione dovrebbero conoscerla gli esseri umani» (SND, 2, 115).

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