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Una luminosa terra del Budda - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:30

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Una luminosa terra del Budda

Saverio Belisario, Roma

Decisi di non mettermi limiti e di sviluppare una fede come se dovessi estrarre l’acqua dal deserto. Determinai di trasformare definitivamente la mia precarietà

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Decisi di non mettermi limiti e di sviluppare una fede come se dovessi estrarre l’acqua dal deserto. Determinai di trasformare definitivamente la mia precarietà

Mia cugina mi parlò del Buddismo quando avevo quattordici anni, in un periodo in cui creavo diversi problemi a scuola. Rimasi molto colpito, ma non iniziai a praticare.
Persi quattro anni scolastici consecutivi, ero un ragazzo instabile e spesso mi trovavo coinvolto in risse: sfogavo così tutto l’odio che provavo nei confronti dei miei genitori, soprattutto verso mio padre, per la situazione economica in cui vivevamo, mentre a mia madre attribuivo fallimenti che non la riguardavano.
Purtroppo non riuscii a superare questo rancore prima che lei morisse: provai un dolore grandissimo, avevo solo diciotto anni e iniziai ad abusare di alcool quotidianamente, ingrassai quaranta chili e abbandonai definitivamente la scuola e tutta la mia vita. Non riuscivo a perdonarmi di aver fatto soffrire mia madre. Poco tempo dopo mio padre si ammalò di Alzheimer, già dopo qualche mese non mi riconosceva più, e mi ritrovai a dovermene occupare visto che vivevamo insieme. Passarono cinque anni: mio padre peggiorava ogni giorno diventando anche violento, io ero disoccupato e continuavo a distruggere la mia vita con l’alcool.
Poi, a ventisette anni, in due diverse occasioni mi parlarono di nuovo del Buddismo e nel 2011 decisi finalmente di partecipare a una riunione, dove sentii accendersi la speranza di poter costruire un futuro e soprattutto di poter essere felice nonostante la mia situazione. La mattina dopo feci Gongyo e Daimoku e uscii in cerca di un lavoro, come facevo ormai da mesi senza successo. Quello stesso giorno mi assunsero in un posto vicino casa. Continuai a praticare tutti i giorni, a studiare il Buddismo e a partecipare agli zadankai, e pochi mesi dopo ricevetti il Gohonzon.
Avevo trovato un’organizzazione che crede nell’infinito potenziale di ogni essere umano, quindi anche nel mio, e così decisi che volevo dedicare la mia vita allo sviluppo di kosen-rufu e alla felicità degli altri. Ripresi in mano la mia vita e riuscii a smettere di bere. Le difficoltà però non mancavano: a diciannove anni avevo garantito diversi prestiti per mio fratello maggiore, e a causa di ciò mi ritrovavo con un debito di oltre sessantamila euro che mi precludeva ogni possibilità di mutui o prestiti. Vedevo la mia vita bloccata e provavo un profondo dolore.
Dopo anni di sofferenze mio padre morì. Mi ritrovai solo e di nuovo senza lavoro.
Pensando alla frase di Nichiren Daishonin: «L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e non si prende cura di sua madre» (RSND, 1, 1008), soffrivo molto pensando di aver perso l’occasione di creare valore con entrambi i miei genitori.
Continuai a impegnarmi nelle attività della Soka Gakkai e nel 2014 decisi di vincere proprio lì dove ero più debole, cioè sul fronte economico, e di assumermi la piena responsabilità di kosen-rufu.
Decisi di non mettermi limiti e di sviluppare una fede come se dovessi estrarre l’acqua dal deserto. Determinai di trasformare definitivamente la mia precarietà: volevo essere assunto con un contratto a tempo indeterminato, un orario part-time che mi consentisse di partecipare all’attività e riprendere gli studi lasciati in sospeso da giovane.
Nel giro di tre mesi mi contattò un’azienda  a cui avevo lasciato il curriculum anni prima e mi assunse a tempo indeterminato, con un buon stipendio e orari a me congeniali. Mi scelsero tra un centinaio di persone nonostante non avessi un titolo di studio né esperienza nel settore.
Cominciai a frequentare una scuola serale: studiavo, lavoravo e facevo sempre attività, stavo recuperando gli anni scolastici che mi mancavano al diploma. Stavo diventando un faro per la mia famiglia mettendo la fede e il maestro al centro della vita.
Ispirato dalla mia prova concreta uno dei miei fratelli decise di ricevere il Gohonzon. Altre tre persone a cui parlai di Buddismo ricevettero il Gohonzon e tutti i membri della mia famiglia parteciparono agli zadankai.
Nel 2016 impressi nel mio cuore la prima delle cinque guide eterne della Soka Gakkai: sviluppare la fede per una famiglia armoniosa.
Decisi di utilizzare la fede per riallacciare i rapporti con mio fratello maggiore e quando mi incontrai con lui non toccai minimamente l’argomento dei debiti, ma gli parlai solo del Buddismo, con l’obiettivo di creare la pace tra noi. Pur non iniziando a praticare, rimase molto colpito. La stessa settimana, in maniera del tutto inaspettata, riuscì a trovare la soluzione per poter sanare ogni situazione debitoria che pendeva su di me da dieci anni.
Per la prima volta, sono riuscito a concentrarmi veramente sul futuro e sulle mie aspirazioni: diventare un imprenditore nel settore immobiliare e, al contempo, aiutare le persone a raggiungere i propri obiettivi finanziari. Ho capito che tutte le difficoltà che ho vissuto hanno un significato, e che grazie al Buddismo le sto utilizzando per migliorare la mia vita e quella degli altri.
Ultimamente la conclusione di una relazione sentimentale mi ha portato a vedere una profonda sofferenza: la paura di rimanere solo.
Decidendo di essere coraggioso come il re leone e di vincere totalmente sul mio passato e sulle mie sofferenze, sono tornato nella casa dei miei genitori, dove avevo perso tutto, per trasformarla in una luminosa terra del Budda. In questi otto anni, grazie al Buddismo ho scoperto che non c’è gioia più grande di dedicare la propria vita alla felicità degli altri insieme al maestro e ai compagni di fede. Ora so che questo è il modo migliore per ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei miei genitori che mi hanno dato la vita. Oggi la mia vita risplende, come anche il loro ricordo dentro di me.

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