Cosa possiamo fare concretamente, come possiamo contribuire in prima persona senza aspettarci che lo faccia qualcun altro?
C’è una grande aspettativa verso il prossimo 16 marzo, in cui si riuniranno a Tokyo giovani da tutto il mondo, pronti a ereditare il testimone e portare avanti kosen-rufu nel ventunesimo secolo. Come scrive sensei: «Sarà una cerimonia celebrata contemporaneamente in tutto il mondo, un’assemblea dove formulare insieme il voto condiviso di maestro e discepolo, al di là della distanza fisica» (pag. 9).
Com’è incoraggiante! Quest’anno abbiamo l’occasione di realizzare qualcosa di straordinario nelle nostre vite e nelle nostre attività di propagazione. A ciò si collega l’obiettivo di arrivare a 20.000 membri del Gruppo giovani in Italia, facendo nostre le parole di sensei: «Alzatevi con fierezza e determinazione al mio posto! Diventate tutti Shin’ichi Yamamoto!» (vedi pag. 10).
Immagino che ognuno si stia interrogando su come realizzare, senza “se” e senza “ma”. Non c’è bisogno di dire che è un’impresa difficile, lo sappiamo… ma sappiamo anche che a livello mondiale c’è un bisogno pazzesco di creare un movimento di giovani appassionati che desiderano cambiare il mondo e creare una nuova epoca.
Cosa possiamo fare concretamente, come possiamo contribuire in prima persona senza aspettarci che lo faccia qualcun altro? Mi vengono in mente le campagne di Kamata, di Yamaguchi, di Osaka… Cosa ha fatto il giovane Ikeda in quelle occasioni per capovolgere la situazione e innescare ondate di propagazione mai viste prima?
Come si legge nella Rivoluzione umana, egli decideva senza un attimo di esitazione di portare la vittoria al suo maestro, pregava con tutto se stesso come se dovesse «accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso» (RSND, 1, 395) e agiva subito, trascinando come un turbine una persona dopo l’altra. Così ciascuno si risvegliava alla missione di Bodhisattva della Terra e contribuiva attivamente alla realizzazione dell’obiettivo.
Nel capitolo “Determinazione” scrive: «Chiunque penserebbe che la vittoria sia impossibile, e probabilmente è così che vi sentite adesso. Ma non dimenticate questo meraviglioso Gohonzon che abbiamo, che ha il potere di trasformare ciò che normalmente riteniamo impossibile in qualcosa di possibile. Chi rinuncia ancor prima di provare non conosce il potere della Legge mistica. […] Ciò che conta è se ci crediamo o no. Se pensiamo che siamo i veri discepoli di Nichiren, noi per primi dobbiamo pregare per perseguire quel tipo di pratica coraggiosa che rende possibile l’impossibile» (RU, 10, 26).
Sensei è l’esempio vivente di come pregare e come agire per avanzare costantemente e in modo concreto nella nostra rivoluzione umana e nell’espansione di kosen-rufu.
«La pratica buddista – diceva Toda – è una sfida per sconfiggere l’inerzia e trasformare positivamente se stessi, la famiglia e la comunità. L’importante è lanciarsi in una nuova sfida, pregando in modo chiaro e concreto per la realizzazione degli obiettivi. E rivolgersi con sincerità anche a una sola persona al giorno, incoraggiandola e aiutandola a creare un legame con il Buddismo del Daishonin» (Daibyakurenge, febbraio 2018).
A volte ci troviamo ad affrontare difficoltà così forti da provare un senso di impotenza o disperazione, ma sensei ci incoraggia a credere che ogni cosa può cambiare con l’ichinen, la determinazione di vincere “ora”. Ciò che conta è impegnarsi al massimo senza lasciarsi sfuggire nemmeno un istante, continuando a recitare Daimoku e a impegnarsi con tutte le forze, “con coraggio e diligenza”. Non c’è niente di più forte dell’ichinen di una fede coraggiosa (Daibyakurenge, gennaio 2017).
Questo è il momento di alzarsi con una fede più forte che mai, raccogliere tutto il nostro coraggio e aprire la nostra vita agli altri, impegnandoci ancora di più nello shakubuku con il desiderio di offrire alle persone intorno a noi la possibilità di sperimentare la gioia della pratica buddista.
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Come interagire con i giovani
di Daisaku Ikeda
In questo periodo (2011, n.d.r.) mi sono impegnato in un dialogo con Gao Zhanxiang, presidente della Società per lo sviluppo della cultura cinese (CCPS).
Uno dei temi principali del nostro dialogo è come incoraggiare i giovani.
Gao è stato responsabile di una delle più grandi organizzazioni giovanili cinesi, la All-China Youth Federation (ACYF). Partendo da quella esperienza, egli dedica ora le proprie energie allo sviluppo delle giovani generazioni.
Gao suggerisce quattro linee guida per interagire con i giovani: calore, rispetto, fiducia e responsabilità.
Calore: per prima cosa, per attrarre i giovani è necessario un comportamento “caldo” e umano: i giovani non rispondono a un atteggiamento rigido e freddo.
Rispetto: significa rispettarli come persone, senza trattarli con condiscendenza o guardarli dall’alto in basso: chi rispetta i giovani riceverà in cambio il loro rispetto.
Fiducia: significa credere nei giovani e fidarsi di loro: la fiducia nutre l’autostima e il talento.
Responsabilità: vuol dire assumersi veramente l’impegno di far crescere i giovani.
Gao afferma: «I giovani sono come semi che germogliano nel futuro. Quando li nutriamo con il calore di una gentile brezza di primavera, essi fioriranno e daranno frutti».
Concordo pienamente. Più che mai, dobbiamo essere per i giovani come una calda brezza primaverile che li incoraggia.
(NR, 470, 3)