Francesco Mecorio, vice responsabile nazionale Leonardo, e Marta Arkerdar, vice responsabile nazionale giovani donne, hanno tenuto un’interessante lezione sul Gohonzon e le sue funzioni. Questo intervento si basa sulle recenti spiegazioni del responsabile del Dipartimento di studio della SGI Katsuji Saito
Partendo dal concetto che tutto è soggetto alla legge di impermanenza ed è frutto di illusione, è fondamentale stabilire il Gohonzon come oggetto di culto. A volte infatti poniamo al centro della nostra vita altri oggetti di devozione, come il lavoro, i soldi, l’amore ecc. che non possono essere, anche per la loro caducità, sicuri veicoli di felicità. Il Gohonzon, invece, racchiude tutto l’insegnamento di Nichiren Daishonin ed è la rappresentazione della sua condizione illuminata di Budda, l’unica condizione che ci permette di essere veramente felici, a prescindere dalle circostanze che viviamo. Ciò che ci consente di percepire la natura di Budda in noi è il Daimoku, che richiama i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo iscritti nel Gohonzon e presenti nella vita di ognuno. Percepire questa identità cambia il modo di praticare di fronte al Gohonzon, che così assume la sua funzione di oggetto di culto per l’osservazione della mente. Recitare Daimoku al Gohonzon è la causa il cui effetto è il manifestarsi della nostra Buddità. Occorre inoltre avere la profonda convinzione che possiamo credere nel Sutra del Loto perché siamo Budda e non il contrario, cioè che possiamo diventare dei Budda se pratichiamo. Il Gohonzon è la nostra vita che non differisce in alcun modo da quella di Nichiren Daishonin e desiderare con tutto il cuore di vedere il Budda equivale a desiderare di conoscerci profondamente e scoprire così la nostra condizione di Buddità. Al centro del Gohonzon ci sono i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo e intorno a questi sono rappresentate tutte le funzioni e le entità dell’universo. Questo significa che tutti i fenomeni sono illuminati dalla Legge mistica, tutto è permeato da Nam-myoho-renge-kyo, anche quelle caratteristiche dei mondi inferiori che potrebbero avere una valenza negativa. La Collera ad esempio, uno dei mondi cosiddetti bassi, è una funzione che, se illuminata dalla Buddità, può essere non solo combattuta ma anche trasformata in causa positiva per l’ottenimento della felicità se utilizzata per il bene degli altri. L’oggetto di culto davanti al quale preghiamo è dunque completo e perfettamente dotato di ogni beneficio ed è lo specchio per correggere il nostro atteggiamento nella fede. Inoltre dobbiamo tenere ben presente che noi siamo un’unica cosa con l’universo che ci circonda, proprio in virtù del fatto che tutto è manifestazione della Legge mistica. Quando diventiamo consapevoli che la nostra vita è Myoho-renge-kyo, richiamiamo quindi la nostra Buddità e la Buddità di ogni forma di vita che interagisce con noi evocando la forza della vita che ci protegge. Questo è il significato profondo della funzione delle divinità protettrici buddiste. Infine c’è un’altra funzione contenuta nel Gohonzon, e quindi nella nostra vita, importantissima e fondamentale per la propagazione della Legge: la compassione. Nel nostro oggetto di culto infatti sono presenti anche le figure di Shakyamuni e del Budda Molti Tesori, supremi esempi di vittoria completa nella lotta contro l’oscurità fondamentale nonché di infinita compassione nei confronti di tutta l’umanità, manifestata attraverso i loro insegnamenti per la realizzazione di kosen-rufu. La vera compassione dunque è impegnarsi per kosen-rufu e, se agiamo nella nostra vita quotidiana con vera compassione, la grande compassione del Budda permeerà la nostra vita riempiendola di benefici.