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Un tuffo nel futuro d'Europa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:14

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    Un tuffo nel futuro d’Europa

    In questo articolo del 2006, di cui si presenta una versione ridotta, si ripercorre l’evoluzione di alcuni paesi visitati per la prima volta dal presidente Ikeda nel 1961. La storia della SGI in Germania, Inghilterra e Francia  è tratteggiata dai racconti di alcuni protagonisti e da brani della Nuova rivoluzione umana

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    In questo articolo del 2006, di cui si presenta una versione ridotta, si ripercorre l’evoluzione di alcuni paesi visitati per la prima volta dal presidente Ikeda nel 1961. La storia della SGI in Germania, Inghilterra e Francia  è tratteggiata dai racconti di alcuni protagonisti e da brani della Nuova rivoluzione umana. A cinquant’anni esatti da quell’evento che ha lasciato tracce indelebili, riandiamo al passato per scoprire ancora meglio la nostra identità europea e guardare insieme al futuro. L’anniversario che caratterizzerà questo 2011 offre l’occasione per presentare le storie di pionieri giovani e meno giovani, dei Centri culturali e tante foto dedicate all’Europa. Quindi, occhio al logo presente in queste pagine che indicherà queste sezioni

    Questa storia ha inizio nel 1961, quando Daisaku Ikeda, da un anno terzo presidente della Soka Gakkai, mosse i primi passi in Europa verso la realizzazione del sogno di Josei Toda: far conoscere e praticare il Buddismo in tutto il mondo. È una storia fatta di viaggi e incontri fra esseri umani che parlano lingue diverse, accomunati da sentimenti simili e animati dalla speranza che un giorno tante persone avrebbero abbracciato il Buddismo di Nichiren Daishonin. L’obiettivo di realizzare un mondo più sereno e più giusto sarebbe stato più vicino. Seduto nell’aereo che lo trasportava per la prima volta in Europa, Shin’ichi, pseudonimo narrativo di Daisaku Ikeda nei romanzi La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, guardando il sole pensava che, così come esiste un unico sole che illumina il mondo, anche una sola persona risoluta può aprire una nuova strada nella società. «Ogni essere umano ha un sole nel cuore! Le persone che abbracciano il Buddismo di Nichiren Daishonin diventano altrettanti soli che illuminano la strada della felicità alla propria famiglia e ai loro amici. Il successo della mia visita in Europa dipende da quante persone riuscirò a incontrare e motivare» (NRU, 4, 197).
    Questo primo viaggio in Europa fu denso di appuntamenti. L’aeroplano, partito dall’aeroporto di Tokyo, atterrò il 5 ottobre nella capitale della Danimarca, Copenaghen, e il viaggio proseguì nelle due settimane successive toccando Düsseldorf, Berlino Ovest e Colonia, Amsterdam, Parigi e Versailles, Londra, Madrid, Ginevra e Zurigo, Vienna e, infine, Roma. Il 19 ottobre, seduto al tavolino di un ristorante, Ikeda scambiava le sue idee con Yamagishi, un signore giapponese che viveva a Roma da qualche tempo: «Qual è la maggiore impresa – disse sensei – per un essere umano? È lasciare dietro di sé altri che condividono i propri ideali e convinzioni. Siamo limitati in ciò che possiamo compiere durante la nostra vita, e ancor più in ciò che ognuno di noi può fare in due o tre anni. Ecco perché è così importante far crescere gente capace. Questo darà vita a un movimento che continuerà a diffondersi in tutta la società» (NRU, 5, 91).
    Due giorni dopo, al Foro Romano, Ikeda scrisse una poesia: In piedi, / tra le rovine di Roma, / sento la certezza / che la Terra della mistica Legge / non perirà mai (ibidem, 107). Fu l’ultima tappa di un programma intenso. Nel 1963, due anni più tardi, Ikeda tornò in Europa dove visitò nuovamente Parigi, Ginevra, Roma e, per la prima volta, Pompei. I resti della cittadina dell’antica Roma distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., suggerirono a Shin’ichi-Ikeda anche una profonda riflessione sul significato della vita. «Nessuno può sfuggire alle inevitabili sofferenze della vita e della morte. Né ricchezza, potere o posizione sociale possono modificare questa realtà. […] la vita è breve, non si sa mai cosa potrà accadere; ogni cosa cambia costantemente. Ma se si vive la propria vita in accordo con l’eterna e immutabile legge del Buddismo, si troverà la strada per la felicità perpetua» (NRU, 7, 181).
    Ma torniamo nel 1961, a Berlino Ovest. Nella notte del 13 agosto il governo comunista della Germania dell’Est aveva fatto erigere una barriera di oltre quaranta chilometri per impedire quel flusso emorragico di fuggiaschi che scappavano dalla Germania dell’Est verso il “libero” occidente. Il cuore di Berlino venne spaccato e improvvisamente intere famiglie furono divise da un muro di pietra e filo spinato. Questo evento rafforzò il desiderio di Ikeda di «divulgare ampiamente una filosofia umanistica capace di forgiare legami tra la gente. Era giunta l’ora che un simile sistema di pensiero si radicasse a fondo nel cuore degli uomini. Avrebbe rivelato la strada di un’infallibile pace nel mondo – la strada di rissho ankoku – facendo penetrare nella società i corretti princìpi del Buddismo» (NRU, 4, 196). Ma il Muro, ormai, era un dato di fatto. E quando Daisaku Ikeda, arrivato a Berlino dopo una breve sosta a Düsseldorf, si trovò a costeggiarlo, iniziò a recitare Daimoku col desiderio di “impregnarne” quel luogo. Anche un bambino tedesco di dieci anni guardava sbalordito dalla sua bicicletta il completamento della barriera. Questo bambino, ha raccontato poi il responsabile europeo Hideaki Takahashi, una volta cresciuto incontrò il Buddismo e oggi è il rappresentante legale della SGI tedesca e vicepresidente della SGI europea: Mathias Gröningen. Qualche anno fa durante un corso in Giappone Mathias incontrò il presidente Ikeda e dopo essersi scambiati l’un l’altro i ricordi di quel periodo triste per Berlino, Mathias disse che sentiva di essere uno dei frutti di quel Daimoku “seminato” allora.
    Mathias pratica il Buddismo dal 1972. La prima volta che venne invitato a una riunione di discussione era a Aix-en-Provence, nel sud della Francia. Tornato a Berlino, vi trovò un solo gruppo. «Quando ho iniziato a praticare tutto era disorganizzato e non esistevano strutture di nessun tipo, l’unica cosa importante era recitare Daimoku con fede. Questo ci permise di creare profonde relazioni umane. L’organizzazione venne dopo. Allora Berlino era un gruppo, poi divenne un settore, non esistevano neanche le Divisioni. Questa esperienza mi ha permesso di capire che non è tanto importante la struttura quanto costruire forti legami da persona a persona e poi mi ha insegnato a mettere in pratica il concetto di “alzarsi da soli” prima di ogni cosa». Affrontando il tema dei giovani, Mathias vede in loro tante qualità che possono senz’altro aiutare una crescita positiva del movimento di kosen-rufu. «Prima di tutto perché hanno il coraggio di dire quello che non piace loro nell’organizzazione» osserva Mathias. Soprattutto di fronte agli atteggiamenti arroganti, grazie all’innato senso di giustizia che possiedono, i giovani dicono chiaramente quello che pensano senza preoccuparsi delle conseguenze. I giovani hanno la forza e la passione, come diceva Josei Toda, per rivitalizzare la Soka Gakkai. Ovviamente abbiamo uno scopo comune per cui è fondamentale l’unità, proprio per questo i giovani dovrebbero ascoltare gli adulti e gli adulti i giovani. «È importante parlare e dirsi francamente le cose che non vanno – conclude Mathias – ma lo è altrettanto che ciascuno si basi sulla relazione individuale con il maestro. Così si può evitare che ciascuno pensi di avere ragione e ricercare invece il bene comune». Anche l’attuale vicedirettore della SGI-UK, Sue Thornton, fu una delle prime praticanti in Gran Bretagna e sicuramente una dei primi membri non giapponesi in Europa. Nel 1969 Sue partecipò alla sua prima riunione a Londra un venerdì sera: il giorno dopo, il sabato, ricevette il Gohonzon. L’amica con cui condivideva l’appartamento dipinse una cassa per la frutta per farne un mobiletto dove poter aprire il Gohonzon. «Per noi allora praticare iniziava e finiva – racconta Sue – con la recitazione del Daimoku. Recitavamo tanto Daimoku insieme anche perché non capivamo la filosofia: non c’erano libri, né riviste e provavamo a trasmettere la comprensione dell’insegnamento buddista da persona a persona. Ogni settimana ci trovavamo a recitare tre ore di Daimoku a casa di uno di noi. Riflettendo su questa esperienza, devo dire che cominciare a praticare il Buddismo recitando fin dall’inizio tanto Daimoku significa capire subito che la pratica è recitare Nam-myoho-renge-kyo, e comprendere questo è fondamentale. Daimoku e visite a casa era tutto quello che potevamo fare».
    Nel 1969 a Londra praticavano una cinquantina di persone. Persone che non sapevano cosa fossero la Soka Gakkai e la Nichiren Shoshu ma che avevano capito che se recitavano Daimoku avrebbero potuto cambiare la loro vita. Sue, che di mestiere oggi si occupa di formare i giovani alla produzione teatrale (è direttore nella famosa scuola musicale e teatrale londinese Guildhall School of Music & Drama), ai giovani buddisti lancia un messaggio chiaro: «Vorrei dire loro che qualunque cosa accada, anche inaspettata, porterà la loro felicità, così come le situazioni più difficili. Ho partecipato attivamente alle attività buddiste per tutta la vita e ho compreso che questo è il modo per arrivare alla felicità, non si tratta certo di sacrificarsi. In un momento difficile chiesi un consiglio personale a una responsabile in Giappone e questa donna mi disse: “Mi immagino che ci saranno momenti duri nei quali vorresti stare a lamentarti e compiangerti, ma è proprio in quei momenti che dovresti andare a incoraggiare qualcuno”. Così ho sempre fatto, sperimentando ogni volta che si può passare velocemente dallo stato di Inferno a quello di Buddità. Ho sempre avuto un incarico di responsabilità e questa è stata proprio la mia fortuna».
    Spesso Eiichi Yamazaki (1923-2000), il responsabile europeo arrivato nel Vecchio Continente nel 1961, veniva a incoraggiare i membri londinesi, oppure erano loro che si recavano a trovarlo a Parigi. Fra il 1972 e il 1973 si sono tenuti a Londra gli incontri di Daisaku Ikeda con lo storico Arnold Toynbee che hanno dato vita al volume Dialoghi (Choose Life era il titolo dell’edizione inglese). Fra le assistenti c’era anche Sue che ricorda con emozione questa straordinaria occasione che le capitò nei primi anni di pratica. «La sera trascrivevamo a macchina il testo del dialogo per renderlo disponibile nel migliore inglese possibile. Una volta in Giappone sensei mi riconobbe e mi disse: “Un giorno scriverò su di te”, nel 2004 ho letto questo episodio nel sedicesimo volume della Nuova rivoluzione umana, nel capitolo “Dialogo”. Che gioia!».
    Prima di ricoprire questo incarico nella Soka Gakkai europea, Eiichi Yamazaki era un noto ricercatore che aveva davanti a sé un futuro brillante nella ricerca scientifica, tanto che il collega che proseguì nella ricerca iniziata insieme, ricevette in seguito il premio Nobel. A Yoshiko, la moglie, abbiamo chiesto come reagì di fronte alla decisione del marito di abbandonare la professione di medico e di dedicarsi al movimento di kosen-rufu in Europa. Questa anziana signora gentile ci ha parlato del rispetto che nutriva per la sua decisione perché sentiva che non avendo contribuito in prima persona alle ricerche, non poteva essere lei a decidere. Ma quando l’amico ricercatore con cui lavorava Yamazaki fece rientro negli Stati Uniti e lo invitò a seguirlo, fu felice del rifiuto da parte di suo marito perché l’idea di trasferirsi in America la spaventava e perché desiderava dedicare la sua vita a kosen-rufu.
    E a proposito dei Bodhisattva emersi dalla Terra, Ikeda scriveva nel 2006: «Quarantacinque anni fa, quando io per la prima volta misi piede sul suolo europeo, chi avrebbe potuto immaginare il grandioso sviluppo della SGI europea raggiunto oggi? Il progresso della SGI europea equivale al progresso della SGI nel mondo» (NR, 360, 22).

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    Le visite di Daisaku Ikeda in Europa nel romanzo La nuova rivoluzione umana

    vol. 4, cap. Luce radiosa
    vol. 5, cap. Pionieri
    vol. 5, cap. Gioia
    vol. 6, cap. Terra preziosa
    vol. 6, cap. Lungo viaggio
    vol. 6, cap. Accelerazione
    vol. 9, cap. Luce brillante
    vol. 10, cap. Una nuova rotta
    vol. 12, cap. Nuova speranza
    vol. 12, cap. La danza della vita
    vol. 15, cap. L’Università Soka
    vol. 16, cap. Dialogo

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