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I tre tipi di tesori - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:29

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I tre tipi di tesori

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«Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore. Dal momento in cui leggerai questa lettera sforzati di accumulare i tesori del cuore»

tratto dalla Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pag. 755

Un patrimonio invisibile

Ho iniziato a praticare a diciotto anni, grazie a mia madre. Prima di conoscere il Buddismo ero una ragazza insicura e debole interiormente con un’unica preoccupazione: perdere peso. Questo “pensiero costante” era correlato al rapporto conflittuale che avevo con mio padre, il quale è un uomo burbero e autoritario. In particolare ci fu un episodio della mia adolescenza che mi segnò: nonostante fossi magra lui mi fece notare che il mio corpo stava cambiando e secondo lui dovevo stare attenta all’alimentazione!
Così da quel momento nella mia mente ho costruito tante illusioni legate all’importanza dell’essere sempre più magra di quello che già ero, alternando periodi di anoressia e di bulimia.
Leggendo il Gosho I tre tipi di tesori, ho iniziato a recitare Daimoku col desiderio di mettere in pratica quello che Nichiren dice a Shijo Kingo: «Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore. Dal momento in cui leggerai questa lettera sforzati di accumulare i tesori del cuore».
E così, mentre recitavo Daimoku durante un corso settimanale di attività di protezione (byakuren) al Centro culturale di Firenze, ho sentito davanti al Gohonzon che avevo una grande occasione: trasformare il mio cuore. E che tutto partiva da lì: trasformare la rabbia e il rancore che nutrivo nei confronti di mio padre e di conseguenza la troppa rigidità che avevo verso me stessa.
Ricordo che prima di prendere il treno da Bari per Firenze Franco, l’amico e responsabile soka-han che mi accompagnò alla stazione, mi disse: «Flo, mi raccomando, durante questa settimana mangia tutto quello che lo staff cuochi preparerà per voi!». E io, di rimando, con la solita fermezza: «Non so se ce la farò! Ma mi alimenterò con gli snack delle macchinette!». Lui mi spiegò che avrei dovuto invece utilizzare quell’occasione, e sviluppare gratitudine per quei membri che ogni giorno sarebbero venuti a preparare i nostri pasti.
Mentre recitavo Daimoku, per la prima volta mi sentii leggera come una piuma, come se avessi tolto un peso dal mio cuore. Dopo anni di digiuni in quella settimana ho iniziato a nutrire il mio corpo e, soprattutto, dopo avere mangiato non pensavo più che nei giorni successivi non avrei toccato cibo! Grazie a tanto Daimoku recitato con sincerità per trasformare il mio cuore, ho iniziato in maniera naturale a sentire profondamente che io sono la torre preziosa e che vado bene così come sono: un Budda adesso!
Ho imparato che la vita dell’essere umano è sostenuta da ciò che mangia e per questo il cibo è il suo “tesoro”, così da quel momento in poi ho iniziato a colmare il vuoto del mio cuore col Daimoku e non più col cibo. Piano piano ho imparato, rispettando la mia Buddità, ad accettare mio padre con i suoi pregi e i suoi difetti, a vederlo come un essere umano che come me può sbagliare.

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