La pace si può costruire unendo le forze internazionali e impegnandosi su più fronti. L’Istituto Toda per la pace globale e la ricerca politica (www.toda.org) nasce per promuovere la soluzione nonviolenta dei conflitti e la completa abolizione della guerra. In questa intervista rilasciata a Valeurs humaines il direttore, Olivier Urbain, parla dell’attività dell’Istituto e del suo libro Daisaku Ikeda’s Philosopy of Peace
Di cosa si occupa in particolare l’Istituto Toda per la pace globale e la ricerca politica?
L’Istituto Toda è stato fondato nel 1996 dal presidente della SGI Daisaku Ikeda. Majid Tehranian, docente di Comunicazione internazionale, ne è stato il primo direttore fino al 2008 e poi sono subentrato io. L’Istituto Toda è un luogo dove gli esperti a livello internazionale possono incontrarsi per lavorare insieme a uno dei grandi temi che affligge il mondo. In questo modo questi studiosi possono andare oltre quella che è la realtà nazionale o regionale e sviluppare un punto di vista globale, riuscendo così a dare un contributo per l’essere umano e quindi per l’umanità nel suo complesso. L’Istituto Toda organizza una o due conferenze l’anno. Nel dicembre 2008 è stata organizzata una conferenza sui cambiamenti climatici a Honolulu, grazie alla collaborazione di alcune decine di esperti provenienti da diverse nazioni. In Tunisia si è tenuto a febbraio 2010 un altro convegno: “Il potere della musica a favore della solidarietà”. Si sono riuniti oltre venti specialisti fra i quali tunisini, marocchini, turchi, britannici, neozelandesi, americani e francesi. L’Istituto Toda spesso chiede ai partecipanti di elaborare le proprie presentazioni in vista della pubblicazione: un modo, questo, per far emergere lo spirito di cittadinanza globale. Al momento questi libri vengono pubblicati solo in inglese, ma il nostro obiettivo è quello di creare nel tempo una cultura di pace dove regni il rispetto e l’armonia e a breve far sì che queste idee portino a prendere delle decisioni sempre più in questa direzione.
Qual è stato il percorso che l’ha condotta qui?
Io sono belga di lingua francese. La mia educazione è stata di stampo cristiano anche se i miei genitori erano dei liberi pensatori con uno spiccato spirito critico. Ho studiato letteratura e linguistica inglese e olandese all’Università Libera di Bruxelles, che in Belgio è simbolo del libero pensiero. Poi, nel 1990, ho ottenuto un dottorato di ricerca sul teatro di Jean Anouilh presso la South California University. L’anno seguente ho iniziato a insegnare lingue all’Università Soka di Tokyo. Qui ho creato un corso intitolato “Francese lingua viva”.
Avevo incontrato il Buddismo di Nichiren Daishonin negli Stati Uniti e avevo iniziato a praticarlo nel 1985. Nel 1996 Johan Galtung, uno dei pionieri sugli studi moderni della pace, è venuto a insegnare all’Università Soka. In quel periodo mi incoraggiò a concentrarmi su un settore specifico per poi andare in quella direzione. Scelsi quello che mi interessava di più: il potere della musica e dell’arte per diffondere la pace nel mondo. In seguito sono rimasto in contatto con lui, mentre continuavo a insegnare all’Università Soka. Nel 2000 Galtung mi propose di insegnare nella sua università virtuale, la Transcend Peace University, tenendo delle lezioni su “Arte e pace”. Per preparare questo corso ho costituito un gruppo di ricerca con alcuni colleghi e insieme abbiamo creato un sito internet. Lo scopo della nostra attività virtuale è contribuire allo sviluppo del potenziale umano utilizzando la creatività e l’arte. Dopo l’11 settembre 2001 decisi di iniziare una formazione in scienze sociali per comprendere e analizzare in modo efficace le cause profonde e i possibili effetti di questa tragedia. Alla fine la domanda che mi ponevo era: «Può la musica influenzare la pace?». Nel 2006 mi è stato proposto di diventare direttore dell’Istituto Toda dal 2008 e da allora lo sono a tutti gli effetti.
Cosa l’ha portata a scrivere questo libro sulla visione di Ikeda sulla pace?
Nel 2006 mi sono detto che non potevo destreggiarmi tra un dottorato sulla musica, prepararmi al mio futuro incarico di direttore dell’Istituto Toda e imparare a parlare in pubblico della filosofia di Ikeda. Mi ero reso conto che si poteva riassumere in una pagina la filosofia di pace di Galtung: certi concetti cardine ritornano formando un sistema ben delineato. Quindi volevo trovare la chiave di lettura racchiusa nelle oltre diecimila pagine scritte da Ikeda sulla pace; se volevo diventare direttore dell’Istituto Toda era mio dovere conoscere i princìpi e i valori universali che stanno alla base del pensiero di Ikeda sulla pace. È stato in quel momento che ho avuto l’idea del libro. L’Università di Bradford, dove avevo iniziato il mio dottorato in scienze sociali, accettò il cambiamento del titolo della mia tesi da Potere della musica per la trasformazione dei conflitti a La filosofia di pace di Daisaku Ikeda: dialogo, trasformazione e civiltà globale. Il libro è stato pubblicato a marzo 2010.
Qual è l’obiettivo del libro?
Ho voluto capire se esistevano delle differenze tra le sue idee sulla pace e quelle di altri pensatori e ricercatori. Ho identificato tre tematiche ricorrenti: la trasformazione interiore, il dialogo e il significato di cittadino del mondo. L’originalità dell’approccio di Ikeda è che da ciascuno di noi origina la pace. Perciò ognuno dovrebbe domandarsi cosa può fare qui e ora per realizzare una pace duratura. Possiamo accrescere ad esempio il coraggio, la compassione e la saggezza nella vita quotidiana, fare uno sforzo per iniziare a dialogare con chi ci circonda e cercare il modo di approfondire il concetto di cittadinanza globale.