In una società in cui cresce sempre più l’isolamento e l’alienazione fra persone che vivono separate solo da poche pareti, lo scopo della Divisione complessi residenziali giapponese è favorire lo sviluppo di relazioni umane meravigliose fra individui
Il famoso autore russo Leone Tolstoj (1828-1910) scrisse: «Se desideri essere forte e calmo, cerca di migliorare la tua fede». È proprio così. Nessuno è più forte di una persona che possiede una fede salda e sincera. Non dimenticherò mai ciò che disse Martin Luther King, leader del movimento dei diritti civili americani: «In questi giorni di confusione mondiale, c’è un disperato bisogno di uomini e donne che scelgano di battersi coraggiosamente per la verità». La battaglia da combattere è contro ogni tipo di violenza, oppressione, menzogna che minacci la dignità umana, una battaglia che King condusse fino alla fine dei suoi giorni. Oggi più che mai il mondo necessita di persone coraggiose e determinate che difendano le giuste cause. I membri della Soka Gakkai stanno lottando per fare luce nel caos della società, e i loro coraggiosi sforzi si vedono.
Uno dei gruppi più impegnati in questa impresa è la Divisione complessi residenziali, un gruppo strettamente unito da uno spirito di armonia e collaborazione e profondamente radicato nella comunità locale.
Lo scrittore francese André Gide (1869–1951) sosteneva che la felicità risiede nell’armonia dell’accordo. Ho paragonato i grandi condomini a “piccole repubbliche”. All’interno dei condomini e di altri complessi residenziali, gli abitanti hanno bisogno di collaborare per stabilire delle regole che permettano loro di convivere felici e in pace. Un corpo così autogestito per molti aspetti ricorda un paese.
I vasti complessi popolari a più piani, che nella metà degli anni Cinquanta vennero costruiti in gran numero in Giappone, rappresentano una specie di microcosmo della società contemporanea. La Divisione complessi residenziali nasce nel 1973, in seguito all’aumento dell’attività di kosen-rufu condotta dai membri della Soka Gakkai all’interno di tali casamenti.
Il territorio della Soka Gakkai di Murayama (secondo quartiere di Tokyo) comprende una zona fatta di molti grandi complessi residenziali pubblici e privati. Grazie agli sforzi costanti e basati sul buon senso dei nostri membri per promuovere amicizia fra i residenti e il vicinato all’interno della comunità, è diventato un territorio meraviglioso dove i membri sono cresciuti notevolmente, tanto che costituisce un modello per il resto del Giappone.
In passato, uno dei membri di quest’area è stato oggetto di pregiudizi e commenti negativi. Ma niente è più eloquente della verità, e i membri della Soka Gakkai hanno saputo refutare senza timore le bugie o le idee sbagliate con la stessa determinazione mostrata dal Daishonin quando scrive: «I seguaci di Nichiren sono come leoni ruggenti» (SND, 4, 188). Tutte le relazioni con il vicinato sono state improntate alla massima sincerità e oggi, non solo i membri della Divisione donne, ma anche quelli della Divisione complessi residenziali godono di una fiducia senza pari e vengono considerati elementi indispensabili che contribuiscono al benessere delle rispettive comunità. In un complesso residenziale di un’altra zona, i membri della Soka Gakkai hanno persino organizzato in collaborazione con altri residenti e vicini un festival estivo di due giorni, cui hanno partecipato 150.000 persone.
Il conte Richard Coudenhove-Kalergi (1894–1972), uno dei primi promotori dell’unità europea col quale ho pubblicato un dialogo, scrisse: «La verità combatte la menzogna». I membri della Divisione complessi residenziali hanno vinto, armati di verità e sincerità. Coloro che perseverano e si impegnano troveranno sempre la vittoria e la felicità, mentre chi conduce una vita frivola e priva di significato non potrà che essere sconfitto.
La nota autrice cinese Xie Bingxin (1900–99), cara amica mia e di mia moglie, scrisse: «L’amicizia è un faro in mezzo al mare, un’oasi nel deserto». Vorrei che i nostri membri fossero preziosi e insostituibili fari e oasi delle rispettive comunità.
Avendo vissuto anch’io in appartamento, sono stato un membro “ufficioso” della Divisione complessi residenziali. Nel maggio del 1949 mi sono trasferito in un condominio più piccolo di Aoba, a Omori, nel quartiere di Ota, dove sono cresciuto. Il complesso contava tre edifici a due piani, circa 90 appartamenti in tutto.
Ho vissuto per tre anni in un piccolo monolocale al piano terra sul lato nord del terzo edificio. Era il periodo in cui lottavo con tutte le mie forze per sostenere il mio maestro Josei Toda, la cui attività attraversava un periodo difficile. Tutti i giorni arrivavo presto in ufficio e non rientravo a casa prima di mezzanotte, sia per gli straordinari sia per le attività della Gakkai. Stavo talmente poco a casa che i miei vicini si chiedevano se davvero ci abitasse qualcuno.
A dispetto di ciò, pregavo con determinazione: «Il Buddismo del Daishonin insegna il modo di vita più nobile. Come discepolo di Toda, farò del mio meglio per comunicare i benefici della Legge mistica a tutti quelli che ho occasione di incontrare nel condominio». Mi prefissi di salutare sempre calorosamente i miei coinquilini. Sentivo un legame profondo con ognuno di loro. Sapendo che, se vivevamo tutti nella stessa comunità, ci doveva essere una ragione, nutrivo un grande rispetto per loro e facevo del mio meglio per costruire rapporti d’amicizia e buone relazioni. Dopo qualche tempo, alcuni dei miei vicini parteciparono alle riunioni di studio che tenevo nella mia stanza e molti di loro aderirono alla Soka Gakkai.
Ricordo con piacere anche il periodo in cui vissi, nei primi anni di matrimonio, in un bilocale.
Appena trasferiti, andai a presentarmi ai nostri vicini, secondo l’usanza giapponese, portando un biglietto da visita e un messaggio augurale di poter sempre avere una buona relazione. Anche mia moglie fece del suo meglio per mantenere dei rapporti armoniosi con i vicini. Per esempio, quando il nostro primo figlio cominciò a correre per casa, lei lo metteva a letto molto presto la sera, per non disturbare quelli che abitavano accanto o nell’appartamento di sopra. Invitavamo a trovarci anche genitori con bambini dell’età di nostro figlio in modo che potessero giocare insieme. Questi erano alcuni dei modi con cui cercavamo di stringere relazioni amichevoli col vicinato.
I tre anni trascorsi allo Shuzan furono un periodo importante anche per kosen-rufu in cui mi dividevo fra varie attività: da responsabile della Divisione giovani uomini a responsabile del capitolo Bunkyo, a responsabile di staff dei giovani uomini a capo del Dipartimento pubbliche relazioni della Soka Gakkai. Di conseguenza a casa nostra c’era sempre un via vai di gente, soprattutto durante la sera e nei week-end. Allora io e mia moglie ci ricordavamo sempre a vicenda di accogliere ogni nostro ospite calorosamente e di salutarlo con un dono di speranza. Molte erano le notti in cui rimanevo alzato fino alle prime ore del mattino per infondere coraggio ai giovani uomini che erano venuti a espormi i loro problemi. Il mattino seguente mia moglie andava dai vicini a spiegare che avevamo avuto ospiti e a scusarsi nel caso in cui avessimo recato disturbo.
Nel corso degli ultimi cinquant’anni la società ha subito drastici cambiamenti accompagnati da un crescente senso di isolamento e alienazione dell’individuo nella società. Per esempio, in molti casi non sappiamo neanche che aspetto abbia il nostro vicino, eppure le nostre vite sono separate solamente da un muro. Di sicuro la privacy è importante, ma è triste quando si esprime chiudendo agli altri la porta dei nostri cuori. Ecco qual è lo scopo dei membri della Divisione complessi residenziali: costruire relazioni umane meravigliose con i vicini che, per qualche legame profondo, vivono nella stessa comunità.
In alcuni condomini in cui l’età media delle persone sta salendo, di pari passo con quella della società giapponese, vari membri della Divisione giovani si sono assunti responsabilità all’interno dei complessi residenziali per alleggerire il peso che gravava sulle spalle dei residenti più anziani. Molti membri collaborano con i vicini per organizzare campagne di prevenzione contro la criminalità o per promuovere varie attività sociali.
Il Buddismo insegna quattro virtù, quattro modi per vincere, che contribuiscono alla felicità e alla prosperità della comunità. La prima è “il dare senza interessi”, fare dono di beni materiali o offrire parole di incoraggiamento e saggezza per alleviare la sofferenza e le paure degli altri. La seconda è “il discorso amorevole”, parlare con gentilezza. La terza è “l’azione altruista”, agire per il bene degli altri. La quarta è “lo sforzo comune”, lavorare insieme agli altri. Questa è la pratica svolta dai membri della Divisione complessi residenziali per creare ogni giorno armonia e pace.
Vanno ricordati anche gli sforzi dei membri della SGI che vivono nei condomini di altri paesi. L’anno scorso, quando a Hong Kong scoppiò l’epidemia della SARS, più di trecento inquilini vennero colpiti dal virus. In particolare, in una palazzina che registrò il più alto numero di infetti, tutti gli abitanti furono messi in quarantena e isolati dai residenti dei palazzi vicini. Così, oltre al terrore della malattia, si trovarono a combattere anche l’incomprensione e la mancanza di compassione dei loro concittadini. Un responsabile di settore della SGI di Hong Kong, che viveva in quel condominio, e non aveva contratto la malattia, fece suo il motto della SGI che “il coraggio apre sempre una strada” e si mise a incoraggiare i suoi compagni. Si fece persino portavoce del condominio, affrontando i media e parlando a nome dei residenti in isolamento. Il suo appello affinché, oltre a prevenire la diffusione della malattia, si tutelassero anche i diritti di coloro che l’avevano contratta, abbatté il muro di diffidenza e terrore, lasciando spazio alla comprensione e alla compassione.
Ricordo la commovente affermazione del grande poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941): «L’animo umano può affrontare [calunnie, sofferenze e cattiverie] e superarle, anzi, le può trasformare in nuova forza e bellezza». Armiamoci di fede e giustizia e impegnamoci con tutto il cuore a incontrare persone e dialogare con loro, fedeli a quanto si legge nel Gosho: «La voce svolge l’opera del Budda» (GZ, 708). La filosofia Soka è la filosofia della felicità, della gioia, dell’unità e della pace. È la filosofia del sommo bene, del confutare gli insegnamenti errati, della gloria e della vittoria umana.
Il Daishonin scrisse: «Affido a te la propagazione del Buddismo nella tua provincia. Poiché i semi della Buddità germogliano in risposta alla giusta influenza, si deve esporre l’unico veicolo [della Legge mistica]» (SND, 7, 237).
Un condominio è un mondo in miniatura, un modello del magnifico palazzo di kosen-rufu. Tutti i membri della Divisione complessi residenziali sono persone sagge e di valore che hanno scelto di essere responsabili della felicità, della prosperità e della sicurezza delle proprie “piccole repubbliche”.