Il 22 ottobre scorso è morto a Milano Tadayasu Kanzaki, un pioniere che si è sempre dedicato con entusiasmo al movimento di kosen-rufu in Italia e in Europa, prendendosi cura in particolar modo dei giovani
Questa storia inizia in Giappone nei primi anni ’60. È la storia di Tadayasu Kanzaki, uno studente ventenne molto confuso riguardo al presente e soprattutto al futuro che cerca, senza trovarlo, un ideale per il quale valga la pena di vivere. Il contesto sociale è politicamente burrascoso, i valori tradizionali sono in crisi. Tadayasu si rifugia nell’arte: si dedica al teatro – predilige Ionesco e il suo teatro dell’assurdo – dove si cimenta anche nella regia, scrive poesie, ma delle risposte che cerca, nessuna traccia.
Il 4 dicembre 1964, in un locale, l’incontro che doveva cambiargli la vita: una donna – che per lui rimarrà sempre una figura quasi materna – lo introduce al Buddismo; poco dopo Kanzaki riceve il Gohonzon e, a distanza di molti anni, ricorderà così quel giorno: «Fu un avvenimento incredibile. Durante la cerimonia cominciai a sentire che c’era qualcosa di grande dentro me. Vidi il sole in modo diverso dagli altri giorni, mentre il sole della speranza cominciava a sorgere nella mia vita» (cfr. il Volo Continuo, n. 143).
Kanzaki scopre una gioia sconosciuta e decide di praticare fino in fondo il Buddismo di Nichiren Daishonin, si dedica all’attività – molto intensa – nella Soka Gakkai e recita molto Daimoku. Per tre anni. Poi accade qualcosa: non dubbi sul Gohonzon o sull’attività, piuttosto – racconterà poi lui stesso – la paura di affrontare il proprio karma. Si isola, fugge, si nasconde, si rende irreperibile. La donna grazie alla quale aveva iniziato a praticare lo cerca per sei mesi in tutta Tokyo, alla fine riesce a scovarlo e lo convince ad abbandonare il suo isolamento.
Desidera viaggiare, conoscere il mondo, e desidera far conoscere al mondo il Buddismo del Daishonin. È così che, nel 1974, scelto fra centocinquanta candidati, inizia un nuovo lavoro che richiede il trasferimento in Europa. Per la verità, un precedente tentativo non era andato a buon fine: la ditta per cui lavorava prima gli aveva promesso un posto in Belgio, invece aveva mandato un’altra persona. Evidentemente, il luogo dove Kanzaki deve svolgere la sua opera di bodhisattva non è il Belgio, infatti nel febbraio del ’74, poco più che trentenne, sbarca in Italia. Prima a Perugia dove, frequentando l’università, inizia a fare tanto shakubuku, quindi si stabilisce a Bergamo. Siamo alle soglie dell’esplosione del movimento di kosen-rufu in Italia. A partire dal ’76, infatti, molti giovani iniziano a praticare e a diffondere il Buddismo e per tutti loro – per quelli del Nord in particolare – Kanzaki diventa un punto di riferimento insostituibile. Da parte sua ci mette gli oltre dieci anni di esperienza, la sua decisione di fare kosen-rufu, un’assoluta disponibilità a incoraggiare, motivare, indirizzare tutti i giovani che si rivolgono a lui. E non manca certo di presentare loro il “suo” punto di riferimento, il suo maestro Daisaku Ikeda che di lì a pochi anni visiterà l’Italia. Di questa visita dell’81, Kanzaki ricorderà per sempre un momento in particolare: «Una delle più belle esperienze è stato l’incontro con sensei nel 1981: quando, dopo un viaggio abbastanza travagliato, sensei arrivò a Firenze, ci invitò a fare Gongyo con lui nella sua stanza e provammo la grande gioia di essere con il nostro maestro. Ho avuto altre occasioni di incontrarlo, però quell’occasione è stata la più emozionante di tutte» (cfr. il Volo Continuo, n. 143).
«Era una delle persone che diedero vita in Italia all’era dei pionieri, portando la Gakkai al grande sviluppo odierno. La sua figura si distinguerà senza dubbio per l’eternità nella storia di kosen-rufu». Con queste parole lo ricordano Daisaku e Kaneko Ikeda nel messaggio di condoglianze.
Nella Soka Gakkai italiana, Tadayasu Kanzaki ha sempre svolto incarichi a livello nazionale, ma più che il suo ruolo istituzionale, nel ricordo di quelli che l’hanno conosciuto da vicino spicca la vocazione – del tutto informale – a preoccuparsi per le altre persone e prendersene cura. Resta il ricordo di una persona che sapeva incoraggiare infondendo, anche con poche parole, tranquillità e fiducia. Un suo amico milanese racconta che poco tempo fa Kanzaki gli ha donato una spilla e, in cambio, si è fatto promettere che non avrebbe mai abbandonato i membri e il maestro. Una lettrice scrive al Nuovo Rinascimento: «In questi giorni mi stanno tornando in mente un sacco di cose che mi ha insegnato e sento un caldo luminoso nel cuore». Della sua vita, rimane l’esempio di una persona che ha sempre cercato di mettere in pratica le guide del suo maestro e di trasmettere ai compagni di fede l’importanza cruciale del legame con il presidente Ikeda.
Questa storia dovrebbe finire in Italia il 22 ottobre del 2008. Ma, se il messaggio di Kanzaki gli sopravvive attraverso i suoi compagni di fede, la storia continua.
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«Tornerà presto nel giardino Soka»
Nelle parole di Hideaki Takahashi, responsabile della SGI europea, il ricordo delle attività di Kanzaki per kosen-rufu nel Vecchio Continente.
Tadayasu Kanzaki è stato uno dei pionieri del movimento di kosen-rufu in Italia. In tutti questi anni ha dedicato la sua esistenza per portare avanti le attività di propagazione e negli ultimi tempi ha impiegato le sue energie per la crescita del nostro movimento nei paesi europei, a partire dalla Svizzera, contribuendo in modo significativo allo sviluppo del movimento di kosen-rufu in tutta Europa. Appresa la notizia della sua scomparsa, il presidente Ikeda e sua moglie Kaneko hanno celebrato un Gongyo commemorativo nella Sala della relazione tra maestro e discepolo presso la sede della Soka Gakkai a Tokyo. Sensei ha nominato Kanzaki vice presidente onorario della SGI e ha deciso di dedicargli un albero che verrà messo a dimora nel giardino del nuovo Centro culturale di Corsico.
Fin da giovane, come diretto discepolo del presidente Ikeda, Kanzaki ha sempre lottato per kosen-rufu ed è stato un compagno di fede di inestimabile valore per ciascuno di noi.
Nel Gosho L’eredità della Legge fondamentale della vita, il Daishonin scrive: «Le persone che avevano udito la Legge dimorano in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri» (RSND, 1, 191). Manteniamo la convinzione nelle parole del Daishonin e continuiamo a pregare affinché Tadayasu Kanzaki ritorni presto nel giardino Soka, come compagno di fede del movimento di kosen-rufu e come discepolo di sensei.
A voi, membri italiani, chiedo di ereditare e proteggere tutti insieme il vessillo di maestro e discepolo e il “grande voto” portato avanti fino a oggi da Kanzaki, che ha messo tutta la sua passione nel progresso del movimento di kosen-rufu.