In mezzo a una situazione straordinaria a causa del sisma che ha colpito L’Aquila nel 2009, Alessandra riscopre i propri desideri profondi e traccia un percorso di rinnovamento che lega insieme sentimenti e famiglia
C’è un prima e un dopo terremoto. Il prima: praticavo il Buddismo dal 2007 con l’obiettivo principale di trovare l’armonia nella mia famiglia, che mancava da molto. Il primo aprile i miei genitori avevano finalmente concordato la separazione, cinque giorni dopo, il terremoto li ha costretti alla convivenza sotto la stessa tenda, insieme ai nostri vicini… e non è stato facile.
Il dopo: mi divido tra l’insegnamento volontario ai bambini nella tendopoli e il sostegno ai membri. L’attività buddista riprende subito nelle tende e pian piano nelle case. È settembre e non ho né soldi né casa né lavoro, ma decido di andare a Roma per un test di ammissione a una scuola di musica prestigiosa: adoro cantare e vorrei che l’insegnamento fosse la mia professione. Insomma, guardo avanti. Tutto mi viene incontro: vengo ammessa, recupero dei soldi che mi spettavano per pagare la retta e trovo ospitalità per seguire la scuola durante tutto l’anno presso la casa di due amiche che iniziano a praticare. A ottobre rientro stabilmente a casa mia, il paese è interamente evacuato tranne la mia zona, e mi affidano lo stesso lavoro che avevo inziato come volontaria nella tendopoli: dare lezioni ai bambini. Nonostante tutto, mi sento infelice a causa della situazione sentimentale. Ad aprile vengo definitivamente lasciata dal ragazzo con cui stavo da tre anni: mi appare come un destino di famiglia e mi sento stretta in una morsa. Non volendo cedere, leggo il Gosho Il Daimoku del Sutra del Loto (RSND, 1, 123) e comprendo quanto è importante che io decida di trasformare questa situazione facendo Daimoku per essere illimitatamente felice e dedicarmi pienamente alle persone del mio gruppo. È stato in quel momento che ho visto quante possibilità ho di vivere una vita felice sciogliendo le funi che mi tenevano legata a una sofferenza inspiegabile e ho provato gratitudine per Nichiren, per la Soka Gakkai, per Ikeda e per la mia vita. Recito Daimoku con il desiderio di sentire la mia vita aperta al mondo e con la gioia di avere infinite possibilità anche quando non ho niente, per il semplice fatto che sono viva e posso recitare per cambiare qualsiasi cosa in un immenso beneficio. Mi accorgo di aver sempre avuto accanto una persona che mi ha sostenuto e stimato sia come musicista sia come donna. Con lui è nata una relazione basata sul rispetto reciproco e sulla gioia. In poco tempo stravolgo la mia vita: sviluppo un rapporto profondo e positivo con tutti i membri della mia famiglia d’origine che adesso si è allargata, si aprono nuove strade per fare serate, insegnare canto nelle scuole e privatamente, la mia grande aspirazione.
A proposito, le mie amiche continuano a recitare Gongyo e Daimoku, fra breve torneranno in Abruzzo con il lavoro dei loro sogni, una casa e con la voglia di contribuire a kosen-rufu nella nostra città.