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Un campo di girasoli a Calizzano - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:47

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    Un campo di girasoli a Calizzano

    Questa è l’esperienza di Mario Marini e Rita Carannante. Mario è formatore alla scuola edile, Rita è assistente sociale. Abitano a Calizzano, un paese di circa 1500 abitanti, in provincia di Savona. L’anno scorso hanno realizzato il loro sogno: aprire una casa-famiglia per minori in difficoltà, interamente ispirata ai princìpi pedagogici dell’educazione Soka e dei maestri Makiguchi e Toda

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    Questa è l’esperienza di Mario Marini e Rita Carannante. Mario è formatore alla scuola edile, Rita è assistente sociale. Abitano a Calizzano, un paese di circa 1500 abitanti, in provincia di Savona. L’anno scorso hanno realizzato il loro sogno: aprire una casa-famiglia per minori in difficoltà, interamente ispirata ai princìpi pedagogici dell’educazione Soka e dei maestri Makiguchi e Toda

    RITA: Il nostro incontro nasce da un sogno. Io e Mario ci siamo conosciuti nel 1997 a Imperia. Entrambi partecipavamo a una riunione per aprire una ludoteca. Ho sempre lavorato con i minori e ho sempre pensato che avrei voluto aprire una struttura per accogliere ragazzi in difficoltà. È sempre stato il mio sogno nel cassetto. Questo sogno, ha fatto in modo che ci incontrassimo. Ancora non praticavamo il Buddismo.

    MARIO: Abbiamo incontrato la pratica nel 2000. Sentivamo quotidianamente il suono del Daimoku che proveniva da un nostro vicino di casa. Eravamo entrambi alla ricerca. Quel suono ci ha convinti, e la nostra amica Giusi ha fatto il resto. Nel 2001 abbiamo ricevuto il Gohonzon. Il nostro è stato il primo Gohonzon qui a Calizzano.

    RITA: E, grazie alla pratica, quel sogno si è evoluto…

    MARIO: L’obiettivo di fondo è quello di togliere la sofferenza a questi bambini, dare loro felicità e, soprattutto, restituire loro il rispetto e la dignità di cui sono stati privati. Così faccio costantemente mia la domanda che Makiguchi, come educatore, si poneva: «Come far sì che questo bambino conduca una vita veramente felice?» (D. Ikeda, L’educazione Soka, Esperia, 2003, pag. 88).

    RITA: I primi anni sono stati duri. Ostacoli e difficoltà non sono mancati: economiche, karmiche, ho avuto gravi problemi di salute. Ma sono stati anni in cui abbiamo seminato e coltivato pazientemente il nostro sogno. Nei periodi più duri della pratica, il sostegno costante dei membri è stato fondamentale.

    MARIO: Nel settembre 2005 abbiamo registrato la nostra associazione Fiore di Loto all’Agenzia delle entrate. Il riconoscimento ONLUS da parte della regione è arrivato molto prima del previsto. Nel giugno successivo, dopo un primo affido temporaneo, abbiamo aperto la casa-famiglia ed è entrata la prima bimba. Adesso accogliamo tre bambini.

    RITA: Come casa famiglia “professionale” possiamo accogliere da sei a otto bambini. Amplieremo la struttura e accoglieremo altri bimbi al pieno potenziale non appena avremo avviato i lavori per le nuove stanze. Curiamo inoltre i rapporti con gli educatori, gli psicologi, le terapie e le relazioni con i giudici. E la forza per affrontare tutto ciò viene dalla pratica da cui attingo coraggio, saggezza e fiducia. La pratica mi aiuta a usare le sedici ore giornaliere per dare a ognuno quello di cui ha bisogno, mi aiuta a comprendere nel profondo come affrontare le crisi, i malumori dei piccoli, a recuperarli quando si sentono persi. La pratica buddista, inoltre, è stata determinante quando abbiamo dovuto spiegare ai nostri figli, di tre e cinque anni, che sarebbero arrivati dei nuovi fratelli e che con loro avrebbero condiviso tutto, dai giochi alla quotidianità, ai loro”genitori”! Non è stato facile. Ho potuto e posso fare tutto questo perché al mattino recito Gongyo e Daimoku.

    MARIO: Il Daimoku ci ha illuminato la strada. Inizialmente non pensavamo di fermarci a Calizzano. Avevamo individuato Imperia come luogo adatto, ma la scelta di vivere in un piccolo paese dell’entroterra si è poi rivelata la più saggia. La nostra è una scelta “globale” di vita. Noi vogliamo fare di questa attività l’impegno a cui il nostro cuore ci chiama. Questo impegno è il nostro modo di vivere concretamente l’insegnamento di Makiguchi. Ho sempre cercato di applicare nella vita quotidiana il suo pensiero così come è riportato da Ikeda ne L’educazione Soka: «La creazione di valore non è qualcosa di distante e rimosso dalla nostra vita. Qualsiasi rivoluzione o riforma inizia con le cose più vicine o di immediata rilevanza per noi» (Ibidem, pag. 144).

    RITA: Il nostro progetto va ben oltre l’ospitalità. Come associazione, sulla base dei princìpi dell’educazione creativa formulati da Makiguchi, vogliamo educare i nostri bambini al futuro, cercando di trasmettere loro che rispetto per l’ambiente e rispetto per la vita coincidono. A tal fine utilizzeremo il vecchio fienile come laboratorio di trasformazione dei prodotti della terra. L’interazione col territorio sarà un passo fondamentale per il reinserimento dei ragazzi dopo il soggiorno nella casa-famiglia.

    MARIO: Il nostro approccio non vuole affatto essere assistenzialista. E vogliamo trasmettere questo anche ai nostri bambini, vogliamo dare loro gli strumenti per affrontare le loro vite e gestire il loro dolore, vogliamo dare loro gli strumenti per diventare persone autonome e felici e per creare quel valore che è l’altra faccia del dolore. Il messaggio che quotidianamente cerchiamo di trasferire ai nostri bimbi, è che noi siamo gli autori della nostra vita e i costruttori del nostro futuro, e che non ci sono altri a decidere per noi. A tal fine, noi, come casa-famiglia cerchiamo di educare noi stessi per primi, in quanto educatori, per ritrasmettere ai bimbi su base rinnovata.

    RITA: Leggevo proprio qualche giorno fa: «Come i girasoli, i bambini guardano sempre in direzione dei genitori come se fossero il loro sole. Anche i genitori devono guardare in direzione dei loro figli» (D. Ikeda, I tesori del futuro, Esperia, 2006, pag. 12). In questa bidirezionalità di sguardi, suggerita da sensei, risiede il cuore del nostro approccio non solo pedagogico, ma anche “familiare”.

    MARIO: I “nostri” bimbi stanno ricominciando a sorridere. Ai primi sorrisi, qualche giorno fa si è aggiunto il primo abbraccio di una delle nostre piccole ospiti. In quell’abbraccio, giunto dopo sei mesi, c’era affidamento, bisogno di protezione, gratitudine. E qualche bambino ha manifestato il desiderio di costruire la sua casa nel nostro grande prato! A questo punto è sempre più vivo il desiderio da parte nostra di mettere la nostra esperienza al servizio degli altri. Vogliamo incoraggiare tutti coloro che coltivano, come noi, questa “missione”.

    RITA: E sempre a proposito di girasoli… A distanza di cinque anni Calizzano è cresciuta nella fede. Un campo di venticinque girasoli guarda ora in direzione di kosen-rufu. Da poco è nato il primo settore nella Valbormida. Il sostegno di ogni singolo compagno di fede è stato ed è tuttora determinante. Ed è con tutti loro che vogliamo condividere la nostra gioia di oggi.

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