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Un anno di guerra in Ucraina. Ora è il tempo di costruire una cultura di pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:12

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Un anno di guerra in Ucraina. Ora è il tempo di costruire una cultura di pace

Il 24 febbraio segna un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. In quanto buddisti, cosa possiamo fare per costruire la pace mondiale? In questo articolo abbiamo fatto riferimento ad alcuni recenti scritti del maestro Ikeda per trarre ispirazione e dare risposte a questa domanda

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«Nulla è più barbaro della guerra. Nulla è più crudele. Eppure la guerra continuava»
Daisaku Ikeda (RU, 1, 1)

Davanti alla dura realtà come quella della guerra in Ucraina, il desiderio di pace che ognuno e ognuna di noi vorrebbe vedere realizzato lascia facilmente il posto a sentimenti di paura, impotenza, rabbia, ingiustizia, sfiducia.
Lo scopo di questo articolo è ripercorrere alcuni dei recenti di scritti del maestro Ikeda cercando nelle sue parole incoraggiamento e soluzioni che ci aiutino a costruire veramente la pace.
Ognuno e ognuna di noi, in accordo alle proprie specifiche circostanze e condizioni, ha la possibilità di avere un impatto concreto sulla realtà e generare un cambiamento positivo. 
L’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina rappresenta un momento opportuno per decidere di “trasformare il veleno in medicina” con ancora più forza e per generare un nuovo flusso di azioni per la pace.

Nel prosieguo di questo articolo presentiamo vari testi in cui Sensei individua e suggerisce soluzioni a livello “macro”, rivolgendosi in particolare agli Stati e alle Istituzioni interazionali, e altri scritti in cui si concentra sul livello “micro”, offrendo incoraggiamenti dedicati a ciascuno e ciascuna di noi, da vivere ogni giorno nella nostra vita quotidiana, nella comunità e in famiglia.

Non Primo Uso: è il principio in base al quale uno Stato che possiede armi nucleari si impegna a non utilizzarle per primo come mezzo di guerra

L’adozione del principio di “Non Primo Uso”, pur non dissolvendo la minaccia delle circa 13.000 testate nucleari esistenti oggi nel mondo, potrebbe consentire al mondo di cambiare rotta, abbandonando lo sviluppo crescente di armi nucleari basato sulla deterrenza per passare al disarmo nucleare e scongiurare la catastrofe.
Il maestro Ikeda conclude la dichiarazione rivolgendosi a tutti i Paesi e i popoli del mondo, al fine di unirsi per liberare il potere creativo che porterà alla soluzione del conflitto e alla fine delle armi nucleari, per dare vita a un nuovo capitolo della storia umana.

I livelli “macro” e “micro”, in altre parole il livello “globale” e quello “locale” o relativo alla “sfera individuale”, potrebbero apparire distanti e indipendenti tra loro. Continuando ad approfondire gli scritti del presidente Ikeda, al contrario, appare sempre più chiaro come siano invece profondamente correlati.
Basandosi sulla saggezza buddista, Ikeda sottolinea continuamente come la missione individuale di ognuno e ognuna di noi è veramente grande, e incoraggia in particolare i giovani e le donne – in quanto figure chiave per il cambiamento – a dar vita a una nuova cultura di pace. Perché, in definitiva, sono le azioni delle singole persone a creare il flusso fondamentale della storia e a determinare la trasformazione del nostro mondo.


I giovani e le donne hanno un ruolo essenziale
nel realizzare la pace

Se davvero vogliamo la pace,
è imperativo non solo parlarne, ma agire.
[…] Anche il primo passo
nel cammino verso la pace nel mondo
inizia intraprendendo dialoghi sinceri.

[…] Non c’è bisogno di esitare.
Studiate in modo attivo e coraggioso
e impegnatevi in dialoghi spontanei
e di ampie vedute.

[… ] Laddove i giovani si impegnano con gioia
in dialoghi pervasi di coraggio,
spirito di ricerca e amicizia,
senza dubbio inizierà a risplendere
un futuro completamente nuovo.

La pace non si trova in qualche luogo lontano.
Per quanto modesti possano sembrare i vostri sforzi,
è fondamentale prendersi cura,
incoraggiare e aiutare ogni singola persona
a diventare saggia e forte,
poiché solo così
si potrà sicuramente creare
un mondo pacifico.

Il luogo dove vi trovate ora
è la grande terra
da cui sbocceranno magnificamente
i fiori della pace.
È nella nostra realtà quotidiana
che germoglia e si coltiva una cultura di pace.
E sono proprio le nostre preziose donne Soka
che attraverso il loro esempio,
ci insegnano la via per promuovere
questa cultura di pace.


Costruiamo una roccaforte di pace nelle nostre famiglie

La famiglia è una roccaforte
di speranza e sicurezza
che costituisce il fondamento della propria vita.
Non è altro che la base
della felicità e della pace.

[…] Gli sforzi per realizzare
una famiglia unita da legami umani,
sono di per sé il primo passo
per costruire una società
in cui le persone possano vivere pienamente
la loro esistenza come esseri umani.


Lavorando insieme possiamo determinare una svolta

«Mentre la crisi ucraina si intensifica e nuvole scure incombono sul mondo, il 6 settembre si è tenuto a New York il “Forum di Alto livello delle Nazioni Unite sulla cultura della pace”. Costruire una cultura di pace è stato uno dei temi prioritari delle Nazioni Unite fin dal 2000, sulla base delle lezioni apprese dal secolo scorso, afflitto da guerre e violenze.
Considerando i conflitti armati ancora in corso in diverse parti del mondo, non c’è dubbio che la strada da percorrere sia lunga e tortuosa, ma dobbiamo compiere ulteriori sforzi per capovolgere la situazione. Se solo volgessimo lo sguardo alle condizioni delle persone colpite dal conflitto e lavorassimo insieme per eliminare le minacce, esistenti ed emergenti, alla pace, potremmo determinare una svolta.

[…] In quanto esseri umani, siamo dotati degli strumenti necessari per condurre questa impresa: “il diapason” dell’autoriflessione per immaginare il dolore degli altri come se fosse il nostro; “il ponte” del dialogo attraverso il quale raggiungere chiunque, ovunque; e infine “la pala e la zappa” dell’amicizia con cui coltivare anche la più arida e inospitale delle lande desolate.
Anche se all’interno di un altro gruppo ci sono persone orientate all’intolleranza e alla violenza, la spirale dell’odio si intensifica solo quando consideriamo quell’intero gruppo come nostro nemico. Ciò che dobbiamo fare, invece, è unirci attraverso le nostre differenze per stabilire un’opposizione chiara e universale a tutti gli atti di intolleranza o violenza.

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