Corso nazionale della Divisione donne, Chianciano Terme, 11-13 aprile
È il grande desiderio di realizzare la felicità per tutti gli esseri umani e una pace duratura che ha animato Nichiren, fin dal momento in cui ha proclamato Nam-myoho-renge-kyo, esattamente 750 anni fa. Anche noi possiamo comprendere più profondamente la vita e le battaglie di Nichiren Daishonin se condividiamo lo stesso desiderio di salvare le persone, opponendo un’ondata di benevolenza al torrente tumultuoso che, sia a livello individuale che sociale, ci trascina verso il conflitto.
Nel messaggio del presidente Ikeda alle partecipanti venute da tutta Italia, c’è un passo che dice: «Vi prego di avvolgere ogni persona con un “cuore che desidera la pace” e con la “tolleranza che allevia tutto”, caratteristiche che le donne possiedono intrinsecamente, insieme a uno stato vitale grande e ricco. Quando una donna si alza da sola con ferma determinazione, spariscono divisioni e antagonismo e nascono armonia e solidarietà».
La necessità e le modalità per sviluppare la benevolenza e il dialogo sono state al centro del Corso nazionale responsabili di capitolo Divisione donne, a Chianciano dall’11 al 13 aprile 2003, in particolare della lezione sul Rissho ankoku ron (Adottare la dottrina corretta per la pace del paese) della responsabile europea Takahashi. Sakae Takahashi ha fatto riferimento alle puntate del Mondo del Gosho pubblicate ne Il Nuovo Rinascimento n. 263 e n. 268, raccomandando di leggere e rileggere il Mondo del Gosho perché permette di approfondire e capire aspetti dell’insegnamento di Nichiren, che possono sfuggire anche dopo molti anni di pratica e studio; il presidente Ikeda desidera soprattutto mettere in risalto quale fosse l’intenzione di Nichiren Daishonin e la coerenza con le azioni della sua vita.
I punti essenziali della spiegazione si possono così sintetizzare: la continuità tra l’insegnamento di Shakyamuni e quello di Nichiren e tra Nichiren e la Soka Gakkai è costituito proprio dal desiderio di felicità per tutte le persone. Per trasformare la tendenza ai conflitti della nostra società, sia a livello individuale che collettivo, è essenziale avere non solo la convinzione che in noi stessi e in tutti gli altri esiste la natura di Budda, ma mettere in atto questa convinzione ogni attimo con il rispetto, l’accoglienza e l’incoraggiamento reciproci. In questo modo possiamo vincere la tendenza al conflitto, causata dall’“oscurità fondamentale”, connaturata alla vita, che ci impedisce di percepire l’interconnessione tra gli esseri viventi e la nostra vera natura.
Nichiren Daishonin espone questa convinzione nel Rissho ankoku ron ed è sia il punto di partenza che la conclusione dei suoi sforzi per diffondere la Legge corretta.
Tutte le religioni all’origine hanno lo scopo di portare la pace, ma spesso sono diventate motivo di guerre o forme di controllo sulla gente, arrivando anche al punto di chiedere il sacrificio della vita. Solo adottando la dottrina corretta possiamo trasformare radicalmente noi stessi e la società in direzione di una convivenza pacifica. Oltre alle azioni concrete che ognuno può intraprendere, come partecipare alle manifestazioni, alle campagne per posta elettronica ecc., senz’altro positive, per costruire la pace occorre diffondere l’“umanesimo buddista” che si basa sul rispetto assoluto della vita. Questo non vuol dire assolutamente che il Buddismo debba diventare una religione di Stato, ma significa che le persone che recitano Daimoku in tutto il mondo diventano “nuclei” intorno a cui si sviluppano relazioni di solidarietà e di dialogo.
L’umanesimo non è una cosa al di là della nostra vita quotidiana; nel capitolo L’apparizione della torre preziosa del Sutra del Loto c’è un passo che esemplifica il comportamento umanistico: il Budda Taho (Budda Molti Tesori) dapprima è solo nella torre, ma poi fa posto al Budda Shakyamuni: «Allora il Budda Molti Tesori offrì la metà del suo trono nella torre preziosa al Budda Shakyamuni, dicendo: “Budda Shakyamuni, siediti qui!”. Immediatamente il Budda Shakyamuni entrò nella torre e occupò metà del trono, sedendo a gambe incrociate» (SDL, 228). Allo stesso modo noi dovremmo alzarci e accogliere qualsiasi persona come fosse un Budda, fare posto alle altre persone in nome del principio della convivenza, opponendoci al modo di ragionare secondo il quale il posto o il territorio sono di coloro che vi si trovano da lungo tempo; in base a tale ragionamento gli insediati da tempo avrebbero il diritto di non accogliere nuovi arrivati, ma è evidente che questo non è lo spirito buddista.
Prima di partire per il suo primo viaggio in Europa, nell’ottobre 1961, Daisaku Ikeda tenne delle lezioni sul Rissho ankoku ron, come si può leggere nel volume 4 della Nuova rivoluzione umana. Sakae Takahashi, che vive a Francoforte, ha ricordato come il presidente Ikeda abbia recitato davanti al Muro di Berlino, costruito due mesi prima (13 agosto 1961), con il desiderio, comune a molte altre persone, che cadesse prima possibile: nel 1989 il Muro è caduto e quest’anno proprio a Berlino si esporrà la mostra sui “Costruttori di Pace”.
Nel 1961 c’erano pochissimi membri in Europa, ma Ikeda recitò durante il suo viaggio perché emergessero tanti Bodhisattva della Terra. A conclusione della lezione la signora Takahashi ha raccomandato di avere la consapevolezza che quei/quelle Bodhisattva della Terra siamo noi.
Gli interventi del pomeriggio di Anna Conti, Marta Bonomo e Fausta Cianti hanno portato la riflessione su quelle che dovrebbero essere le caratteristiche fondamentale dei bodhisattva, vale a dire l’ottimismo e il desiderio di realizzare la felicità per sé e per gli altri. Per utilizzare il principio di itai = differenti individualità, doshin = scopo comune, dovremmo apprezzare e mettere in luce la parte migliore di ognuno, visto che ogni persona è unica e insostituibile, superando i pregiudizi e giudizi superficiali, imparando a lodare le persone e sentire la gratitudine per i loro sforzi. Praticare l’unità tra i credenti è un processo creativo, che impegna la nostra rivoluzione personale e in cui siamo chiamate, a volte, a liberarci da modelli di relazione cui eravamo abituate. Anche Fausta Cianti ha preso l’avvio per le sue riflessioni sul poema di Ikeda (19 ottobre 2002) dal tema dell’ottimismo, citando l’espressione “danzare con allegria”. Fra un intervento e l’altro, il racconto di numerose esperienze ha confermato il potere della fede nella vita personale e ha trasmesso la gioia profonda che deriva dalle sfide affrontate e risolte con la pratica buddista.
Sabato si sono svolte anche riunioni di discussione sulla proposta di pace del presidente Ikeda, le cui conclusioni sono state riassunte domenica mattina. È stato messo in luce che, se una società pacifica comincia dalla famiglia, allora bisogna partire dal proprio cuore, imparando a gestire sempre meglio le emozioni e a diventare più forti per non subire.
Asa Nakajima ha spiegato che uno degli scopi di questo corso era prepararsi a festeggiare il 9 giugno: due anni fa il presidente Ikeda ha scritto un poema e ha designato il 9 giugno (che è anche il giorno della morte di Amalia Miglionico, cfr. Nuovo Rinascimento n. 262) come il giorno della Divisione donne italiana. Quest’occasione sarà festeggiata con tante piccole riunioni, per allargare il cerchio delle amicizie, organizzate in piena libertà e creatività (per es. una festa in cui invitare le mamme, le amiche non praticanti, dove discutere di pace, ecc.).
Domenica mattina il corso si è concluso con l’invito di Asa Nakajima ad «avere grandi sogni e grandi scopi, per i quali lottare fino in fondo».