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Tutti vincono, tutti sono felici - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:13

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Tutti vincono, tutti sono felici

Lo studio e le sessioni di domande e risposta hanno articolato i tre giorni di corso a Chianciano Terme. Al centro, la relazione col maestro e come attingere all’infinito potere del Gohonzon diventando felici grazie alla qualità del Daimoku. Perché è ricominciando dalle basi della fede che nascono i grandi cambiamenti

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Lo studio e le sessioni di domande e risposta hanno articolato i tre giorni di corso a Chianciano Terme. Al centro, la relazione col maestro e come attingere all’infinito potere del Gohonzon diventando felici grazie alla qualità del Daimoku. Perché è ricominciando dalle basi della fede che nascono i grandi cambiamenti

Dal 6 all’8 settembre a Chianciano Terme si è svolto il corso estivo dedicato ai responsabili italiani. Un corso che ha messo in luce come continuare a prepararsi all’appuntamento del 18 novembre cercando di cogliere fino in fondo la possibilità di diventare “ognuno campione di vittoria” – come recitava lo slogan – e manifestare nel proprio comportamento lo stato vitale della Buddità.
Decidere di concretizzare nelle azioni ciò che insegna il Buddismo è stato il consiglio in apertura del direttore generale Tamotsu Nakajima che ha ricordato come tutto quello che studiamo «non deve rimanere pura conoscenza, ma essere utilizzato nella vita quotidiana. In quanto responsabili, è come se fossimo stati tutti nominati direttamente da sensei: ognuno deve imparare dal suo comportamento, progredire insieme a lui e mettere in pratica i suoi consigli e le sue guide. Solo facendo così possiamo comprendere la teoria con la nostra vita. Ogni giorno domandiamoci: “Sto veramente praticando come insegnano il presidente Ikeda e Nichiren Daishonin?”.
«Il presidente Ikeda ha sempre recitato Daimoku e portato avanti l’attività con il desiderio che tutti praticassero nel modo più corretto e progredissero nella fede. Possiamo iniziare questo cambiamento rivedendo come recitiamo Daimoku, quanto ci impegniamo nel parlare con gli altri del Buddismo, come ci prendiamo cura e rispettiamo il Gohonzon nella nostra casa e come trasmettiamo questo agli altri compagni di fede».
Nakajima ha ricordato inoltre quanto sia importante fare attenzione a non nutrire rancore verso i compagni di fede. «Itai doshin – ha concluso – nasce dal nostro cuore; non si realizzerà mai se facciamo finta di andare d’accordo con gli altri, ma dentro di noi pensiamo che nell’organizzazione ci sia qualche nemico». Continuare a rispettarsi reciprocamente e a lodarsi l’un l’altro è la direzione che sensei ci chiede di intraprendere ricordando che essere responsabile significa prendere in «affidamento dal Budda i suoi stessi figli».

Il suono dell’universo

Molti gli argomenti trattati, a partire dalle lezioni tenute durante l’ultimo corso europeo dal vice responsabile del Dipartimento di studio della SGI, Takahiro Mizukami (vedi NR, 520, 9), e tutti con un comune punto di partenza: la recitazione del Daimoku. Nella sua lezione sul Gosho Come coloro che inizialmente aspirano alla via possono conseguire la Buddità attraverso il Sutra del Loto Hideaki Takahashi, responsabile della SGI-Europa, ha sottolineato l’importanza di approfondire il significato della preghiera e del Daimoku, l’azione necessaria per costruire qualsiasi impresa.
Perché il Daimoku ha questo potere infinito? Il messaggio del Sutra del Loto spiega che tutti gli esseri umani e non umani possiedono in egual misura la natura di Budda. Il punto fondamentale, ha spiegato Takahashi, è quanto crediamo nelle parole del Gosho che affermano che «la natura di Budda di noi persone comuni, la natura di Budda di Brahma, Shakra e delle altre divinità, la natura di Budda di Shariputra, Maudgalyayana e degli altri ascoltatori della voce, la natura di Budda di Manjushri, Maytreia e degli altri bodhisattva, e la mistica Legge che è l’Illuminazione del Budda delle tre esistenze, sono una sola identica cosa» (RSND, 1, 789).
Ma noi ci crediamo davvero? Non si tratta solo di credere nella nostra natura di Budda, ma anche in quella della persona che ci è seduta a fianco, nella natura di Budda dei nostri compagni di fede, del nostro ­partner. Non sempre è facile credere in queste parole, e le difficoltà di relazione sono frequenti. In questi casi cosa vuol dire vincere dal punto di vista del Buddismo?
«Vincere in una problematica di relazioni umane non significa sconfiggere l’interlocutore – ha chiarito Takahashi -. Partendo dal dialogare e dal rendersi conto che esistono differenti modi di pensare di vedere le cose e, comprendendo che ci sono queste difficoltà, è fondamentale utilizzare la strategia del Sutra del Loto. Recitare un Daimoku forte, una preghiera profonda rivolta alla natura di Budda della persona con cui abbiamo questa difficoltà. Allora riusciamo a trovare un punto d’incontro, un denominatore comune e gli aspetti su cui si è d’accordo. In questo modo noi diventiamo felici e anche l’altra persona diventa felice. Questa è la vittoria nel Buddismo».
Un aspetto fondamentale della nostra fede è credere che «la natura di Budda è la stessa inerente a tutte le persone che vivono non solo nel nostro ambiente più vicino, ma la natura di Budda è la stessa condivisa da ogni singola persona che vive su questo pianeta. Ed esserne convinti fino in fondo».
L’apertura di questa natura presente in ogni essere vivente dell’universo può avvenire attraverso la “semplice” recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Un principio che potremmo pensare di conoscere già, ma Takahashi ha sottolineato quanto sia importante «riconfermarlo con noi stessi, ancora e ancora, per tutta la vita».
La “base delle basi” del Buddismo di Nichiren Daishonin risiede proprio nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, il suono che permette a tutto l’universo di cominciare a muoversi in armonia, in modo che ognuno di noi possa provare una profonda gioia. «Quando recitiamo Daimoku – ha continuato – possiamo attivare la nostra natura di Budda, quella della nostra famiglia, dei membri, dei nostri concittadini, degli abitanti dei nostri quartieri, delle persone che vivono nella nostra nazione e degli esseri umani del nostro pianeta. Dei nostri animali, dei gatti, dei cani, anche degli alberi. Ogni singola cosa. La natura di Budda esiste in tutto l’universo».

L’impegno nella comunità

Una profonda comprensione della vita si deve rispecchiare nel comportamento. Questo è il senso di diventare “campioni di vittoria”; essere persone che decidono di prendersi cura degli altri, e che lo fanno davvero. Ciò rappresenta il cuore della sfida, della rivoluzione umana.
«In vista del 18 novembre – ha ribadito Takahashi durante la sessione di domande e risposte – sento che ognuno di noi potrà risvegliarsi al profondo principio dello hosshaku kempon».
Hosshaku kempon letteralmente significa “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”. Con “transitorio” si intende l’aspetto esteriore, le circostanze del mondo di saha in cui viviamo in quanto esseri umani. Il termine “originale”, in giapponese pon, fa riferimento invece all’aspetto interiore, all’essenza dell’essere umano (cfr. DB, 1).
Nel capitolo del Sutra del Loto Durata della vita del Tathagata viene rivelato che la vita del Budda, la vita di ognuno di noi, dura da un tempo senza inizio e che «l’universo stesso, espresso come i dieci mondi, è una grande entità di vita, un Budda la cui vita è senza inizio e senza fine e che agisce senza un attimo di pausa con compassione» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, pag. 101). Diventare consapevoli che le nostre vite sono una cosa sola con la grande ed eterna vita dell’universo, significa “aprire” – che è un altro modo di tradurre hos di hosshaku kempon – la nostra vita e rivelare la nostra essenza.
Un’essenza che è caratterizzata dal nostro aspetto transitorio che non dobbiamo assolutamente tentare di scartare, di buttare, ma, come ha affermato la responsabile europea delle donne e giovani donne, Suzanne Pritchard, «utilizzare al cento per cento».
Diventare campioni di vittoria significa proprio questo, dare il cento per cento insieme al movimento globale per la pace portato avanti dalla Soka Gakkai. Un movimento che ci vede protagonisti in prima persona nel promuovere concretamente il messaggio di pace e felicità del Buddismo. Un impegno che, come testimoniava uno dei video trasmessi durante il corso, può coinvolgere il nostro ambiente, come il vicinato e il quartiere. Raccontando come Daisaku Ikeda si prendeva cura del quartiere di Shinanomachi, dove viveva insieme alla sua famiglia, andando a trovare i membri anche sul luogo di lavoro, il video ha messo in evidenza, attraverso alcune storie, la forza del tessuto di relazioni che si possono instaurare tra le persone. Le comunità in cui viviamo sono il palcoscenico dove poter dimostrare di essere dei veri campioni di vittoria ricordandoci che – come si legge in conclusione del video – «la trasformazione del mondo comincia dal luogo in cui viviamo».

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