Questa puntata della serie “La grande via di kosen-rufu mondiale – Impariamo dal romanzo La nuova rivoluzione umana” è tratta dal Seikyo Shimbun del 31 ottobre 2018 ed è dedicata a una lezione del vicepresidente Hiromasa Ikeda sul primo volume dell’opera
Nella prefazione de La nuova rivoluzione umana, sensei individua due motivi per cui ha deciso di scrivere questo romanzo.
Primo: «A riprova della grandezza del mio maestro, kosen-rufu e progredito incessantemente sin dal momento della sua morte. E da questo che ho tratto l’ispirazione per scrivere La nuova rivoluzione umana» (NRU, 1, 6).
Secondo: «Inoltre, per trasmettere lo spirito del maestro per l’eterno futuro, sentivo di dover lasciare un documento che illustrasse la strada percorsa dai suoi discepoli e successori» (cfr. Ibidem).
In altre parole, per il presidente Ikeda la stesura de La nuova rivoluzione umana rappresenta la prova della grandezza del suo maestro e l’azione concreta del discepolo che trasmette lo spirito del maestro per l’eterno futuro.
Il suo precedente romanzo, La rivoluzione umana, si apre con il capitolo “Alba”.
Mentre La nuova rivoluzione umana si apre con il capitolo “Aurora”. “Alba” e “Aurora” sono entrambe espressioni che fanno riferimento al sole, ma il loro significato è leggermente diverso.
L’alba è la fase di passaggio tra la notte e il giorno, che culmina con l’aurora.
Ne La rivoluzione umana, l’alba era giunta solo nel cuore del maestro Toda.
In altre parole, la consapevolezza nata nel cuore di Josei Toda di essere un Bodhisattva della Terra, e la messa in pratica di questa consapevolezza, vengono ereditate da Shin’ichi Yamamoto che, con l’energia e il vigore dell’aurora, ha propagato il movimento di kosen-rufu nel mondo.
Il primo volume del romanzo La nuova rivoluzione umana fu pubblicato il 2 gennaio del 1998, il giorno in cui sensei festeggiava i suoi settant’anni. Due giorni dopo, il 4 gennaio, sul quotidiano Seikyo uscì la prima puntata della serie di saggi dedicati a La nuova rivoluzione umana.
Al suo interno sensei, oltre a ripercorrere le fasi della sua vita suddividendole in tappe di dieci anni, enunciò in questi termini la sua prospettiva per il futuro: «Fino ai settant’anni: affermazione dei princìpi per un nuovo umanesimo; fino agli ottant’anni: completamento delle basi per kosen-rufu nel mondo. Da qui in poi, in accordo con la Legge mistica e la natura immortale e senza tempo della vita secondo quanto esposto dal Buddismo, sono determinato a guidare kosen-rufu per tutta l’eternità» (NR, 371, 10).
Nell’epilogo del primo volume de La nuova rivoluzione umana è scritto: «Finché vivrò ho intenzione di continuare a parlare, ad agire e a scrivere La nuova rivoluzione umana come mio testamento».
Non posso fare a meno di pensare che sensei, scrivendo La nuova rivoluzione umana, ha lasciato per iscritto lo spirito dei tre presidenti Soka per le generazioni future, per l’eternità.
Ogni persona è un diamante
Vorrei quindi riflettere sul primo volume de La nuova rivoluzione umana analizzandolo da tre diversi punti di vista.
Il primo è il contesto storico. Il periodo in cui Shin’ichi Yamamoto compie il primo passo verso kosen-rufu mondiale (1960) è caratterizzato da gravi sconvolgimenti, sia in Giappone che all’estero. In Giappone, l’opinione pubblica è divisa in merito alla questione della revisione del Trattato di sicurezza nippo-americano. Nel mezzo della Guerra Fredda che imperversa in tutto il mondo, il paese è esposto alla minaccia delle armi nucleari. In America, d’altro canto, continuano le discriminazioni razziali e in Brasile gli immigrati giapponesi si trovano ad affrontare molte difficoltà. Le guide di Shin’ichi Yamamoto tengono conto del contesto storico di quei paesi.
Il secondo punto è l’inizio della Soka Gakkai come religione mondiale. Shin’ichi Yamamoto riflette tra sé su come far avanzare concretamente il movimento di kosen-rufu mondiale affidatogli dal suo maestro. A San Francisco nomina come “consiglieri” due uomini che non praticano (i mariti di due praticanti, n.d.t.). Inoltre, incontra una coppia di coniugi giunti dal Nevada e decide di costituire un settore anche in quella regione. A tal proposito, si legge: «Nessuna delle sue decisioni o delle sue affermazioni era dettata da semplici impulsi o dal mero capriccio. Anche le decisioni prese nel giro di un secondo erano la conseguenza della sua continua e attenta concentrazione sull’obiettivo di kosen-rufu, che a sua volta traeva origine dallo sforzo infinitamente meticoloso che esercitava in ogni attimo della sua vita» (NRU, 1, 111). Inoltre, come è espresso dal brano: «Era determinato a permeare l’America intera con il suo Daimoku. Le sue preghiere erano per lo più dedicate alla prosperità di quel paese» (NRU, 1, 174), Shin’ichi conduce il suo viaggio di pace pregando costantemente nel suo cuore per lo sviluppo di ogni zona in cui si reca e per la felicità dei compagni di fede.
Grazie a questa preghiera seria e sincera, e grazie al suo fervente impegno nel visitare nove città di tre diversi paesi in ventiquattro giorni, vengono istituiti due capitoli e diciassette settori; in questo modo, la Soka Gakkai, si apre la strada come religione mondiale.
Il terzo e ultimo punto è che kosen-rufu mondiale inizia dall’incoraggiare la singola persona che ci troviamo di fronte. Pur istituendo settori e capitoli, sono le singole persone ad avere la responsabilità dell’organizzazione.
A San Francisco, a fronte delle lamentele dei responsabili che lo accompagnavano riguardo alla mancanza di persone capaci, Shin’ichi risponde: «Ciascuna di queste persone ha delle capacita che d’ora in poi verranno brillantemente alla luce. Se avanzeranno con costanza e sincerità nella fede, i loro nomi saranno iscritti tutti negli annali di kosen-rufu come pionieri di questo movimento» (NRU, 1, 121). Per Shin’ichi Yamamoto, ciascun individuo era come un “diamante grezzo”.
La sua azione fu di individuare queste preziose persone capaci, lucidarle e farle crescere.
A Chicago, Shin’ichi dialogava con alcune donne che lo stavano aspettando sedute nel corridoio dell’albergo in cui avrebbe pernottato. Erano tutt’altro che ben vestite, ma Shin’ichi vedeva in ciascuna di esse un Budda, e si impegnò con tutto se stesso per incoraggiarle.
Non bisogna mai giudicare un individuo dal suo aspetto o dalla condizione sociale. Inoltre, è necessario dedicarsi completamente a ogni singola persona che si incontra, anche se non pratica, e cercare sempre di creare dei legami di amicizia: queste erano le convinzioni di Shin’ichi, questo era il suo atteggiamento di fondo che ciascuno di noi dovrebbe prendere come esempio.
Il significato del termine “viaggiare”
Nel capitolo “Aurora” vengono riportare le parole che Josei Toda rivolse a Shin’ichi prima di morire: «Devi vivere intensamente, Shin’ichi! Devi vivere più che puoi e viaggiare in lungo e in largo» (NRU,1, 3).
Vorrei sottolineare che in questo caso non troviamo l’ideogramma che solitamente viene utilizzato in giapponese per “viaggiare” (giap. iku), ma uno che, tra i suoi significati ha quello di “procedere verso l’attacco”.
Nella parte finale del primo volume è scritto: «Per Shin’ichi quel viaggio rappresentava l’inizio di un’impresa eterna per la pace». Per il presidente Ikeda, l’appello del maestro “devi viaggiare”, rappresenta il punto di partenza del viaggio per la pace intrapreso insieme al suo maestro Josei Toda.
Nel testo della canzone della Soka Gakkai, La canzone della rivoluzione umana, si legge «Vai avanti, anch’io vado avanti /a testa alta/ nella tempesta/ andiamo avanti!».
Studiando La nuova rivoluzione umana, partiamo dunque insieme al maestro per il nostro “viaggio per la pace”.