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Trasformando il karma, cambia la società - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:33

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Trasformando il karma, cambia la società

23. Ricordando una domanda che gli aveva rivolto Arnold Toynbee, Ikeda spiega come anche il karma collettivo di una società possa essere cambiato

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23. Ricordando una domanda che gli aveva rivolto Arnold Toynbee, Ikeda spiega come anche il karma collettivo di una società possa essere cambiato

MORINAKA: Il Daishonin afferma: «Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente. I santi e i saggi sono provati dalle calunnie. La mia attuale disgrazia non è dovuta ad alcun crimine mondano, ma soltanto perché possa espiare in questa esistenza il karma del passato ed essere libero dai tre cattivi sentieri nell’esistenza futura» (SND, 4, 78).

IKEDA: «Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente»: questo è uno dei concetti essenziali nel principio del cambiamento del karma secondo Nichiren. Il ferro quando viene forgiato diventa una spada. Allo stesso modo lo scopo della fede o della religione è permetterci di forgiare la nostra vita.
Nel Buddismo di Nichiren, lo scopo non è meramente ripagare il nostro debito karmico in modo che il bilancio torni in pari; piuttosto è convertire il bilancio negativo in positivo. E ciò è possibile grazie alla natura di Budda che esiste nella vita di ogni persona. L’idea di cambiamento del karma è saldamente sostenuta dalla fede nella nostra natura di Budda.
Le grandi difficoltà ci danno l’opportunità di forgiare e temprare la nostra vita. I momenti di maggior sofferenza sono quelli in cui possiamo maggiormente arricchire la nostra umanità.
Descrivendo in sintesi il suo atteggiamento rispetto all’esilio a Sado e alle maggiori persecuzioni che aveva incontrato, il Daishonin afferma [nell’Apertura degli occhi]: «Questo io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge!» (SND, 1, 194). Sta affermando che anche se gli portassero via tutto, anche se i cieli lo abbandonassero egli avrebbe continuato serenamente a seguire le proprie convinzioni. Niente può nuocere a una persona così risoluta. E la fede ci consente di costruire dentro di noi questa forza d’animo.
Per questo le grandi difficoltà sono occasioni senza pari per espiare le nostre offese passate. E, mentre le affrontiamo, ci danno l’occasione per manifestare l’immenso stato vitale della Buddità.

SAITO: Questo brano de L’apertura degli occhi ci offre anche nuovi spunti di riflessione sulla relazione fra il grande desiderio o voto di un praticante e il karma.

IKEDA: Esatto. Il Daishonin, che si basava sul grande desiderio [di salvare tutte le persone], dice: «Tutti gli altri problemi per me non sono più che polvere al vento» (SND, 1, 195). Per una persona che dedica la vita al “grande desiderio”, ha poca importanza quale sia il proprio karma perché, per quanto doloroso possa essere, egli è in grado di assimilarlo tutto.

MORINAKA: Nessuno avrebbe immaginato che il Daishonin, dopo aver rivelato una condizione vitale così immensa nell’Apertura degli occhi, solo un mese dopo tornasse nuovamente a preoccuparsi del proprio karma.

IKEDA: Il Daishonin discute del proprio karma in Lettera da Sado soltanto allo scopo di incoraggiare i suoi seguaci perseguitati che soffrivano. Stava dicendo loro con il suo esempio: «Proprio ora che siete perseguitati è il momento in cui potete espiare le vostre offese passate e manifestare la condizione vitale della Buddità». Questa è la compassione del vero Budda.

MORINAKA: Pur essendo il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, il Daishonin rimaneva un essere umano e non esiste un essere umano privo di karma accumulato nelle vite passate.
Le persone spesso chiedono: «Non è una contraddizione che avesse un karma pur essendo il vero Budda?» Ma questo è un ragionamento che si basa su premesse errate.

IKEDA: Si basa sull’idea che il Budda sia un essere speciale, in qualche misura superiore agli altri. Nichiren Daishonin invece è il Budda che “ottenne la Buddità da persona comune”, un comune mortale che manifestò la suprema condizione vitale pur rimanendo quello che era.
Inoltre, in base alla condizione vitale di Buddità che era al cuore della sua esistenza, il Daishonin può essere descritto come il “vero Budda che apparve in questo mondo come una persona comune”.
Come chiunque altro il Daishonin, sperimentò le quattro sofferenze di nascita, vecchiaia, malattia e morte e come persona comune manifestò l’immensa condizione vitale della Buddità. Rivelare la propria Buddità non significa cambiare forma o assumere attributi particolari.
Come essere umano e come persona orgogliosa delle proprie umili origini, il Daishonin dimostrò con la sua vita che affrontare grandi persecuzioni o difficoltà per amore della Legge è la strada per cambiare il karma. Questa è vera grandezza. È la prova che egli era dotato delle virtù di sovrano, maestro e genitore di tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge.

SAITO: Da questo punto in poi, in Lettera da Sado il Daishonin attribuisce il proprio karma alle “offese passate alla Legge”: «Nichiren già nel passato ha offeso la Legge […] Come sono terribili le offese alla Legge commesse da Nichiren nelle esistenze passate e nella presente! Dal momento che voi siete nati in questo paese e siete diventati discepoli di un simile uomo, non so cosa vi potrà succedere» (SND, 4, 79-80).
Poi passa a rivelare il principio del cambiamento del karma.

MORINAKA: E lo spiega in due fasi. Prima descrive come questo principio viene esposto negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto. Poi rivela come il cambiamento del karma viene spiegato nel Sutra del Loto e nella propria dottrina.
Il Daishonin inizia citando un brano del Sutra Paranirvana[ref]Sutra Paranirvana: o Mahaparanirvana Sutra. Versione cinese del Sutra del Nirvana in sei volumi, tradotto da Fa-hsien e Buddhabhadra durante la dinastia Chin orientale (420-79).[/ref] (Hatsunaion) sul principio di alleggerimento della retribuzione karmica. Poi cita una serie di esempi di retribuzione dolorosa in questa vita: 1) essere disprezzato; 2) avere un brutto aspetto; 3) mancare di vesti; 4) mancare di cibo; 5) cercare invano la ricchezza; 6) nascere in una famiglia povera e umile; 7) nascere in una famiglia che abbraccia credenze errate; 8) essere perseguitato dal sovrano (vedi SND, 4, 81).

SAITO: Il tratto distintivo qui è il concetto di “retribuzione karmica”, cioè l’equilibrio fra causa ed effetto. Ciò che intendono questi sutra, come si può vedere dalla frase «chi disprezza gli altri, sarà a sua volta disprezzato» (Ibidem), è che se si pongono buone cause si riceveranno effetti positivi mentre se si pongono cattive cause si riceveranno effetti negativi.

IKEDA: Per spiegare meglio, il Daishonin usa anche una metafora: «Chi scala un’alta montagna, deve necessariamente discenderne» (Ibidem). Questa è la maniera consueta di ragionare nel Buddismo, quella che in Lettera da Sado il Daishonin chiama legge generale di causa ed effetto (vedi Ibidem).

SAITO: È la legge di causalità per cui a ogni retribuzione che si riceve in questa vita corrisponde una causa specifica nella vita passata. È un principio piuttosto chiaro ma difficile da applicare nella realtà.
Se per ciascuna cattiva azione compiuta in passato si ricevesse una retribuzione specifica, occorrerebbe un tempo incalcolabile per espiare tutti questi singoli casi di karma negativo. Finché la premessa iniziale è la legge generale di causa ed effetto, per diventare un Budda occorrerebbe svolgere la pratica buddista per innumerevoli kalpa.

IKEDA: Il Daishonin afferma: «Queste otto disgrazie avrebbero dovuto apparire in successive vite future una alla volta» (Ibidem), ma questa sarebbe la visione limitata della causalità degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto. Anche se si cerca, per un lungo periodo, di sradicare il proprio karma negativo, c’è il rischio, nel frattempo, di accumularne altro. In definitiva, finché si parte dalla legge generale di causa ed effetto, il modo per cambiare il karma continuerà a sfuggirci. Il Daishonin afferma chiaramente che il suo insegnamento non si basa su questo tipo di causalità.

MORINAKA: Infatti afferma: «Nichiren non è stato colpito da queste otto grandi disgrazie per questa legge causale, ma perché ha criticato in passato i praticanti del Sutra del Loto e perché ha messo in ridicolo, ora esaltandolo ora denigrandolo, un sutra come il Sutra del Loto, che è come due lune una accanto all’altra, come due stelle congiunte, come due monti Hua[ref]Monte Hua: una delle cinque montagne sacre della Cina.[/ref] uno sull’altro, come due gemme unite» (Ibidem).

SAITO: In Lettera da Sado egli dichiara che l’offesa fondamentale è quella nei confronti del Sutra del Loto.

IKEDA: In sostanza, offendere la Legge significa non credere, dubitare dell’esistenza della natura di Budda in noi e negli altri. Questo dubbio è la causa fondamentale che impedisce al mondo di Buddità di emergere e che genera vari tipi di karma negativo. Sradicare questo dubbio e far emergere il mondo di Buddità è la legge causale più importante che rende possibile cambiare il karma.

SAITO: Secondo la teoria dei dieci mondi questo significa manifestare lo stato di Buddità, mentre alla luce della dottrina delle nove coscienze equivale a manifestare la nona coscienza.

IKEDA: Il karma negativo viene avvolto dal mondo di Buddità e purificato dal suo potere. Per fare un’analogia, l’apparizione del mondo di Buddità è come il sorgere del sole. Quando il sole sorge a est le stelle che brillavano così vividamente nel cielo notturno svaniscono immediatamente, come se non esistessero.

MORINAKA: In realtà le stelle non hanno cessato di esistere, sono soltano diventate invisibili.

IKEDA: Se scomparissero, ciò contrasterebbe con il principio di causa ed effetto. Ma, così come la luce delle stelle e della luna sembra svanire quando sorge il sole, quando facciamo emergere lo stato di Buddità nella nostra vita cessiamo di soffrire per gli effetti negativi di ogni singola offesa passata.
Questo non nega né contraddice la legge generale di causa ed effetto che rimane una delle premesse fondamentali del Buddismo. Essa viene però inclusa in una “legge causale più grande”, la legge causale dell’ottenimento della Buddità, il principio causale del Sutra del Loto e della Legge mistica.
Il presidente Toda definiva una persona comune che vive basandosi su questa causalità più grande «un comune mortale illuminato sin dal tempo senza inizio».

SAITO: Egli disse: «Se ci limitassimo a collocare il Buddismo sullo stesso piano dei principi di causalità meno avanzati che vengono esposti negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, il nostro destino sarebbe destinato a essere immutabile e noi finiremmo per condurre una vita passiva col solo obiettivo di non fare niente di sbagliato. Quest’idea della causalità insegna che gli effetti delle cause poste nelle vite passate si manifestano uno alla volta nelle varie vite successive fino all’infinito futuro, influenzando la nostra vita per innumerevoli kalpa. Poi, in un futuro lontano, dopo esserci purificati di tutte le cause passate, potremo vivere esistenze libere dalle preoccupazioni e piene di speranza e di coraggio […]
«Questo insegnamento non ha alcuna rilevanza per noi dell’Ultimo giorno della Legge. In quest’epoca occorre un insegnamento che ci permetta, da persone comuni, di andare oltre la legge causale degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e rivelare o attingere alla nostra natura di Budda. Nichiren Daishonin, rispondendo a questo bisogno, istituì un insegnamento col quale andare oltre il destino formato nelle esistenze passate per costruirne uno positivo e luminoso nella nostra vita attuale. Fu Nichiren Daishonin che istituì la Legge, basandosi esattamente sulla spiegazione di Shakyamuni nel Sutra del Loto, in maniera molto simile a come gli ingegneri costruiscono gli aeroplani in base ai progetti tecnici, permettendo così a noi persone comuni, nella nostra vita quotidiana di andare oltre alle cause e agli effetti passati e fare ritorno al lontano passato del tempo senza inizio.
«Dedicarci alla Legge mistica e recitare Nam-myoho-renge-kyo rappresenta il mezzo per trasformare il nostro destino per il meglio. Grazie a questo mezzo tutte le cause e gli effetti intermedi svaniscono ed emerge il nostro vero io di persone comuni illuminate sin dal tempo senza inizio. Dice il Daishonin: “Tempo senza inizio significa non creato e privo di ornamenti, che rimane nel proprio stato originale” (GZ, 759). “Budda del tempo senza inizio” sembra un concetto estremamente difficile, ma “tempo senza inizio” si riferisce semplicemente alla nostra condizione originaria, senza niente di particolare, libera da ogni influenza esterna. Poiché il Budda è la vita stessa, quando ci risvegliamo alla condizione originale della nostra vita tutte le cause e gli effetti intermedi spariscono e il Budda di Myoho-renge, la simultaneità di causa ed effetto[ref]Budda di Myoho-renge, la simultaneità di causa ed effetto: è il Budda dotato dei dieci mondi presenti in ogni forma di vita, il Budda dei tre corpi, originali e increati. Simultaneità di causa ed effetto significa che i nove mondi (causa) e la Buddità (effetto) esitono simultaneamente nella nostra vita.[/ref], diviene manifesto»[ref]Josei Toda, Toda Josei Zenshu, Tokyo, Seikyo Shimbunsha, 1983, vol. 3, pagg. 393-94.[/ref].

IKEDA: Un “comune mortale illuminato sin dal tempo senza inizio” sta a significare una persona comune che si è risvegliata all’essenza fondamentale della sua vita che esiste sin dal tempo senza inizio. Il presidente Toda diceva che il mondo del tempo senza inizio è “gioioso, puro, luminoso e armonioso”.
Nella terminologia di Toda, la legge causale degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, o legge causale generale, riguarda “le cause e gli effetti intermedi”. La gente comune può andare oltre le cause e gli effetti intermedi delle passate esistenze e, pur continuando a rimanere gente comune, manifestare nella propria vita la causa e l’effetto originale [del tempo senza inizio] e il Budda di Myoho-renge, la simultaneità di causa ed effetto.
Vale a dire che possiamo trasformarci da persone comuni prigioniere del karma a persone comuni che posseggono il mondo di Buddità e incarnano il mutuo possesso dei dieci mondi. Le persone comuni alla mercè del proprio destino diventano “persone comuni che hanno una missione”, quella di sorgere animati dalla volontà e dalla determinazione di trasformare il destino dell’umanità.

MORINAKA: A questo punto vorrei ritornare alla domanda originale. Affermare che le cause e gli effetti intermedi svaniscono non significa che cause ed effetti creati nel passato cessano di esistere, non è vero?

IKEDA: Esatto. Nell’analogia precedente, le stelle in cielo svaniscono alla vista, ma non cessano di esistere.

MORINAKA: Ciò significa dunque che per “un comune mortale illuminato sin dal tempo senza inizio” l’esistenza del fato o del karma non è la cosa principale.

IKEDA: È la conclusione a cui stiamo giungendo. I tentativi di eliminare il karma, come quelli basati sugli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, si potrebbero chiamare espedienti. Ma in realtà il destino o karma esercita un considerevole peso sulla vita delle persone. Noi che pratichiamo il Buddismo del Daishonin sappiamo che si può rivelare la propria Buddità recitando Daimoku e mettendo le nostre vite in contatto con il Gohonzon. Ma c’è una grande differenza fra il saperlo teoricamente e sperimentare il potere della Buddità nella nostra vita.
È come guidare. Quando riceviamo la patente possiamo guidare ma solo con la pratica diventeremo guidatori esperti. Lo stesso vale quando si impara a guidare un aeroplano. Occorre accumulare diverse ore di volo prima di diventare un pilota esperto.
Riferito alla nostra pratica buddista, è affrontando concretamente il nostro karma che possiamo acquisire la forza per superarlo. È proprio venendo direttamente in contatto con esso che possiamo sviluppare un’impareggiabile capacità di tenere testa a qualsiasi difficoltà o problema.

SAITO: Il Buddismo è ragione. Un insegnamento che professa la magia o l’occultismo contrasta totalmente con l’essenza del Buddismo.

IKEDA: Alla base della visione buddista del cambiamento del karma c’è il concetto di “assumere volontariamente il karma appropriato”.

MORINAKA: Nel decimo capitolo del Sutra del Loto, Il maestro della Legge, vengono descritti dei grandi bodhisattva che, animati dal desiderio di salvare coloro che stavano soffrendo, sono apparsi in un mondo malvagio per diffondervi la Legge mistica, accumulando un’immensa quantità di fortuna e benefici[ref]«Queste persone hanno rinunciato volontariamente alla ricompensa che hanno meritato per le loro azioni pure e, nell’epoca successiva alla mia estinzione, mosse da compassione per gli esseri viventi, sono nate in questo mondo malvagio per poter propagare ampiamente questo sutra» (SDL, 10, 208-209).[/ref].

SAITO: Il Gran Maestro cinese Miao-lo chiama questo “assumere volontariamente il karma appropriato”. Sebbene non avessero il karma di nascere in un mondo malvagio, questi bodhisattva scelgono di farlo e di accollarsi i problemi e le sofferenze di un’epoca simile, a causa del loro desiderio di salvare le persone dalla sofferenza.

IKEDA: È una descrizione dello stato vitale di Nichiren Daishonin. Nell’Apertura degli occhi egli afferma che l’aver incontrato persecuzioni da parte dei tre potenti nemici come effetto dei suoi sforzi per propagare ampiamente la Legge mistica rispecchia la descrizione del devoto del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno che compare nel sutra stesso. E dichiara di provare una gioia ancor maggiore nell’esser stato condannato all’esilio di Sado.

SAITO: Le ultime righe dell’Apertura degli occhi sono molto commoventi: «Sono stato condannato all’esilio, ma è una piccola sofferenza da sopportare nell’esistenza presente, non tale da piangerci sopra. Nelle vite future godrò di immensa felicità, un pensiero che mi riempie di soddisfazione infinita» (SND, 1, 209).

IKEDA: Il Daishonin era pienamente consapevole che le grandi persecuzioni che stavano vivendo erano le difficoltà che aveva voluto per il suo desiderio di realizzare la propria missione. Ed esse erano una fonte di grande gioia perché le stava affrontando per condurre le persone all’Illuminazione.
Egli poteva aiutare coloro che soffrono soltanto condividendo i loro stessi dolori e avversità e dimostrando, da essere umano come loro, come superarli. È per questa titanica impresa che lo consideriamo il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.
In ciò risiede anche il significato della relazione maestro-discepolo nel Buddismo. Il maestro, nel Buddismo, è sempre qualcuno che agisce in maniera esemplare, che conduce una vita basata su un’immensa missione. Il discepolo impara sinceramente da questo e si sforza di emulare la maniera di vivere del maestro. È svolgendo questa pratica in accordo con l’insegnamento del Budda che giungiamo ad afferrare la Legge con la nostra vita stessa. Perciò la relazione maestro-discepolo è il cuore stesso del Buddismo.
Con il suo comportamento durante l’esilio di Sado, il Daishonin diede un esempio di come si cambia il karma ai suoi discepoli e alle generazioni future. Il suo è un grande risultato spirituale che ci ispira a fare lo stesso. Con tutte le sue battaglie combattute come singolo essere umano il Daishonin ha indicato a noi, persone comuni di quest’epoca malvagia, la strada per trasformare il nostro destino. Ci ha rivelato che anche coloro che sembrano imprigionati senza speranza nelle catene del proprio destino, in realtà stanno vivendo un’esistenza in cui hanno volontariamente assunto il karma adatto.

SAITO: Questa è la strada della trasformazione del karma in missione di cui lei ci parla spesso.

IKEDA: Esatto. Tutti abbiamo il nostro karma o destino. Ma, quando lo guardiamo dritto in faccia e ne cogliamo il vero significato, allora ogni avversità può aiutarci a condurre una vita più ricca e profonda. E le azioni che compiamo per combattere il nostro destino diventano un esempio e una fonte d’ispirazione per innumerevoli altre persone.
Quando cambiamo il nostro karma in missione, trasformiamo il ruolo che svolge il nostro destino, da negativo a positivo. Chiunque cambia il proprio karma in missione è una persona che ha “volontariamente assunto il karma appropriato”. Perciò chi continua ad avanzare considerando qualsiasi cosa come parte della propria missione, sta procedendo verso la trasformazione del proprio destino.

MORINAKA: Limitarsi a cercare di eliminare, evitare o scappare del proprio karma non fa che ritardarne il cambiamento.

IKEDA: La nostra sfida adesso è vedere se siamo capaci di far cambiare il karma o destino dell’umanità.

SAITO: A questo proposito una volta lo storico britannico Arnold J. Toynbee le fece una domanda riguardo alla dottrina buddista del karma. In particolare, le chiese se le persone potevano cambiare il karma accumulato dalle vite passate.

IKEDA: Sì, me lo ricordo bene. Aveva il sorriso gentile di chi ha sperimentato sia la gloria che le avversità e i suoi occhi brillavano d’intelligenza. Era una domanda incisiva.
Gli risposi semplicemente: «Il Buddismo di Nichiren Daishonin, basato sul principio della simultaneità di causa ed effetto insegna che possiamo cambiare il nostro karma e inoltre che, così facendo, possiamo cambiare anche la società». E sostenni anche che, a mio avviso, questa sarebbe stata la chiave per un cambiamento positivo del mondo e dell’umanità nel ventunesimo secolo. A queste parole, annuì in segno di approvazione.
E, come promisi al dottor Toynbee così tanti anni fa, mi sono impegnato con tutto me stesso per cambiare il karma dell’umanità. Non ho nemmeno un rimpianto. E ho piena fiducia che molti giovani seguiranno le mie orme. Sono convinto che i giovani della SGI, in Giappone e in tutto il mondo, pieni di ardente passione, sorgeranno per cambiare il destino dell’umanità e portare luce là dove regna ancora l’oscurità.

(continua)

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