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Tornare a essere figlia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:33

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Tornare a essere figlia

Oriana Romano, Siracusa

Trovarsi a piangere davanti al Gohonzon “grazie” alla sofferenza scaturita dal rapporto col proprio padre. Oriana inizia a riaprire una porta su quella relazione sperimentando la frase del Gosho «l’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre»

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Trovarsi a piangere davanti al Gohonzon “grazie” alla sofferenza scaturita dal rapporto col proprio padre. Oriana inizia a riaprire una porta su quella relazione sperimentando la frase del Gosho «l’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre»

Ho ventiquattro anni. I miei genitori si sono separati quando ne avevo quattro. Non ricordo di aver vissuto male questo evento, ero troppo piccola per capire. Da quando mio padre decise di andare a lavorare fuori, seguirono anni in cui il mio rapporto con lui era basato su telefonate e pochi incontri annuali, dove mi riempiva di giocattoli. Col passare del tempo le chiamate diventarono sempre più schematiche, basate solo sul senso di dovere. Talvolta, liti per ragioni economiche facevano sì che non ci sentissimo per mesi. A diciannove anni mi avvicinai al Buddismo e, durante una riunione di discussione, una donna raccontò l’esperienza di sua figlia, e di come questa si ritrovasse ad avere problemi con gli uomini per questioni irrisolte con suo padre. Iniziai a recitare Daimoku per risolvere assolutamente questa situazione e dalla mia vita scaturì una grande rabbia. Inizialmente pensai che fosse una soluzione chiudere quel rapporto vuoto che c’era tra noi. Volevo fare giustizia e prendermi tutto ciò che mi spettava, infine dimenticarlo.
Ma questa decisione mi portò tanta sofferenza. Un giorno mi ritrovai a piangere davanti al Gohonzon perché mi rendevo conto che lo amavo, come una figlia ama i propri genitori… Non ne ero felice, allora. Uno dei princìpi buddisti più importanti è quello di partire da noi stessi qualunque sia la situazione che si ha di fronte. Il mio atteggiamento iniziò così a cambiare: decisi che gradualmente avrei creato quello che non era riuscito a creare lui e, mossa da compassione, smisi di fargliene una colpa. Promisi inoltre al Gohonzon che non avrei più avuto problemi economici con mio padre. Durante le telefonate iniziai a raccontargli anche cose che non mi aveva chiesto e, a poco a poco, anche lui iniziò a rendere più piacevoli le nostre chiacchierate. Scherzavamo, parlavamo e mi faceva tante domande sui “dettagli” della mia vita: l’università venne finalmente chiamata università e non più scuola! Nel frattempo, nel 2007, dopo due anni di pratica, ricevetti il Gohonzon. Pochi giorni dopo ero su un aereo perché, dopo diciassette anni di paure, desideravo andarlo a trovare e conoscere la sua vera vita. Mi sentii subito a casa: con i miei fratelli, la mia sorellina e la moglie di mio padre il rapporto è sempre stato positivo.
Negli ultimi tre anni ho iniziato ad andare a trovarlo con costanza, sono diventata una sua confidente e amica e sono finalmente una figlia innamorata di suo padre. L’anno scorso è venuto a trovarmi per festeggiare la mia laurea e quest’anno sono andata io a trovarlo. Al ritorno, invece di volare, sono rientrata a casa con la macchina che mi ha comprato! Il coraggio di partire da noi stessi, di sfidare il proprio karma, di credere che non esiste preghiera che non ottenga risposta, è il cuore del Buddismo. Il rapporto con il maestro Ikeda è fondamentale, perché recitare davanti al Gohonzon con il suo stesso desiderio, vivere con il suo stesso cuore ci permette di realizzare una vittoria dopo l’altra.

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