Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Ti aiuterò a sbocciare - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:36

488

Stampa

Ti aiuterò a sbocciare

Mattia Battistini, Roma

Mattia Battistini, responsabile dei giovani uomini del Lazio, racconta la sua esperienza basata sullo shakubuku, quell’azione, come ricorda il presidente Ikeda, che «consente di risolvere le proprie sofferenze a un livello più profondo e indica la via per raggiungere uno stato di felicità assoluta e indistruttibile»

Dimensione del testo AA

Mattia Battistini, responsabile dei giovani uomini del Lazio, racconta la sua esperienza basata sullo shakubuku, quell’azione, come ricorda il presidente Ikeda, che «consente di risolvere le proprie sofferenze a un livello più profondo e indica la via per raggiungere uno stato di felicità assoluta e indistruttibile»

Questo è l’anno dello sviluppo di una Soka Gakkai dei giovani. Che cosa ti fa venire in mente?
È un’indicazione che ci viene da sensei, quella di incoraggiare e sostenere la crescita della Divisione giovani, una prospettiva che deve essere continuamente approfondita non soltanto dai giovani, ma da tutte e quattro le Divisioni. A questo proposito mi vengono in mente due aspetti: il primo è di riuscire a mettere i giovani in condizione di tirare fuori le potenzialità più nascoste, quelle che ancora non si vedono… è una bella sfida, ma nelle condizioni giuste sicuramente tutte le capacità emergono.
Inoltre i giovani dovrebbero costruire questa condizione da soli, seguire la strada aperta dal maestro e assumersi in modo autonomo la responsabilità della propria e altrui felicità, senza aspettarsi che qualcun altro lo faccia al posto loro. Abbracciare con pienezza la responsabilità di kosen-rufu non è semplice, ma è la condizione necessaria affinché un giovane possa sviluppare appieno le proprie caratteristiche e la propria unicità come essere umano. Questo significa dedicare la vita a realizzare il desiderio del maestro. Immagino una SGI nella quale il legame diretto con sensei diventi la chiave per ognuno, un’organizzazione che pensa veramente al presente e al futuro dei giovani.

E gli adulti?
Noi giovani dobbiamo tutto agli adulti che hanno aperto la strada, i pionieri che hanno dovuto affrontare tante opposizioni nella loro attività di propagazione e, grazie a ciò, hanno consolidato una fede più salda. Abbiamo il vantaggio di questa generazione con tanta esperienza alle spalle che ci sostiene e con cui collaborare. Leggendo i capitoli più recenti della Nuova rivoluzione umana, “Luce di felicità”, sono stato ispirato a cercare la collaborazione degli adulti anche nello ­shakubuku

In che senso?
Mostrando ai più giovani nella fede come mettere in pratica, come parlare agli altri di Buddismo. Ho letto che il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, accompagnava spesso i nuovi membri a fare shakubuku. È un’espressione della sua compassione, volta a mettere fin dall’inizio le persone in condizione di ricevere benefici, di diventare felici. Io stesso ho potuto fare questo tipo di esperienza…

Raccontaci di te
Tre anni fa provavo molta sofferenza perché sentivo che, nonostante gli sforzi, c’erano aspetti della mia vita che non riuscivo a realizzare. Ad esempio, a quel tempo non avevo lavoro. Ho ricevuto il Gohonzon nel 2002, mi chiedevo che cosa mancasse alla mia pratica. Recitavo Daimoku, leggevo la Nuova rivoluzione umana, mi impegnavo al meglio nei vari aspetti della mia vita… ma se la gioia più grande è sostenere la vita degli altri, mi dissi, allora posso sfidarmi cento volte di più. Così ho cominciato a recitare Daimoku per fare shakubuku, desiderando che questo diventasse il mio pensiero costante, il motore della mia vita. Se decidi di vivere per propagare la Legge devi affrontare di volta in volta la tua oscurità che ti dice: «Questa persona no», «Adesso non è il momento». Grazie a questa continua lotta con i miei limiti ho sentito scaturire sempre più gioia nella mia vita, ho scoperto una forza che non conoscevo. In questi tre anni ho parlato con tantissime persone e non c’è stata una sola riunione in cui non ho accompagnato almeno una persona o due… ma alcune volte anche dieci!

E come facevi a prenderti cura di tutti?
Me lo sono domandato anch’io e ho capito che l’unico modo per riuscire a sostenere così tante persone era continuare a fare shakubuku e insistere nel realizzare la mia rivoluzione umana. Sono riuscito a dire loro dal primo giorno che se volevano diventare felici dovevano fare altrettanto.

Si sono spaventati?
Assolutamente no. Per me è stato importante sentire sempre di più il valore della causa che stavo mettendo, più che focalizzarmi sui risultati… così, poco a poco, è uscita fuori una motivazione diversa: la vittoria è non soccombere alla parte oscura della tua vita che immancabilmente emerge quando fai shakubuku, è non farti influenzare dalle circostanze o dalle reazioni della persona che hai di fronte, e riuscire a parlare fino in fondo… questa è la causa della vittoria. Ho imparato a utilizzare anche poco tempo per parlare di Buddismo a una persona. È importante puntare sempre a migliorarci e cercare quel margine che ci permette ancora di crescere, di approfondire la nostra compassione, e riuscire a credere davvero che quella persona, anche recitando un solo Nam-myoho-renge-kyo, diventerà felice. Ho cercato di sperimentare nella mia vita la verità contenuta nelle parole di Ikeda. Ciò che è emerso è un profondo senso di gratitudine, un sentimento più forte di qualsiasi sofferenza. Ad esempio sono riuscito ad amare il mio quartiere e la mia città, che prima non amavo affatto, e a desiderare che questa terra diventi davvero la terra del Budda.

Qual è il valore aggiunto nel “fare insieme”?
Se è vero che non c’è separazione tra noi e gli altri, il fare insieme è la quintessenza dell’agire umano, anche se nella nostra società tutto ti porterebbe a fare da solo, a startene isolato. Molte persone non si sentono in grado di parlare di Buddismo agli altri, e il nostro esempio può essere di stimolo a scoprire una capacità che già esiste dentro di loro e aspetta solo di essere attivata… Siamo tutti Bodhisattva della Terra! Non ci vogliono capacità particolari, se vedi gli altri come estranei resteranno estranei, ma se li guardi come Budda qualcosa accadrà!

Credi che i giovani uomini abbiano una missione specifica?
Nella Nuova rivoluzione umana Ikeda scrive: «È cruciale che i successori della Divisione giovani acquisiscano tanta esperienza nella propagazione di questo Buddismo. I giovani devono essere incoraggiati a diventare campioni imbattibili nella propagazione, altrimenti la Gakkai non avrà futuro. Introdurre gli altri al Buddismo del Daishonin, oltre a rappresentare la pratica della massima compassione, consente di risolvere le proprie sofferenze a un livello più profondo e indica la via per raggiungere uno stato di felicità assoluta e indistruttibile» (vol. 25, “Luce di felicità”).
Credo che i giovani uomini debbano vincere in questa battaglia cruciale, diventare campioni di shakubuku, campioni di verità. In questo modo possiamo proteggere la Soka Gakkai. Inoltre, attraverso l’attività, vorrei che ognuno di noi puntasse a forgiare una grandiosa umanità, che è il presupposto per una grandiosa organizzazione, e non viceversa. È una lotta che si conduce lontano dai riflettori, dove nessuno ci guarda, sul posto di lavoro, là dove viviamo. Queste azioni incarnano il desiderio sincero di cambiare noi stessi e la società.

Come hai costruito la tua relazione con il maestro?
Il legame con il maestro è come la Buddità: c’è da sempre, è una funzione inerente alla vita e ognuno ha la capacità di attivarla per compiere la propria rivoluzione umana. Io recito Daimoku ogni giorno per sentire il suo cuore e mi sforzo di leggere e mettere in pratica le sue guide, anche quelle che lì per lì non capisco, e che posso capire solo facendo.
Tutto ciò che siamo lo dobbiamo ai nostri genitori e al maestro! La relazione con il maestro ti permette di scoprire il valore della tua vita e va ricercata a tutti i costi, è la condizione necessaria per esprimere appieno il tuo potenziale come essere umano, tirando fuori capacità che non conosci. Non è semplice, è una lotta costante, ed è una condizione che va riscoperta ogni volta.

E della riunione del 22 ottobre a Roma, cosa ti è rimasto nel cuore?
Personalmente ho seguito il coro Futuro. È stata una grandissima occasione e una grande sfida, avevo davanti tanti giovanissimi, alcuni dei quali praticavano da poco tempo o non praticavano quasi. Ovviamente ci sentivamo tutti inadeguati ed è stato importantissimo creare unità e condivisione con gli adulti. Inoltre, per me è stato fondamentale l’incoraggiamento ricevuto da Tamotsu Nakajima: «Dobbiamo guardarli come li guarda sensei, loro hanno tutte le capacità, sta a noi metterli in condizione di tirarle fuori». È proprio così: loro hanno una profondità impressionante. Sono il nostro futuro.

I tuoi obiettivi per il 2012?
In tutta Italia stiamo cercando di avanzare uniti insieme al nostro maestro con l’obiettivo di incoraggiare ognuno a consolidare una pratica corretta e creare una Soka Gakkai di persone veramente felici che si dedicano alla pace. Il mio obiettivo è che tutta la regione Lazio, e in particolare i giovani, realizzino gli scopi nazionali: consegnare due Gohonzon per gruppo significa la vittoria di ogni singola persona che partecipa al progetto di kosen-rufu! Inoltre, desidero trovare una sede adatta per il Centro culturale e diventare un cittadino modello per gli abitanti di Roma.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata