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Testimonianze - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:07

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Testimonianze

Con in mano le ultime puntate della Nuova rivoluzione umana, due responsabili nazionali dei giovani, Marta e Claudia, hanno trasmesso la gioia di mettere in pratica le parole del presidente Ikeda. Marta ha sperimentato cosa significhi essere un bodhisattva lottando «per kosen-rufu lì dove ci troviamo». Per lei e la sua squadra ciò ha voluto dire arrivare alla vittoria tutte insieme. Per Claudia, la comunità buddista e una fede solida sono state l’aiuto per affrontare le difficoltà nello studio causate dalla dislessia

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Con in mano le ultime puntate della Nuova rivoluzione umana, due responsabili nazionali dei giovani, Marta e Claudia, hanno trasmesso la gioia di mettere in pratica le parole del presidente Ikeda. Marta ha sperimentato cosa significhi essere un bodhisattva lottando «per kosen-rufu lì dove ci troviamo». Per lei e la sua squadra ciò ha voluto dire arrivare alla vittoria tutte insieme. Per Claudia, la comunità buddista e una fede solida sono state l’aiuto per affrontare le difficoltà nello studio causate dalla dislessia

La lode che fa canestro

Con la lode e l’incoraggiamento si possono ottenere risultati straordinari. Mi sono sempre sentita da sola a incitare e segnare, invece quel giorno mi sono accorta che  tutte le compagne stavano lottando per vincere

di Marta Arduini

«Alla base della Soka Gakkai c’è la consapevolezza a cui si era risvegliato Josei Toda durante la prigionia: “Io sono un Bodhisattva della Terra”. I Bodhisattva della Terra, rimanendo coerenti al proprio aspetto, propagano la Legge e portano avanti la pratica del Buddismo nella società in questo malvagio Ultimo giorno della Legge. Dobbiamo iniziare la lotta per kosen-rufu lì dove ci troviamo risvegliandoci alla nostra missione come bodhisattva. In quell’istante la condizione vitale del Bodhisattva invincibile inizierà a pulsare nei nostri cuori, le divinità buddiste ci proteggeranno e godremo di incommensurabili benefici» (da La nuova rivoluzione umana, vol. 26, cap. 2 “Vessillo della Legge”, puntata 31).

Insegno minibasket ai bambini e ho sempre constatato come nel mondo dello sport la comunicazione verso gli allievi si basi sulla mancanza di rispetto da parte degli istruttori. Alla domanda se questo fosse l’unico metodo possibile per ottenere i migliori risultati, ottenni risposta affermativa. Io, invece, volevo dimostrare che attraverso la lode, l’incoraggiamento e il rispetto si possono ottenere risultati straordinari.
Di lì a poco si presentò l’occasione per farlo: un torneo importante al quale partecipavo come istruttrice della squadra delle bambine. Era una squadra che non vinceva da anni, dove tutti erano abituati a perdere, bambine, genitori e allenatori, ma io mi sbilanciai desiderando dimostrare quanto è potente la Legge mistica, e dissi al dirigente: «Quest’anno il torneo lo vinciamo noi!». Prima che iniziasse la prima partita mi sedetti con le bambine a bordo campo e le “caricai a pallettoni”, incoraggiandole con tutte le mie forze a tirare fuori il massimo delle loro potenzialità. Continuai a parlarci finché non vidi che il loro sguardo era cambiato. Durante la partita usai solo parole di lode, soprattutto quando sbagliavano. Ognuna di loro faceva cose straordinarie, anche le meno “brave” contribuivano in modo sorprendente, incoraggiandosi a vicenda in un vero gioco di squadra. Per la prima volta vincemmo non solo questa partita, ma anche le tre successive. I genitori piangevano di commozione perché non avevano mai visto le figlie tirare fuori tanta capacità e grinta. Vincemmo il torneo.
Questa vittoria insperata fu contagiosa e anche la squadra adulta nella quale gioco e di cui sono capitano cominciò a sentir nascere la voglia di vincere. Io amo follemente il basket, ma proprio per questo quando gioco, insieme all’emotività, esce il peggio di me. L’unico modo che conoscevo per sganciarmi da questo circolo infernale era far conoscere il Buddismo alle mie compagne di squadra: ogni occasione diventò quella buona finché una di loro iniziò a praticare e confermò attraverso la sua trasformazione la validità del Buddismo. L’effetto fu che a poco a poco le insofferenze e le antipatie tra compagne di squadra cominciarono a smussarsi, sostituite dall’affetto e da un’energia nuova in campo, uno spirito di squadra e un’unità che non c’erano mai stati.
Finalmente arrivò la partita di campionato. In questa squadra mi sono sempre sentita sola nell’incitare e nel segnare, invece quel giorno mi accorsi con sorpresa che tutte insieme stavamo lottando per vincere. Paradossalmente ero io quella che non c’era, mi sentivo sottotono, scollegata, incapace, e non riuscivo a riprendermi. Fra il pubblico c’erano le bambine della mia squadra e a un certo punto una di loro gridò dagli spalti: «Forza Marta, non mollare, dài che vinciamo». In quell’istante pensai che anche se non volevo farlo per me stessa, dovevo vincere per loro e mi sentii improvvisamente libera da ogni limite. Mancavano quattro minuti alla sirena finale, mi alzai dalla panchina e rientrai in campo, eravamo sotto di una decina di punti, iniziai a lottare, segnai vari canestri, ma nonostante questo stavamo perdendo di un punto, ormai vincere era impossibile, ma a due secondi dalla fine mi arrivò il pallone tra le mani: tirai e feci canestro.
Abbiamo vinto, e questa volta tutte insieme!

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Certificato di bodhisattva

Sono dislessica e sono cresciuta con l’idea di non essere adatta allo studio. Poi ho capito  che  diventare  orgogliosi  della propria condizione significava scoprire che, oltre al problema, abbiamo  anche  la soluzione

di Claudia Minoia

«La nostra realtà è un susseguirsi di sfide su sfide, lacrime su lacrime. In questa vita il solo modo per vincere è recitare Daimoku. Chi riesce ad andare davanti al Gohonzon col desiderio di “recitare Daimoku” qualunque sia la situazione ha una fede solida. Se questo ichinen perseverante sarà sempre più forte, agirà come un magnete che attira il metallo e le fortune arriveranno una dietro l’altra. […] Per costruire la felicità è necessario stare fino alla fine insieme ai compagni di fede nella Gakkai, il sangha armonioso dei nostri tempi. Bisogna alzarsi da soli, prendere l’iniziativa. Se si pensa che lo farà qualcun altro, la strada per kosen-rufu non verrà aperta» (da La nuova rivoluzione umana, vol. 26, cap. 2 “Vessillo della Legge”, puntate 19-20)

Ho ventisei anni e pratico il Buddismo da quando ne ho undici. Sono dislessica, un disturbo che in Italia è ancora poco conosciuto e studiato. Solo venti anni fa i bambini dislessici erano considerati svogliati e disattenti. Io sono cresciuta con l’idea di essere stupida e di non essere adatta allo studio, ma il Buddismo mi ha sempre aiutata a trasformare la sofferenza che lo studio mi provoca. Da quando mi sono iscritta all’università, incoraggiata dalle guide che il presidente Ikeda rivolge agli studenti, la mia preghiera è volta alla tutela dei ragazzi dislessici. Nel 2010 dopo aver partecipato al corso europeo studenti, venne approvata una legge che consentiva nelle scuole un metodo d’insegnamento differente per gli studenti affetti da DSA (Disturbo specifico dell’apprendimento), ma l’applicazione di questa legge in ambito universitario sembrava un miraggio.
Nel luglio scorso ho avuto l’occasione di partecipare a un corso in Giappone nel quale ho potuto rivolgere alcune domande personali. Durante la mia carriera scolastica ho collezionato moltissime bocciature, vissute ogni volta come un fallimento e una conferma della mia inattitudine allo studio; ogni volta cresceva in me la certezza che la laurea non facesse parte del mio destino. In quella riunione affrontai il tema di come poter trarre una vittoria anche da esperienze fallimentari. Prima di partire ero stata bocciata per l’ennesima volta, mi mancavano sei esami per laurearmi alla triennale di Economia, ma mi sembrava impossibile riuscire a terminarli. In quella sessione di domanda e risposta sono stata incoraggiata a diventare orgogliosa del mio problema e a fidarmi del fatto che sicuramente al mio ritorno avrei incontrato il supporto adeguato alle mie esigenze di studentessa dislessica.
Tornata dal Giappone ho iniziato a recitare Daimoku decisa a fidarmi al cento per cento degli incoraggiamenti del presidente Ikeda, decidendo di diventare orgogliosa del mio problema, anche se non sapevo cosa significasse concretamente. Da anni cercavo un supporto per apprendere un metodo di studio efficace ma, anche in questo caso, avevo collezionato una serie di insuccessi. Inaspettatamente a settembre ho incontrato una logopedista che mi ha insegnato un nuovo metodo di studio e mi ha incoraggiato a fare i passi per ottenere il documento che certificasse la mia dislessia. Lì ho capito che diventare orgogliosi del proprio problema significava riconoscersi come Bodhisattva della Terra, riconoscere la propria missione e scoprire che oltre al problema, nel nostro “zainetto-karma”, abbiamo anche la soluzione.
Mentre ottenevo il certificato, durante l’iscrizione al nuovo anno accademico universitario, nel modulo della domanda ho trovato per la prima volta una casella da barrare nel caso fossi stata affetta da DSA. Ce l’avevo fatta! La dislessia era riconosciuta ufficialmente anche a livello universitario. Sono andata a parlare con ogni professore per spiegare l’importanza dei metodi d’insegnamento e di apprendimento alternativi da me sperimentati; così grazie alle mappe concettuali e alla possibilità di fare solo esami orali, piuttosto che scritti, ho superato anche il mio terzultimo esame.
Sono decisa a laurearmi a luglio di questo anno “piegando il mio destino”, come dice sensei citando De Coubertin: «Il merito ha inizio quando le persone, costrette a lottare contro se stesse o contro circostanze estremamente avverse, ottengono vittorie sul proprio temperamento o riescono a “piegare il destino”». Vi ringrazio tutti perché senza la Soka Gakkai la mia vita sarebbe stata completamente diversa.

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