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Terra di Liguria, terra di itai doshin - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:26

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    Terra di Liguria, terra di itai doshin

    Le tante voci di queste pagine ci raccontano, ciascuna dal proprio punto d’osservazione, il percorso che i giovani liguri stanno compiendo. Un’esperienza nella quale ciascuno ha lasciato qualcosa di sé per accogliere qualità nuove. Quando le differenze diventano un punto di forza fra le persone, questo è itai doshin

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    «Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa, coronata da aspre montagne, superba per uomini e per mura, signora del mare». È nel mare, appunto, che risiedono le antiche radici del capoluogo ligure, così descritto dal poeta Francesco Petrarca nel lontano 1358, crocevia di differenti culture, dove l’antico convive con il moderno. Il suo cuore, il centro storico medievale più grande d’Europa, trasuda storie di altri tempi, ma la città non vive solo del passato. Ed è anche nei giovani che Genova trova il suo futuro.
    Una terra frastagliata, verde, lunga e stretta che si snoda lungo un susseguirsi di curve che si inerpicano in un continuo saliscendi sui crinali dell’Appennino, tra pendii che circondano spiaggette e variopinti borghi abbarbicati sui promontori rocciosi a strapiombo sul mare. È un ambiente unico in cui montagna, cielo e mare cristallino si fondono con la natura incontaminata. Visitare questa terra “umana” è come scoprire pian piano uno scrigno prezioso. Piccoli spazi, pensieri diversi, tante visioni. Il laboratorio di itai doshin. [Itai doshin esprime il concetto buddista di unità ottenuta grazie alla pluralità di differenti corpi e alla comunanza delle stesse menti, n.d.r.].
    Alla città è legato indissolubilmente il nome di Fabrizio De André, il cantautore che all’età di ventidue anni scrisse La città vecchia e, che molti anni dopo, commentava quella sua stessa canzone con un pensiero fortemente rivoluzionario: «Oggi noi ci lamentiamo: vedo che c’è un gran tormento sulla perdita dei valori. Bisogna aspettare di storicizzarli. Io penso che non è che i giovani d’oggi non abbiano valori; hanno sicuramente dei valori che noi non siamo ancora riusciti a capir bene, perché siamo troppo affezionati ai nostri».
    La stessa visione innovativa sulla gioventù che Daisaku Ikeda ci restituisce, ai giorni nostri, con una delle sue riflessioni più incoraggianti: «La crescita di autentici leader è un imperativo per la salvezza del mondo e dell’umanità, per il futuro di kosen-rufu e della pace. Il mondo ha veramente bisogno di questo. Far crescere giovani leader è la mia più grande gioia. […] Vorrei che tutti provaste la soddisfazione di aver portato a termine qualcosa, a modo vostro e secondo le vostre capacità» (D. Ikeda, I protagonisti del XXI secolo – Dialoghi con i giovani, vol. 1, pagg. 1-2).
    È questo che i giovani liguri di oggi, mettendo in pratica le parole del presidente Ikeda, hanno dimostrato in concreto nella loro vita, partendo dalle attività alle quali si sono dedicati, sfidando le asperità personali e proprie di questo territorio.
    Sono le voci di Stefano, Carla, Denise, Roberta, Adriana, Linda, Monia, Michele e Ylenia che ci raccontano come il loro impegno abbia contribuito a gettare semi di pace, per creare vie di dialogo e coltivare legami di amicizia, e nel contempo approfondire la loro fede.

    «La terribile notizia del terremoto e dello tsunami del 2011 in Giappone ci ha colto del tutto impreparati. Non sapevamo come fare per aiutare anche indirettamente la popolazione colpita, oltre che dalla tragedia, anche dalle radiazioni. Poi abbiamo trovato come convogliare i nostri sforzi – ci racconta Stefano Appice – e cioè approfondendo le proposte di pace di Ikeda e la sua presentazione della campagna Senzatomica, un’iniziativa per generare consapevolezza sulla minaccia delle armi nucleari. Quest’attività mi ha offerto l’opportunità di trasformare il senso di impotenza in un processo di “empowerment” imparando a tradurre quel malessere nella forza propulsiva per lottare accanto al mio maestro e rafforzando, così, il mio legame con lui. Da qui, abbiamo ideato e organizzato un flashmob, che ha avuto luogo nella piazza principale di Genova, il 2 ottobre 2011, al quale hanno partecipato più di sessanta persone, tra praticanti e non. Il nostro scopo ora è quello di poter preparare ogni persona ad accogliere nella nostra città la mostra contro le armi nucleari».

    «Far parte del gruppo delle giovani donne Ikeda Kayo-kai – è l’incoraggiante esperienza di Carla Dellisanti – significa scegliere di basare la propria rivoluzione umana sulla relazione tra maestro e discepolo. Quando, quasi tre anni fa, abbiamo iniziato a dedicare a questo progetto delle recitazioni settimanali per me era solo un’occasione per fare Daimoku; adesso è un appuntamento fisso che fa parte della mia vita e, per molte di noi, è diventato un punto di riferimento. Se penso a questi anni vedo come tra di noi si è instaurato un legame di “sorellanza” basato sul sostegno reciproco. La prima volta che ho sentito davvero la vicinanza con il maestro è stato quando lui ha scritto questi versi dedicati alle giovani donne: Mai dimenticherò il tuo nome, luminosa protagonista di kosen-rufu. Di te, stai certa, il tuo maestro è fiero. Appena li ho letti ho sentito, commossa, come se li avesse dedicati a me e, da quel momento, sento più vicine le sue parole come continue occasioni per migliorarmi. Questo per me è stato il grande risultato della nascita del gruppo Ikeda Kayo-kai: sentire il maestro al mio fianco in ogni lotta che affronto, sentire la sua fiducia nei miei confronti anche quando io ancora non ci credo».

    A Carla fanno eco Denise Ariotti, Roberta Ruggiero e Adriana Anselmo: «La prima riunione del gruppo Ikeda Kayo-kai nel ponente genovese si è tenuta a maggio scorso. Attraverso questa attività stiamo imparando a creare profondi legami sostenendoci a vicenda e sfidandoci per accogliere il punto di vista dell’altra persona. Abbiamo sempre avuto difficoltà a relazionarci tra di noi a causa dei caratteri difficili che ci contraddistinguono. Attualmente ci impegniamo a coltivare legami profondi cercando di affrontare le nostre sfide quotidiane come soli di felicità».
    Adriana si è sentita parte attiva nell’attività della Divisione giovani donne nella sua zona nel Genovesato solo dopo un lungo periodo perché, tra un pretesto e l’altro, fino a quel momento aveva deciso solo a parole di occuparsi davvero del gruppo Ikeda Kayo-kai. «Decidere di assumermi la responsabilità di questo gruppo – si racconta -, ha significato fare, per prima, azioni precise: fissare il luogo, la data e, non ultimo, determinare di creare un’ampia partecipazione di ragazze. Oggi siamo decisamente cresciute e, grazie a questa attività, ho rafforzato il legame con il maestro e anche il mio senso di missione. Ci vediamo tutti i venerdì che, nel tempo, è diventato un appuntamento fisso».
    «Sono referente della Divisione studenti da un anno e mezzo – si presenta Linda Priario -. Questa responsabilità mi è stata proposta quando ho deciso di realizzare un sogno che ritenevo impossibile: laurearmi in psicologia anche se lavoravo a tempo pieno, per poter poi aiutare professionalmente chi soffre di disturbi alimentari. Il beneficio che ne è derivato, grazie a questo impegno, è stato superare l’istintiva chiusura e il distacco che avevo nei rapporti di amicizia. Con l’attività della Divisione studenti ho dovuto obbligatoriamente, per raggiungere degli obiettivi, superare aspetti superficiali – come ad esempio le differenze di carattere – e raggiungere l’essenziale, cioè sentire di avere lo stesso scopo. Questa esperienza mi ha permesso, anche nella mia vita personale, di recuperare e dare valore a relazioni perse nel tempo e di creare nuove amicizie che, se pur lontane, sento vicine. Per questo motivo, quando è stata fondata la Divisione studenti, il secondo presidente Toda ha detto: “Sono così felice. È un dipartimento che volevo creare a ogni costo!” (NR, 498, 5). Insieme a tutti gli studenti della Liguria, desidero mantenere la promessa di cambiare il mondo attraverso la nostra rivoluzione umana e che ogni studente, entro il 2013, avvicini due amici al Buddismo».

    «Il mio obiettivo – interviene Monia Caracciolo – è quello di passare alla Divisione donne “lasciando” delle campionesse di kosen-rufu. Quest’anno, poi, come giovani donne avevamo deciso di creare, tra le quattro Divisioni, la stessa unità sperimentata negli anni fra le ragazze. Ovviamente le difficoltà non sono mancate ma siamo riuscite a creare forti legami realizzando grandi esperienze, soprattutto attraverso il corso regionale per nuovi membri. Penso che lo straordinario risultato dell’attività sia riuscire a vedere le differenze come un punto di forza anziché una debolezza e riportare questo atteggiamento anche nella società».

    Michele Giuseppone ci racconta che il suo primo obiettivo, come responsabile regionale della Divisione giovani uomini, è creare dei legami sinceri con le persone, ma la difficoltà riscontrata fin da subito è stata quella di trovarsi di fronte a delle persone e non sapere da che parte cominciare per costruire qualcosa insieme.
    «La mia costante sfida nel fare attività – ci confida – è scontrarmi con la mia forte tendenza alla collera e faticare ad accogliere il pensiero altrui, senza dare all’altro lo spazio necessario. Il punto dal quale sono partito per affrontare questo scoglio è studiare La rivoluzione umana, per avvicinarmi allo stesso “pensiero” di sensei e contrastare le mie tendenze negative. Mi spiego meglio. Ogni volta che mi dedico a un’attività penso: “Chissà con chi litigherò questa volta?!”. Infatti, se mi fermo, prima di gettarmi “nella mischia”, recito e studio, beh, il mio atteggiamento si allinea con quello del mio maestro e riesco ad andare oltre al conflitto immediato e, non solo, a dialogare! Nella mia vita personale, poi, questo allenamento mi serve a costruire una relazione di valore con la mia fidanzata e a rispettarla sempre più: pian piano sto accettando i suoi punti di vista e le sue decisioni su aspetti della vita comune, senza più soffrire come prima, e quindi senza ribellarmi per paura di essere schiacciato».

    Ylenia Trovato, tra lotta e gioia, ci parla di sé. «Queste emozioni descrivono la mia attività nella Soka Gakkai, una continua occasione per mettermi in gioco, conoscermi e migliorarmi. In questi sei anni di attività nella regione non sono mancate sfide e difficoltà, oltre ad altrettante trasformazioni e realizzazioni. Con Monia e Michele abbiamo fortemente determinato che emergessero responsabili giovani in ogni luogo della Liguria e, spostandoci attraverso tutta la regione per incontrare i giovani, ci siamo scontrati con le differenti realtà di ogni zona. Nella mia vita, poi, questo ha significato “sbattere il muso” contro la mia chiusura e le mie insicurezze ma, grazie al maestro, ho imparato il valore di dedicarmi agli altri, aprirmi per realizzare dei legami umani veri, da vita a vita, per uno scopo più grande. Come? Partendo dal rispettare la dignità della vita di ognuno. Solo così possiamo realizzare kosen-rufu».

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