Dopo un profondo Daimoku, sentii che nessuno sforzo è sprecato nel Buddismo e non mi arresi. Poco dopo ho firmato il contratto come docente di ruolo di clarinetto in un liceo musicale e ad agosto una mia amica ha ricevuto il Gohonzon!
Ho vissuto un’infanzia felice, ma nell’adolescenza, mentre mi impegnavo a scuola e al Conservatorio, il rapporto con i miei genitori divenne molto difficile, iniziai a soffrire di disturbi alimentari e mi rifugiai negli studi isolandomi dall’esterno. Nel 2008 perdemmo l’unica fonte di sostentamento economico e mia madre ebbe un grave esaurimento nervoso. Provavo risentimento verso i miei genitori e paura di confrontarmi con il mondo lavorativo. In quei giorni Viviana mi parlò della pratica e cominciai a recitare Nam-myoho-renge-kyo.
Il primo beneficio fu riavvicinarmi a mia madre, che venne a una riunione buddista, e il secondo fu passare la prima prova in una banda militare. Ciò mi fece percepire il potere del Daimoku, realizzando anche che non era quello il lavoro che volevo fare. Tre mesi dopo ricevetti il Gohonzon. Superai la prova in un’orchestra e come docente in un liceo musicale pur continuando gli studi. Nonostante viaggiassi tra Sutri, Roma e Ancona, mi impegnai nell’attività byakuren (le giovani donne che proteggono i Centri culturali), e nello shakubuku. Mia madre ricevette il Gohonzon: oggi è responsabile di gruppo, ha vinto sulla malattia e ha trovato un lavoro a tempo indeterminato!
Nel 2011 ho sperimentato che l’impegno nell’attività buddista permette di manifestare il massimo potenziale ottenendo grandi benefici. Durante i preparativi del cinquantesimo anniversario di kosen-rufu in Europa mi chiesero di suonare durante la riunione al PalaLottomatica.
In quel periodo stavo preparando la tesi in clarinetto e il concorso per insegnare nei corsi pre-accademici al Conservatorio. Le scadenze erano impegnative e tutte nello stesso periodo. La tentazione era di rinunciare al concorso pur di poter suonare per kosen-rufu. Un responsabile mi incoraggiò a non separare le due cose e partecipai a entrambe, sconfiggendo la paura. Durante quella meravigliosa attività mi laureai con 110 e lode, un mio amico ricevette il Gohonzon ed entrai come docente di clarinetto per i corsi pre-accademici al Conservatorio di Roma!
Ma la vita è in perenne movimento e due anni dopo mi sembrava di aver fallito sia nel lavoro che nei sentimenti, avendo terminato una relazione. Nel giorno più difficile a fatica mi misi davanti al Gohonzon decisa a non alzarmi fino a quando non avessi messo il seme della vittoria. Dopo due ore di Daimoku, sentii nascere la speranza nel mio cuore. Quello stesso giorno seppi di essere rientrata nel corso abilitante all’insegnamento e trovai la casa per ricominciare la mia vita da sola.
Mi basai su questa frase del Gosho L’arco e la freccia: «Se consideriamo che sicuramente diventeremo Budda, non c’è niente di cui lamentarsi. Anche se tu diventassi la moglie dell’imperatore, a cosa ti servirebbe? Anche se rinascessi in cielo, che scopo ci sarebbe? Tu seguirai la strada della figlia del re drago, sarai pari alla monaca Mahaprajapati. Che felicità! Che felicità! Recita Nam-Myoho-renge-kyo!» (RSND, 1, 585). Impegnandomi in tutte le attività in breve tempo feci una profonda rivoluzione umana e trovai un meraviglioso compagno, tutt’oggi al mio fianco, con cui ho deciso di lottare per kosen-rufu.
Nel 2016 mi trovai ancora una volta ad affrontare tre cose importantissime, tutte nello stesso periodo: il concorso per docenti di ruolo nei licei musicali statali; un concerto per clarinetto in Argentina ad agosto; partecipare al corso mondiale giovani in Giappone a settembre. Erano tutte molto importanti per me perché erano le promesse che avevo fatto al mio maestro.
Fui assalita dagli ostacoli: la malattia, il dubbio, difficoltà nel suonare e nel fare Daimoku. Un consiglio sulla fede mi aiutò a sbloccarmi nel Daimoku e nello studio: non mi sentivo coraggiosa, ma sapevo che volevo scoprire ancora una volta il potere della pratica buddista. Le date del concorso si incastrarono misticamente fra le partenze. Ringraziai il Gohonzon con tutto il cuore. Feci la prova del concorso e partii per l’Argentina, e tutto il viaggio e il concerto fu una bellissima esperienza sostenuta dal Daimoku, dallo shakubuku e dalla famiglia Soka argentina!
A settembre durante il corso mondiale dei giovani in Giappone ho rinnovato il mio voto per kosen-rufu. All’ultima prova del concorso mi sentivo vittoriosa, tenendo nel cuore le parole di sensei: «Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione» (Giorno per giorno, esperia, 20 settembre). Presi il massimo dei voti.
Nei mesi di attesa per le graduatorie finali rilanciai nel parlare di Buddismo con tante persone e superare la pesantezza che provavo al lavoro. Il giorno in cui riuscii a portare una collega allo zadankai coincise con l’uscita delle graduatorie. Ero arrivata prima al concorso! Ma non sembrava bastasse per entrare di ruolo nel liceo musicale, a causa di cavilli burocratici.
Dopo un profondo Daimoku, sentii che nessuno sforzo è sprecato nel Buddismo e non mi arresi. A luglio ho firmato il contratto come docente di ruolo di clarinetto in un liceo musicale ricco di preziosi ragazzi e ad agosto una mia amica ha ricevuto il Gohonzon! Ho scritto a sensei queste vittorie e nuove promesse, perché desidero ripagare l’enorme debito di gratitudine verso il mio maestro e tutti i compagni di fede!