Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Sviluppare sensibilità a tutto tondo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:36

    448

    Stampa

    Sviluppare sensibilità a tutto tondo

    L’attività nei gruppi propone svariate occasioni di crescita e di riflessione. In una serie di incontri abbiamo raccolto queste testimonianze che raccontano come si possono allargare i propri orizzonti e cosa si può imparare relazionandosi con i compagni di fede

    Dimensione del testo AA

    L’attività nei gruppi propone svariate occasioni di crescita e di riflessione. In una serie di incontri abbiamo raccolto queste testimonianze che raccontano come si possono allargare i propri orizzonti e cosa si può imparare relazionandosi con i compagni di fede

    Che cosa può spingere un giovane di 23 anni a impegnarsi come responsabile di gruppo? Lo abbiamo chiesto a Cristian che pratica il Buddismo da un paio d’anni

    Come usi i princìpi buddisti nella vita di ogni giorno?
    Non è scontato farlo. Dentro una riunione di discussione è tutto più facile, è una piccola oasi. Anzi, all’inizio mi sembrava strano applicare i princìpi buddisti nella vita quotidiana. Ho cambiato questo punto partendo da piccole cose come ad esempio affrontare l’esame di terza superiore: recitando Daimoku per superarlo e impegnandomi al massimo nello studio.

    Come sono cambiati i tuoi legami con gli altri?
    Nel mio primo gruppo ho trovato persone con cui è stato del tutto naturale creare legami profondi. Diversamente quando mi sono spostato ho avuto più difficoltà, tendevo a giudicare il nuovo gruppo e le poche persone che ne facevano parte. Il mio tallone d’Achille è che se non vedo subito negli altri una risposta ai miei stimoli, mi sento frustrato e mi lascio andare al desiderio di praticare da solo. In questo percorso mi ha molto incoraggiato quello che Toda dice a Ikeda nel romanzo La rivoluzione umana, e cioè che deve impegnarsi lui stesso a far sì che l’organizzazione, se non gli piace, diventi come la vorrebbe lui. Prima di praticare il Buddismo avevo un gruppo di amici con cui tendevamo al pessimismo, addirittura ogni tanto si fantasticava il suicidio di gruppo… non erano legami costruttivi.

    Qual è secondo te la cosa importante per creare legami?
    Il legame individuale, vedersi uno a uno, parlare e recitare insieme, capire chi è la persona che ho davanti, far sentire accolto anche chi arriva oggi al meeting per la prima volta. Poi cerco di cogliere l’essenza migliore di chi mi sta di fronte.
    Un altro punto che trovo fondamentale è la chiarezza e la lealtà fra corresponsabili.

    Secondo te quando si può dire che una riunione di gruppo è ben riuscita?
    Quando anche una sola persona dice: “da oggi ricomincio”. Quando si esce con le idee più chiare. Quando si percepisce che le persone hanno “tirato un sospiro di sollievo” rispetto alle asprezze della vita quotidiana.

    Come hai vissuto fino a oggi la responsabilità?
    Male e bene. Male fino al corso estivo tenuto a Pesaro del 2009. Diciamo che io di base sono un tipo “sensibile in modo settoriale”, cioè se una persona mi sta simpatica sono molto sensibile, ma se non mi sta simpatica… quando accettai di seguire il gruppo fui chiaro con me stesso sulla necessità di farlo credendoci fino in fondo, ma proprio per questa esigenza, pensavo di non essere in grado di dare davvero qualcosa, perché sono molto giovane e con poca esperienza. Quando andai al corso stavo per lasciare la responsabilità, ma lì avvennero alcune cose che mi hanno portato a una nuova consapevolezza, che posso riassumere così: se prima “dovevo”, ora “voglio” sostenere il gruppo.
    Il fatto è che io nella responsabilità ci credo, credo che trattandosi di legami umani non la si può né affidare né accettare con leggerezza. Dal corso ho anche cambiato modo di fare, penso che sia importante far sapere alle persone che noi responsabili ci siamo, che la nostra porta è aperta, anche con un messaggino se magari sono persone che da un po’ non vengono…
    Per il gruppo poi ho sperimentato un po’ tutte queste cose, da tre persone ora siamo dieci, quasi tutti giovani. Mi tengo agganciato all’idea raccontata nella Rivoluzione umana che Toda trasmette con l’esperienza delle settecentocinquantamila famiglie: se hai deciso veramente, non c’è ambiente od ostacolo che tenga, le cose si realizzano.
    Ogni mattina, quando faccio Gongyo, ho imparato a mettere un obiettivo particolare prima di quelli personali: desidero praticare per tutta la vita. Sento che con questo desiderio di base è fuor di dubbio che la mia vita si realizzerà.

    • • •

    Per una buona riuscita
    Non ci sono regole precise perché una riunione di discussione riesca bene. L’esperienza dimostra come fede e sincerità siano gli ingredienti fondamentali ai quali aggiungere l’accoglienza, il rispetto dell’altro e condividere la gioia che scaturisce da un incoraggiamento

    Scienziato senza frontiere
    Davide (27 anni, Genova) studia fisica e si sta impegnando a diventare un bravo scienziato. Per ora svolge il dottorato nella sua facoltà. Vorrebbe che l’Università Soka aprisse le porte alle facoltà scientifiche. Che non sia la sua missione?
    I suoi genitori sono sordi dalla nascita e negli ultimi anni si è impegnato a studiare e imparare il linguaggio dei segni. Ciò che lo ha spinto è il desiderio di poter indicare loro il ritmo del Daimoku. Adesso praticano anche i suoi e lui è il loro interprete alla riunione di discussione. Per lui la riunione “riesce” nel momento in cui tutti escono incoraggiati, con determinazioni nuove per il futuro. Davide utilizza le riviste per creare un legame con sensei, utilizza, invece, il Volo web per ripartire nei momenti di empasse tra un libro di fisica e l’altro, leggendo un’esperienza.

    Felici e a proprio agio
    Luciana (27 anni, Milano) cerca di mettere le persone a proprio agio durante il loro primo zadankai e crede che una “buona” riunione accada nel momento in cui chi partecipa riesce a esprimersi. Cerca di evitare di far parlare troppo i responsabili, e lei stessa, per prima. La riunione secondo lei “riesce” quando i partecipanti chiedono: «Quando c’è la prossima?». La prima volta che vi ha partecipato era giovanissima e arrabbiata col mondo. Il responsabile giovani che partecipava insieme a lei le ha parlato direttamente per tutta la riunione. Grazie a questo gesto si è sentita accolta.
    All’interno delle attività della Soka Gakkai ha trovato sempre facile dare senza aspettarsi niente in cambio, mentre ha trovato difficoltà provando a fare lo stesso nella vita quotidiana. Così ha iniziato a impegnarsi al massimo nelle attività dell’Istituto che non le piacevano e con naturalezza ha finalmente portato nella sua vita quotidiana lo stesso spirito e coraggio.
    Luciana “divora” con gli occhi l’editoriale di Ikeda e segue le sue spiegazioni di Gosho su Buddismo e Società. Tramite le pubblicazioni sente personalmente l’incoraggiamento nella sua vita. Del Volo non perde ogni settimana la frase di apertura presa direttamente dal Seikyo Shimbun.

    Il riflesso degli altri
    Barnaba (25 anni, Milano) pratica dal 2006 ed è diplomato in ragioneria. Riconosce che l’attività della Soka Gakkai è essenziale per la sua vita. Ha sofferto di attacchi di panico per diversi anni, ma ha sempre continuato a frequentare le riunioni di discussione. Ha utilizzato l’attività per prendere sicurezza, confrontandosi con gli altri. «Questo – dice – crea una coscienza individuale forte, mi ha portato ad avere cura di me e a saper dire di no alle mie scoraggianti voci interiori».
    Gli piacciono le riunioni di discussione dove c’è un ascolto individuale al cento per cento e si percepisce un reale incoraggiamento. Ha determinato per quest’anno di aprirsi di più agli altri e sentire, di riflesso, più chiaramente la vita degli altri.

    Crescite personali
    Luca (20 anni, Roma) pratica dal 2009 e frequenta giurisprudenza. Trova difficoltà a relazionarsi con gli altri. Basa le relazioni di amicizia sul giudizio e gli risulta difficile, comunque, creare un rapporto diretto con le persone, perciò ha deciso di dedicarsi a risolvere quest’aspetto. Ci parla della sua rivoluzione umana che inizia dallo zadankai, quando si trova a stretto contatto con gli altri. Vede la riunione di discussione come un sostegno alla sua crescita personale. «I membri che partecipano – dice – sono uno stimolo, un mezzo per approfondire, per crescere».

    A volte ci vuole orecchio
    Luana (23 anni, Roma) si chiede come poter far esprimere chi viene allo zadankai per la prima volta. Lei si ricorda molto bene la sua prima riunione di discussione, colpita da un’esperienza sulla relazione madre-figlia raccontata da sua cugina diciottenne in cui si è riconosciuta molto. Quella sera tutti hanno raccontato la propria storia e lei, piena di gratitudine, ha ringraziato per aver trovato similitudini con la propria.
    Non applicava i princìpi del Buddismo alla propria vita quotidiana e sentiva solo pesantezza dagli incoraggiamenti che ascoltava alle riunioni. Ha sbloccato questa situazione nel momento in cui ha deciso di mettere il Gohonzon al centro della sua vita.
    Ha trascorso l’Erasmus in Spagna e riusciva a consultare le riviste solo on-line. Non si perdeva mai l’editoriale mensile di Ikeda sul Nuovo Rinascimento.

    Hanno collaborato: Silvia Dallai, Alessandro Giorni e Omar Schiavone

    ©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata