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Volume 30, capitolo 4 "Suoniamo la campana che annuncia l'alba", puntate 1-8 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:06

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Volume 30, capitolo 4 “Suoniamo la campana che annuncia l’alba”, puntate 1-8

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[1] La Germania è la terra d’origine di riforme religiose che hanno segnato una nuova epoca nella storia europea. All’inizio del sedicesimo secolo, mentre i religiosi sprofondavano nella corruzione, le dottrine perdevano significato e la Chiesa si secolarizzava, il Papa permise la vendita delle indulgenze in Germania. Esse venivano propagandate e vendute con la pretesa che acquistandole si venisse assolti dai peccati commessi, tuttavia Martin Lutero nutriva seri dubbi. La salvezza spirituale, infatti, avviene solo e sempre attraverso la fede. Alzando risolutamente la sua voce di protesta, egli presentò “le novantacinque tesi” che provocarono una riforma religiosa.
Lutero venne scomunicato dal Papa, ma rimase sempre fermo nella sua convinzione. Convinto che la Bibbia fosse la sacra scrittura fondamentale, ne effettuò lui stesso una traduzione in tedesco. Sostenne inoltre il principio del sacerdozio universale, ritenendo che tutti gli esseri umani sono uguali di fronte a Dio.
Shin’ichi rinnovò la sua determinazione: «Sono trascorsi più di quattrocento anni dalla riforma luterana. Ora, a un passo dal ventunesimo secolo, deve fiorire una religione per gli individui, che possa rendere felice l’intero genere umano».
Il 16 maggio 1981, alle venti e trenta, Shin’ichi atterrò all’aeroporto di Francoforte animato dal forte desiderio di realizzare kosen-rufu in Europa. Erano passati sedici anni dalla sua ultima visita nella Germania occidentale.
Il giorno seguente ricevette presso l’albergo le visite del professore onorario Gerhard Olschowy, del professor Josef Derbolav con la sua consorte – provenienti dall’Università di Bonn – e del professor Nasir A. Khan, della Freie Universität di Berlino. Il professor Olschowy era noto per le sue ricerche sulla salvaguardia ambientale, mentre il professor Derbolav era un pedagogo e un profondo conoscitore della filosofia greca. Il professor Khan, di origine indiana, oltre che un rinomato otorinolaringoiatra, era anche un noto studioso delle religioni. Erano tutti cari amici di Shin’ichi e furono molto felici di rivedersi.
I problemi che tuttora affliggono l’umanità sono strettamente collegati tra loro in modo complesso e riguardano più versanti. Cosciente di ciò, Shin’ichi si adoperava per approfondire gli scambi di amicizia con personalità della cultura di tutto il mondo, nell’intento di estendere una “rete di saggezza” per la promozione della pace e della prosperità dell’umanità, e di creare un nuovo movimento che potesse favorire la costruzione dell’epoca futura.

[2] A Francoforte Shin’ichi ebbe diversi incontri con personalità del mondo accademico e prese accordi con il professor Josef Derbolav per la pubblicazione di una raccolta di dialoghi.
Da quel giorno, per sei anni consecutivi i due proseguirono i loro incontri e, una volta completato il testo, pare che il professor Derbolav ne fosse così felice da tenerlo sempre sul suo comodino.
Nell’aprile del 1989 la raccolta dei dialoghi venne pubblicata con il titolo L’essere umano e la filosofia verso il ventunesimo secolo. Alla ricerca di un nuovo ideale. Purtroppo il professore morì nel luglio del 1987 senza poter assistere alla pubblicazione. Aveva settantacinque anni.
Shin’ichi continuò a incontrare personalità di spicco in ogni ambito, concentrando le sue energie nella pubblicazione di quei dialoghi. In tale impegno si celava una sua precisa determinazione. Ogni ambito dello scibile umano, dalla politica all’economia, dall’educazione alle arti, è finalizzata alla felicità degli esseri umani, alla pace e alla prosperità della società. Citando un passo del Gran Maestro Tien’tai: «Questo è il significato di “nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo con la vera realtà”» (RSND, 1, 804), Nichiren Daishonin sottolinea che né la politica né alcuna attività alla base della vita delle persone è in contrasto con il Buddismo, ma si accorda perfettamente con esso.
Attraverso i dialoghi con intellettuali di tutto il mondo, Shin’ichi desiderava dimostrare chiaramente questa solenne verità. Per risolvere definitivamente i molteplici problemi che affliggono l’umanità riguardo all’ambiente, l’educazione, la questione nucleare, le guerre, le discriminazioni, la povertà… è necessaria una trasformazione interiore dell’essere umano. Egli desiderava quindi dimostrare l’urgenza di diffondere la suprema filosofia della vita, costituita dal Buddismo di Nichiren Daishonin, e di farne la base spirituale della nostra epoca. Attraverso questo scambio di opinioni egli desiderava, oltre che attingere alla loro conoscenza e saggezza, indicare prospettive e azioni per la soluzione di tali problemi.
«È probabile che attraverso i dialoghi si riesca a indicare solo parzialmente una via concreta per la soluzione di questi problemi. Ma se io riuscissi a tracciare anche solo il punto di partenza, vi saranno poi tantissimi giovani che, dopo di me, proseguiranno questo cammino illuminando il futuro dell’umanità»: questo era il desiderio di Shin’ichi, la sua aspettativa.
Tramandare un pensiero, una filosofia, significa accendere un faro e illuminare il futuro.

[3] Una brezza profumata soffiava attraverso le giovani foglie primaverili.
Il pomeriggio del 17 maggio, nel giardino di un hotel di Francoforte si tenne la riunione commemorativa del ventesimo anniversario di kosen-rufu in Germania, a cui prese parte anche Shin’ichi Yamamoto.
Si riunirono circa ottocento membri provenienti da otto paesi, tra cui Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Austria e Italia, nonché una delegazione per gli scambi di amicizia di membri giapponesi in visita in Germania, e tutti rinnovarono il loro voto per kosen-rufu.
Nel giardino era stato allestito un palco in cui venne messa in scena sotto forma di musical la storia della sfida portata avanti dai giovani membri giapponesi che a suo tempo si erano trasferiti in Germania con la profonda determinazione di realizzare kosen-rufu nel mondo e che, pur lavorando in miniera, avevano aperto la strada di kosen-rufu in quel paese. Fra loro c’erano molti giovani che non avevano alcuna esperienza del lavoro in miniera. Nonostante il fisico logorato dal durissimo lavoro e sebbene fossero così stremati da non riuscire a mandar giù nemmeno un boccone del pane nero che gli veniva dato, facendosi forza si dedicavano alle attività della Soka Gakkai.
Nel loro cuore risuonava l’accorato appello di Shin’ichi che, nell’editoriale pubblicato sul Daibyakurenge dell’agosto del 1963, li esortava così: «Giovani, siate i leader del mondo!».
Le azioni e gli sforzi compiuti dai valorosi pionieri, a partire da quei giovani, fecero nascere anche in Germania una moltitudine di Bodhisattva della Terra.
«Saranno la forza e la passione dei giovani a creare una nuova epoca»: questa era la profonda convinzione di Toda.
I bambini e le bambine, successori della Soka Gakkai, salirono sul palco e cantarono una canzone che esprimeva la gioia per l’arrivo del mese di maggio. Furono accolti con un calorosissimo applauso.
Il direttore della Soka Gakkai tedesca, Dietr Kahn, visibilmente emozionato, disse: «Finalmente si è avverato il sogno che abbiamo coltivato per sedici anni. Il maestro Yamamoto si trova adesso qui in Germania, nel nostro paese».
Erano giunte loro anche notizie riguardo agli ingiusti trattamenti subiti dalla Soka Gakkai in Giappone da parte del clero della Nichiren Shoshu. «Se è così, saremo noi membri tedeschi a dare un’accelerazione al movimento di kosen-rufu e a creare una nuova terra di speranza». Con questo proposito, i membri tedeschi si impegnarono nelle attività con coraggio.
Il grande poeta Goethe scrive: «La parola d’ordine è lottare. Quella successiva è vincere».
Questo è lo spirito che animava il cuore di tutti.

[4] Al ricevimento parteciparono anche il professor Nasir A. Khan e altri illustri ospiti. Ognuno espresse le proprie aspettative nei confronti del movimento per la pace basato sulla filosofia buddista promossa da Shin’ichi Yamamoto.
Alla fine, Shin’ichi prese il microfono: «Noi abbiamo il diritto di diventare felici su questo pianeta. Abbiamo il diritto di vivere in modo pacifico. Abbiamo il diritto di vivere liberi. Qual è dunque il principio che sottintende tutto questo e ne consente la realizzazione? Intendo dichiarare che è il Buddismo di Nichiren Daishonin. Perché una tale affermazione? Gli esseri umani sono il punto di partenza di tutto e la cosa più importante è la vita. La filosofia che chiarisce in modo esaustivo ogni aspetto della vita, che spiega che tutti gli esseri umani sono ugualmente dotati della Buddità – la condizione vitale suprema – e mostra come ciascun individuo possa consolidare una pace e una felicità incrollabili: questa filosofia è il Buddismo di Nichiren Daishonin, e la Soka Gakkai la mette in pratica. Come il sole che illumina ogni angolo della Terra irradiando i suoi benefici, il Buddismo del Daishonin è l’insegnamento che arreca agli individui l’autentica felicità, è il Buddismo del sole. Le esperienze dei membri di tutto il mondo dimostrano l’inconfutabile potere di questo Buddismo. Ricevete tutti in abbondanza la luce del Buddismo del Daishonin, rigenerate la vostra vita e costruite una felicità indistruttibile! Come potrebbe una religione che non rende felice e non appaga profondamente l’individuo, realizzare la pace nel mondo e salvare gli esseri umani dell’intero pianeta? Desidero che vi impegniate più che potete nella pratica corretta del Buddismo del sole, in modo che ognuno di voi possa infallibilmente godere di una profonda felicità. La riunione dei compagni di fede di oggi può apparire di dimensioni limitate. Ma siate certi che tra trenta, cinquanta, cento anni, questo gruppo di persone determinerà un grande flusso di kosen-rufu, di pace e felicità, e questo giorno verrà ricordato come uno splendido, luminoso anniversario».
Shin’ichi desiderava che tutti confermassero che lo scopo della fede è la felicità di ogni persona, lo stesso obiettivo dei movimenti per la pace.
La pace non è solo assenza di guerra. La pace si realizza quando le persone assaporano il piacere di vivere, sono avvolte dalla gioia e avvertono una grande felicità, traendone meravigliosi benefici.

[5] Il pomeriggio del 18 maggio Shin’ichi visitò il Centro culturale di Francoforte e presenziò alla cerimonia di Gongyo per il ventesimo anniversario di kosen-rufu in Germania. Ci fu una cerimonia di messa a dimora di un albero e vennero scattate delle foto commemorative. I membri che avevano aperto la strada di kosen-rufu in Germania e si erano riuniti quel giorno, sorridevano condividendo la loro gioia.
Dopo Gongyo, tutti si strinsero intorno a Shin’ichi ed ebbe inizio una riunione informale in cui egli toccò vari temi relativi alla fede. Preoccupato per la Germania, un paese diviso tra est e ovest, disse: «Come ben sapete, il capitalismo è giunto a un punto morto, così come il socialismo. Ma noi non ci soffermiamo a discutere se un regime sia migliore di un altro, perché qualunque sia il sistema sociale adottato, il nostro movimento buddista ha inizio con il mettere in luce ogni singolo individuo che ne fa parte. Quando, mirando alla felicità nostra e degli altri, di ogni singola persona, e dominando i desideri umani che sono illimitati, cerchiamo di creare il più grande valore possibile, sia nella nostra vita quotidiana che nella società, possiamo trovare la via d’uscita a una situazione sociale che apparentemente non ne mostra. Un regime potrà veicolare anche un grande ideale, ma se l’individuo non trasforma radicalmente la sua vita, ovvero se non compie la sua rivoluzione umana, quell’ideale rimarrà sempre qualcosa di incompiuto, bello ma irrealizzabile. Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che cos’è la Legge fondamentale dell’universo e noi, se crediamo in questa Legge, possiamo manifestare la condizione vitale del Budda che è all’origine dell’infinito potere creativo inerente all’essere umano. La fede è quel potere che ci consente di risvegliare la Buddità nella nostra vita e di far sgorgare una fresca forza vitale, è la bussola che ci permette di avanzare con fierezza in una società caotica, seguendo un chiaro cammino di felicità e di pace. Inoltre, il Buddismo insegna che possiamo consolidare una felicità indistruttibile là dove ci troviamo, nella vita di tutti i giorni, e che non abbiamo bisogno di cercare la felicità in un luogo ideale, lontano dalla realtà».
Shin’ichi desiderava che i membri comprendessero che proprio in un’epoca così caotica, la ricerca di un’irrefutabile filosofia di vita, quale il Buddismo, avrebbe portato una grande luce di speranza nella vita degli individui e nel mondo intero.

[6] Shin’ichi parlò poi del divorzio, a proposito del quale il direttore generale e altri responsabili tedeschi avevano chiesto consiglio. Gli avevano infatti spiegato che in Occidente era un problema frequente, che i membri rivolgevano spesso domande a riguardo e ora i responsabili chiedevano come trattare il problema dal punto di vista del Buddismo. Shin’ichi decise allora di chiarire il principio generale da seguire nel prendere in esame la questione.
«Nella società sembra che ci siano numerose problematiche legate al divorzio, tuttavia noi non dobbiamo intrometterci nella privacy delle persone e dovremmo astenerci dall’interferire nei problemi personali. È una questione su cui gli interessati sono tenuti a riflettere assumendosi le proprie responsabilità. Desidero però puntualizzare che, nel Buddismo, costruire la propria felicità sull’infelicità di altri non è un comportamento accettabile. In ogni caso, bisogna discuterne insieme a fondo e, nel caso in cui entrambi i coniugi pratichino, li inviterei a recitare Daimoku con impegno per trovare la soluzione migliore e cercare, nei limiti del possibile, di farsi delle concessioni reciproche su aspetti importanti, come il futuro dei figli. Non è certo con il divorzio che si trasforma il proprio karma. Inoltre, quando un compagno di fede che soffre viene a chiedere consiglio, il responsabile deve pensare sempre a rispettarne la personalità e i diritti fondamentali, e non dovrà mai accadere che ne divulghi i problemi personali. Dovrà assolutamente evitare di raccontarli con leggerezza a terzi, compresi gli amici e i componenti della sua famiglia. Se dovesse accadere una cosa simile, non solo si metterebbe in difficoltà la persona in questione, ma il responsabile stesso, e con lui l’intera Gakkai, perderebbe di credibilità. Desidero che imprimiate nella vostra mente che tali persone non sono degne di essere responsabili della Gakkai. Ribadisco che questa è una norma ferrea che i responsabili sono tenuti a rispettare, non solo in Germania, ma anche in Giappone e in qualsiasi altro paese». Shin’ichi desiderava parlare in modo molto chiaro e comprensibile di argomenti che interessavano i membri, o in merito ai quali sussistevano dubbi.
A tal fine, dal momento in cui era giunto a Francoforte aveva rivolto la parola a tutti ascoltando attentamente ciò che avevano da dire. Solo chiarendo i dubbi e gli interrogativi annidati nel profondo del cuore di ogni membro si può dare inizio a un grande progresso.

[7] In seguito Shin’ichi spiegò perché l’organizzazione della Gakkai sia necessaria.
«Alcune persone potrebbero pensare che l’organizzazione non sia compatibile con la libertà dell’individuo. Ma anche in una nazione, in un’azienda o in qualsiasi gruppo o associazione, un’organizzazione si rende indispensabile ai fini del raggiungimento dei propri obiettivi. Allo stesso modo, nella Soka Gakkai l’organizzazione è un mezzo necessario per consentire a tutti i membri di abbracciare la fede, di dedicarsi alla pratica e allo studio e di promuovere il movimento di kosen-rufu. Tutti voi avete potuto praticare questo Buddismo fino a oggi grazie all’esistenza dell’organizzazione. Essa è nata per consentire a numerose persone di progredire in modo strutturato e regolato, altrimenti finirebbero per avere una fede arbitraria ed egoista, una visione individualistica, limitata e distorta. In tal modo si allontanerebbero dalla fede, dalla pratica e dallo studio corretti, e non avrebbero la possibilità di consolidare un modo di vivere basato sulla Legge mistica. In ogni caso, praticando da soli si perde di vista il cammino su cui procedere. Per mantenere la fede è indispensabile formare una rete di collaborazione e solidarietà tra numerose persone e sostenersi a vicenda per vivere fino in fondo con coraggio, esortandosi ad avanzare sulla via corretta senza mai allontanarsi o regredire nella fede. Considerando tutti questi aspetti, credo comprendiate perfettamente quanto sia importante l’organizzazione. Non bisogna però dimenticare che essa rimane sempre un mezzo, e la sua base sono le guide che aiutano ogni individuo a progredire nella fede e a diventare felice. L’obiettivo della Soka Gakkai è sempre e ovunque la felicità assoluta, la Buddità di ogni persona. Inoltre, le responsabilità nell’organizzazione non vengono attribuite secondo un sistema gerarchico. Un responsabile può considerarsi il fulcro intorno al quale si crea l’unità. Desidero quindi che i compagni di fede si rispettino a vicenda e, quali componenti della società, si comprendano e si incoraggino con fiducia adornando le loro vite di meravigliose vittorie».
La Soka Gakkai è l’unica organizzazione in grado di realizzare la felicità degli individui e la pace dell’umanità, ovvero kosen-rufu.
Ecco perché Josei Toda dichiarò: «La Soka Gakkai è più importante della mia vita».

[8] Dopo questo incontro informale Shin’ichi fece visita alla casa dove visse Goethe, nella città di Francoforte. Appena tre giorni prima aveva visitato la casa di Tolstoj a Mosca. Shin’ichi aveva trascorso la giovinezza nel caos del dopoguerra e aveva letto avidamente le opere di questi grandi letterati trovandovi una fonte di speranza e di forza per il futuro. Con quelle visite desiderava conoscere l’ambiente in cui erano vissuti per approfondire le sue riflessioni sulla loro personalità e le loro opere e, quando si fosse presentata l’occasione, avrebbe voluto tenere delle lezioni ai giovani su questi temi.
Goethe era vissuto in un edificio di cinque piani che era andato distrutto in un incendio nel 1944, durante la guerra, e poi era stato completamente ricostruito. Shin’ichi e gli altri visitarono con attenzione ogni stanza, dalla cucina alla sala da pranzo, dal salotto alla sala della musica, fino a quella delle arti.
Sembra che Goethe a quei tempi fosse uno degli uomini più facoltosi di Francoforte. Anche gli oggetti d’arredamento, che emanavano un meraviglioso splendore, esprimevano tutta la sua personalità.
Il suo studio si trovava al quarto piano. Si trattava dello studio dove Goethe aveva composto opere come I dolori del giovane Werther e il capolavoro della sua vita, il Faust. Nel suo studio c’era una scrivania alla quale si poteva lavorare restando in piedi. Sembra infatti che Goethe era solito scrivere in questa posizione. Anche da questo atteggiamento traspare l’impegno giovanile che palpitava in lui.
Sia Goethe che Tolstoj vissero a lungo, per quei tempi, fino a ottantadue anni. E per tutta la vita continuarono a scrivere.
Goethe lasciò queste parole, quasi una prefigurazione dell’ultimo atto della sua esistenza: «Il sole è grandioso e solenne anche quando tramonta».
Shin’ichi, che aveva cinquantatré anni, era consapevole di essere ancora giovane. Disse a se stesso: «La vera lotta della mia vita inizia adesso. Devo continuare ad agire finché avrò vita, devo continuare a scrivere per riuscire a gettare le basi di kosen-rufu nel mondo preparando il palcoscenico ai nostri giovani successori, per le loro meravigliose attività».
Era l’una del pomeriggio del 20 maggio quando Shin’ichi, al termine di tutti gli eventi in programma nella Germania occidentale, si diresse in volo verso la Bulgaria, la destinazione successiva del suo viaggio.

(continua)

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