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Suonate la campana del nuovo Rinascimento - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:54

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Suonate la campana del nuovo Rinascimento

Daisaku Ikeda

A maggio 1987 il presidente Ikeda ha dedicato ai membri italiani, mentre visitava la Russia e la Francia. In occasione dei trenta anni, lo ripubblichiamo

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Dedico questo poema ai miei cari amici italiani

Rinascimento!
Rinascimento!
Una parola che amo,
perché pura e appassionata al tempo stesso.
Una parola che parla dell’Umanità
e anche di emancipazione,
libertà e dinamismo.
Profuma d’arte e di letteratura,
luce abbagliante del mattino
del rinnovamento.

Sbocciò in terra italiana
molto tempo fa.
Nella città dei fiori, Firenze.
E oggi – com’è mistico!
in questa stessa città tappezzata di fiori,
sotto la bandiera di
myoho,
come emergendo dalla terra
si raccolgono uno dopo l’altro
tanti giovani con una missione.
Il sole del nuovo Rinascimento,
il Rinascimento della vita,
sta per sorgere adesso.

Ascoltate, la campana che annuncia
l’alba sta suonando a distesa.
La canzone della rinascita riecheggia
a Milano, la città del dinamismo,
a Roma, la città dalle aurore splendenti,
sulla spiaggia di Santa Lucia
e lungo la catena degli Appennini.
Questa è l’alba di
kuon ganjo,
s’alza il sipario
sulla vera epoca dell’Umanità.

Essere umano, questo grande enigma.
C’è chi dice: «Essere umano,
questo sconosciuto».
E altri: «Essere umano,
questa contraddizione».
E altri: «Essere umano,
colui che tradisce se stesso».
E altri ancora: «Essere umano,
questo commediante».

Saggio ma stupido, stupido ma saggio.
Nobile ma codardo, codardo ma nobile.
Affascinato dalla bellezza,
eppur incapace di liberarsi dalle abiezioni.
Anelante al bene,
ma incapace di evitare il male.
Apparentemente debole ma forte.
Apparentemente forte ma debole.
Nello sforzo di essere se stesso tradisce se stesso.
Nella ricerca della libertà
finisce sotto l’altrui giogo.
E mentre pronuncia la parola “pace”,
genera violenza e guerre senza fine.

Il Rinascimento del passato
ha liberato le misteriose
potenzialità umane
dalle catene che lo imprigionavano,
invitando tutti a tornare all’antichità,
a tornare ai classici,
a tornare all’essere umano.
Fu questa senza dubbio
la vittoria dell’umanità,
canto di umanistica libertà.
Come disse un filosofo:
«Il Rinascimento è la storia
della conquista della libertà,
concepita dallo spirito umano».
E tuttavia, cari amici,
mi appello a voi con forza,
esortandovi tutti a essere consapevoli
che questa “storia della conquista della libertà”
deve ancora finire di essere scritta.
Perché il Rinascimento
non è una realizzazione,
il coronamento di qualche impresa,
ma il preludio allo sviluppo
delle potenzialità umane.
Non un traguardo, ma una nuova partenza.

Senza questa vigile consapevolezza,
la “vittoria dell’umanità”
o il “canto della libertà”
non potranno che trasformarsi
in un infausto vaso di Pandora.

Guardate, amici miei!
L’essere umano
che sembrò essersi finalmente liberato
dalle catene che lo imprigionavano
ha forse guadagnato la vera libertà?
È diventato il vero protagonista
della nostra storia?
No, non è così!
Si è trasformato in un povero schiavo
incatenato da istituzioni, ideologie,
scienza e tecnologia.
Questa è la contraddizione della libertà,
il paradosso della Storia.

Così, amici miei,
voi alfieri del nuovo Rinascimento,
del “secolo della vita”,
afferrate saldamente il testimone
di questa “storia della conquista della libertà”
iniziata dal Rinascimento italiano,
e correte senza posa,
per condurre l’essere umano
ad assumere il ruolo
di protagonista del tempo e della società.
A questo scopo, amici miei,
per esser veramente voi stessi
e perché l’essere umano sia veramente tale,
ricercate la suprema filosofia
della mistica Legge della vita.

In una scrittura buddista si legge:
«Bisognerebbe esser padroni
della propria mente
piuttosto che lasciare che la mente
diventi la nostra padrona».
Se gli uomini e le donne
si lasceranno dominare dalla loro «mente»
nelle strade risuonerà il ruggito
dell’egoismo più prepotente.
E la conclusione non sarà che una:
il dispotismo che nasce
dal rilassamento dei costumi,
dove si cela
il pericoloso pugno di ferro del fascismo.

Ma il giardino della pace e della felicità
ci aspetta, se gli esseri umani
diventeranno veramente
«padroni della propria mente».
La via del rispetto per le altrui qualità
– dove i reciproci difetti si compensano –
conduce all’armonia
dell’ideale repubblica umana.

Per questa ragione, amici miei,
per diventare veramente
«padroni della vostra mente»,
non indietreggiate mai
ma dedicatevi con tutto il cuore
alla preziosa e suprema Legge.
Non trascurate mai la pratica di questa Legge.
«Noi siamo col Budda al risveglio
ogni mattina
e siamo col Budda ogni notte
quando andiamo a dormire».
Siate persone dal cuore puro.
«Risvegliate in voi una profonda fede
e lucidate lo specchio della vostra vita,
senza la minima negligenza giorno e notte».
Siate persone dalla dedizione immutabile.
Conquistate il dominio del vostro io,
stringendo abilmente le redini
di quel cavallo ribelle chiamato “mente”.
E correte, correte più forte che potete
lungo la grande strada di
kosen-rufu,
perché in questo sta il nostro movimento
della rivoluzione umana.

Miei cari amici
che portate la bandiera
del nuovo Rinascimento,
restate sempre dalla parte della gente.

Il Rinascimento, nel passato,
poiché basato sull’aristocrazia
rimase lontano dalla gente.
Poiché basato sull’erudizione,
fu incapace di influenzare
la vita di tutti i giorni.
Poiché basato sull’individualismo,
non riuscì a unire tutte le persone.

Il movimento del nuovo Rinascimento
non dovrà fare assolutamente questa fine.
Solo in mezzo alla gente
esiste la realtà della gioia e del dolore,
del piacere e della sofferenza,
della felicità e dell’infelicità.
Ma allontanandosi dalla gente
tutto andrà alla deriva,
in un mondo separato e irreale.

Ecco perché dobbiamo tuffarci
nello sconfinato mare del popolo,
condividendone dolori e felicità,
o meglio trasformandoli
in una corrente di gioia
dove nuotare a grandi bracciate.
Il genio della versatilità,
Leonardo da Vinci, disse:
«Le avversità non mi hanno mai abbattuto.
Qualunque difficoltà può essere superata
con lo sforzo e la lotta».

Miei giovani pionieri,
“pioniere” è sinonimo di sofferenza.
Solo dall’aver patito simili tormenti
può nascere un grande spirito.
Solo superando queste difficoltà
si possono lasciare impronte indelebili
nella storia.
Solo il duro lavoro è la molla
che fa spiccare all’essere umano il volo
dall’oscurità alla luce, dal caos all’ordine,
dalla distruzione alla costruzione.

Ricordate il celebre Dante,
il più grande filosofo del Medioevo.
Appena trentaseienne venne scacciato
per sempre da Firenze.

Grande era in lui la nostalgia
per la patria lontana,
ma fu proprio questo lacerante struggimento
a ispirargli la
Divina Commedia,
il più grande poema di tutti i tempi,
al quale dedicò la vita intera.
Fu sei anni fa, mi ricordo,
che assorto in un angolo di Firenze,
la città che avevo sognato
fin dai tempi della mia gioventù,
contemplando il busto di Dante
sulle mura di un antico palazzo,
presi a riflettere
sulla
Commedia, sul Faust di Goethe
e poi sul secolo della vita,
questo corso inevitabile della storia,
quest’impetuosa corrente di filosofia.
Era il maggio 1981,
mio caro paese del Sud,
al ritorno dopo sedici anni di assenza.
«Benvenuto! Benvenuto!»
Ad accogliermi all’aeroporto di Pisa,
trovai centinaia e centinaia
di giovani occhi radiosi,
che mi ricordavano
il sole splendente dell’Italia.
Fu un’esplosione di calore.
Amici miei,
i sei giorni di sincero dialogo a Firenze
non li dimenticherò per il resto della mia vita.
Parlando al cuore di quei giovani
pieni di energia,
stando insieme a loro, così vivaci,
pieni di forza vitale,
puri come neve immacolata,
scoprii una gioia profonda.

Insieme ai miei cari amici,
guardando dalla collina di Michelangelo
l’Arno scorrere sereno e l’antico ponte
che Dante attraversava,
tornai ai giorni di Roma vent’anni prima.
Per la prima volta al Foro Romano
su quei ciottoli levigati,
tra le vestigia di colonne un tempo nobili,
sentii che la storia di migliaia d’anni
altro non è
che il sogno di una notte.
Espressi i miei pensieri in pochi versi:

«In piedi,
tra le rovine di Roma,
sento la certezza
che la Terra della mistica Legge
non perirà mai».
E ora lì, su quella collina,
il mio cuore esultava di gioia
osservando quel gruppo di giovani.
La loro unità, incrollabile,
piena di convinzione,
è la forza per dare avvio
alla costruzione di un’imperitura terra
di felicità.

Miei cari amici d’Italia,
rafforzate più che mai il legame
che unisce gli amici, i compagni nella fede,
così come Rossi e Bruno ne
La città eterna,
il romanzo che in gioventù,
insieme al mio maestro,
tanto apprezzai.

Rossi, il giovane valoroso che dedicò la sua vita
alla rivoluzione,
con l’ideale di realizzare
una repubblica umana.
Al suo fianco Bruno,
pur incatenato in prigione
per le trame dei potenti,
s’immolò per la giusta causa
senza mai perdere la fiducia nel suo compagno.

Non scordiamo
che i legami della fede
son più forti e meravigliosi del diamante.
Non scordiamo che per la Legge,
poiché è mistica,
le persone son tutte ugualmente preziose.
Poiché viviamo per la nobile causa
della propagazione,
dalle nostre vite emerge un grande valore
e sboccia un nobile fiore di amicizia.

Miei giovani amici italiani,
anche se “diversi nel corpo”
condividiamo la “stessa mente”.
“Diversi corpi” hanno tutti
individualità e caratteristiche diverse.
Per farle sbocciare come fiori meravigliosi
dobbiamo piantare alle radici della nostra vita
la “stessa mente”,
il pilastro indispensabile per
kosen-rufu.

Bruno continuò a gridare
«Viva Rossi!» fino al suo ultimo istante.
Fu la vittoria della fiducia sulla sfiducia.
Fu una prova di vera umanità,
in aperta sfida alle cospirazioni dei potenti
che opprimono il popolo.
E noi dobbiamo gridare forte:
«Viva l’umanità!».
Vivete, vivete fino all’ultimo istante
e alzate il sipario
sull’era della vittoria perenne.
La vittoria della gente.

Italia,
terra delle dolci brezze,
verde dei freschi olivi.
Il tuo splendente sole mediterraneo
incantò fin dai tempi lontani
Goethe, eruditi, scrittori e artisti.
Paese della luce splendente.

Italia!
Grande impero un tempo sovrano nel mondo,
perpetuasti una storia di devastazioni
e divisioni
orgoglioso però della tua tradizione giuridica.
Tu hai la passione, la forza
e il vigore di questa razza latina!

Italia,
culla del pensiero occidentale,
in ogni epoca desti i natali
a tante persone di genio.
Le stesse che innalzandosi tra gli altri,
s’impegnarono ad arricchire la tua cultura.

Italia, terra feconda di creatività.
Italia,
il paese e la gente che amo teneramente.
Nel mio cuore risuona
la campana del nuovo Rinascimento,
la campana gloriosa
che i miei cari amici stanno suonando.

Sopra l’Europa del sud
il cielo si distende come un cristallo,
mentre le acque risplendono di riflessi blu.
Coraggio! Fate sì che da quelle acque sorga
il vortice del Rinascimento della vita!
Coraggio! Affrontiamo la scalata
alla nobile cima del secolo dell’umanità.

Le ali della gioventù!
Il nostro illimitato futuro poggia
sulle vostre spalle.
C’è dunque una missione nel vostro cuore.
Emergendo dalla nobile terra, cari amici,
spiccate il volo, in alto.
Verso il maestoso splendore delle stelle lontane.

Pregando per il successo e la felicità
di tutti i giovani d’Italia e dei miei cari amici.

Daisaku Ikeda
30 maggio 1987

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