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"Suonate la campana che annuncia l'alba" puntate 26-37 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:06

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“Suonate la campana che annuncia l’alba” puntate 26-37

In queste pagine pubblichiamo tutte le puntate del capitolo 4 del volume 30 dedicate al viaggio di sensei in Italia nel 1981

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In queste pagine pubblichiamo tutte le puntate del capitolo 4 del volume 30 dedicate al viaggio di sensei in Italia nel 1981

 

Tutte le puntate del volume 30 sono pubblicate nel sito
www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[26] Il 28 maggio [1981], sotto un cielo azzurro e un sole abbagliante, la delegazione di Shin’ichi Yamamoto, partita da Vienna, giunse alle tre del pomeriggio in Italia, all’aeroporto internazionale di Pisa.
Una moltitudine di giovani italiani con gli occhi brillanti e radiosi come il sole lo accolse con un caloroso “benvenuto!”.
Vent’anni prima, nell’ottobre del 1961, quando Shin’ichi aveva visitato l’Italia per la prima volta, ad attenderlo all’aeroporto di Roma c’era solo una coppia di membri giapponesi, marito e moglie, che si trovavano in Italia per lavoro. Adesso, dopo vent’anni, nel vedere così tanti giovani riunitisi pieni di entusiasmo, Shin’ichi percepì chiaramente che era giunta una nuova epoca di kosen-rufu nel mondo e sentì il suo cuore riempirsi di una profonda commozione.
Nel tragitto verso l’hotel di Firenze, la delegazione fece una breve sosta presso la Torre di Pisa.
Il giorno successivo, Shin’ichi fece pervenire ad alcuni rappresentanti delle poesie waka e organizzò diversi momenti per dialogare con i giovani.
Il pomeriggio del 30 maggio partecipò a una cerimonia di Gongyo per commemorare i vent’anni di kosen-rufu in Italia, presso l’abitazione di un membro. La cerimonia, a cui partecipavano anche numerosi studenti di medicina, filosofia, letteratura ed economia dell’Università di Firenze, traboccava di un fresco spirito giovanile.
Vi erano anche membri giunti dalla Sicilia dopo un viaggio in nave e sedici ore di treno; altri provenivano da città del Sud Italia, come Napoli e Sorrento, e altri amici erano accorsi da Milano, il centro economico dell’Italia settentrionale.
Dopo una solenne cerimonia di Gongyo guidata da Shin’ichi, si tenne una riunione informale durante la quale egli parlò del Rinascimento: «La rigogliosa terra di Firenze è sempre stata oggetto della mia ammirazione per essere stata la sorgente di nuove ondate che hanno portato al Rinascimento, aprendo la breccia in un’epoca dominata dal giogo della presenza divina. Renaissance [termine usato in Giappone per indicare il Rinascimento, n.d.t.] è una parola di origine francese che significa “rinascita” e viene tradotta in giapponese come “rinascita artistico-letteraria” e “rinascita dell’essere umano”».
Shin’ichi desiderava ribadire il significato di kosen-rufu all’interno del grande corso della storia dell’umanità.
Una riflessione che partiva da una prospettiva più ampia, come quella della storia, avrebbe reso più chiaro quale fosse l’autentico valore del movimento per la rivoluzione umana della Soka, capace di trasformare la condizione vitale delle persone e di far rinascere la gente comune.

[27] Shin’ichi parlava con l’intento di affidare il futuro a quei giovani.
Sapeva infatti che una nuova epoca si sarebbe potuta inaugurare solo se i giovani avessero manifestato pienamente tutto il loro potenziale.
«Nel Rinascimento si realizzarono l’emancipazione e la libertà umana, in altre parole, il pensiero rinascimentale portò alla comprensione del ruolo centrale dell’essere umano dando inizio a un’era totalmente nuova».
A partire da Dante, che nel quattordicesimo secolo fu un precursore del Rinascimento, artefici di quell’epoca furono poeti, filosofi e artisti che erano attivi a Firenze, tra cui Boccaccio, Machiavelli, Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello.
La corrente rinascimentale si diffuse a Roma e in numerose città italiane, e successivamente in paesi dell’Europa occidentale come la Francia, la Germania, l’Inghilterra e poi in tutta Europa, determinando anche delle riforme religiose. Basandosi sul ritorno all’antichità, alla cultura classica e all’essere umano, il Rinascimento riscattò l’individuo dalla sottomissione a Dio e alla Chiesa facendo sbocciare il suo infinito potenziale. Fu l’inconfondibile vittoria dell’umanesimo e il trionfo della libertà umana.
La voce di Shin’ichi si fece ancora più energica: «Tuttavia, gli individui sono forse riusciti ad acquisire la vera libertà, a conquistarsi davvero il ruolo di protagonisti della storia? Bisogna riconoscere che non è così. Sono infatti diventati schiavi dei regimi, delle ideologie, della scienza e delle macchine. I conflitti causati dal loro egoismo cresciuto a dismisura e la “funzione distruttiva del fascismo”, la dittatura che si manifesta come esito finale della decadenza spirituale, sono realtà di cui la società contemporanea si dovrebbe preoccupare. In altri termini l’individuo, emancipatosi grazie al pensiero rinascimentale, da una parte ha lasciato che la mente diventasse la sua “maestra” facendosi trascinare dai desideri e dalle emozioni, e dall’altra si è lasciato assoggettare da forze esterne che miravano a reprimerlo, finendo per creare un’epoca che non è affatto caratterizzata da quella felicità che aveva sempre ricercato».
Nelle scritture buddiste si legge: «Si deve diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la nostra maestra» (RSND, 1, 431).

[28] Nel suo discorso Shin’ichi menzionò alcuni filosofi famosi che, aspirando a concretizzare gli ideali rinascimentali, si facevano promotori di un nuovo umanesimo e di una rivoluzione della natura umana, mostrando il più grande interesse riguardo alla riforma interiore dell’individuo.
Shin’ichi osservò che senza tale riforma l’essere umano non sarebbe potuto diventare protagonista della sua epoca e della società, e nemmeno conseguire un’autentica felicità. Ribadì inoltre che per realizzare tale trasformazione è indispensabile la consapevolezza della Legge fondamentale della vita, in base a cui l’individuo può autodisciplinarsi e dare vita a un’infinita creazione di valore.
«Questa Legge è Nam-myoho-renge-kyo, è il Buddismo di Nichiren Daishonin che offre una spiegazione completa ed esaustiva della vita umana, insieme al mezzo per compiere quella riforma dell’individuo che molti filosofi consideravano ideale. Questa suprema Legge della vita è la chiave che ci apre al futuro dell’umanità».
Molti dei giovani che partecipavano a quella riunione erano studenti universitari.
Negli occhi di Shin’ichi si rifletteva il futuro di speranza di kosen-rufu in Italia. Egli proseguì il discorso desiderando che tutti determinassero di diventare i “nuovi portabandiera del secolo della vita”.
«Per il vostro futuro e anche per il futuro di kosen-rufu vi esorto, in questo periodo della vostra vita, ad applicarvi seriamente nello studio. Quando si è studenti, dedicarsi con diligenza allo studio corrisponde alla pratica buddista. Le attività della Gakkai sono certamente importanti, ma se ora non studiate avrete rimpianti per tutta la vita. “La fede è uguale alla vita quotidiana”; inolre desidero sottolineare che per uno studente “la fede è uguale allo studio”.
In seguito Shin’ichi parlò del significato della responsabilità nella Gakkai: «Nella Soka Gakkai una responsabilità non rappresenta in alcun modo un potere autoritario e non determina la forza o la debolezza della fede di una persona. Non deve quindi accadere per nessun motivo che la responsabilità diventi un metro di valutazione o che porti a guardare dall’alto in basso i compagni con meno esperienza nella fede. Impegnatevi dunque nella pratica mantenendo sempre e ovunque un clima di fiducia e rispetto reciproci, incoraggiandovi gli uni con gli altri. Le posizioni che si assumono nella Gakkai sono posizioni di responsabilità nel conseguimento di kosen-rufu. Prendersi quest’impegno comporta molti sforzi e fatica, ma siate certi che potrete accumulare benefici e buona fortuna nella stessa misura».
Shin’ichi concentrava tutte le sue energie nella formazione dei giovani perché era convinto che un individuo abbandonato a se stesso non possa crescere.

[29] Nel cielo di un azzurro terso e cristallino non si vedeva una sola nuvola.
Il pomeriggio del 31 maggio, in un parco di Settignano, alla periferia di Firenze, si tenne insieme a Shin’ichi Yamamoto la “riunione generale dell’amicizia e della cultura” per commemorare il ventesimo anniversario di kosen-rufu in Italia.
Con la partecipazione di settecento membri provenienti da tutta Italia e di una delegazione giapponese giunta per promuovere scambi di amicizia, l’incontro divenne una gioiosa festa dell’amicizia tra il Giappone e l’Italia. Per i membri italiani si trattava del primo evento su vasta scala organizzato nel proprio paese. Tutti si erano impegnati per diversi giorni nei preparativi e nelle prove dello spettacolo. Anche la costruzione del palcoscenico era stata un’impresa. Assumendosi molti compiti, ciascuno di loro aveva atteso quel giorno impegnandosi assiduamente in varie attività e nelle prove di ogni numero dello spettacolo.
Giunto sul luogo, Shin’ichi si diresse prima di tutto verso i giovani dello staff preposto all’organizzazione che lavorava dietro le quinte prendendosi la responsabilità del successo dell’evento, e li incoraggiò con tutte le forze.
«Facciamo tutti insieme una foto ricordo!».
Dopo aver fatto scattare due foto, una con le giovani donne e una con i giovani uomini, Shin’ichi disse: «Negli scritti di Nichiren Daishonin si parla del significato di “emergere dalla terra”, ovvero della continua apparizione dei Bodhisattva della Terra per adempiere alla missione di kosen-rufu e aiutare le persone a diventare felici. Voi tutti siete Bodhisattva della Terra. A volte sarete pieni di speranza, altre volte potrete provare grandi sofferenze e frustrazioni. La vita può definirsi una lotta contro le avversità, ma tutte le difficoltà e le sofferenze esistono per essere superate e dimostrare l’immenso potere del Buddismo. Proprio perché all’origine della sofferenza esiste il karma, spezzando le catene del karma potrete mostrare la prova concreta e la verità del Buddismo, diffonderlo ampiamente e adempiere così alla vostra missione di Bodhisattva della Terra. In altre parole, le sofferenze sono la condizione indispensabile per il compimento di tale missione. Di conseguenza, il nostro karma è strettamente connesso alla nostra missione, e anche se infurieranno le più violente “tempeste” karmiche, non esistono, nel modo più assoluto, difficoltà o sofferenze insormontabili».
La presenza di così tanti giovani a Firenze rafforzò la convinzione di Shin’ichi riguardo al significato di “emergere dalla terra”, facendogli provare un’immensa speranza in vista del conseguimento di kosen-rufu.

[30] Nel verde lussureggiante di una cornice alberata, allietata dalla brezza primaverile, ebbe inizio la “riunione generale dell’amicizia e della cultura” per celebrare il ventesimo anniversario di kosen-rufu in Italia.
Sullo sfondo del palco appositamente allestito per l’evento era raffigurato il sole insieme agli animali, gli alberi e i fiori che ne ricevono la luce.
Sul palco i membri si esibirono con canti e danze, a partire dai compagni napoletani che presentarono una danza tradizionale, seguiti dai membri di varie città, come Roma, Firenze, Milano, Genova e Torino. Ci fu anche un “assolo” traboccante di forza vitale, interpretato da un cantante in età avanzata.
I membri di Bergamo danzarono allegramente spaziando su tutto il palco, fischiettando e battendo il tempo con le mani.
Le giovani donne cantarono Hoshi wa hikarite (“Le stelle brillano”) che Shin’ichi aveva dedicato al gruppo byakuren, e le donne intonarono Kyo mo genki de (“Anche oggi in gran forma!”), entrambe in giapponese.
I membri della delegazione giapponese unirono le loro voci, e tutti insieme levarono potenti cori verso il cielo azzurro. I membri giapponesi danzarono sulle note di Kochi ondo e poi cantarono O sole mio in italiano, che fu accolta con un’ovazione.
Shin’ichi esprimeva il suo apprezzamento con grandi applausi al termine di ogni numero: «Grazie! È stata un’esecuzione magnifica!», e stringeva forte le mani dei membri che dopo l’esibizione correvano da lui.
Là dove sedeva Shin’ichi c’era sempre una gran folla.
Alcuni giovani erano arrivati con i genitori non praticanti, e c’era una coppia che aveva condotto per mano la figlia non vedente.
Shin’ichi ascoltò attentamente ognuno di loro, offrendo a tutti guide e incoraggiamenti fino al limite delle sue forze.
Il suo pensiero costante era che se si fosse lasciato sfuggire quei momenti, molto probabilmente non avrebbe più avuto occasione di incontrare quei membri. Ogni attimo era per lui decisivo.
Durante quella “riunione generale dell’amicizia e della cultura” giunse il momento dell’intervento del responsabile di hombu Hironobu Kanemitsu, che era anche responsabile dell’organizzazione italiana.
Mentre i suoi occhi brillavano dietro le lenti, come per esprimere una promessa in rappresentanza di tutti, disse a gran voce: «Siamo felici di accogliere il maestro Yamamoto. La giornata di oggi rappresenta una nuova partenza per l’Italia. Lanciamoci dunque in una corsa verso kosen-rufu! Intraprendiamo con coraggio nuove sfide! Il momento di farlo è ora».

[31] Ciò che rendeva felice Shin’ichi Yamamoto, più di ogni altra cosa, era constatare come la Soka Gakkai italiana fosse riuscita a compiere nel corso di vent’anni uno straordinario sviluppo.
Alla riunione era presente un giapponese del Gruppo uomini di corporatura esile, che correva avanti e indietro come membro dello staff.
Si trattava di Yasuo Kojima che Shin’ichi, durante la sua visita in Italia di quattordici anni prima, aveva incoraggiato nell’ascensore dell’hotel dove alloggiava. A quei tempi era uno studente che frequentava una scuola d’arte. Il responsabile di hombu Hironobu Kanemitsu riferì che Kojima viveva a Roma e, come figura centrale del suo capitolo, si stava impegnando con tutte le forze nel proteggere i membri.
Le persone che incoraggiano i nuovi giovani e si dedicano silenziosamente al bene di tutti, senza ricercare le luci della ribalta per se stesse, sono davvero preziose.
Se un’organizzazione riuscirà o meno a rafforzarsi e a svilupparsi dipende da quante persone di questo tipo, che costituiscono la forza invisibile dell’organizzazione, ci sono attorno ai leader.
Kosen-rufu è un lavoro di squadra la cui realizzazione dipende dall’unità.
Durante la “riunione generale dell’amicizia e della cultura” Shin’ichi salì sul palco, prese il microfono e disse: «Le gocce d’acqua che sgorgano una a una dalle sorgenti sulle Alpi lontane, scorrendo attraverso la terra si tramutano nel grande fiume Po che, alla fine, raggiunge il mare Adriatico. Può darsi che il nostro movimento, che punta al rinascimento dello spirito, abbia appena iniziato a discendere i monti, ma vedrete come fra trenta, cinquant’anni sarà diventato un grande fiume che scorre ininterrotto, dando vita a un nuovo corso per la pace dell’umanità. Questo è ciò che voglio dichiarare qui, solennemente. Per realizzare tutto ciò è necessario “alzarsi in piedi” da soli assumendosi pienamente, in prima persona, la responsabilità di kosen-rufu, senza delegarla ad altri. È importante inoltre avanzare con tutte le proprie forze, senza sosta, ogni giorno, passo dopo passo. È la somma di queste piccole azioni, di queste piccole vittorie che porta a un grande, storico trionfo».
Shin’ichi diede infine questa guida ai membri italiani: «Vi prego di essere sempre allegri e di pregare con profonda determinazione. Vi prego di aver cura della vostra vita quotidiana e della vostra salute».
E concluse: «Desidero che avanziate coraggiosamente verso la pace, mano nella mano, insieme ai giovani di tutto il mondo».
La sera di quello stesso giorno Shin’ichi ebbe un incontro con alcuni rappresentanti dell’organizzazione. Il suo desiderio era di dare vita a ondate di dialogo interreligioso partendo proprio dall’Italia, e scrivere nuove pagine di storia per la realizzazione di un’ideale, armoniosa società umana.

[32] La mattina del primo giugno, Shin’ichi Yamamoto ebbe un incontro presso l’hotel dove alloggiava con Aurelio Peccei, presidente del Club di Roma.
Il giorno precedente Peccei era rientrato a Roma, dove viveva, da un viaggio a Londra, e la mattina successiva era ripartito guidando personalmente la sua auto per incontrare Shin’ichi, affrontando un viaggio di quattro ore. Shin’ichi rimase sbalordito dall’atteggiamento energico del presidente che, nonostante i suoi settantadue anni, non mostrava il minimo segno di stanchezza.
Le persone che vivono per un ideale e agiscono coltivando una ferma convinzione, rimangono sempre giovani.
Tra i due proseguivano i preparativi per la pubblicazione di una raccolta di dialoghi e anche quel giorno dialogarono insieme su vari temi, tra cui l’atteggiamento dei leader. Si confrontarono inoltre su come strutturare la raccolta dei loro dialoghi.
Al termine della conversazione con Peccei, Shin’ichi si recò, insieme ad alcuni rappresentanti del Gruppo giovani, presso la storica casa di Dante Alighieri. Si trattava di un’abitazione in pietra, su quattro piani, adibita a museo. Sul muro esterno era collocato un busto del poeta.
Dante fu uno dei sommi filosofi e poeti italiani dell’Europa medievale. Nacque a Firenze nel 1265 e, all’età di trent’anni, per dedicarsi al bene della patria intraprese la carriera politica, distinguendosi per le sue doti. Coinvolto nelle dispute politiche e oggetto di invidie, venne ingiustamente condannato all’esilio dalla patria per tutta la vita.
Il suo cuore ardeva di rabbia per il desiderio di raddrizzare lo stravolgimento in atto dove, a causa di menzogne, falsità e macchinazioni, la giustizia veniva confusa con la malvagità, e la malvagità con la giustizia.
Iniziò quindi la stesura della Divina Commedia raffigurando il mondo dopo la morte secondo l’ottica cristiana. In questa rappresentazione ostentazioni o falsità non avevano alcun valore, e i personaggi ricevevano un contrappasso per le azioni compiute in vita. Celebri uomini politici, studiosi famosi, generali decorati e persino alti prelati venivano tutti giudicati severamente cadendo nell’Inferno.
Nella sua rappresentazione dell’aldilà, Dante desiderava mostrare alle persone quale fosse il giusto modo di comportarsi nella vita.
Il Buddismo spiega il principio di causa ed effetto che permea la vita nelle tre esistenze. Sulla base di questo principio, non vi è alcun dubbio che avanzando ogni giorno lungo il cammino del bene supremo costituito da kosen-rufu, saremo in grado di erigere nelle nostre vite una condizione di felicità incrollabile nelle tre esistenze.
Nel Gosho Nichiren Daishonin afferma: «Finché era in vita egli era un Budda vivente e ora è un Budda defunto. Si è Budda sia nella vita sia nella morte» (RSND, 1, 403).
La condizione vitale di noi che viviamo per una missione e ci sfidiamo con entusiasmo è eterna e, anche dopo la morte, la nostra esistenza continuerà a brillare di gioia.

[33] Nella Divina Commedia Dante raffigurò gli esiti spietati prodotti nella vita ultraterrena, in base al giudizio divino, dall’invidia, dalla frode, dalla superbia, dalla violenza, dalla falsità e dal tradimento.
La sua opera poteva dunque definirsi come una lotta contro tutti i mali che rendono infelice l’individuo.
Anche se una persona ottiene un’importante posizione sociale, grande reputazione o beni materiali, finché non troverà una soluzione al problema della morte non potrà condurre un’esistenza di autentico valore, né diventare felice. Le deviazioni e la degenerazione dell’epoca attuale possono infatti dirsi conseguenza del rifiuto di affrontare il problema della morte, che per l’essere umano è fondamentale, e del fatto di perseguire solo desideri immediati.
Shin’ichi Yamamoto nutriva la forte convinzione che solo nel momento in cui le persone si fossero risvegliate all’eterna Legge della vita, esposta dal Buddismo, sarebbe apparso un nuovo rinascimento della vita.
Con i giovani che erano con lui, si diresse poi verso la collina di Fiesole e tenne con loro un altro momento di conversazione.
«Nel Buddismo si attribuisce grande importanza al dialogo, al contrario del potere autoritario di certe religioni che mirano a sottomettere l’individuo. Shakyamuni rivelò la Legge attraverso il dialogo, e anche Nichiren Daishonin attribuì al dialogo la massima importanza. Con le riunioni di zadankai la Gakkai ha ereditato questo spirito. Se avete qualcosa da chiedere, rivolgetemi dunque tutte le domande che volete».
Con gli occhi luccicanti i giovani chiesero spiegazioni a Shin’ichi su vari argomenti, tra cui la filosofia dantesca e i princìpi di unicità di vita e ambiente (esho funi) e di simultaneità di causa ed effetto (inga guji). Cogliendo un momento in cui i ragazzi avevano smesso di porre domande, ammirando il panorama della città che si estendeva in lontananza, Shin’ichi disse: «Verrà presto il giorno in cui, in molte delle abitazioni che si scorgono da qui, si accenderà la luce della Legge mistica. È giunto il momento di realizzare kosen-rufu. Ora spetta a tutti voi di alzarvi e agire con coraggio. Quando Josei Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai, non c’erano che tremila membri. Ma i giovani che si erano risvegliati alla missione della lotta condivisa con il maestro passarono all’azione e in meno di sette anni la Gakkai raggiunse le settecentocinquantamila famiglie di aderenti, il profondo desiderio che Toda aveva coltivato per tutta la vita. Fu la vittoria del dialogo portato avanti con coraggio e fermezza. Noi tutti avevamo una forte convinzione nella verità del Buddismo del Daishonin. Ci dedicavamo allo studio con grande impegno e perciò riuscivamo a trasmettere i princìpi buddisti con chiarezza e coerenza. Inoltre, avevamo una passione che sgorgava inesauribile. Il dialogo unisce i cuori e diventa la forza per creare una nuova epoca».

[34] Il pomeriggio del 2 giugno Shin’ichi salì su un treno diretto a Milano dalla stazione centrale di Firenze, dove erano accorsi a salutarlo un centinaio di membri.
Osservava i visi di quei giovani che lo salutavano con aria triste di là dal finestrino, pensando tra sé: «Conto su di voi. Questa è la vostra epoca!».
Shin’ichi fissava gli occhi di ciascuno come in un dialogo silenzioso attraverso il vetro.
Il treno cominciò a muoversi. Tutti si sbracciavano per salutarlo, con gli occhi che brillavano di lacrime. Anche Shin’ichi continuava a salutare con la mano.
Quando i giovani si alzano e prendono l’iniziativa, si aprono le porte del futuro.
Guardando le strade di Firenze che sfrecciavano davanti a lui, ebbe l’impressione di sentire i forti rintocchi della campana che annunciava il rinascimento del “secolo della vita”.
Quei giovani in seguito mostrarono un’energica e coraggiosa crescita, e contribuirono in modo considerevole alla società italiana.
Trentacinque anni dopo, nel luglio del 2016, è entrata in vigore l’Intesa tra la Repubblica Italiana e l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Questa è stata la prova concreta della fiducia che la società italiana riponeva in loro.
Giunto a Milano, il 3 giugno Shin’ichi si recò alla Scala – un teatro che vanta una storia di oltre duecento anni – per incontrare il sovrintendente Carlo Maria Badini. In seguito, accompagnato dallo stesso Badini, si recò al Municipio, proprio di fronte al Teatro, per una visita di cortesia al sindaco di Milano Carlo Tognoli.
Infatti, nell’autunno di quell’anno, su invito dell’Associazione concertistica Min-On e di altre organizzazioni, si sarebbe tenuta una tournée in Giappone del Teatro alla Scala.
Era un progetto di dimensioni senza precedenti, che avrebbe coinvolto quasi cinquecento persone, e che suscitava grandi aspettative, prospettandosi come una delle più rilevanti tournée in Giappone in campo operistico, dopo quella del Teatro dell’Opera di Vienna realizzata l’anno precedente.
In occasione di quell’incontro, il sindaco Tognoli consegnò a Shin’ichi la Medaglia d’argento della città di Milano.
In seguito, di ritorno alla Scala, Shin’ichi si intrattenne con il sovrintendente Badini e con il direttore artistico, Francesco Siciliani.
«Sarà una performance senza precedenti, pienamente degna del nome non soltanto della Scala ma anche del Min-On, un’associazione musicale attiva in tutto il mondo». Mentre Badini pronunciava queste parole, sul suo volto si leggeva un’impareggiabile determinazione riguardo a quella tournée.
Una tradizione non si crea con il semplice trascorrere del tempo. Come la nobile crescita degli anelli nel tronco di un albero, essa è il frutto dell’accumularsi di sfide costanti, senza compromessi, per raggiungere il massimo risultato.

[35] Nel corso del colloquio al Teatro alla Scala, il sovrintendente Badini aggiunse: «Se non ci fosse stato lei, maestro Yamamoto, questa tournée non si sarebbe potuta realizzare». Sedici anni prima, infatti, Eisuke Akizuki, direttore incaricato del Min-On, si era recato alla Scala per intraprendere le trattative riguardo alla tournée in Giappone.
Una tournée in cui fosse coinvolto l’intero Teatro alla Scala, incluso lo staff tecnico, non aveva precedenti né in Giappone né in Asia. Quando gli operatori in campo artistico e culturale del Giappone vennero a sapere dell’intenzione dell’Associazione concertistica Min-On di invitare la Scala, la derisero dicendo che era una fantasticheria, che non era possibile che il Min-On e la Gakkai potessero invitare una delle più grandi compagnie liriche mondiali.
Tuttavia Shin’ichi disse ad Akizuki: «Non c’è alcun bisogno di preoccuparsi. Nella Scala sento la fierezza di un teatro che desidera compiere ogni sforzo possibile per realizzare ulteriori progressi in campo musicale. Coloro che si fanno portatori ed eredi di una tale tradizione, non potranno non interessarsi al Min-On, che sta promuovendo un nuovo, grande movimento musicale di ispirazione popolare».
Proprio com’era convinzione di Shin’ichi, la Scala espresse il suo consenso riguardo al progetto della tournée in Giappone e arrivò a firmare un accordo provvisorio, ma accadde che il sovrintendente di allora venisse a mancare, e il suo successore si ritirò per malattia. Per tali ragioni il progetto faticava a procedere ma Shin’ichi, come fondatore del Min-On, lo sosteneva da dietro le quinte e faceva ogni sforzo per mandarlo avanti.
Giunse così quell’autunno del 1981 in cui la tournée fu decisa.
Di fronte ai muri delle avversità è fondamentale continuare a misurarsi tenacemente, ogni volta, con tutto il proprio essere. Perseverando in questo modo si possono realizzare imprese che stupiranno chiunque, e si potrà creare una nuova storia.
Il giorno successivo, il 4 giugno, Shin’ichi venne invitato dalla casa editrice Mondadori per un incontro informale con il direttore della sezione educativa. La Mondadori, una delle più prestigiose case editrici italiane, aveva il progetto di pubblicare una raccolta di dialoghi di Shin’ichi con eminenti personalità di vari Paesi di tutto il mondo, e così quel giorno avvenne l’incontro. Successivamente la casa editrice pubblicò La saggezza del Sutra del Loto, che avrebbe avuto un’ampia risonanza.
Le pubblicazioni diffondono le idee, coltivano il dialogo spirituale e sviluppano una forza che dà vita al progresso culturale.

[36] La sera del 4 giugno Shin’ichi tenne un incontro informale per parlare di fede con una cinquantina di membri del gruppo giovani, tra cui numerosi studenti, presso una sala dell’hotel dove alloggiava.
Rispondendo alle loro domande, diede guide e incoraggiamenti.
In quell’occasione, riguardo al tema di apportare un cambiamento al sistema sociale, sottolineò la necessità di partire sempre da una profonda trasformazione della propria vita. Per quanto buono possa essere il sistema costituito, coloro che lo gestiscono sono sempre esseri umani. Senza consolidare la filosofia della rivoluzione umana, capace di tenere a freno l’egoismo dilagante, non sarà possibile portare vera prosperità nella società.
Il desiderio di Shin’ichi era che i giovani si alzassero in piedi come alfieri della rivoluzione umana, capaci di aprire le porte al secolo della dignità della vita.
Considerando che in Italia vi erano molti giovani e prendendo atto delle numerose richieste giunte dai loro genitori, desiderosi di conoscere la visione buddista sul matrimonio, Shin’ichi parlò anche di questo tema.
«È superfluo sottolineare che nel matrimonio l’aspetto più importante è la volontà del singolo; bisogna anche riconoscere che quando si è giovani si ha poca esperienza di vita e si è immaturi sotto diversi aspetti. Perciò desidero dirvi che è importante ascoltare i consigli dei genitori e degli amici con più esperienza, e fare in modo che il vostro matrimonio sia ben accolto da tutte le persone che vi sono vicine. Con il matrimonio si condividono gioie e dolori per tutta la vita. Nessuno sa qual è il proprio karma o quali prove ci attendono nel corso della vita. Per riuscire a superarle è importante avanzare insieme verso uno scopo comune basandoci su solide fondamenta di vita, che non sono soltanto l’amore reciproco, ma anche un’ideologia, una filosofia, e soprattutto la fede.
Nel caso in cui entrambi pratichiate, desidero che creiate un rapporto in cui migliorarvi spronandovi a vicenda, in cui possiate elevare le vostre personalità. Se l’amore dovesse allontanarvi dall’organizzazione, se dovesse sottrarvi la gioia della fede, se dovesse venir meno il vostro sviluppo e la vostra crescita, sareste voi a diventare infelici».
Il Buddismo è la fonte primaria da cui scaturisce la forza per superare le avversità della vita.
Le attività che svolgiamo in prima linea nella Soka Gakkai rappresentano la via per costruire una felicità incrollabile.
Le gocce di sudore versate per kosen-rufu divengono le gemme della nostra felicità, e ogni singolo passo compiuto in questa direzione trasforma il nostro karma e apre il cammino a una vita di felicità e di gioia.
Questa è la ragione per cui Shin’ichi ribadiva l’importanza di non permettere mai, per nessun motivo, che la fiamma della propria fede si spegnesse.

[37] Shin’ichi proseguì a parlare del matrimonio.
«So che in questi ultimi tempi sono in continuo aumento i casi in cui si ricorre subito al divorzio, e che questa è una tendenza ormai diffusa in tutto il mondo.
Sono convinto che se uno dei coniugi si impegna nella fede, e decide di ripartire dalla fede per cercare una soluzione, in numerosi casi è possibile trovare un modo per risolvere il problema con saggezza. In ogni caso, la cosa più importante è alzarsi con una salda fede. La fede esiste per permetterci di vivere fino in fondo un’esistenza felice, per essere felici e per infondere la luce della speranza nella società. Per questo motivo è fondamentale cercare di essere noi stessi, con la nostra vita, i testimoni della grandezza del Buddismo costruendo buoni rapporti tra coniugi, creando una famiglia armoniosa e conquistando la fiducia e il rispetto di tutti».
Quella sera, su invito di Carlo Maria Badini, sovrintendente alla Scala di Milano, Shin’ichi si recò insieme alla moglie Mineko al concerto dell’orchestra filarmonica di Londra, guidata dal maestro Claudio Abbado che diresse diversi brani, tra cui Quadri di un’esposizione, di Mussorgsky.
Fu un concerto meraviglioso.
Shin’ichi pensò che era giusto che anche le persone comuni in Giappone potessero assaporare quell’emozione.
Infatti, uno degli scopi per cui aveva fondato l’Associazione concertistica Min-On era proprio quello di dare l’opportunità alle persone comuni di conoscere la musica e l’arte nella forma più elevata.
L’arte e la musica non sono un privilegio di una ristretta elìte.
Il giorno successivo la delegazione di Shin’ichi fu accompagnata dai membri all’aeroporto e si diresse in volo da Milano a Marsiglia, in Francia.
Il soggiorno di Shin’ichi a Milano era durato appena tre notti e quattro giorni. Ciò che rimase più profondamente inciso nella vita di quei giovani, che ebbero modo di incontrare da vicino Shin’ichi, era l’immagine di un uomo che si rivolgeva indifferentemente a tutti – portieri dell’hotel o cuochi, autisti, dirigenti d’azienda o studiosi – con parole piene di premura e gratitudine, e il modo in cui ringraziava tutti con attenzione.
Il Buddismo insegna che la natura di Budda è indistintamente inerente alla vita di ogni persona.
I membri videro nei gesti di Shin’ichi la concretizzazione di questo principio. Il valore autentico di un ideale, di una filosofia, di una religione, si manifesta nei gesti e nel comportamento della persona che li coltiva.
Il Buddismo si trova nell’atteggiamento di volersi dedicare con gioia alla felicità degli amici e della società.

(continua)

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