Può accadere che uno miri alla terra e manchi il bersaglio, che qualcuno riesca a legare i cieli, che le maree cessino di fluire e rifluire o che il sole sorga a ovest, ma non accadrà mai che la preghiera di un devoto del Sutra del Loto rimanga senza risposta.
tratto da Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 9, pagg. 182-3
Ho già vinto
Il mio approccio con il Buddismo del Daishonin è stato un po’… mistico. Una sera una mia amica mi disse: «Devo andare in un posto, mi accompagni?», e quello fu il mio primo zadankai. La riunione era quasi alla fine, mi ricordo il Gohonzon, i tre Daimoku finali e poi due esperienze molto forti. Frequentavo costantemente e con fiducia queste riunioni; in fondo “se potevo diventare felice…”. Dopo tre mesi sperimentai tanta sofferenza, ma recitai più Daimoku per trasformare questo disagio che mi portavo dentro da sempre. Si alternavano in me momenti di benessere e momenti duri, di grandi difficoltà interiori; per me, la cosa fondamentale era risolvere i miei problemi esistenziali.
Cominciai a studiare il Buddismo tramite le riviste dell’Istituto e ad approfondire la fede, e un bel giorno decisi di scrivere cinquecento bigliettini, da far girare per tutta Roma così da incoraggiare tante persone. Volevo scriverci questa frase che tanto mi aveva colpito, ma non la trovai più, che strano… Ritornò fuori il periodo di grande sofferenza, ma essendo una persona costante continuavo a praticare con forza, pensando sempre a quella frase di Gosho da cui non riuscivo a staccarmi. Un giorno al Centro culturale romano, mentre recitavo Daimoku piangendo, una signora cercò di confortarmi chiedendomi cosa avessi. Non riuscivo a risponderle perché non trovavo le parole, allora lei mi diede un biglietto dove trovai questa frase tanto desiderata. Rimasi colpita, cominciai a ridere e la ringraziai dicendole che era tanto tempo che la cercavo. Approfondii lo studio del Gosho che la contiene e capii che le mie preghiere sicuramente avrebbero avuto una risposta, ma io non dovevo più dubitare.
Qualcosa dentro di me si era sbloccato e così mi sono detta: «Posso trasformare la mia sofferenza. La mia preghiera avrà una risposta, dipende solo da me, dalla mia determinazione, dalla mia fede». Dal quel momento la mia preghiera è cambiata, ho cominciato a praticare con più leggerezza, scoprendo in me una determinazione sconosciuta.
Grazie a questa frase sto proseguendo il mio cammino nella fede. Ogni volta che vacillo, quando sento di non farcela, ripenso a questo brano e inizio di nuovo il mio percorso, con l’atteggiamento di chi ha già vinto. E questa frase torna a illuminare il mio cammino. Allora penso alla mia Buddità, al rispetto per me stessa, e alla gioia che mi dà questo Buddismo. Mia madre, che mi ha sempre ostacolato in tutte le mie scelte, su una cosa non ha battuto ciglio: quando ho ricevuto il Gohonzon. Quando mi vede giù mi dice: «Perché non vai a recitare Daimoku?», e poi prega con me, e va alle riunioni del gruppo dove io sono cresciuta.
Allora, come possono le mie e le vostre preghiere non avere risposta?
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In questo brano…
Questo Gosho, indirizzato a Sairen-bo, fu scritto nel 1272 in forma di domande e risposte. Il nucleo del Gosho può essere riassunto da un passaggio conclusivo dello stesso: «È molto raro nascere come essere umano. Chi, nelle rare occasioni in cui nasce uomo, non fa del proprio meglio per distinguere fra la dottrina corretta e quella eretica così da ottenere in futuro la Buddità, viene meno allo scopo originale della sua nascita». Nichiren incoraggia il discepolo e allo stesso tempo lascia un messaggio per il futuro: incontrare Nam-myoho-renge-kyo non è affatto scontato, così come nascere come esseri umani, per questo ognuno dovrebbe impegnarsi costantemente nel ricercare il Sutra del Loto nel proprio cuore e applicarlo nell’ambiente circostante.
In questa lettera Nichiren Daishonin espone molti esempi tratti sia dalle scritture buddiste che secolari, tramite i quali chiarisce al suo interlocutore quanto sia difficile, nel vivere quotidiano denso di problemi, mantenere sempre lo sguardo fisso sul corretto insegnamento.
L’obiettivo è rendere consapevoli i discepoli delle difficoltà che si possono incontrare e incoraggiarli a manifestare quella forza e determinazione necessarie per realizzare l’obiettivo definitivo: la Buddità nella propria esistenza.