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Sul volto di ogni mamma un sorriso lucente - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:59

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Sul volto di ogni mamma un sorriso lucente

Tatiana De Angelis, Castelli (RM)

Oggi mi viene da sorridere perché se non avessi incontrato il Buddismo sarei ancora a piangermi addosso. Invece con un cuore pieno di gioia posso dire di aver vinto sulla mia rabbia, le mie paure e i miei limiti

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Oggi mi viene da sorridere perché se non avessi incontrato il Buddismo sarei ancora a piangermi addosso. Invece con un cuore pieno di gioia posso dire di aver vinto sulla mia rabbia, le mie paure e i miei limiti

Era il 2003 quando un grande dolore è piombato nella vita mia e di mio marito: al sesto mese di gravidanza un infarto placentare e un forte sbalzo di pressione misero a rischio la mia sopravvivenza. Entrai in coma mentre nasceva il piccolo Dennis, che si presentò con i suoi 890 grammi e un’emorragia cerebrale che gli ha causato deficit visivi, uditivi, cognitivi e motori, e un’aspettativa di vita massima di sette anni.
Sentivo solo disperazione, sconfitta e incapacità di proteggere quel cucciolo.
Lasciai il lavoro, Dennis aveva bisogno di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro. Vendemmo la nostra attività per recuperare i soldi per le cure, spingendoci fino in America.
Al rientro misi in opera dodici ore al giorno di terapie, esercizi continui che richiedevano anche sei braccia contemporaneamente.
In quel periodo l’unica luce fu l’arrivo del mio secondo figlio, Mirko, a giugno del 2006.
Il rapporto con mio marito toccò il fondo: non c’era mai e quando c’era volavano accuse e incomprensioni. Solo in seguito, grazie al Daimoku, ho capito che scaricavo su di lui la rabbia per le condizioni di Dennis, senza considerare la sua disperazione. La nostra casa era un concentrato di sofferenza, nell’ossessione che nostro figlio guarisse. Non so quanti altri anni sarebbero passati in questo modo se una sera di febbraio del 2010 un mio amico coraggioso non fosse riuscito a strapparmi da quel vortice portandomi a una riunione buddista.
L’argomento era “trasformare il veleno in medicina”. Decisi di sperimentare Nam-myoho-renge-kyo. Mi svegliavo la mattina presto per recitare un’ora di Daimoku, partecipavo agli zadankai e la sera tardi studiavo il Buddismo. Ricevetti il Gohonzon determinando di vivere seguendo fino in fondo l’esempio del maestro Daisaku Ikeda.
Compresi che dovevo prendermi cura della mia vita: avevo dodici ernie alla schiena che addormentavo con potenti antidolorifici, mi erano rimasti pochi capelli, occhiaie perenni, una necrosi ossea all’anca destra e un nodulo al seno.
Avevo messo la malattia di Dennis al centro, annientandomi e distruggendo ciò che di bello mi circondava: la relazione con mio marito e mio figlio Mirko. Un incoraggiamento di sensei è stato per me molto importante: «Il Buddismo di Nichiren Daishonin ci permette di trasformare il luogo in cui viviamo nella Terra della luce eternamente tranquilla, su cui ognuno può costruire il proprio palazzo di felicità. Il grande palazzo della felicità è all’interno del tuo cuore. La tua fede è la chiave che ti permetterà di aprire la porta di quel palazzo» (NRU, 1, 45). Era giunta l’ora di amarmi.
Nel 2012 aprii casa per le riunioni con il consenso di mio marito e dei miei figli. Mi fu affidata la responsabilità di gruppo che mi portò a fare ancora più Daimoku. Cominciai a sentire il valore della mia vita, comprendendo che Dennis non era “mio”, né il mio prolungamento, né tanto meno il mio fallimento, bensì un individuo con il suo karma. Capii anche che gli sforzi fatti per le sue terapie non erano stati vani: vedeva, pronunciava qualche parola e soprattutto aveva compiuto sette anni e, anche se aveva un corpicino completamente paralizzato, era pieno di vita. Cosa ancora più importante, capii che Dennis era un Budda così com’era.
Imparai a buttar via i sensi di colpa e cominciai a pregare per essere una mamma presente anche per Mirko. Ho portato avanti la responsabilità di gruppo per quattro anni, durante i quali la mia fede si è forgiata come una spada affilata.
Utilizzando il Daimoku per arrivare al cuore di tutte le persone ho lucidato la mia fede diventando una donna nuova. Il gruppo è cresciuto fino a dividersi.
Dennis, tra mille difficoltà, è approdato nel mondo della scuola e della società, dimostrando di saper vincere sui suoi limiti fisici e incoraggiare ogni persona, partecipando con me alle riunioni e anche alle attività del Gruppo futuro.
Il rapporto con mio marito è migliorato e sono rifioriti il nostro amore e l’armonia familiare. Con questa nuova fiducia ho maturato il desiderio di tornare a lavorare. L’obiettivo era riuscire ad avere una libertà finanziaria per continuare a sostenere le spese per le cure di Dennis, facendomi affiancare da altri terapisti.
Desideravo un lavoro che mi permettesse di stare fra la gente per stabilire dialoghi sinceri e far conoscere il Buddismo a più persone possibili.
Da cinque anni ho una piccola attività di street-food con il miglior collaboratore di sempre, mio marito Remo. Ogni giorno mi diverto e tra un panino e l’altro parlo di Buddismo: tre clienti sono diventati membri e una donna ha riaperto il Gohonzon dopo anni!
Nel novembre 2016 Dennis ha avuto un improvviso peggioramento. Questo ci ha portato a un’operazione sperimentale piuttosto costosa, aumentando le cure necessarie. Ho ritenuto opportuno lasciare la responsabilità, ma nel mio cuore non è cambiato nulla: ho continuato a praticare con gioia, a coltivare profondi legami con i miei compagni di fede e a fare shakubuku. Grazie al sostengo di tutti, dopo due anni in cui ho aumentato il Daimoku per tenermi in salute, mantenere l’armonia familiare, vincere istante dopo istante, le condizioni fisiche di Dennis sono di nuovo stabili. Non è stato facile ma ne è valsa la pena. Non ho più dato spazio alla disperazione e se qualche volta sono crollata, con il sostegno dei miei compagni di fede mi sono rialzata in fretta e più forte di prima.
Oggi Dennis ha sedici anni e va imboccato, vestito e supportato con continue terapie. Ha sempre bisogno del mio aiuto, ma ora mi viene da sorridere perché se non avessi incontrato il Buddismo sarei ancora a piangermi addosso.
Invece con un cuore pieno di gioia posso dire di aver vinto sulla mia rabbia, le mie paure e i miei limiti, e desidero incoraggiare ogni singola mamma sul cui volto non spicca un sorriso lucente.

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