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Studiamo “La raccolta degli insegnamenti orali” insieme a Sensei - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:03

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Studiamo “La raccolta degli insegnamenti orali” insieme a Sensei

Corso nazionale uomini 2024

Pubblichiamo un ampio estratto della lezione sulla Raccolta degli insegnamenti orali tenuta da Robert Harrap, co-presidente della SGI Europa, durante il corso nazionale uomini a Montecatini

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Tutti sappiamo bene quanto sia importante lo studio del Buddismo, che non deve mai essere una cosa soltanto intellettuale. Dovrebbe essere una causa per l’azione. Sono sicuro che se studiamo la Raccolta degli insegnamenti orali (Ongi kuden in giapp.) insieme a Sensei, anche se talvolta ci sono concetti difficili, riusciremo ad andare più in profondità nella nostra fede, e dove c’è più fede ci sarà più gioia, più prova concreta, più benefici.

In questa lezione parleremo di quattro punti:

1. L’importanza di studiare l’Ongi kuden e soprattutto di studiarlo insieme a Sensei.

2. La spiegazione data da Nichiren Daishonin sulla saggezza che emerge nelle nostre vite quando recitiamo Daimoku con il voto per kosen-rufu.

3. Il significato del potere di Nam-myoho-renge-kyo di trasformare i nostri desideri.

4. L’importanza del capitolo Hoben del Sutra del Loto per la nostra pratica.

1. L’importanza di studiare l’Ongi kuden insieme a Sensei

Con questo studio andiamo molto più in profondità nella nostra comprensione del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Abbiamo quasi tutti i 30 volumi de La nuova rivoluzione umana tradotti nelle nostre lingue e abbiamo anni di lezioni di Ikeda Sensei sul Gosho.
A novembre 2022 in Giappone hanno iniziato a pubblicare sul Daibyakurenge le lezioni di Sensei su La raccolta degli insegnamenti orali. In Europa abbiamo avuto l’occasione di partecipare a una lezione del responsabile del Dipartimento di studio Seichiro Harada, durante il Summit europeo di gennaio 2023, e lo scorso autunno abbiamo ricevuto le traduzioni in inglese delle prime lezioni di Sensei (in Italia sono pubblicate su Buddismo e società a partire da ottobre 2023). Sarebbe un errore pensare che la pubblicazione di queste lezioni sia solo una continuazione di ciò che abbiamo studiato in precedenza.
Sentivo che c’era qualcosa di incredibilmente profondo in ciò che stava accadendo e che stavamo per andare molto più in profondità nella nostra comprensione di questa straordinaria filosofia.
Ogni volta che la Soka Gakkai ha studiato l’Ongi kuden c’è stato un impulso di crescita. La stessa cosa accadrà ora. Accadrà in Italia, nel Regno Unito e in tutto il mondo.
Quando Josei Toda uscì di prigione, alla fine della Seconda guerra mondiale, tenne lezioni sul Sutra del Loto, ma in realtà usò l’Ongi Kuden di Nichiren Daishonin come base per quelle lezioni. Voleva assicurarsi che i problemi affrontati dai membri durante la Seconda guerra mondiale, che avevano portato tante persone a rinunciare alla loro fede, non si ripetessero mai più. Voleva rendere la loro fede incrollabile.
Nel primo volume de La rivoluzione umana c’è un episodio del presidente Toda che guida un gruppo di studio sulla sezione iniziale dell’Ongi kuden.
Quando Sensei cominciò a praticare, nel 1947, anche lui imparò da Toda attraverso quelle lezioni e fu in grado di comprendere profondamente il cuore del Buddismo di Nichiren grazie a esse.
Nel 1962 Sensei iniziò una serie di lezioni con il Gruppo studenti (possiamo leggerne una parte nel capitolo “Giovani aquile” de La nuova rivoluzione umana, volume 6).
Ora, dopo sessant’anni di esperienza alla guida del movimento mondiale di kosen-rufu, Sensei ci ha trasmesso la sua esperienza e la sua convinzione, la sua fede assoluta nella Legge mistica, condividendo il suo pensiero. 
Nel capitolo “Giovani aquile” scrive:

«Toda, che in prigione si era risvegliato al profondo significato del Sutra del Loto, basando le proprie lezioni su questo insegnamento aveva riportato il Buddismo al suo ruolo di filosofia di vita adatta all’epoca moderna. Ora Shin’ichi, con le sue lezioni sugli Insegnamenti orali, sperava di porre la filosofia di Nichiren Daishonin come base di una nuova era: sentiva che i tempi erano finalmente maturi per questo» (NRU, 6, 217)

E ancora:

«La Guerra fredda, alimentata dall’opposizione tra le ideologie dell’est e dell’ovest, aveva oscurato le speranze per una futura pace nel mondo. Nonostante le forti proteste contro le armi nucleari, le grandi potenze facevano a gara per incrementare i propri arsenali. In Giappone, il cosiddetto “miracolo economico” stava facendo emergere nuove problematiche in molti campi, politica ed educazione in modo particolare. Shin’ichi riteneva che fosse giunto il momento di diffondere il Buddismo» (Ibidem)

Anche i nostri tempi richiedono una nuova era. C’è la guerra in Europa, non solo in Ucraina ma anche ai confini del nostro continente, con gli orribili attacchi in Israele e Palestina.
Ci sono ancora tante armi nucleari, ci sono sfide economiche, inflazione, tassi di interesse elevati, inquinamento, cambiamento climatico e tanti limiti in campo educativo: tutti questi ambiti hanno bisogno di “guarigione”, hanno bisogno di qualcosa di nuovo, positivo e fresco. E abbiamo una crescente consapevolezza dei problemi di salute mentale e quanto sia necessario prenderci cura del benessere delle persone, come mai prima d’ora. Perciò questo è un momento molto importante per noi, per andare più in profondità nella comprensione di ciò che il Buddismo di Nichiren può offrire al mondo in questo momento.
Sempre nel capitolo “Giovani aquile” Sensei scrive:

«Shin’ichi stava insegnando ai suoi nuovi allievi come affrontare lo studio del Buddismo. Egli continuò: “Voglio che gli Insegnamenti orali diventino fonte di ispirazione per la vostra fede, il vostro modo di pensare e di vivere. Questo è il motivo per cui desidero che li studiate in maniera approfondita, penetrandone il significato. Quando scavate dovete continuare a farlo fino a quando non trovate una sorgente, altrimenti avrete scavato invano. Per il Buddismo è la stessa cosa: uno studio passivo non farà mai avanzare la vostra fede» (Ibidem, p. 227)

“Fonte di ispirazione per la nostra fede,per il nostro modo di pensare e di vivere per il resto della nostra vita”: se adottiamo questo stesso approccio, potremo vedere una grande differenza nella nostra vita. Quando Sensei si riferisce allo “studio approfondito penetrandone il significato”, sta incoraggiando chi partecipa alle sessioni di studio a prepararsi prima della lezione.
Sappiamo che il Budda ha insegnato in tre tappe: preparazione, rivelazione e trasmissione. Sensei voleva che gli studenti leggessero il materiale (ovvero il testo dell’Ongi kuden), cercassero i riferimenti e arrivassero “armati” di domande e pronti a rispondere alle domande. È severo quando dice: «Uno studio passivo non farà mai avanzare la vostra fede».
Perciò affrontiamo questo studio con tutto il cuore e vediamo come progredisce la nostra fede. Nella prefazione di Sensei all’Ongi kuden si parla di tre livelli di interpretazione nello studio buddista: guardare al significato superficiale del testo, poi andare più in profondità e guardare al significato implicito nelle parole, e poi andare ancora più in profondità ed esaminare lo scopo sottostante al testo.
Poi, rispondendo alla domanda: “Qual è la prospettiva filosofica di base dell’Ongi kuden?”, Sensei afferma:

«Sono possibili varie interpretazioni, ma il mio punto di vista è che in ultima analisi risiede nel concetto di dignità dell’essere umano e di dignità della vita. In termini specifici è la credenza che le persone comuni siano in grado di raggiungere la Buddità, che le persone comuni siano in realtà Budda» (BS, 108, 42)

Più avanti nella prefazione Sensei scrive:

«Questa visione degli esseri umani è una delle caratteristiche più notevoli degli Insegnamenti orali» (Ibidem, p. 43)

Anche nella prefazione Sensei ci dà la vera definizione di felicità dal punto di vista del Buddismo di Nichiren Daishonin: felicità non significa assenza di problemi, ma piuttosto il rifiuto di essere sconfitti da essi.
Sensei indica il principio morale del rispetto nella parabola del Bodhisattva Mai Sprezzante, l’antidoto all’egoismo per “liberare gli esseri umani dal loro egocentrismo” con una fede ferma che non dubita mai della natura di Budda in tutti gli uomini e le donne, non dubita mai della dignità del loro essere interiore, e termina con queste potenti parole: 

«La solidarietà degli uomini e delle donne che si risvegliano alla vera dignità della vita continuerà a espandersi e renderà possibile che la guerra e il terrorismo siano spazzati via, e che la povertà, la distruzione dell’ambiente e altri problemi globali che ora minacciano l’umanità siano risolti. Credo fermamente che quel giorno arriverà, e il mio unico grande desiderio è che possa arrivare il più presto possibile» (Ibidem, p. 45)

La guerra e il terrorismo possono essere spazzati via – dice Sensei – quando c’è una solidarietà di persone che si risvegliano alla vera dignità della vita, e il numero di queste persone si espande.
È un’affermazione sorprendente. Non dimentichiamo il potere del Daimoku che recitiamo insieme con tutti i membri europei, in contemporanea, ogni mese. Questo Daimoku europeo è l’opportunità di cambiare il nostro karma europeo, cioè il karma che fa sì che i nostri conflitti si sviluppino ulteriormente e diventino guerre mondiali. Negli ultimi centoventi anni, questo è successo due volte. Non deve accadere ancora!
Cosa ha insegnato Sensei nella prima lezione del 1962?

«Subito dopo Shin’ichi aprì il Gosho e parlò del significato generale degli Insegnamenti orali: “è la raccolta degli insegnamenti impartiti da Nichiren sui passi più importanti del Sutra del Loto quando era in ritiro sul monte Minobu. Questi venivano spiegati su richiesta dei discepoli e riportati in forma scritta da Nikko Shonin con l’approvazione del Daishonin stesso […] Possiamo dire che questi insegnamenti rappresentano l’apice del pensiero umano, in quanto comprendono un gran numero di principi riguardanti la religione, la vita, la felicità umana, l’universo e la società, in termini di fede e vita quotidiana» (NRU, 6, 219-220)

Pertanto, questo è un testo di maestro e discepolo. I discepoli chiesero le lezioni e Nichiren Daishonin rispose. E il suo discepolo più vicino, Nikko, trascrisse ciò che aveva udito. Per “udito” si intende assorbire nella propria vita e sviluppare la chiarezza per poterlo condividere con gli altri.
C’è un passaggio molto importante su come affrontare questo studio:

«Quando leggiamo il Gosho dovremmo farlo con la profonda convinzione che quello che stiamo leggendo è la verità, l’assoluta verità. In altre parole, dovremmo leggere con la fede, ricercare con la fede e capire con la fede. Quando studiamo il Buddismo dobbiamo accostarci con la fede. Persino Shariputra – che si dice fosse il più intelligente tra i discepoli di Shakyamuni – raggiunse l’Illuminazione non grazie al suo sapere o alle sue facoltà mentali, ma tramite la fede» (Ibidem, pag. 220)

Il mio consiglio è di leggere il materiale molto lentamente. Questo è un materiale profondo.
Ci viene chiesto di pensare in modo diverso, anche se pratichiamo da decenni e abbiamo fatto il terzo o il quarto livello di esame di Buddismo. Leggi lentamente e prendi nota quando c’è qualcosa che non capisci. Recita Daimoku per guardarlo con occhi diversi, e poi torna indietro. Quando necessario, discutine con qualcun altro.
Siamo in un momento straordinario per assorbire questo meraviglioso materiale di studio. E naturalmente ci tocca ancora di più da quando abbiamo appreso la notizia della morte di Sensei.
Vorrei condividere alcuni pensieri su un paio di passaggi dell’Ongi kuden insieme alla spiegazione di Sensei nelle prime lezioni. Questo materiale non è facile, ma è incredibilmente profondo. Mi piace pensarlo come una cipolla, con molti strati, e ogni volta che lo leggiamo stacchiamo un altro strato.
Anche il brano seguente è all’inizio del libro, ma non è di Sensei, è degli editori del libro:

«Il Buddismo mahayana parla spesso di due tipi o livelli di verità, la verità fenomenica o relativa, e la verità suprema o assoluta. Un brano dello stesso Ongi kuden si riferisce in effetti a questi due tipi di verità» (From the Introductory Note on the Ongi Kuden, p. xxxvi, The Record of the Orally Transmitted Teachings, Soka Gakkai, 2004)

Quindi ci sono due livelli di verità: la verità fenomenica o relativa, e la verità superiore o suprema. Chiunque può vedere il livello della verità fenomenica, ma ci vuole un diverso tipo di prospettiva per vedere la verità superiore. La nostra cultura europea pone molta enfasi sul pensiero dualistico, soprattutto in termini religiosi: i santi da una parte, i diavoli dall’altra.
C’è il presupposto che le persone siano fisse nei loro ruoli nella vita. Può essere molto difficile uscire da questo quadro culturale. La nota prosegue:

«Nei suoi commenti sul Sutra del Loto, Nichiren spesso considera le persone e gli eventi descritti nel sutra nei termini del loro significato a livello della verità relativa, cioè in riferimento al mondo dell’antica India delineato nel sutra. Ma poi passa con frequenza a un più alto livello di verità, reinterpretando lo stesso evento o brano nei termini del suo intento o significato assoluto, vale a dire della sua applicabilità ad altri tempi e ad altri luoghi, o a tutti i tempi e a tutti i luoghi, ovvero a tutta l’umanità […] Il livello della verità fenomenica o relativa è caratterizzato dal pensiero dualistico: le idee sono viste come coppie contrastanti, dove ogni termine per la propria esistenza dipende dal suo opposto, come nel caso di bene/male; felicità/infelicità; ignoranza/Illuminazione. A livello della verità suprema, però, il pensiero dualistico viene trasceso e gli opposti, a causa della loro mancanza di indipendenza e di natura distintiva, si fondono in un’unica entità. Perciò Nichiren, parlando da questo livello di verità, può dire, come spesso fa, che “le illusioni e i desideri sono Illuminazione” o che “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”.
Nei termini della logica quotidiana o del regno della verità fenomenica, tali affermazioni sembrano arbitrarie se non addirittura assurde. Considerate dal punto di vista della verità più elevata, tuttavia, esse rappresentano l’essenza dell’insegnamento di Nichiren, il fatto che tutte le persone sono in realtà dei Budda» (BS, 108, 55-56)

Quindi l’affermazione che tutti hanno la Buddità, che ogni persona comune ha la stessa condizione di vita del Budda, è un esempio di questa verità suprema che trascende la distinzione tra una persona comune e il Budda.
Ne La Saggezza del Sutra del Loto, Sensei fa un esempio molto vicino a noi all’inizio del dialogo, dicendo qual è lo stato d’animo generale nel mondo di oggi – la prospettiva fenomenica o relativa – e poi innalza il nostro spirito condividendo la prospettiva illuminata o suprema della verità.
Ikeda Sensei scrive:

«Alcuni sostengono infatti che lo stato d’animo prevalente al giorno d’oggi sia una sensazione di impotenza. Il singolo individuo sembra non avere alcuna influenza sulle decisioni politiche, economiche, ambientali. Del resto, cosa può fare di fronte alle potentissime istituzioni che gestiscono il nostro mondo? Ma questo senso di impotenza non fa che alimentare un circolo vizioso che aggrava lo stato delle cose e rafforza quel senso di futilità avvertito dalla gente comune.
All’estremo opposto si pone la filosofia dei “tremila regni in un singolo istante di vita” del Sutra del Loto, applicabile alla vita quotidiana. Questo principio ci insegna che la determinazione interiore di un individuo può trasformare qualsiasi cosa; in questo insegnamento trovano la loro massima espressione il potenziale infinito e la dignità insiti nella vita di ciascun essere umano» (La saggezza del Sutra del Loto, v. 1, p. 5)

Quindi, prima di tutto, c’è la prospettiva “comune”, quella fenomenica o relativa, che le persone sono impotenti, e poi otteniamo la verità suprema – quando prendiamo una decisione, allora abbiamo potere e tutto può cambiare. Così impareremo come diventare maestri in questo, impareremo a riconoscere quando guardiamo la vita attraverso la lente della verità relativa e come passare alla prospettiva della verità assoluta o suprema.

2. La saggezza che funziona in accordo con le circostanze mutevoli

Sensei scrive:

«La raccolta degli insegnamenti orali (Ongi kuden) dice: namu o nam è una parola sanscrita. Qui significa dedicare la propria vita, ovvero [dedicare la propria vita, n.d.r.] alla Persona e alla Legge. Nei termini della Persona, si dedica la propria vita al Budda Shakyamuni; nei termini della Legge, si dedica la propria vita al Sutra del Loto. “Dedizione” significa dedizione al principio della verità eterna e immutabile dell’insegnamento transitorio, e “vita” significa che la propria vita dedicata a quel principio si basa sulla saggezza della verità dell’insegnamento originale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli. In essenza, si dedica la propria vita a Nam-myoho-renge-kyo» (BS, 109, 40)

Stiamo imparando qualcosa di importante su ciò che la preghiera significa per noi, come discepoli di Nichiren Daishonin. Recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, ma questo passo ci aiuta a capire cosa succede quando recitiamo Daimoku. Stiamo dedicando la nostra vita a Nam-myoho-renge-kyo e di conseguenza ci stiamo basando sulla saggezza che emerge dall’interno della nostra vita.
Nichiren Daishonin inizia a spiegare Nam.
Quando Nichiren Daishonin scrisse Nam-myoho-renge-kyo, non c’era un carattere per namu che significasse “devozione o dedizione” nella calligrafia cinese; Nichiren dovette usare altri caratteri cinesi che avevano il suono di na e mu. Quindi usò due caratteri per il loro suono, non per il loro significato.
Per spiegare il significato, Nichiren Daishonin usa due caratteri con suoni diversi: ki e myo. E questo myo è diverso dal myo di Myoho-renge-kyo.
È importante essere consapevoli del fatto che il prefisso nam è usato da altre scuole buddiste, come la Pura Terra che recita Namu Amida Budda, e kimyo è usato anche per spiegare cosa si intende in quella frase. Quindi c’è un significato ordinario, o mondano, di kimyo, come è usato da altre scuole di Buddismo, e poi c’è un significato più profondo come interpretato da Nichiren Daishonin.

Dedicarsi alla Legge mistica e basarvi la vita

Il maestro Ikeda spiega:

«Il termine originale sanscrito per nam – in Nam-myoho-renge-kyo – viene tradotto in cinese con “dedicare la propria vita” (giapp. kimyo), ovvero dedicare la vita al Budda e ai suoi insegnamenti. Ciò significa credere e praticare con tutto il cuore, con tutto il proprio essere. In ogni società e cultura gli esseri umani hanno sempre creduto in qualcosa, che fosse una filosofia, una religione, la scienza o un’ideologia. La questione è se tali riferimenti danno una risposta autentica alle domande sulla vita e la morte. Il Buddismo di Nichiren, che potremmo chiamare il Sutra del Loto dell’Ultimo giorno della Legge, offre un modo chiaro di affrontare tali quesiti fondamentali. Nei suoi ultimi anni Arnold Toynbee analizzò a fondo il Buddismo alla ricerca di queste risposte. Qui il Daishonin afferma che nel Buddismo ci sono due oggetti di dedizione: la Persona e la Legge. Poi analizza i caratteri cinesi che costituiscono il termine “dedicare la propria vita” (giapp. kimyo): afferma che “dedizione” (ki) significa “dedicare la propria vita a” il principio della verità eterna e immutabile dell’insegnamento transitorio, mentre “vita” (myo) significa “basare la propria vita su” la saggezza della verità dell’insegnamento originale che funziona in accordo con le circostanze mutevoli. In altre parole, “dedizione” significa cercare di comprendere la verità immutabile e sforzarsi di entrare in quel regno di verità. Basandoci su tale verità noi facciamo ritorno al mondo reale e ci impegniamo in attività “che basano la nostra vita su” la saggezza che facciamo emergere in risposta alle circostanze mutevoli. Questo significa “dedicare la propria vita” a Nam-myoho- renge-kyo» (BS, 237, 37)

Il responsabile generale del Dipartimento di studio, Masaaki Morinaka, ha commentato durante un corso di studio che Nichiren Daishonin probabilmente non era soddisfatto del significato normale di kimyo, dove ki è un verbo (ritornare) e myo un sostantivo (vita). Così Nichiren, in modo rivoluzionario, li ha usati entrambi in quanto verbi. Il primo modo indica che c’è una freccia che va da noi al Gohonzon. Noi adoriamo il Gohonzon, e la Legge. Ma nel secondo modo, quando “vita” diventa “vivere” la preghiera diventa qualcosa di reciproco. Quando preghiamo noi siamo in grado di basare le nostre vite sul Gohonzon, perciò diventa reciproco, come due frecce che vanno in due direzioni. Quindi vediamo che ci sono due cose importanti: “la verità eterna e immutabile” e “la saggezza”. La verità eterna si riferisce al passo che recitiamo in Gongyo, dal capitolo Hoben. Il Budda sta spiegando la Legge dal suo punto di vista e usa le parole shoho jisso, il vero aspetto di tutti i fenomeni. Non ci dice cos’è la Legge, ci dice com’è, e quali attributi ha: apparenza, natura, entità ecc… Ed elenca i dieci fattori. Questi dieci fattori sono così importanti che li recitiamo tre volte. Questa Legge si applica a tutti i fenomeni, sempre. È la verità immutabile. Fu Nichiren Daishonin a spiegare che la verità immutabile dell’insegnamento teorico è Nam-myoho-renge-kyo. Dedichiamo la nostra vita a questa verità quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon che ha Nam-myoho-renge-kyo iscritto al centro, così il Nam-myoho-renge-kyo che è dentro di noi emerge dalle profondità della nostra vita e si manifesta come lo stato di Buddità. Ma poi succede qualcosa di meraviglioso. Come risultato della nostra dedizione alla Legge, basiamo la nostra vita sulla saggezza che funziona in base alle mutevoli circostanze. Questo è qualcosa che solo il Sutra del Loto ci offre. Prima, nella storia del Buddismo, la saggezza era descritta come qualcosa che i praticanti dovevano sviluppare per diventare un Budda. Nelle sei paramita, la saggezza è una delle sei pratiche che i bodhisattva dovrebbero eseguire al fine di perfezionarsi, mentre passano dalla riva dell’illusione alla riva dell’Illuminazione. La saggezza fa parte del processo di Illuminazione. Qui, invece, ci viene insegnato un diverso tipo di saggezza: infatti, riferendosi al Sutra del Loto, ci viene detto che la saggezza dei Budda è insondabile e può essere compresa solo dai Budda. La traduzione di cosa recitiamo quando facciamo Gongyo dice: “La saggezza dei Budda è infinitamente profonda e incommensurabile. L’accesso a questa saggezza è difficile da comprendere e difficile a varcare.” Non è la saggezza per diventare un Budda, ma è la saggezza che un Budda usa, nella sua vita quotidiana, come un essere vivente illuminato. Ci sono tanti esempi che Sensei fornisce in vari punti per spiegare la relazione tra la Legge immutabile e le mutevoli circostanze. Ad esempio, nel volume 6 della Nuova rivoluzione umana Sensei parla dell’acqua.
Un chimico definirà l’acqua con la formula chimica H2O, e tutti noi riconosciamo l’acqua come un liquido rinfrescante, ma quando le condizioni ambientali cambiano, questo liquido potrebbe raffreddarsi per diventare ghiaccio o riscaldarsi per diventare vapore. Il ghiaccio è ancora H2O e il vapore è ancora H2O ma l’acqua ha risposto in base al cambiamento di temperatura.
Nel volume 10 de La rivoluzione umana c’è un altro esempio che probabilmente tutti conosciamo bene. Al giovane Daisaku Ikeda viene affidata la responsabilità della campagna del Kansai nel 1956, la campagna quasi impossibile per eleggere un candidato della Soka Gakkai alle elezioni nazionali. Nelle prime trenta pagine del libro vediamo questo principio in azione: Shin’ichi Yamamoto risponde alla richiesta del suo maestro di assumere la guida della campagna e si reca a Osaka per preparare i membri nella fede, ma non sa davvero cosa fare. Perciò recita Daimoku, studia il Gosho e così dall’interno della sua vita emerge la saggezza di cui ha bisogno. 
Così racconta ne La rivoluzione umana:

«Quando Shin’ichi seppe ciò che Toda si aspettava da lui per la campagna di Kansai, rispose al desiderio del maestro senza un attimo di esitazione. Naturalmente era consapevole del fatto che l’obiettivo poteva considerarsi praticamente irrealizzabile, alla luce dei fatti, e sulle prime sprofondò nella disperazione. Non aveva nessuno con cui condividere il tormento che provava, la preoccupazione per le sorti della campagna. Non sapeva neanche da dove cominciare. Nel pieno dei suoi dolorosi e faticosi sforzi per la ricerca di una soluzione si sentiva come in agonia. Avrebbe voluto mettersi a urlare. Poi, uno dopo l’altro, come nuvole nel cielo, cominciarono ad apparire nella sua mente alcuni passi del Gosho. Passi che mettevano chiaramente in evidenza come si potesse trasformare ciò che apparentemente era impossibile in una cosa possibile. Quelle frasi gli dicevano che la chiave per la vittoria non risiedeva necessariamente nella forza numerica, quanto nell’indistruttibile unità di uno gruppo anche piccolo, e rivelavano che il potere della fede non conosceva limiti» (RU, vol. 10, pagg. 9-10)

E ancora:

«Chiunque penserebbe che la vittoria sia impossibile, disse Shin’ichi, e probabilmente è così che vi sentite adesso. Ma non dimenticate questo meraviglioso Gohonzon che abbiamo, che ha il potere di trasformare ciò che normalmente riteniamo impossibile in qualcosa di possibile. Chi rinuncia ancor prima di provare non conosce il potere della Legge mistica. Nichiren Daishonin è chiaro su questo punto» (Ibidem, p. 26)

Ciò significa che, mentre recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, stiamo tirando fuori dal profondo della nostra vita la saggezza del Budda che ci aiuterà a capire cosa fare, qui e ora. Spiega perché nel Buddismo di Nichiren non c’è un elenco di comandamenti o regole o precetti su come comportarci. C’è il principio del rispetto per la dignità della vita, e recitiamo Daimoku nella direzione in cui vogliamo che vadano le nostre vite, recitiamo sulle questioni etiche e morali che affrontiamo, su come rispondere al nostro maestro e accade che dall’interno della nostra vita emerge la saggezza che funziona in accordo con le circostanze mutevoli. Questo è meraviglioso; è elastico, dinamico e potente. È il meccanismo con cui ognuno di noi rivela il proprio stato illuminato quando ne ha bisogno. Come faccio a fare shakubuku a questa persona? Cosa devo fare per questa situazione al lavoro o nella mia famiglia? Come posso superare questo problema o questa sfida? Ci dedichiamo alla Legge ed emerge questa meravigliosa saggezza del Budda. Non ha senso avere un elenco di comandamenti, di regole o esempi, perché non possono mai rispondere adeguatamente alla situazione in cui ci troviamo in questo momento. Non abbiamo bisogno della saggezza che qualcun altro ha già manifestato, piuttosto abbiamo bisogno di manifestare la nostra saggezza in base alla situazione in cui ci troviamo in questo momento. Ciò potrebbe significare che le azioni che intraprenderemo quest’anno saranno diverse da quelle che potremmo intraprendere in una situazione simile tra un anno. Oppure ciò che possiamo fare noi potrebbe essere diverso da ciò che potrebbe fare un’altra persona, con il suo karma e le sue caratteristiche personali. Non è questo il modo più sorprendente di vivere?
Con Nam-myoho-renge-kyo abbiamo tutto. È la Legge immutabile, e la nostra fede fa emergere la nostra saggezza di Budda.

3. Il potere di Nam-myoho-renge-kyo di trasformare i nostri desideri

La seconda lezione della serie esamina la frase “Questo è ciò che ho udito”, i versi iniziali di tutti i sutra buddisti, e impariamo a conoscere la relazione tra maestro e discepolo.
Poi c’è la spiegazione di un principio molto importante nel Buddismo di Nichiren Daishonin: “le illusioni e i desideri sono illuminazione”.
Nelle prime tradizioni del Buddismo era impossibile immaginare che i desideri potessero essere qualcosa di positivo. In effetti, l’idea era che i desideri avessero molte più probabilità di essere un ostacolo per l’Illuminazione.
Ikeda Sensei scrive:

«Oggi, quando Nichiren e i suoi seguaci recitano le parole Nam-myoho-renge-kyo, stanno illuminando l’oscurità di nascita e morte, rendendola chiara, così che il fuoco della saggezza del nirvana possa risplendere. E quando si capisce che le sofferenze di nascita e morte non sono altro che nirvana, questo è ciò che si intende con le parole “dove c’è Illuminazione, l’oscurità non può sorgere”.  [Inoltre, quando Nichiren e i suoi seguaci recitano Nam-myoho-renge-kyo], stanno bruciando la legna delle illusioni e dei desideri, facendo sorgere il fuoco della saggezza della bodhi o Illuminazione. E quando si capisce che le illusioni e i desideri non sono altro che Illuminazione, questo è ciò che si intende con le parole “in un luogo che brucia, le cose [cioè i desideri] non possono nascere”. Alla fine, perciò, vediamo che questo Ajnata Kaundinya dimostra che per noi, i devoti del Sutra del Loto, le illusioni e i desideri sono Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte sono nirvana» (BS, 109, 43)

Ricordo di averne sentito parlare quando ero nel Gruppo giovani, la prima volta che andai a un corso a Trets. Non ho capito subito il significato profondo, ma sono sempre stato affezionato a questo passaggio. L’ho conservato per trentasei anni, ma non ho sempre capito il principio che i desideri terreni possono portare all’Illuminazione.
Sensei lo spiega qui:

«Quando la nostra mente – il fulcro interiore della nostra vita – è “dedicata a” e “basata su” Nam-myoho-renge-kyo, la Legge fondamentale dell’universo, possiamo vivere pienamente ogni istante e trasformare le sofferenze di nascita e morte in nirvana. Questo è il cammino della famiglia Soka, pervaso dalle quattro virtù di eternità, felicità, vero io e purezza» (BS, 238, 40)

La cosa importante è “trasformare”. Se il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna una cosa particolare è che possiamo cambiare, trasformare, mutare, sviluppare. L’inverno si trasforma in primavera, il veleno si trasforma in medicina…
La parola importante è la parola giapponese soku. Sensei spiega:

«La parola “sono”, in “le illusioni e i desideri sono Illuminazione” e “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”, è una traduzione della parola giapponese soku. In entrambe le espressioni sembra equiparare due concetti apparentemente opposti. Ma soku qui non indica una semplice o diretta equivalenza. Nel termine soku è intrinseco il principio del cambiamento. Quando consideriamo la vera natura della vita dalla prospettiva della saggezza illuminata del Budda, percepiamo che uno stato vitale dominato da illusioni e desideri e dalle sofferenze di nascita e morte contiene in sé anche lo stato vitale di Illuminazione o nirvana. In altre parole, poiché tutti gli esseri viventi dei nove mondi possiedono il mondo di Buddità, possono trasformare le illusioni e i desideri in Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte in nirvana. Ciò apre la strada al “conseguimento della Buddità nella propria forma presente” e all’“Illuminazione delle persone comuni”.
Il Daishonin afferma che «la singola parola soku [nel testo italiano “identica”, n.d.t.] simbolizza Nam-myoho-renge-kyo». Attivando il potere di Nam-myoho-renge-kyo – la Legge fondamentale della vita e dell’universo – possiamo trasformare le catene di nascita, invecchiamento, malattia e morte in uno stato di completa libertà pervaso dalle virtù di eternità, felicità, vero io e purezza. Makiguchi riformulò in modo creativo queste quattro virtù come corrispondenti a uno stato in cui “si è sempre gioiosi, con un sé puro”. Questa suprema filosofia di speranza e gioia è l’essenza del Buddismo di Nichiren» (Ibidem, p. 40)

Quando Nichiren Daishonin stava iscrivendo il Gohonzon, mise i principi “le illusioni e i desideri sono illuminazione”, e “le sofferenze di vita e morte sono nirvana” nel Gohonzon. Usò due nomi: Aizen e Fudo. Aizen rappresenta il principio “le illusioni e i desideri sono illuminazione” e Fudo rappresenta “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”.
Avrebbe potuto usare la calligrafia cinese per rappresentare questi principi, ma scelse di non farlo. Invece di usare la consueta scrittura cinese, ha usato qualcosa di diverso, qualcosa di insolito, qualcosa di scioccante.
Usava una forma di sanscrito chiamata siddham. Sono i due caratteri a sinistra del Gohonzon (Aizen) e a destra (Fudo). Nichiren Daishonin stava sottolineando quanto sia sorprendente Nam-myoho-renge-kyo: ha il potere di trasformare tutti i nostri desideri e tutte le nostre sofferenze in illuminazione e nirvana. Tutto quello che dobbiamo fare è portare i nostri desideri e le nostre sofferenze davanti al Gohonzon e recitare Nam-myoho-renge-kyo: quel che succede è che la nostra saggezza emerge e siamo in grado di scoprire se il desiderio che abbiamo creerà valore o meno.
Se vogliamo creare valore, dobbiamo mettere tutto il nostro impegno per raggiungerlo. Ma se la nostra saggezza ci indica che non è un desiderio che crea valore, allora possiamo lasciarlo cadere e andare avanti.
Penso che se Nichiren Daishonin fosse vivo oggi e creasse il Gohonzon, userebbe luci al neon o LED per mostrare quanto siano straordinari Aizen e Fudo, i principi di “le illusioni e i desideri sono illuminazione” e “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”. Vuole che siamo scioccati. Vuole che vediamo il potere di Nam-myoho-renge-kyo, che può trasformare desideri e sofferenze in energia positiva.
Riguardo al desiderio di kosen-rufu Sensei afferma:

«Il grande voto, o desiderio di kosen-rufu è il più sublime dei desideri, è il nobile desiderio del Budda. Quando bruciamo la legna delle illusioni e dei desideri con il fuoco di tale voto, e avanziamo eternamente sulla via del bodhisattva, il nostro stato vitale è identico a quello del Budda. Manifestiamo il mondo di Buddità così come siamo e perciò possiamo attingere a una forza illimitata, a saggezza e coraggio supremi» (Ibidem, p. 41)

4. L’importanza del capitolo Hoben

Il quarto punto è tratto dalla terza lezione. È qui che iniziamo a guardare al capitolo 2 del Sutra del Loto, “Espedienti”. Normalmente gli espedienti erano le cose che il Budda insegnava per avvicinare le persone alla verità, ma nel Sutra del Loto egli scarta questi metodi e dice chiaramente qual è la verità, ovvero che ogni persona ha già il potenziale per rivelare la propria Buddità.

«Qual è il vero intento del Budda espresso nel capitolo “Espedienti”? È risvegliare le persone – che siano praticanti dei due veicoli, bodhisattva o persone di qualsiasi altro stato vitale – alla verità che tutte possiedono ugualmente e indistintamente la saggezza del Budda e sono bodhisattva che ricercano la via del Budda. Lo scopo fondamentale, il desiderio del Budda, è insegnare “l’unico veicolo del Budda”, la Legge che permette a tutte le persone di conseguire la Buddità.
In altre parole, tutti gli esseri viventi dei nove mondi possiedono intrinsecamente il mondo o stato vitale di Buddità. La parola “segreto”, di “espediente segreto e meraviglioso”, esprime il fatto che solo il Budda conosce la verità che tutti gli esseri viventi sono intrinsecamente Budda. È una verità che rimane celata e invisibile alle persone comuni non illuminate che però, quando prendono fede negli insegnamenti del Sutra del Loto e li abbracciano, possono rivelare la propria Buddità innata: questo è davvero “meraviglioso” o “mistico” (giapp. myo)» (BS, 239, 34)

Forse questa non è una sorpresa per noi che pratichiamo da molti anni e abbiamo letto tante volte che abbiamo tutti i dieci mondi. Tuttavia, è “sorprendente e rivoluzionario non solo nella storia del Buddismo, ma nella storia delle religioni e delle filosofie mondiali.”

«Toda spiegava questo concetto in un modo facilmente comprensibile facendo notare che, anche se siamo persone comuni, in verità siamo dei Budda. L’Illuminazione non è altro che sapere di essere inerentemente Budda, anche se questo è un “segreto” e la sua meraviglia rimane celata. Questo è il significato di “segreto e meraviglioso”. Noi assumiamo volontariamente la forma di persone comuni e mentre lottiamo con varie difficoltà ci sforziamo di risvegliare gli altri alla loro innata natura di Budda. Questo, diceva Toda, è il significato dell’espediente segreto e meraviglioso. Affermava anche che tutti siamo originariamente e intrinsecamente Bodhisattva della Terra e che quando capiamo questa verità nel profondo del nostro essere abbiamo veramente compreso il capitolo Espedienti» (Ibidem, p. 35)

Ho iniziato questa lezione dicendo che sono molto entusiasta di ciò che accadrà nei prossimi mesi e anni. Sono certo che studiando le lezioni di Sensei sull’Ongi kuden andremo tutti molto più in profondità nella nostra fede in Nam-myoho-renge-kyo e in ciò che possiamo fare individualmente e collettivamente nelle nostre organizzazioni. Man mano che acquisiamo ancora più fiducia nella nostra comprensione di questa straordinaria filosofia, sempre più persone saranno attratte dal nostro movimento. Vorranno attivare la saggezza del Budda, in modo da sapere cosa fare nelle loro particolari circostanze, vorranno scoprire come realizzare i loro desideri e cosa fare riguardo alle loro sofferenze, e vorranno imparare che non c’è assolutamente alcuna differenza tra loro e il Budda.
Questo è un corso per i responsabili del Gruppo uomini della Soka Gakkai italiana, pilastri d’oro meravigliosi, eppure è qualcosa che riguarda tutti; e so quanto sia difficile essere responsabili per il movimento di kosen-rufu. È più probabile che la negatività ci colpisca e che possiamo avere ogni sorta di dubbi e preoccupazioni. Per queste ragioni è davvero importante approfondire la nostra fede e superare questi aspetti di oscurità fondamentale il più rapidamente possibile. Sono sicuro che mentre studiamo le restanti lezioni di Sensei sull’Ongi kuden, e abbiamo anche la straordinaria risorsa de La saggezza del Sutra del Loto, saremo un grande esempio per tutti i membri di come applicare questi principi nella nostra vita quotidiana.
Concludo con questo brano di Sensei:

«Tenendo ben presente i profondi insegnamenti de La raccolta degli insegnamenti orali proseguiamo con gioia il viaggio sempre vittorioso di maestro e discepolo. Il progresso della Soka Gakkai, unita da questo legame, è la grande luce della speranza che illumina l’umanità avvolta dall’oscurità, è il grande sole della compassione che eleva lo stato vitale della famiglia globale e la avvicina» (BS, 238, p. 41)

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