Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Studenti senza frontiere - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:34

    448

    Stampa

    Studenti senza frontiere

    Come novelli Erasmo da Rotterdam, da oltre vent’anni gli studenti universitari viaggiano per frequentare corsi di studio all’estero. Occasioni per stringere nuovi legami di amicizia e – talvolta – di fede

    Dimensione del testo AA

    Come novelli Erasmo da Rotterdam, da oltre vent’anni gli studenti universitari viaggiano per frequentare corsi di studio all’estero. Occasioni per stringere nuovi legami di amicizia e – talvolta – di fede

    L’appartamento spagnolo
    di Marianna Sarri

    Vivere in un altro paese è un’esperienza emozionante specialmente per una ragazza come me che ha sempre vissuto con la sua famiglia. Grazie al programma Erasmus abito a Madrid da febbraio. Conoscevo solo poche parole di spagnolo, ma avevo tanta voglia di sperimentare.
    In pochi giorni conobbi molti ragazzi e ragazze all’ostello e all’università, studenti che, come me, erano venuti a Madrid per imparare lo spagnolo, studiare e conoscere un altro paese. Le prime settimane non sono state facili perché vivevo nell’ostello in attesa di trovare una stanza in affitto. Non avevo neppure lo spazio per recitare tranquillamente, perché, pensando che la sistemazione fosse solo temporanea, avevo scelto di stare nella camerata da otto letti. Non volevo disturbare le altre persone con Gongyo e Daimoku e quindi recitavo a voce bassissima quando andavano a dormire gli altri. Dopo tre giorni però avevo proprio bisogno di recitare e, alla fine, non ce la feci più: “confessai” apertamente a tutte le compagne di stanza, in uno spagnolo un po’ maccheronico, che ero buddista, chiedendo loro se davo fastidio. Le ragazze si dimostrarono invece incuriosite e mi fecero tante domande.
    Cercando la stanza ho conosciuto una ragazza albanese, Alsena. Un giorno mi chiamò dicendomi che aveva visitato un appartamento in centro che forse poteva andare bene per entrambe. In poco tempo e parlando un po’ in inglese e un po’ in spagnolo – il mio spagnolo nel frattempo aveva fatto dei passi da gigante – ci siamo dette molte cose su di noi e capimmo che potevamo vivere bene insieme, così alla fine decidemmo che anche se la casa era piccola, ci piaceva, e la prendemmo.
    Grazie a questa esperienza in Spagna sono entrata in contatto con persone che probabilmente non avrei mai incontrato. Ora vivo nel mio piccolo appartamento “internazionale” nel centro di Madrid con Alsena, due ragazze greche, un ragazzo francese e due argentini. Queste persone sono diventate per me come una seconda famiglia e ci prendiamo cura l’uno dell’altro, cosa rara se si pensa che ci conosciamo solamente da pochi mesi.
    Oltre ai miei coinquilini non posso non menzionare tutte le altre persone che ho incontrato, grazie alle quali mi sono messa alla prova, e quelle che probabilmente continuerò a incontrare prima che questa esperienza giunga al suo termine. Provo una grande gioia nell’imparare a conoscere persone nuove, di tanti paesi diversi, grazie alle quali ora conosco un po’ meglio anche me stessa.

    • • •

    A Mosca, riunioni sotto zero
    di Francesca Loche

    La Facoltà di lingue di Pisa, dove studio russo da un po’ di tempo, mi ha offerto la possibilità di un progetto di scambio con l’Università di Mosca per tre mesi. Sono partita con il mio omamori Gohonzon decisa a trovare dei membri della SGI e quando leggo l’e-mail che mi comunica che sono riusciti a trovarmi dei contatti, sono felicissima.
    Ed è così che una domenica mattina di marzo sotto la neve e con quindici gradi sotto zero mi reco alla mia prima riunione moscovita. Rimango affascinata. Il gruppo è bellissimo, cosmopolita, oltre a me partecipano un’altra italiana, dei malesi, degli indiani e ovviamente dei russi (nella foto sopra). E sarà anche questa diversità culturale a farmi capire come il Buddismo sia universale, come si adatti a qualunque tipo di cultura e usanza senza entrarvi in conflitto, ma donando gioia e forza vitale sempre e comunque.
    La domenica mattina i compagni di fede, invece di stare a letto, ti accolgono con una tazza di tè caldo, prima di dedicarsi ad approfondire lo studio del Buddismo. I membri russi non dispongono di molti testi, di riviste poi nemmeno a parlarne, il materiale di studio viene tradotto lì per lì e fatto girare. E pensare che noi, spesso, non abbiamo voglia di leggere un Gosho o le riviste che stanno a portata di mano sui nostri scaffali!
    Ho potuto vedere coi miei occhi come si costruisce l’organizzazione buddista dalle basi, perché è quello che loro stanno facendo oggi in Russia. Sono contenta di averne fatto parte e aver dato il mio contributo, anche se per poco, così come di aver superato la timidezza, la paura di parlare e di fare tanti errori di grammatica… insomma, la costante paura del giudizio causata dalla mia insicurezza. Sebbene ciò mi sia costato tanti rossori, mi sono spesso sfidata e oggi ne vado fiera. È bello, poi, fermarsi dopo la riunione a fare due chiacchiere, rifocillandosi insieme agli altri con cibi preparati per l’occasione.
    Cosa mi ha dato questa esperienza? La consapevolezza che nulla – riunioni, attività, materiale di studio – è scontato, che l’organizzazione in Italia, così come la conosciamo oggi, è costata a chi ha cominciato trent’anni fa altrettanti sforzi che noi nemmeno immaginiamo e per questo dobbiamo essere loro molto grati. Mi porto dietro anche l’entusiasmo e lo spirito fresco dei membri russi che mattone su mattone stanno costruendo le fondamenta di
    kosen-rufu! Grazie a tutti voi tovarici!

    • • •

    I diversi colori del Sudafrica
    di Marco Putero

    Quando sono arrivato nella città di Bloemfontein, capitale giudiziara del Sudafrica, c’erano solo otto membri adulti della SGI, tutti cinesi, con grandi difficoltà nel parlare inglese e quindi per fare shakubuku. Ho creato legami profondi con loro e abbiamo fatto insieme una bellissima attività.
    Ho partecipato al primo corso nazionale giovani della SGI Sudafrica dove ho creato amicizie incredibili! La società sudafricana è composta da bianchi, neri e asiatici e soffre di profonde spaccature al suo interno mentre invece al corso giovani è stato bellissimo vedere persone dal diverso colore della pelle che collaboravano assieme in armonia e amicizia.
    Uno dei miei coinquilini, un ragazzo austriaco, era gravemente depresso perché dopo una malattia aveva dovuto cessare ogni attività sportiva. Anch’io avevo avuto lo stesso problema in passato ed essendo ora una persona felice l’ho colpito. Lui ha iniziato a recitare molto Daimoku e a frequentare le riunioni. Oggi è ritornato a casa, ha realizzato grandi cambiamenti e ha deciso di fare attività in Austria e di ricevere il Gohonzon.
    Tornando al Sudafrica, lì ho introdotto al Buddismo di Nichiren Daishonin altri giovani di varie nazionalità arrivando a fare riunioni con più di dieci giovani. Due giorni prima di tornare in Italia ho deciso di parlare di Buddismo a una persona nuova: desideravo che fosse un ragazzo di colore, di Bloem­fontein, che rivestisse un ruolo importante nella società locale. La sera prima del meeting mi chiama un ragazzo di trent’anni, di colore, professore di inglese, che da cinque anni era in cerca di un contatto con dei buddisti. A quell’ultima riunione eravamo in nove, di cui quattro ospiti.
    Continuo a incoraggiare i membri sudafricani, anche quelli che non frequentano più i meeting. Una di loro, che non voleva mai recitare e che vedeva l’attività della SGI come un obbligo, mi ha scritto chiedendomi cosa dicesse il Buddismo sul significato della vita. Avevo approfondito recentemente questo argomento leggendo molti libri di sensei così sono riuscito a incoraggiarla e a trasmetterle la pratica correttamente. Ora lei è la figura di riferimento dell’attività giovani.

    • • •

    Domanda & risposta

    Ho sentito spesso il termine «cittadino del mondo». Cosa significa?

    Molte persone pensano che il termine “cittadino del mondo” indichi un individuo che conosce bene una lingua straniera! Ma non è tutto qui! Un cittadino del mondo è chi fa amicizia con facilità con persone di altri paesi, chi non parte dal presupposto per cui i valori della propria nazione siano validi ovunque nel mondo, chi è in grado di assumere una prospettiva globale, al di là dei propri confini etnici.
    Essere cittadino del mondo comporta anche l’impegno per la pace e quello generoso per il benessere altrui e la preghiera sincera per la felicità di tutta l’umanità. Anche coloro che sentono un senso di responsabilità nei riguardi del futuro del nostro pianeta e che comprendono chi intraprende azioni con questo scopo si possono definire cittadini del mondo. Per diventare cittadini del mondo è necessario che sviluppiate il vostro carattere e il senso di umanità, il vostro desiderio di impegnarvi per il benessere delle persone e della società. […]
    Il vero cittadino del mondo, in quanto essere umano, può condividere le sofferenze e la tristezza come anche la felicità e le gioie degli altri al di là della loro nazionalità od origine etnica. Egli può unirsi alle persone con lo scopo di promuovere gli interessi comuni all’umanità. […]
    L’amicizia è la chiave di tutto. Mai tradire l’amicizia di qualcuno, alimentare sempre e sviluppare dei forti legami: queste sono le qualità richieste a un cittadino del mondo.
    Forse qualcuno tra voi sta pensando: «Cosa c’entra con me tutto questo?». Che vi piaccia o no, in questo secolo, nel momento in cui voi fate il vostro ingresso nella società, il mondo sta diventando sempre più integrato.
    Il presidente egiziano Hosni Mubarak mi ha riferito una riflessione elaborata da un altro politico: oggigiorno, nessun paese, da solo, è in grado di produrre anche soltanto una scatola di fiammiferi. Il bastoncino viene da una nazione, lo zolfo da un’altra, la scatola e la colla da altre ancora. Molti paesi devono cooperare per produrre anche solo una scatola di fiammiferi.
    La globalizzazione dei beni e della produzione si sta realizzando a una velocità incredibile, allo stesso modo di quella delle informazioni tramite l’uso di internet. Per queste ragioni, il diffondersi in tutto il mondo di relazioni profonde, da persona a persona, ha un’importanza fondamentale nel guidare tali cambiamenti in direzione della pace.

    D. Ikeda, In cammino con i giovani, esperia, pagg. 109-111

    ©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata