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Economia umana - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:10

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Economia umana

Ogni mese i membri del Gruppo studenti di ogni zona d’Italia si incontrano per realizzare riunioni mensili in cui poter approfondire i temi della proposta di pace pubblicata dal presidente della Soka Gakkai Internazionale, Daisaku Ikeda. Ad aprile approfondiremo il tema dell’economia umana

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«La tua vita stessa è una nobile e suprema torre preziosa!»
Nichiren Daishonin, La torre preziosa (RSND, 1, 264)

La ripresa economica in seguito alla pandemia da Covid-19 richiede la costruzione di un’economia che si basi sul rispetto della dignità umana. 
Il maestro Ikeda, nel paragrafo “Per un’economia che offra speranza e dignità” della Proposta di pace 2022 pone l’attenzione sulle difficoltà, materiali e psicologiche, che le persone incontrano nel vedere rispettato il diritto ad avere un lavoro dignitoso e sull’urgenza di cambiare il modo in cui vengono considerate le persone trascurate dalla società: i giovani sono avvolti da un senso di incertezza e paura per il futuro, le donne sono limitate dalla disparità di genere e le persone che svolgono un lavoro di cura, spesso donne, non vedono riconosciuto il proprio lavoro. 
Perciò è necessario ripartire dalle persone, dai singoli individui, dalla loro dignità. Porre al centro la felicità di tutte le  persone e metterle nelle condizioni di poter accedere a luoghi in cui possano esprimere a pieno il loro potenziale unico. Solo agendo in questo modo, senza lasciare indietro nessuno, è possibile creare una società rigogliosa e ottenere una crescita economica, affiancata al benessere delle persone. 

La visione buddista

Nella Proposta di pace 2022 il presidente Ikeda cita le parole di Abhijit V. Banerjee ed Esther Duflo, che sono stati insigniti del premio Nobel per l’economia nel 2019. Riferendosi alla necessità di cambiare il modo in cui consideriamo le persone ignorate e trascurate dalla società, affermano:

«Anche se possono avere molti problemi, non sono esse il problema. Hanno il diritto di essere viste per ciò che sono e non essere definite dalle difficoltà che le affliggono. In ripetute occasioni, nei nostri viaggi nei paesi in via di sviluppo, abbiamo constatato che la speranza è il carburante che fa andare avanti le persone».

Quando le persone potranno accedere a un lavoro o a un luogo di appartenenza che permetta loro di esprimere pienamente il proprio potenziale unico, si aprirà la strada per illuminare le nostre comunità e società con la luce della dignità.
A questo scopo, ognuno deve poter attingere al proprio innato e infinito potenziale e far germogliare nel proprio cuore la speranza e la dignità. Il Buddismo esiste affinché ogni singola persona possa far emergere questo infinito potenziale. Perseverando su questa strada universale e aiutando gli altri a fare lo stesso, non solo ognuno realizzerà la propria felicità ma contribuirà anche alla pace mondiale attraverso una splendida rivoluzione umana.

Cosa posso fare io?

A causa del Covid-19 255 milioni di persone, tra cui molti giovani, hanno perso il posto di lavoro. Le difficoltà finanziarie e le condizioni lavorative precarie hanno generato in questi ultimi, e anche negli studenti che si preparano a intraprendere una carriera, un profondo senso di paura nei confronti del futuro. 
Soltanto trasformando questo senso di paura e incertezza percepito da tanti giovani in una scintilla di speranza, la ripresa economica di ogni singola nazione potrà realizzarsi. 
Nella Proposta di pace 2022 si legge:

«Come movimento popolare buddista diffuso in 192 Paesi e territori è nostra determinazione costruire una rete sempre più vasta di fiducia e amicizia dando il nostro contributo come cittadini e cittadine alla realizzazione di un mondo di felicità e dignità per tutte le persone»

Il nostro impegno quotidiano è far nascere il sorriso sul volto delle persone che vivono nella disperazione. Coltivando legami di fiducia e dialoghi sinceri con coloro che ci circondano, possiamo combattere la sfiducia ed il senso di impotenza che caratterizzano la nostra società. Solo se riconosciamo il nostro valore in tutte le sfide che affrontiamo, anche quelle relative allo studio, possiamo aiutare gli altri a fare altrettanto. Nessuna circostanza esterna deve farci credere di non essere abbastanza.
Dal punto di vista buddista, il maestro Ikeda nel romanzo La nuova rivoluzione umana afferma:

«Lo schema di valori che una persona ha in mente influisce in maniera determinante sulla sua stessa visione delle cose. Il Buddismo provoca il sorgere del sole del coraggio nel cuore di ciascuno e permette di trasformare qualsiasi circostanza in una sorgente di speranza e di gioia, in un’opportunità di crescita» (NRU, 1, 298)

Con lo spirito di maestro e discepolo, portiamo avanti la nostra missione di Studenti Soka di diventare dei leader in grado di creare una rete di speranza per aiutare ogni singola persona!

Spunti di riflessione per la riunione  

1. Pensando al tuo ambiente più prossimo, ti vengono in mente delle persone che sono maggiormente trascurate dalla società? Quali azioni potresti mettere in atto per includerle e non lasciarle indietro?

2. In che modo infondi concretamente speranza nelle persone, specialmente quelle più in difficoltà? Puoi raccontare un’esperienza in particolare?

3. Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere un ambiente affinché ogni persona possa esprimere il proprio potenziale?

4. Quali riflessioni ti vengono in mente quando si parla di “economia umana”?

Avete spunti, riflessioni o osservazioni?
Scrivete a studenti@sgi-italia.org


Esperienza

“Come posso usare la mia vita?”

di Evelyn Leveghi

«Perseverance is strength»: questo il motto scelto per la copertina di alcuni libretti che trovai a Shinanomachi, appena uscita dal Daiseido. Mi rimase impresso in mente e lo custodii nel cuore assieme alle parole di Daisaku Ikeda:

«La perseveranza è un altro termine per determinazione incrollabile» (NR, 672, 23)

Egli infatti ci esorta costantemente ad avanzare sempre con fiducia, decisione e impegno, qualsiasi siano le sfide che stiamo affrontando nella nostra vita.
Nella mia esperienza di questi primi otto anni di pratica, ho avuto modo di allenarmi spesso su questo punto, con molte soddisfazioni e vittorie e non pochi ostacoli sul percorso. La perseveranza infatti è stata la chiave per riuscire ad attraversare le fitte foreste del mio karma. 
Recentemente ho affrontato quella che definirei un’“olimpiade spirituale”.
Lo scorso anno era cominciato con una lunga serie di frustrazioni, ero infelice e molto abbattuta. Da un punto di vista lavorativo andava piuttosto male: avevo una partita IVA e dopo mesi di grande lavoro mi ritrovavo con numerose spese, progetti bloccati, rimandati o sfumati nel nulla. Dal punto di vista della pratica buddista d’altronde non andava molto meglio, recitavo poco Daimoku e senza un forte piglio, non frequentavo più le attività di gruppo e la fede si era affievolita. 
Provai diverse strade, trasferendomi prima a Torino e poi svolgendo un lavoro itinerante in diverse zone d’Italia, ma accumulai una serie di delusioni e sofferenze. 
In un passo del Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza Nichiren Daishonin afferma:

«Non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente» (RSND, 1, 4)

La mia mente era carica di impurità, diniego e oscurità e l’ambiente rifletteva quella condizione.
Decisi di lasciare quel lavoro, ritornare nella mia città natale, Trento e ripartire dal recitare molto Daimoku. Spesso mi interrompevo per i singhiozzi e la mente era contaminata da molti dubbi, ma tenni duro e continuai, cercando di illuminare quella sofferenza così profonda e lacerante che mi faceva sentire una fallita. Mi ricordai delle parole di Nichiren nel Gosho Felicità in questo mondo:

«Non permettere mai che le avversità della vita ti preoccupino, nemmeno i santi o i saggi possono evitarle. […] Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 607)

Rilanciai sul lavoro, con una forte determinazione e il desiderio di dare una svolta.
Mi tornò alla mente la teoria del valore di Makiguchi, che suggerisce di trovare un lavoro che risponda ai criteri di bene (un lavoro che sia utile agli altri)bellezza (un lavoro che piaccia) e guadagno (un lavoro che ci permetta di vivere dignitosamente).
Mi sovvenne anche il concetto di shimei, tradotto spesso con “missione” e che letteralmente significa «usare la propria vita». A tal proposito Sensei afferma che ognuno di noi è una persona con una missione unica, apparsa in questo mondo per contribuire alla pace e alla felicità di tutta l’umanità nel xxi secolo. Mi chiedevo dunque: “Come posso usare la mia vita?”.
Ascoltandomi profondamente sentii che volevo lavorare nella ricerca e intraprendere un percorso di Dottorato. Tirando fuori il coraggio davanti al Gohonzon e promettendo al mio maestro di portargli una grande vittoria, recitai Daimoku fino a quando sentii di essere pienamente degna e capace di realizzare questo grande obiettivo.
Pochi giorni dopo scoprii un dottorato all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, in Piemonte. Mentre stavo affrontando diverse difficoltà che mi causavano ansia e amarezza, inviai la mia proposta di ricerca fidandomi del mio Daimoku. Dopo due fasi di selezione, vinsi una delle sei borse di studio disponibili. Non ci potevo quasi credere, quanta gratitudine! 

Oggi nel mio progetto di ricerca mi sto occupando di politiche alimentari, in particolar modo delle criticità insite nei sistemi decisionali, che spesso non prendono in considerazione la voce di chi è direttamente interessato dall’effetto delle politiche: i contadini e gli agricoltori.
L’obiettivo del mio lavoro è armonizzare i percorsi di definizione delle politiche, proponendo nuove forme di co-progettazione, per attuare una democratizzazione dei sistemi che regolano la produzione, la distribuzione e la fruizione del cibo.
Anche se il quadro attuale a livello globale è molto complesso, ci sono degli aspetti incoraggianti: si stanno creando delle meravigliose reti internazionali tra contadini di tutto il mondo ed esperti di food policies e diritto al cibo.
Grazie all’azione collettiva di queste comunità coese si è riuscito ad ottenere un avanzamento nell’applicazione del diritto al cibo in ambito internazionale, dunque uno straordinario passo in avanti verso il macro obiettivo della Fame Zero. 

La mia determinazione è di lodare ogni giorno la vita, inchinandomi con rispetto alla Buddità mia e altrui, godendomi il percorso di Dottorato con gioia e gratitudine per mettere poi le mie competenze al servizio delle persone.
Determino di lavorare con professionalità, impegno e ottimismo per favorire l’empowerment delle comunità agricole e delle organizzazioni civili, al fine di giungere in maniera concertata, pacifica e coesa alla piena attuazione del diritto al cibo, per tutti, senza eccezioni.
Più ampiamente, determino di contribuire alla realizzazione della sovranità alimentare in ogni territorio del mondo, realizzando così l’obiettivo 2 dell’Agenda 2030: «porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile».

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